[…] Era fatta di avorio ed era così imponente che, sebbene il tempio fosse molto grande […] Zeus, seduto, sfiorava il soffitto con la testa, dando l’impressione che, se si fosse alzato in piedi, avrebbe sfondato il tetto […] (Strabone, Geografia VIII 3, 30)
![]()
Il nostro viaggio questa settimana, a dispetto del titolo, comincia sull’acropoli di Atene, nel 438 a.C., e vede come protagonisti un artista considerato l’emblema stesso della classicità, Fidia, ed una statua crisoelefantina, cioè in oro e avorio, raffigurante la dea Atena. La statua, alta 12 metri, ritraeva la dea in piedi, con la mano sinistra appoggiata ad uno scudo ed una Nike alata a grandezza naturale nel palmo della mano destra; la testa era protetta da un elmo decorato con tre creste sorrette da una sfinge centrale e due pegasi ai lati. Si tratta della nota Atena Parthenos, la statua di culto che si trovava all’interno del Partenone.
La fama di Fidia, dopo la realizzazione di questo capolavoro, era al culmine e l’artista venne chiamato ad Olimpia per la costruzione di una seconda statua crisoelefantina, questa volta che riproducesse il padre degli dei, Zeus.
La messa in opera di tali statue era un lavoro estremamente complesso: prese le misure esatte del tempio, l’artista realizzava un’anima lignea scolpita grossolanamente che riproduceva le proporzioni e l’ingombro della statua stessa. Su questo modello, una volta svuotato dell’interno per il posizionamento di puntelli e tiranti in cuoio o canapa, venivano posizionate le lamine in oro e avorio, modellate su stampi in terracotta precedentemente realizzati dal maestro. Le parti in avorio avevano lo scopo di riprodurre il carnato della divinità, mentre le parti in oro costituivano le decorazioni ed i panneggi. Queste ultime erano poi posizionate in modo tale da poterle smontare periodicamente e controllare che l’ingente quantità d’oro impiegata non diminuisse a causa di furti (basti pensare che per l’Atena Parthenos vennero impiegate 1 tonnellata d’oro). Un’operazione fondamentale per il mantenimento dell’opera consisteva poi nell’ungere con olio d’oliva tutte le componenti in avorio e la struttura in legno sottostante, per evitare il formarsi di crepe nelle prime ed i danni dovuti all’umidità nelle seconde.
La creazione del colossale Zeus richiese cinque anni di lavoro, al termine dei quali all’interno del tempio si ergeva una statua alta tra i 12 ed i 14 metri, posta su un basamento largo 6,65 m, lungo 10 m e alto circa un metro. Il padre degli dei era raffigurato seduto in trono, con la testa ornata con una corona d'olivo, mentre stringeva nella mano sinistra uno scettro sormontato da un’aquila e teneva nella destra una Nike alata; il corpo era parzialmente coperto da un manto, decorato con gigli in pietra dura e pasta vitrea, che arrivava sino ai piedi posti su uno sgabello retto da leoni. Il trono in avorio ed ebano era ornato con diverse Nikai e scene a carattere mitologico. Il basamento infine, in marmo blu di Eleusi, presentava decorazioni a bassorilievo riproducenti le divinità olimpiche.
Di tale meraviglia possiamo tracciare la storia, sino al momento della sua scomparsa: il fatto che Caligola (37-41 d.C.) ordinò, invano, che la statua venisse smontata e portata a Roma ci informa del fatto che sotto tale imperatore lo Zeus era ancora esistente e, probabilmente, rimase ad Olimpia almeno sino ai tempi di Teodosio, quando il cristianesimo divenne religione di stato ed i culti pagani vennero vietati (318 d.C.); tale editto fu rinforzato nel 435 d.C. da un secondo editto, di Teodosio II, il quale ordinò che tutti i templi pagani venissero distrutti. Forse neppure questo decretò la distruzione della statua, poiché Cedreno da Bisanzio, storico del XII secolo, ci ricorda che un alto funzionario bizantino, Lauso (morto nel 436 d.C.), aveva realizzato una galleria d’arte nel suo palazzo nella quale aveva raccolto, con il permesso imperiale, numerose opere tra le quali anche lo Zeus crisoelefantino. Questo ci mette dunque al corrente che la statua era stata spostata da Olimpia e portata a Costantinopoli dove rimase, con ogni probabilità sino al 475 d.C., anno in un cui un incendio devastò la capitale bruciando anche il palazzo di Lauso e tutto il suo contenuto.
Fu così che, dopo nove secoli di vita, la grande creazione di Fidia, una delle sette meraviglie del mondo antico, scomparve senza lasciare traccia di sé.
Immagini tratte da:
- Statua di Atena (riproduzione), da Wikipedia Italia, Di Photograph by Dean Dixon, Sculpture by Alan LeQuire - Dean Dixon, FAL, voce "Atena Parthenos" - Testa di Zeus, da Wikimedia, By not mentioned - albakour.com, Public Domain, File "Head of Zeus (Cyrene Antiquity Museum).jpg" - Moneta, da Wikimedia, By Sailko - Own work, CC BY 3.0, "Elide, moneta di adriano con zeus olimpio.JPG" - Zeus Olimpio (riproduzione), da Wikipedia Inglese, Di Sanne Smit - Opera propria (Self-made photograph), Pubblico dominio, voce "Statue of Zeus at Olympia" - Zeus Olimpio, da Wikipedia Francese, Par Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy - Kansalliskirjasto, Domaine public, voce "Statue chryséléphantine de Zeus à Olympie"
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Gennaio 2022
Categorie |