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17/1/2017

Pillole di Arte Contemporanea: Pier Paolo Calzolari, il mio letto così come deve essere (1968)

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di Alessandro Rugnone

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Il mio letto così come deve essere, (1968)
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Il mio letto così come deve essere, (1968) n.2

“Il luogo comune è entrato nella sfera dell'arte e l'insignificante ha iniziato ad esistere”

(Arte Povera - Im Spazio, Germano Celant)

Se in Italia l'insignificante ha iniziato ad esistere limitatamente alla sfera dell'Arte Contemporanea lo si deve a uno sparuto gruppo di giovani artisti perlopiù torinesi (e in seguito anche romani) il cui lavoro, nei turbolenti anni della contestazione studentesca e operaia, sul finire degli Anni Sessanta, venne delineato dal critico e curatore d'arte Germano Celant che ebbe il merito d'introdurre nel panorama artistico nazionale ed internazionale il concetto di Arte Povera. Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti (che aderì solo formalmente al movimento), Luciano Fabro, Piero Gilardi, Jannis Kounellis, Mario e Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giovanni Penone, Michelangelo Pistoletto, Gilberto Zorio, Emilio Prini. Personalità profondamente complesse, poliedriche, sfaccettate, difficilmente assimilabili a una pratica, a una teoria, a un'idea, eppure accomunati dalla medesima visione, dallo stesso modo d'intendere l'arte quale organismo vivente che possa evolversi e svilupparsi nel tempo e nello spazio come la vita stessa. Un'arte libera che si fonda con il quotidiano, che si nutra e che tragga alimento dai comportamenti e dalla natura dell'uomo, che non abbia altro mezzo che non se stessa e che si serva per le sue creazioni non dei mezzi tradizionali o dei riferimenti al passato, ma degli stessi materiali di cui è fatta la vita, dall'acqua al legno, dal sole alla terra, dal ghiaccio alle pietre, ai minerali e ai vegetali. Le loro installazioni più riuscite si modificano attraverso l'interazione degli elementi tra di loro e di questi con lo spazio che li ospita, obbligando lo spettatore a rispondere attivamente alle sensazioni che lo sollecitano.
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Pier Paolo Calzolari
Forte dell'avvallo critico di Celant e grazie al lavoro di collezionisti e galleristi di fama internazionale come Gian Enzo Sperone, Luciano Pistoi e Christian Stein, il collettivo Arte Povera, dopo la celebre prima esposizione alla galleria La Bertesca di Genova del 1967, comincia a farsi conoscere anche fuori dai confini nazionali.
L'esposizione che ne segna la definitiva consacrazione è Live in Your Head: When Attitude Become Form, alla Kunsthalle di Berna nel 1969.
Di fondamentale importanza, accanto a questo gruppo tutto torinese, il lavoro di altri artisti, su tutti il bolognese Pier Paolo Calzolari, le cui considerazioni sull'arte lo porteranno a discostarsi sensibilmente dalla ricerca degli altri membri del movimento e ad assumere una fisionomia personalissima e affatto originale. Calzolari agisce nel campo della performance accostando felicemente azione e parola, situazione e lirismo. Molti dei suoi lavori chiudono nello spazio dell'opera reminiscenze letterarie o riferimenti alla tradizione poetica alta, sia nei titoli come in Senza Titolo (mortificatio, imperfectio, putrefactio, combustio, incineratio, satisfactio, confirmatio, compositio, inventio, dispositio, actio, mneme) che nello svolgersi della performance stessa.
E la parola s'accorda perfettamente con la varietà dei materiali poveri da lui utilizzati come le foglie di tabacco, il carbone, il legno, il muschio, il sale e la margarina, nella spasmodica resa d' una pura poesia visiva che sembra essere il fine ultimo di tutta la sua ricerca artistica.
Il mio letto così come deve essere viene presentata in occasione della mostra Op Losse Schroeven, allo Stadelijk Museum di Amsterdam nel 1969. L'opera è composta di lettere metalliche che si estendono, poggiate al pavimento, per circa due metri, fra le quali, a metà frase, è disposto un elemento di rame avvolto nel muschio. L'insieme degli elementi forma una croce. Le lettere metalliche chiudono nella sacralità d'un epigrafe il pensiero dell'artista “IL MIO LETTO COSI' COME DEVE ESSERE”. E' una figura, nel suo complesso, poetica e spaesante insieme. La croce, le lettere in bronzo, il freddo pavimento che rimanda alle fattezze d'una lapide, la terra con cui è rivestito l'elemento in rame, tutto chiama al pensiero della morte in una composizione che ha la stessa potenza espressiva d'una vanitas rinascimentale. Così l'artista immagina la sua eterna quiete, la pace del suo riposo, esorcizzando al contempo gli aspetti più cupi connessi all'idea della morte.
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Senza Titolo (mortificatio, imperfectio, putrefactio, combustio, incineratio, satisfactio, confirmatio, compositio, inventio, dispositio, actio, mneme), (1970)

Immagini tratte da:

- 1, 2, 3, www.repubblica.it
- 4 www.arttribune.it

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