13/3/2020 Black week in borsa: cigno nero e il panic selling… ma è tutta colpa del Covid-19?Read Nowdi Giulia Cartei In questi giorni si sente molto parlare dell’impatto che avrà il Corona virus sull’economia reale, dalle previsioni sulla riduzione del PIL, alle previsioni sui singoli settori. Naturalmente tra le stime non possono mancare le valutazioni dell’impatto sui corsi azionari, accompagnati dai consueti titoli di stampa e tg “bruciati in una sola seduta tutti i guadagni accumulati da inizio anno..” Ma è davvero così? Prima di cercare di spiegare i motivi dei ribassi di questi giorni facciamo un po’ di chiarezza, partendo dai principi fondamentali della finanza senza scendere in tecnicismi… I mercati finanziari sono dei mercati a somma zero. Ciò significa che se un operatore perde c’è una controparte che guadagna, e tutto dipende dalla posizione che si è assunto sul mercato, in base alle proprie aspettative rialziste o ribassiste sull’evoluzione dei prezzi, quindi in realtà, non si brucia neanche 1€!! Ciò che fanno i mercati è una redistribuzione della ricchezza tra i soggetti che vi partecipano assumendo posizioni rialziste dette long o ribassiste dette short. Per fare un esempio se un investitore si aspetta un aumento dei prezzi (aspettative rialziste), assumerà una posizione da compratore (long), poiché crede di poter rivendere in futuro il titolo ad un prezzo più alto. Al contrario, gli investitori con aspettative ribassiste vendono il titolo al prezzo corrente, poiché prevedono un ribasso dei prezzi. Una maggiore pressione dei compratori (detti tori) fa aumentare il prezzo dei titoli e salire il valore dell’indice di borsa (un paniere contenente i titoli azionari quotati sulla borsa italiana), al contrario una maggiore pressione dei venditori (detti orsi) fa diminuire i prezzi dei corsi azionari e l’indice di borsa scende. Chiarito il meccanismo di base, cerchiamo di capire quali sono le motivazioni che in questi giorni hanno causato i pesanti ribassi registrati a Piazza Affari (Borsa Italiana), seguita dalle principali piazze europee, americane e asiatiche, determinando una redistribuzione della ricchezza dalle tasche dei tori a quelle degli orsi. Uno dei principali motivi è sicuramente la diffusione, in così larga misura, del Covid-19 in Cina e in Italia, il quale ha portato a rivedere al ribasso le stime di crescita del PIL e un rallentamento dell’economia, che per effetto della globalizzazione non è limitato ai due Paesi più colpiti ma si estende a livello globale. La diffusione a macchia d’olio del virus è stato definito un “cigno nero” metafora con cui in finanza si indica un evento raro, imprevedibile e di grande impatto. In effetti chi nel 2020 poteva aspettarsi una pandemia? La reazione dei mercati è stata più che lecita e motivata. Basti pensare ad esempio all’impatto sulle aziende del luxury, molto esposte verso il mercato cinese, all’impatto generale sull’export e sul turismo. A ciò va aggiunto anche l’impatto sul settore bancario, i cui margini erano già erosi da politiche di taglio dei tassi e che per le misure annunciate dal governo, come la sospensione dei mutui, subiranno un’ulteriore contrazione di marginalità, con un rischio di minore erogazione di liquidità e sostegno all’economia reale. Ma è tutto qui? È tutta colpa del Covid-19? Direi di no. Infatti, come son non bastasse al cingo nero della pandemia si è aggiunta la guerra dei prezzi tra Russia e Arabia Saudita sul prezzo del petrolio, che ha accelerato il calo del prezzo del greggio, già in discesa per effetto del calo della domanda, dovuto ad una riduzione della produzionecausa Covid-19. Le tensioni tra russi e arabi hanno portato a una riduzione del prezzo del greggio che nella giornata di lunedì 9 marzo ha registrato un calo del 30%, causando a sua volta una flessione delle quotazioni delle società di utilities correlate al prezzo del petrolio. Banche, società di energia legate al greggio e società del settore luxury sono quotate sul nostro listino, il Ftse40, e sono anche tra quelle con il maggior peso, ecco dunque spiegato il motivo del Black Monday. È finita qui?? No! Vediamo perché… I mercati sono particolarmente sensibili alle notizie macroeconomiche (PIL, occupazione ecc..) e alle politiche monetarie delle Banche Centrali, soprattutto in momenti delicati in cui si verifica un cigno nero, un crollo del petrolio e aleggia il fantasma della recessione economica. Nel bel mezzo di questo triangolo delle Bermuda, giovedì 12 marzo era in programma la conferenza della Banca Centrale Europea (BCE), in cui Christine Lagarde (presidente della BCE) annunciava le misure di politica monetaria tanto attese dal mercato. In una situazione così critica gli operatori si aspettavano misure espansive, quasi un “Piano Marshall”, che poteva includere diverse misure (taglio dei tassi di interesse, un corposo “Quantitative Easing”, un elicopter money e/o l’acquisto diretto della BCE dei titoli societari) volte a iniettare liquidità nel sistema e dare un impulso all’economia reale. In realtà, Madame Christine ha sorpreso tutti, lasciando invariati i tassi ma soprattutto varando un Quantitative Easing giudicato inconsistente dal mercato, scatenando così il panico e alimentando le aspettative ribassiste, le quali hanno dato luogo alla peggior chiusura della storia mai registrata da Piazza Affari: un -16,92% il peggior ribasso di sempre. Malissimo anche gli altri mercati europei intrappolati anch’essi nel Triangolo delle Bermuda tra diffusione del coronavirus, guerra dei prezzi del petrolio e la sorpresa della BCE. Certamente anche una politica monetaria più espansiva da sola non sarebbe sufficiente per risolvere la situazione se non affiancata da politiche fiscali (aumento del debito pubblico per sostenere gli investimenti) da parte dei singoli Stati per il sostegno di investimenti strutturali. Nonostante questa premessa, la mossa di Madame Lagarde e l’invito ai singoli Stati a provvedere con misure di politica fiscale sono apparsi piuttosto azzardati e non graditi dai mercati. Insomma, la manovra così risicata suona un po’ come “se non avete il pane mangiate le brioche” giusto per citare un’altra francese di antica memoria. Troppo poco per una Banca Centrale. Nella giornata di venerdì 13 marzo il rimbalzo (risalita delle quotazioni) dopo il profondo rosso è piuttosto plausibile e fisiologico ma occhio a pensare che gli orsi (ribassisti) siano pronti a lasciare il campo ai tori per una ripartenza rialzista stabile dei corsi azionari.
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