di Enrico Esposito Il Padiglione 9 del Mattatoio si articola in un lungo corridoio che ai suoi lati presenta delle sporgenze rivolte verso latitudini diverse. Le sporgenze a loro volta si compongono di tre muri corrispondenti ad altrettanto spazi "privati" nel senso che possono godere di un raccoglimento personale. L'intera struttura trasmette in questo modo uno stato di profonda alienazione rispetto al mondo che si trova al di là della porta d'ingresso. Ma si tratta di un distacco necessario per potersi concentrare appieno sull'esperienza che si sta per intraprendere. Da venerdì 28 maggio infatti il Mattatoio del Testaccio ha accolto fino al 22 agosto prossimo il World Press Photo 2021, la prestigiosa mostra internazionale di fotogiornalismo ideata dalla Fondazione World Press Photo di Amsterdam. La World Press Photo Foundation, nata nel 1955, è un’istituzione internazionale indipendente per il fotogiornalismo senza fini di lucro, che premia ogni anno i migliori scatti e servizi fotografici eseguiti dai professionisti del settore. Una giuria indipendente di esperti internazionali ha selezionato 141 fotografie finaliste che sono andate a comporre l'esposizione promossa da ROMA Culture e Azienda Speciale Palaexpo e organizzata sempre da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con 10b Photography. A partecipare all'edizione del WPP2021 sono stati ben 4.315 fotografi provenienti da 130 paesi: la giuria ha dovuto assolvere al compito ingrato di scegliere solo alcune tra 74.470 diapositive. I giurati hanno vissuto per primi i viaggi nelle profondità dell'animo umano, del mondo naturale e delle vite animali. Storie d'attualità, ritratti, ambiente, sportHanno attraversato proprio come fa lo spettatore racconti per volti, vuoti e spazi. Talvolta circoscritti all'interno di comunità, oppure tra le mura di case, o ancor di più tra le pieghe di una vicenda personale. Per esempio nel servizio realizzato da Alexey Vasilyev sulla Jacuzia, la regione orientale più estrema della Russia (1 premio categoria "Storie"), che attraverso il cinema contemporanea fa rivivere le sue antiche tradizioni popolari. Lo scatto unico con il quale Oleg Ponomarev si è aggiudicato il primato nella sezione "Ritratti" mostra invece in posa Ivan, un uomo transgender accanto alla sua ragazza Maria a San Pietroburgo. Un bellissimo ritratto dietro il quale si nasconde la sofferenza enorme vissuta da Ivan e molte altre persone LGBTQ+ a causa della stigmatizzazione contro la sessualità non tradizionale. Dalla Polonia arrivano invece due narrazioni non collegate tra loro, ma entrambe incentrate sull'infanzia e sulla giovinezza. Il primo reportage è opera della fotografa Karolina Jonderko, che indaga l'invenzione dei bambini "rinati", bambole super realistiche che spesso vanno a colmare il vuoto lasciato dalla perdita dei neonati. Natalia Kepesz invece focalizza la sua attenzione sui ragazzini che partecipano ai campi estivi militari (attivi sin dagli anni Venti) ricevendo un addestramento fisico e mentale. Per quanto concerne la sezione "Ambiente" il reporter sloveno Ciril Jazbec realizza per National Geographic un servizio che testimonia la costruzione di coni di ghiaccio mozzafiato da parte comunità nella regione del Ladakh (India Settentrionale) per servirsi di ulteriori riserve d'acqua a fronte della siccità estiva. Aitor Garmendia sceglie come soggetto delle sue fotografie il maltrattamento dei maiali negli allevamenti della Spagna, uno dei quattro maggiori esportatori di carne suina al mondo. All'interno della galleria del World Press Photo 2021 non manca l'approfondimento doveroso su temi di stretta attualità e risonanza su scala mondiale. La guerra israelo-palestinese viene esplorata da una prospettiva non comune nel lungo racconto "Habibi" di Antonio Faccilongo, premiato come World Press Photo Story of the Year. Protagonista è l'amore vissuto e difeso tra le atrocità del conflitto e l'instabilità assoluta di un futuro. Il movimento "Black Lives Matter" viene invece reso da John Minchillo attraverso le sfumature più profonde della vicenda. La pandemia da Coronavirus viene immortalata da angoli molteplici del pianeta, sottolineando l'impatto sociale, intimo, ambientale. L'immagine che resta scolpita nell'immediato fa appello alla speranza: Rosa Luzia Lunardi, di 85 anni, viene abbracciata dall'infermiera Adriana Silva da Costa Souza presso la casa di cura Viva Bem, San Paolo, Brasile, il 5 agosto 2020. "The First Embrace" è questo il titolo della fotografia di Mads Nissen eletta come World Press Photo of the Year, manifesto dei temi portanti dell'intera rassegna(speranza, resilienza e cambiamento sociale). Per maggiori informazioni:
https://www.mattatoioroma.it/mostra/world-press-photo-exhibition-2021 Immagini tratte da foto dell'autore ad eccezione dell'immagine 1 fornita dall'Ufficio Stampa Palaexpo
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Gennaio 2022
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