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10/10/2016

Incendiari ieri, moderati oggi - La vittoria del PJD alle elezioni in Marocco

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di Alessandro Ferri

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Venerdì scorso si sono svolte in Marocco le elezioni politiche. Con 125 seggi su 395, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (in francese Parti justice et développement, da cui la sigla PJD) dell’attuale primo ministro Abdelilah Benkirane ha confermato la propria posizione al governo, nonostante i toni molto aspri della campagna elettorale. Il PJD è una lista moderata – potremmo definirla di “centro-destra” – e aveva il suo avversario nel Partito per l’autenticità e la modernità (Parti authenticité et modernité, PAM), dalle posizioni liberali e “di sinistra”, che ha ottenuto 102 seggi.
La vittoria di Benkirane non è stata ampia, anche tenendo conto di un’affluenza pari al 43% del corpo elettorale (costituito in totale da 15,7 milioni di cittadini). Tuttavia, il PJD ha tenuto, il che non era scontato. Cerchiamo di capire perché.

Anzitutto, mi si perdoni l’uso delle categorie di “sinistra” e “destra” per una realtà abbastanza peculiare quale quella marocchina. Mi spiego: anzitutto, il Marocco è una monarchia costituzionale, ma diversa da quelle europee. Il sovrano, Muhammad VI, è ben più che una figura di rappresentanza, in quanto può sciogliere le camere e nominare – a proprio piacimento – il primo ministro (tra le file del partito che ha vinto le elezioni).
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Ilyas El Omari, 49 anni, con il re Muahhamd VI, 53 anni
In secondo luogo, entrambi i leader dei partiti in gioco hanno una formazione fortemente movimentista. Ilyas El Omari, segretario del PAM, fu condannato in contumacia a 5 anni di prigione, a seguito di una protesta condotta durante gli anni in cui era studente; fu poi graziato mentre era ancora latitante. Il suo cambio di rotta è reso esplicito dal fatto che il PAM è oggi considerato il partito più vicino alle posizioni del sovrano. I suoi elettori abitano in genere le campagne e sono fedeli alla monarchia, dalla quale ricevono l’inclinazione modernista e liberale. Il programma del PAM è infatti basato sull’allargamento delle libertà individuali, in particolare con la liberalizzazione della cannabis, che è una delle principali coltivazioni del paese, pur essendo formalmente illegale.
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Abdelilah Benkirane, 62 anni, primo ministro marocchino

Benkirane, invece, è stato in gioventù un membro della Gioventù Islamica (Chabiba Islamiya), gruppo islamista clandestino che negli anni Settanta ha condotto la lotta armata contro i movimenti di sinistra, rifiutando al contempo ogni compromesso con il potere monarchico, giudicato empio.

Tra gli anni Ottanta e Novanta, Benkirane e i suoi fedelissimi hanno abbandonato la clandestinità e assunto posizioni via via moderate, al punto da raggiungere il governo alle elezioni 2011 (curiosamente con 105 seggi, praticamente gli stessi che hanno ottenuto, perdendo, i suoi avversari del PAM venerdì scorso).
Il bilancio di questi cinque anni di governo islamista moderato è così presentato su Wikipedia:
  • riduzione dei prezzi di svariati medicinali;
  • riforma della cassa di compensazione (calmiere dei prezzi dei prodotti di prima necessità) e creazione dell'indice dei prodotti petroliferi;
  • pubblicazione della lista dei beneficiari di licenze pubbliche (fino ad allora segrete);
  • creazione di un’assicurazione sanitaria per tutti gli studenti;
  • abolizione del matrimonio riparatore;
  • introduzione della legge sulla protezione dei dati personali e creazione di un’authority per la privacy;
  • liberalizzazione delle cliniche private (prima le loro quote potevano appartenere solo a medici);
  • abolizione delle buste di plastica.
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Benkirane parla al Parlamento
Nonostante le buone intenzioni, i risultati del governo del PJD sono apparsi insufficienti rispetto alle grandi aspettative che aveva suscitato. Benkirane si è giustificato, affermando di essere ostacolato dai “poteri forti”, che in Marocco hanno persino un termine ufficiale: tahakoum, una via di mezzo tra “forze oscure” e lo “Stato Imperialista delle Multinazionali” di cui parlavano la Brigate Rosse quarant’anni fa (non a caso, il termine è nato nella sinistra marocchina degli anni Settanta). Il suo elettorato, costituito soprattutto dalla classe operaia e dalla classe media delle città, ha evidentemente accolto questa giustificazione, garantendogli altri cinque anni di governo. Saranno sufficienti a scardinare il tahakoum?
 
Fonti e approfondimenti
  • [francese] La notizia su France24, http://www.france24.com/fr/20161008-maroc-legislatives-victoire-pjd-islamistes-gouvernement-pam;
  • [francese] Un approfondimento su Le Figaro, http://www.lefigaro.fr/international/2016/10/06/01003-20161006ARTFIG00349-duel-legislatif-au-maroc.php;
  • I due approfondimenti, molto ricchi, del Post, http://www.ilpost.it/2016/10/08/elezioni-marocco/ e http://www.ilpost.it/2016/10/07/oggi-si-vota-per-il-parlamento-in-marocco/;
  • [francese] quando Ilyas El Omari fu condannato in contmacia, http://www.huffpostmaghreb.com/2016/01/12/ilyas-el-omari-soulevement-rif_n_8960444.html;
  • [francese] la storia del tahakoum, http://telquel.ma/2016/07/07/quest-ce-tahakoum_1504927;
 
Immagini tratte da:
  • Foto di copertina tratta da http://img.bladi.net/IMG/local/cache-gd2/4b/fe11eff6ab31c87d29fe8f072f84af.jpg?1467974992;
  • El Omari con il re Muhammad VI, foto di صورة خاصة بوكالة المغرب العربي للانباء - http://www.mapphoto.ma, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50432375;
  • Benkirane, foto di عدنان حليم – lavoro personale, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51697031;
  • Il parlamento marocchino, foto tratta da http://telquel.ma/wp-content/uploads/2016/06/Benkirane-Parlement-RT-4-680x365_c.jpg.

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