Barcellona, pieno centro. Ovunque ci si volti, tra bar, negozi ed artisti di strada che popolano la rambla non è difficile scorgere bandiere a strisce orizzontali giallo-rosse con una bordatura blu al lato e la stella bianca. I catalani la chiamano “estrelada”, ed è la bandiera che viene sventolata sempre più frequentemente da quei movimenti che rivendicano l’indipendenza della Catalunya. Per i catalani la questione relativa al proprio autogoverno e al rapporto con il resto della Spagna tiene sempre più banco dalla fine del regime franchista e dalla promulgazione della nuova costituzione democratica del 1978, che vede la Catalunya tra le tre nazioni spagnole. Da lì la regione autonoma si è dotata di un proprio corpus legislativo, di una propria polizia, di un proprio parlamento con sede a Barcellona, che è la città più grande, attiva e capitale della regione, e, auspicabilmente per i sostenitori dell’indipendenza, del futuro stato. A questo si aggiunge un ulteriore componente ripresa alla fine della dittatura che è la lingua. Il catalano è la lingua ufficiale della comunità autonoma ed è parlata dalla maggioranza della sua popolazione, è materia di studio nelle scuole e nelle università e vanta una produzione letteraria importante.
E’ proprio la ripresa di tradizioni, storia, cultura, in aggiunta alla ripresa della lingua locale che hanno incoraggiato movimenti sempre più autonomisti a svilupparsi e a trovare consenso nel corso degli ultimi anni, fino ad arrivare a parlare apertamente di indipendentismo. Forte di un’economia solida, molto più forte rispetto al resto della Spagna, anche grazie ad una politica fiscale autonoma, la Catalunya ha un tenore di vita ed una ricchezza media superiore rispetto al resto del paese. Il fatto che i propri cittadini versino nelle casse dell’erario di Madrid una cifra superiore a quanto non ricevano dal governo centrale rappresenta il terreno fertile sfruttato in questi anni dai movimenti che chiedono l’indipendenza catalana. Insomma, dove la cultura e qualsiasi tipo di tradizione non basta, ci pensa il denaro. Da qui, nasce la questione catalana. Essere parte della Spagna, con un’autonomia riconosciuta in costituzione, oppure optare per la scelta indipendentista? Per la prima ipotesi sono i tradizionali partiti “nazionali” spagnoli, come il Paertido Popular e il Partido obrero socialista espanol, PSOE, che, nelle rispettive versioni catalane, si battono per un’autonomia della regione sempre sotto il controllo del governo di Madrid. Sul fronte opposto troviamo una coalizione eterogenea, da destra verso sinistra, che si riunisce sotto la lista di Junts pel Sì, formatasi nel 2015 dall’unione di Convergencia democratica de Catalunya, partito di centrodestra dell’attuale presidente catalano Artur Mas, al governo dal 2010, e di Esquerra Republicana de Catalunya, formazione indipendentista afferente ad un’area di sinistra. La lista in questione, fautrice della richiesta di indipendenza è stata protagonista delle elezioni tenutesi nella regione nel settembre del 2015. L’occasione, volta al rinnovo del parlamento catalano, è stata in realtà sfruttata da tutti i partiti politici, soprattutto quelli pro-indipendenza, come una sorta di referendum sul futuro della Catalunya, sull’onda di quanto successo in Scozia un anno prima. Il risultato ha visto prevalere i partiti volti ad un Si alla nazione catalana, ma non con una percentuale tale da garantirgli la maggioranza assoluta nel parlamento di Barcellona, e consertire loro di dichiarare unilateralmente l’indipendenza. Si è parlato in questo caso di una vittoria a metà. Viene quindi da chiedersi cosa potrebbe comportare un eventuale indipendenza di Barcellona dal resto della Spagna per il nostro continente. Innanzitutto c’è da notare che il movimento catalano, insieme a quello scozzese derll’Snp, rappresentano le principali forze indipendentiste europee. C’è da considerare inoltre, che un eventuale secondo referendum per l’indipendenza della Scozia, a seguito del voto sulla Brexit potrebbe ulteriormente rafforzare le mire nazionaliste di Artur Mas e della coalizione da lui guidata, per chiedere di fare lo stesso tipo di referendum anche in Catalunya. Tra i molti parallelismi del caso, dobbiamo però notare che nel caso della Scozia, il governo centrale di Londra ha appoggiato in passato l’idea di un referendum per l’indipendenza, che ha trovato sostenitori anche nei due principali partiti politici del paese, mentre in Spagna, nel caso della Catalunya, sono, sia il Partido Popular che il PSOE, a sfavore della formazione di uno stato autonomo. Dall’altra parte c’è anche una problematica economica, relativa alla capacità, grazie ai giacimenti petroliferi vicino alle sue coste, per la Scozia di poter far fronte a un periodo di difficoltà sul mercato interno a seguito dell’incertezza dopo una possibile indipendenza. Nel caso catalano al contrario, Barcellona si troverebbe fuori dall’Unione Europea, senza la possibilità di adottare l’Euro e con una fuga massiccia di imprese che hanno investito nella regione, con conseguente disoccupazione e minori entrate fiscali, e il serio rischio una bancarotta ancora prima del via. Ultima questione è proprio quella relativa all’adesione alla UE, che tutti i partiti indipendentisti vogliono, senza però considerare il più che probabile veto che verrebbe posto dal governo Rajoy e da altri paesi potenzialmente a rischio di rottura come il Belgio, e che rischierebbe seriamente di trasformare una città giovane e viva come Barcellona, centro dell’Europa del XXI secolo, in una periferia dimenticata. Ritengo improbabile quindi, proprio per i motivi sopraelencati e le difficoltà che ne deriverebbero, un rafforzamento del fronte per l’indipendenza nel breve periodo, ma anzi, penso sia più probabile un assopimento delle posizioni nei fronti contrapposti verso un semplice rafforzamento dell’autonomia, già ampia, della regione catalana dal resto del paese nei prossimi anni. Rimane che la problematica relativa all’indipendenza della Catalunya è uno degli aspetti più affascinanti ed interessanti della politica interna europea di questo periodo. Immagini tratte da: - Immagine 1 da https://miboina.files.wordpress.com/2009/11/bandera-catalana.jpg - Immagine 2-3 da www.politico.eu
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Novembre 2020
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