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7/6/2016

Policleto e il cànone della bellezza ideale

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di Antonio Monticolo
Policleto di Argo (V sec. a.C.) è uno degli scultori più noti e più importanti di tutta la storia dell’arte greca e non solo. Un passo di Plinio il Vecchio ci spiega il motivo, Naturalis Historia, XXXIV, 55: 

“Fecit et quem canona artifices vocant lineamenta artis ex eo petentes veluti a lege quadam, solusque hominum artem ipsam fecisse artis opere iudicatur ”.
“Fece anche quella statua che gli artisti chiamano cànone (regola), prendendo da esse le misure e le linee dell’arte, come da una data legge;  a lui solo tra gli artisti si riconosce il merito di aver creato e realizzato la sua teoria artistica in un’opera d’arte”.

Che cosa ci vuole dire Plinio con queste parole?
Policleto lavora in un’epoca in cui gli artisti a lui contemporanei, ma anche quelli precedenti, riflettevano sulla realizzazione perfetta della figura umana. L’obiettivo era quello di trovare simmetria, ritmo e armonia, ovvero creare una figura in cui il movimento e la giusta misura si equlibrassero in un insieme unico.
Mettendo a confronto i capolavori di Policleto (ci sono giunti tutti in copie romane, non possediamo nemmeno un frammento originale in bronzo) possiamo notare che sono state dei veri e propri studi e sperimentazioni che Policleto compì per la conquista armonica della figura umana.
Analizziamo da vicino alcune delle caratteristiche principali delle sue opere.

La prima opera è il Discoforo (Portatore del disco) (460-450 a.C.). Qui si possono notare la gamba destra tesa, che costituisce quella da carico e la gamba sinistra appena avanzata e spostata. Si vede per la prima volta l’elemento tipico dei bronzi policletei: lo schema a chiasmo (nome che deriva dalla chi greca: X). Ovvero la contrapposizione fra gli arti superiori e inferiori. Plinio ricorda, N.H. XXXIV, 56: "È una sua caratteristica che le statue poggino su di una gamba sola fin quasi all’ultimo esemplare".
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Statua giovanile del tipo del Discoforo. (L'immagine qui utilizzata non è quella del Discoforo ma un tipo modellato sull'originale di Policleto)
Un cambiamento vero e proprio si può notare nell’opera chiamata Kyniskos (440 a.C. ca.) in cui un nuovo ritmo sembra impossessarsi di tutta la figura. Seppur mutila, si può immaginare che il braccio destro fosse teso e sollevato ad imprime un senso di movimento a tutto il corpo.

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Statua di atleta, da Eleusi, nel Museo archeologico nazionale di Atene. Copia o rielaborazione del secolo II a.C. di un originale di Policleto del 440 a.C., forse il ritratto dell'atleta Kyniskos.
Il raggiungimento della perfezione si ottiene “in quella statua che gli artisti chiamano cànone”: il Doriforo (Portatore di lancia) (450 a.C. ca.). Questa statua, che tutti conosciamo per la copia in marmo di età romana conservata al museo di Napoli, è la summa di tutti gli studi effettuati da Policleto. Qui il chiasmo diventa legge. Infatti alla gamba destra tesa che sorregge tutto il corpo fa da contraltare il braccio sinistro che sorregge la lancia e alla gamba sinistra in riposo il braccio destro che corre lungo il corpo. Ma non solo. Oltre all’idea di stasi e movimento che la figura esprime, qui, Policleto mette in pratica ciò che aveva elaborato nel suo trattato: Il Cànone, che purtroppo è andato del tutto perduto.
Tale trattato viene però ricordato da Galeno (Sulle opinioni di Ippocrate e Platone, 5, 3-162): "Crisippo ritiene che la bellezza consista non nell’adattamento degli elementi, ma nell’armonia delle membra, del dito in relazione al dito, della somma della dita in relazione al metacarpo e al carpo, e di questi con l'avambraccio, e dell'avambraccio rispetto al braccio, e di tutti essi rispetto al tutto, secondo quanto appunto è scritto nel Cànone di Policleto".
Da queste parole si può comprendere come la regola sia determinata da una misura base che Policleto ritrova nel dito, che nel suo moltiplicarsi per quattro crea le parti del corpo in perfetta simmetria fra tutte.
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Infine vi è il Diadumeno (che si cinge la fronte) (420 a.C. ca.) in cui la gamba destra a sostenere il corpo, le braccia allargate per stringersi la fascia alla testa e l’arco fra le gambe che si allarga donano un nuovo equilibrio.
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Vorrei chiudere ricordando le parole di M.Collignon che fanno capire l’importanza delle opere di Policleto:  “Il ritmo normale di una statua stante, in attitudine tranquilla, è definitivamente fissato, e questa conquista di Policleto avrà il suo posto nel patrimonio comune dell’arte greca, fino al declino dell’ellenismo”.
Per approfondire:
- Policleto, Paolo Enrico Arias.
- Tentativo di impostazione del problema, in De Histoire de la sculpture grecque, M. Collignon.

Immagini tratte da:
- Discoforo, Policleto di Paolo Enrico Arias
- Kyniskos, wikipedia inlgese, Sailko, CC-BY-SA-3.0, voce: athlete of Eleusis
- Doriforo, foto dell'autore
- Diadumeno, wikipedia, Ricardo André Frantz, CC BY-SA 3.0, voce. Diadumeno

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