Dall'8 luglio fino al 12 novembre prossimo il Lu.C.C.A. (Lucca Center of Contemporary Art) ospita 80 scatti tra i più celebri a opera del fotografo parigino.
"É sempre all'imperfetto dell'obiettivo che coniuga il verbo fotografare" Jacques Prévert "Io fotografavo". Maurizio Vanni, curatore dell'esposizione che ancora per qualche settimana sarà in scena al Centro di Arte Contemporanea di Lucca, afferma che questa breve frase sia sufficiente a riassumere l'intera carriera di Robert Doisneau, il fotografo che più di tutti ha saputo raccontare la storia vera della Parigi del secondo dopoguerra, delle sue periferie, dei suoi personaggi più umili. Ma è stato in grado anche di cogliere l'eccezionalità dell'istante, di un gesto, di un'espressione come può essere un bacio per strada, un poeta immortalato mentre siede a un tavolino con lo sguardo nel vuoto, dei bambini che giocano spensierati. Doisneau non proveniva da accademie né da università. Nato nel sobborgo di Gentilly nel 1912, aveva "sonnecchiato" per i primi quindici anni della sua vita tra i conformismi di una normale famiglia del ceto medio e l'école Estienne presso la quale aveva appreso l'arte della litografia. Dopo aver lavorato per qualche tempo alla creazione di etichette per le confezioni dei medicinali, nel 1931 divenne assistente fotografo nello studio di Andrè Vigneau, imboccando una strada maestra che gli avrebbe permesso di coniugare in maniera armonica ed esplosiva l'arte con il divertimento. E dopo i quattro anni nel settore pubblicitario della Renault (dalla quale fu licenziato per reiterati ritardi), e le angherie della Seconda Guerra Mondiale che lo spinsero a impegnasi nella Resistenza, Doisneau potè finalmente esprimere il suo stile specializzandosi come fotografo freelance. "Mi sono divertito per tutta la mia vita, costruendo il mio piccolo teatro" costituisce probabilmente l'aforisma di Doisneau che più di ogni altro lascia comprendere la naturalezza e la passione con cui l'artista svolgeva il proprio mestiere. Per Doisneau scattare un negativo corrispondeva a pura goduria, a divertimento quotidiano, alla ricerca di situazioni dinanzi alle quali i suoi colleghi avrebbero detto che non ci fosse nulla di speciale da evidenziare e dunque immortalare. Invece l'artista parigino, che alla sua morte nel 1994 ha lasciato oltre 450.000 negativi, aveva raggiunto la sua dimensione scegliendo come soggetti preferiti i sobborghi ai margini della città, dimenticati dagli altri, lontani dal turbinio del traffico e dalla maestosità dei monumenti. Come un Toulouse-Lautrec della camera, Doisneau incontrava il "marciume" della società, si sporcava con essa e lo donava all'immortalità dell'obiettivo. Ma Doisneau non era soltanto il fotografo delle banlieue, dei bimbetti sporchi, dei poveracci affamati e degli operai sdentati. Robert Doisneau amava sgattaiolare dappertutto, muoversi costantemente alla scoperta di tante soluzioni diverse, ma con pazienza, nell'atto di "pescare" l'attimo giusto da cristallizzare. Piuttosto che andare a caccia di scoop e di eventi unici e straordinari da catturare prima degli altri, Doisneau riusciva in piena libertà a impossessarsi del fortuito, del momentaneo e a valorizzarlo, a renderlo esclusivo. L'atipico, l'imperfetto possono celarsi dovunque, e tramutarsi in magnifico: all'interno di una boutique, lungo le rive della Senna, su un binario ferroviario abbandonato. Ancora Maurizio Vanni ci giunge in soccorso mettendo in risalto un concetto fondamentale per l'artista, la "Comédie humaine". La Parigi che Doisneau smaschera attraverso i suoi scatti vive delle espressioni facciali, delle reazioni fisiche, dei gesti volontari dei suoi abitanti, di esseri umani, senza distinzioni di classe, issati a protagonisti del medesimo spettacolo, quello della vita.
Al Lu.C.C.A. (Lucca Center of Contemporary Art) sarà possibile ammirare fino al 12 novembre prossimo gli 80 negativi che lungo i due piani di Palazzo Boccella compongono la mostra "Robert Doisneau - A l'imparfait de l'objectif", e contemporaneamente, a immergersi nel buddhismo tibetano dell'esposizione "Tulku. Le reincarnazioni mistiche del Tibet" (foto di Giampietro Mattolin e Vicky Sevegnani,testi di Pietro Verni), di cui vi racconteremo molto presto.
Per approfondimenti: - www.luccamuseum.com - www.robert-doisneau.com Immagini tratte da: - Immagine 1 da www.thingsiliketoday.com - Immagine 2 e Galleria da foto dell'autore
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Gennaio 2022
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