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28/2/2017

Pillole di Arte Contemporanea: Allan Kaprow's Happening and George Maciunas' Fluxus

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​di Alessandro Rugnone
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18 Happenings in 6 Parts, Allan Kaprow (1859)
“L'arte non dovrebbe essere differente dalla vita, ma un'azione della vita. Come tutta la vita, con ciò che vi capita, le sue possibilità, i suoi casi, le sue varietà, il suo disordine e solo alcuni momenti di bellezza”
​John Cage

La chance method, o metodica del caso, condivide con l'automatismo psichico puro surrealista, con l'object trouvé duchampiano e con la gestualità spontanea e casuale dell'Abstract Expressionism statunitense, l'idea di un'arte asistematica, irrazionale e totalmente dominata dalle dinamiche del caso. Ai cadavre esquis, ai poemi dadaisti, al dripping di Pollock o alle creazioni novorealiste di Arman, César e Tinguely, sottintende infatti la medesima anarchia compositiva che sostanzia lo sperimentalismo dei performer di Happening e di Fluxus, due delle direttrici o tendenze artistiche di rilievo internazionale che sulla metodica del caso incardinarono la loro ricerca. Il termine Happening, che deriva dal verbo to happen, accadere, viene usato per la prima volta dall'artista statunitense Allan Kaprow nel titolo della sua performance 18 Happenings in 6 parts, col significato di “assemblage di eventi che si svolgono in più di una situazione spaziale e temporale e un lavoro artistico attivato dai performer e dal pubblico”. Nel 1959 la Reuben Gallery di New York viene suddivisa da teli di plastica semitrasparenti in tre ambienti diversamente caratterizzati tramite l'uso di specchi, luci, suoni e dipinti. Il pubblico, che partecipa su invito cui sono allegate le necessarie istruzioni, interagisce con l'ambiente e con i performers che vi si trovano, tra cui lo stesso artista, leggendo, mangiando, chiacchierando. Ciò che importa maggiormente a Kaprow non è “cosa accade, ma il fatto che qualcosa stia accadendo”. Kaprow maneggia il tempo e il pubblico quali materiali per la sua opera così come il pittore usa il pennello, la tavolozza e la tela, guidando consapevolmente la realizzazione della performance ma lasciando che l'esito ne rimanga in buona parte imprevedibile, spontaneo, casuale. Nonostante Kaprow, in Assemblage, Enviroments and Happenings del 1966, teorizzi sistematicamente il termine Happening non lasciando (paradossalmente) niente al caso e alla generalizzazione, da allora l'espressione venne sempre più frequentemente usata, per estensione, a indicare una qualsiasi forma d'arte in cui venga utilizzata un'azione umana che includa il coinvolgimento del pubblico, dell'artista o di persone appositamente istruite.
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Wie Man Dem Toten Hasen Die Bilder Helklart, George Brecht (1965)
Nel 1961, l'artista lituano George Maciunas, cogliendo come occasione un concerto sperimentale intitolato Musica Antica et Nova (negli stessi anni il compositore John Cage e il coreografo Cunningham fecero nelle rispettive discipline di competenza, la musica e la danza, le medesime ricerche sulla casualità dei performer di Happening e di Fluxus), tenne a battesimo FLUXUS. Fluxus è indefinibile. Fluxus significa scorrere, ondeggiare liberamente, fluire, insinuarsi, infiltrarsi fugace. Fluxus significa (stralcio del MANIFESTO UFFICIALE FLUXUS alla mano):
“1.Purgare. Una liberazione fluida, esagerata, dalle viscere o da altre parti.
2.Un movimento continuo, di passaggio, come un ruscello che scorre.
3.Un ruscello, un fluire copioso.
4.Il fermarsi della marea sulla spiaggia.
5.Ogni sostanza o mistura, come silicati, calcare e fluorite, usati per aiutare la fusione, la fusione di metalli e minerali”
Parole in libertà. Come un poema DADA, un automatismo surrealista.
Fluxus spinge per un'arte wagnerianamente totale, vitale, indeterminata, come l'esistenza quotidiana, concepisce la creazione artistica come un multidisciplinare e multimediale fluire ininterrotto di situazioni. Ogni forma artistico-rituale proveniente dalla cultura popolare come il circo, il musical, l'avanspettacolo viene riutilizzata da questi artisti in grandi manifestazioni che li vedono essi stessi protagonisti come il Fluxus Internationale Festspiele del 1962. Come Duchamp aveva spostato un orinatoio in un museo, decontestualizzandolo e defunzionalizzandolo per renderlo di fatto un'opera d'arte, così gli artisti Fluxus spostano azioni quotidiane quali respirare, fumare, sedersi, o battere le mani o i piedi, facendole diventare anch'esse opere. L'esperienza di Fluxus si esaurisce negli anni settanta e può essere associata all'ultima rassegna organizzata da Maciunas nel 1976. La sua estrema indefinitezza (tutto è Fluxus), che era stato il suo punto di forza per un decennio, ne segnerà la definitiva condanna. I suoi maggiori esponenti, Joseph Beuys, George Brecht, Yoko Ono, continueranno a portare avanti una ricerca individuale molto libera ma sempre memore dell'esperienza di Fluxus.
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Cut Piece, Yoko Ono (1965)
Immagini tratte da:
IMMAGINE 1: www.medienkunstnetz.de
IMMAGINE 2: http://it.phaidon.com
​IMMAGINE 3: www.artnet.com

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