"Io non faccio che mettere un po' di colla su degli oggetti; non mi permetto alcuna creatività"
Oggetti. Scatolette, barattoli, un cavaturaccioli in legno, confezioni di cibo aperte e consumate, delle pinze da elettricista, un apribottiglie, una bustina di minerva, resti, rimanenze, avanzi di azioni iniziate e mai finite. Tutto fissato su assi o tavole in legno e appeso alle pareti di centinaia di gallerie, di musei, di pinacoteche, di fondazioni e istituzioni in tutto il mondo. Daniel Spoerri, nato Daniel Feinstein, danzatore, pittore e coreografo rumeno naturalizzato svizzero, chiamava queste accumulazioni d'oggetti d'uso quotidiano ripescati tra i tanti ammassati nella sua stanza d'albergo a Parigi, Tableaux-Pièges o quadri trappola, dall'inganno ottico e/o sensoriale dovuto all'insolita posizione verticale della tavola rispetto all'occhio dell'osservatore uso a ben altre (e più confortanti) prospettive. Questo Tableau-Piège, donato dall'artista stesso alla GNAM (Galleria Nazionale d' Arte Moderna) di Roma nel 1973, era stato fatto a Stoccolma nel 1961, ed esposto alla galleria Apollinaire di Milano nello stesso anno. Il modo in cui questi assemblaggi venivano creati era molto semplice ed elementare: l'artista metteva in una stanza una tavola in legno di dimensioni variabili, e decideva in modo del tutto arbitrario il giorno in cui sarebbe venuto a riprendersela. Nel frattempo chiunque fosse passato per la stanza avrebbe potuto usare il ripiano, lasciando inevitabilmente i segni del suo uso. ("Le cose nascono dalla necessità e dal caso", avrebbe commentato un altro gigante dell'Arte Contemporanea, Alighiero Boetti). A un certo punto l'artista, portando via la tavola, metteva fine all'azione artistica e allo scopo originario dell'oggetto. Fissava con colla e poliestere tutto quanto vi si era accumulato sopra , senza nulla togliere, aggiungere o sistemare, e, ultima fase, appendeva la tavola al muro come fosse un quadro. L'opera deforma la percezione abituale che abbiamo degli oggetti, in questo caso invertendone la prospettiva ottica (e semantica). Secondo le leggi di gravità, dovrebbero cadere, o colare, o rompersi, invece sono bloccati come in una fotografia o come se la mise-en-scène intavolata fosse diventata eterna nell'istante voluto da Spoerri. Una natura morta non già ben organizzata dalla volontà e dal gusto dell'artista ma pensata dal caso e, inconsapevolmente, dagli spettatori. Questa non è solo la rilettura della realtà che il Nouveau Réalisme faceva riappropriandosi degli oggetti d'uso comune e scoprendo la loro espressività al di là della loro funzione o al di là del loro significato codificato, ma, per la presenza di materiali effimeri è un anticipo della poetica dell' Arte Povera, e trae le sue origini dall'objet-trouvè duchampiano e dall'estetica dadaista. Immagine tratta da www.art.moderne.com
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Gennaio 2022
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