18/9/2017 Panico al centro commerciale I Gigli: bimbo fa scattare allarme generando il caos.Read Now
Al centro commerciale di Campi Bisenzio (Firenze) si è generato il panico a causa di un allarme fatto scattare accidentalmente da un bambino. Una donna contusa a causa della calca generale.
Ieri pomeriggio, verso le 16:40, presso il centro commerciale I Gigli di Campi Bisenzio, un bambino ha rotto la teca dell’allarme antincendio del negozio Zara, facendo partire da subito la sirena. Nel contempo gli altoparlanti hanno cominciato a invitare i clienti ad abbandonare la struttura del centro commerciale anche se è stato chiaro, sin dai primi momenti, che si trattava di un falso allarme.
Immediato il “fuggi fuggi” generale verso le uscite. Panico tra le centinaia di clienti presenti, tutte affollatesi nel parcheggio. Una commessa di Panorama è andata a sbattere contro un palo, accusando mal di testa e vomito. Immediati i soccorsi da parte dei medici del 118, recatisi da subito presso il centro. In meno di mezz’ora l’allarme è rientrato in quanto causato da un gesto accidentale. A riportare la calma ci hanno pensato gli uomini della sicurezza e i carabinieri della Compagnia di Signa, tempestati dalle tante telefonate da parte dei clienti e dei commessi terrorizzati. Solo dopo un’ora, o poco più, tutto si è ristabilito e i clienti sono rientrati gradualmente dentro la galleria commerciale. Un ritorno alla normalità così repentino che ha quasi spiazzato i commessi, che sotto schock, si sono ritrovati a dover riprendere il loro lavoro sotto le pressanti lamentele dei clienti: “è più di un’ora che sto aspettando di essere servito”. Nel mentre, i genitori del bambino sono stati identificati dagli uomini dell’Arma. Trattandosi di un minorenne verrà fatta solo una segnalazione al tribunale per i minori, senza ulteriori conseguenze. Dopo questo evento, il sindacato di base Usb ha chiesto e ottenuto per oggi stesso un incontro urgente con la direzione Panorama. “Abbiamo racconti che ci descrivono come la gestione dell'emergenza sia stata lasciata allo spontaneismo dei commessi, che ha gestito l'evacuazione, senza che sia stato azionato efficacemente un Piano di emergenza”, dice Francesco Iacovone della direzione nazionale dell'Unione sindacale di base. E in effetti è grave (e forse non si tratta di un caso unico, si dovrebbe approfondire l'argomento per ogni centro commerciale) che un centro come I Gigli, noto per la grande affluenza di persone, soprattutto nel fine settimana, non sia preparato ad affrontare una simile circostanza. Questa situazione fa riflettere anche dal momento in cui il centro da giugno ospita uno dei punti vendita Primark, il terzo in Italia. Soprattutto, nel momento in cui viene aperto un negozio del genere, così esteso e con così tanti dipendenti, oltre che clienti, sarebbe opportuno adeguare le norme di sicurezza e affidarsi a un personale preparato, capace di gestire la situazione nella maniera ottimale per evitare tragedie di più grande portata. Quindi, non possiamo non chiederci, perché non si procede in questa direzione?
Sicuramente i tempi di psicosi e paura in cui stiamo vivendo hanno portato a reazioni sproporzionate per la portata dell’evento ma del tutto comprensibili.
Non sono mancate anche le false notizie che da subito hanno invaso i social network e vari gruppi su Facebook: c’era chi parlava di spari, di forti boati, addirittura di un uomo che aveva accusato di “farsi saltare in aria”. Chi era presente ha da subito pensato a un attentato, come testimoniano le varie dichiarazioni raccolte: “Ho visto le persone disperarsi e qualche anziano chiedere aiuto”, “C'è stato un panico generale incredibile”, “A raccontarlo non ci si può credere! Uno spavento indescrivibile”. Un evento come questo non può far altro che farci riflettere su quale sia l’elevato grado di alienazione in cui viviamo in questi tempi. Ogni allarme, boato o grido più forte del normale ci fa perdere la lucidità, talvolta causando conseguenze drammatiche come quelle di questo giugno a Piazza San Carlo a Torino. Siamo continuamente ossessionati dalla paura che possa succedere qualcosa, in qualsiasi momento e gli eventi non ci aiutano: tre giorni fa un ordigno rudimentale è scoppiato in un vagone della metropolitana di Londra, il mese scorso un camion ha travolto la folla sulla ramblas a Barcellona. Nonostante ci ostiniamo a dire che “non abbiamo paura”, che “non fermeranno la nostra voglia di vivere”, sappiamo tutti che nulla è più come prima, che non ci sentiamo più sicuri e liberi come un tempo.
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Si è tenuta ieri, domenica 17 settembre, la trentunesima edizione del Raduno di Pontida, che dal 1990 riunisce annualmente militanti ed esponenti della Lega Nord. L’edizione di quest’anno ha segnato un deciso taglio col passato: per la prima volta non ha preso la parola il fondatore e storico segretario Umberto Bossi. A deciderlo l’attuale segretario e candidato premier in pectore Matteo Salvini che, a detta dello stesso Bossi, gli ha risparmiato una sonora bordata di fischi. È notizia delle ultime ore, infatti, che la Procura di Genova abbia ordinato il sequestro conservativo dei conti correnti del partito padano, in virtù di un processo per ricorso abusivo al finanziamento pubblico, perpetrata dalla gestione Bossi – condannato per truffa a due anni e tre mesi di reclusione e sottoposto tuttora a svariati processi per gli anzidetti rimborsi elettorali.
La Lega Nord ha chiuso con il passato, o almeno così sembrerebbe. Stupisce la rapidità con cui sia diventato un partito nazionale: era solo il 2013 quando l’edizione del Raduno di Pontida aveva come slogan “Prima il Nord”, ma sembra passata davvero un’era. Stupisce anche che fino al 2012 Bossi fosse il segretario della Lega mentre oggi non viene nemmeno fatto parlare. Colpisce, però, la motivazione di Salvini: una mossa elettorale, ovvio, ma fallace sul piano logico. Salvini, in merito all’inchiesta genovese, ha infatti parlato di “attentato alla democrazia”, di strategia politica dei suoi avversari (verosimilmente del Partito Democratico) che “utilizza la magistratura per mettere fuori gioco la Lega”. Se si sposa la pur legittima tesi della magistratura deviata, tuttavia, che scopo ha l’esclusione di Bossi, che dovrebbe essere la vittima e non il colpevole nella ricostruzione salviniana?
Al netto di questa evidente contraddizione dalla manifestazione leghista ci giungono alcuni spunti. Tra i tanti citiamo la proposta del leader di eleggere i magistrati, già espressa dalla Lega nel 2008: una proposta senza dubbio bizzarra e inapplicabile nel nostro sistema costituzionale. La supremazia della legge, criterio chiave per il giudice, è incompatibile con la rappresentatività della carica. Giocoforza occorrerebbe cambiare una parte considerevole della Carta Costituzionale per applicare questa proposta, ma allo stato attuale non sembra esserci alcuna maggioranza intenzionata ad andare in questa direzione, neanche se la Lega vincesse le elezioni. Veniamo poi all’autonomia, vecchio cavallo di battaglia della Lega Nord, nata come partito secessionista e approdato poi verso posizioni decisamente più moderate quali il federalismo. Salvini ha promesso referendum consultivi in materia di autonomia locale: di per sé non un male, certo, ma ha aggiunto “senza lasciarsi gestire dai vincoli europei e romani”. Il tema dei referendum per l’autonomia riveste un’importanza centrale, poiché è a essi intitolata questa edizione del Raduno. Senonché è impossibile prendere qualsivoglia decisione in barba ai vincoli finanziari europei, a meno di non avere un board comunitario completamente diverso nell’arco di pochi mesi che metta mano ai Trattati oppure di uscire dall’Unione. Se la prima opzione appare impossibile la seconda è tutt’altro che campata in aria ma anzi si affaccia sempre più verosimile in molti Paesi. D’altronde la Brexit ha aperto la strada alla dissoluzione dell’Unione e i partiti euroscettici sembrano in ascesa un po’ ovunque. A tal proposito, alla domanda di alcuni giornalisti sulle possibili alleanze Salvini ha chiaramente chiuso la porta ai partiti più centristi del centrodestra, identificati col solito Alfano, e ai 5s (in un passaggio apostrofa cripticamente Di Maio come ‘funghetto’). Permane invece l’incertezza sui rapporti con Berlusconi e Forza Italia: pur avendo dato spazio a Giovanni Toti, presidente della Liguria in quota Forza Italia, Salvini ha dichiarato di non aver sentito il Cavaliere, e quindi non ha sciolto la riserva sull’alleanza tra i due partiti. Tuttavia l’episodio di Toti è sintomatico: mai un politico che non figurasse tra le fila della Lega Nord aveva avuto parola a Pontida. Sembra essere un chiarissimo segnale pre-elettorale di un’alleanza in divenire. La vera questione, semmai, tacendo dell’incertezza sulla legge elettorale, è chi sarà il candidato premier della coalizione della destra: ma anche qui la risposta l’ha fornita, tra le righe, Salvini. “Nei momenti difficili” ha detto “parla uno solo”. E non fatichiamo a capire chi sia.
Immagini tratte da: LaStampa
Alle ore 8:20 di venerdì 15 settembre un’esplosione ha colpito la stazione della metropolitana di Parson Green. Ventinove i feriti, nessuno in pericolo di vita. Identificato un sospetto.
Londra rivive la paura di un attentato terroristico, il quinto da inizio anno. Venerdì 15 settembre, alle ore 8:20 locali, un’esplosione ha colpito la stazione della metropolitana di Parson Green, vicino a Fulham, zona ovest della città.
Secondo gli accertamenti da parte dell’antiterrorismo britannico, si tratta di un ordigno artigianale, costruito in casa e attivato a distanza attraverso un timer e risulta, inoltre, che sia esploso solo in parte, evitando così la tragedia. Ventinove è il numero dei feriti, nessuno in pericolo di vita. Alcuni di questi sarebbero rimasti lesi a causa delle furia della folla terrorizzata che ha cominciato a “correre per la loro vita”, come viene citato in uno dei tweet simbolo della giornata di ieri. Bisogna tener conto anche del fatto che la deflagrazione è avvenuta nell’ora di punta, quando il treno (con una capienza di più di 800 persone) era affollato da pendolari e bambini che si stavano recando a scuola.
È stato chiaro sin dal primo momento che si trattasse di un attentato terroristico, viste le dinamiche con cui è avvenuta l’esplosione. Ciò nonostante Scotland Yard, alle 8:51 (ora locale), ha voluto precisare attraverso un tweet: “Siamo a conoscenza di quanto si scrive sui social media a proposito di Parson Grenn. Diffonderemo una nota appena possibile. Le nostre informazioni devono essere precise”. La conferma è poi arrivata nella serata, quando Isis ha rivendicato il gesto attraverso un comunicato diffuso su Amaq, l’agenzia di propaganda dello Stato islamico.
La polizia londinese avrebbe identificato un sospetto, grazie all’ausilio delle numerose telecamere a circuito chiuso presenti nella stazione. Anche se al momento non è stato annunciato nessun arresto né tanto meno nessun nominativo, il sindaco di Londra Sadiq Khan ha annunciato che è già in corso la “caccia all’uomo”, senza specificare, per ragioni di sicurezza, se si tratti di una o più persone. Il governo di Londra ha da subito elevato il livello di allerta da grave a critico, a indicare la possibilità che vi sia “un attacco imminente”. Numerose le forze di sicurezza scese in campo sin dalla mattina di ieri.
È arrivata da tutto il mondo la vicinanza ai feriti dell’attentato terroristico e a tutti i londinesi in generale, costretti a vivere in uno stato di costante paura.
La premier britannica Theresa May, oltre a esprimere solidarietà ai feriti, ha lodato la bravura e la velocità di reazione delle forze di sicurezza e ha convocato, per le ore 11 della stessa mattina, una riunione d'emergenza del Cobra, il comitato di crisi del governo. Oltre alle varie forme di sostegno non sono mancate anche le tante critiche e polemiche che si vengono solitamente a creare in queste occasioni. Prima tra tutte è stata la voce del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che su Twitter ha accusato l'intelligence britannica: "Un altro attacco, a Londra, di un terrorista sbandato. Queste sono persone malate e dementi già nel mirino di Scotland Yard. Bisogna stare sull'attenti". Pronta la risposta della premier May: “Fare speculazioni non aiuta nessuno”. Anche in questo caso i londinesi hanno tenuto un comportamento esemplare dimostrando che nemmeno attacchi di questo tipo li spingeranno a rinunciare alle loro vite. Certo, la paura è tanta, molti hanno rivissuto lo stesso terrore del 7 luglio del 2005, quando l’intero sistema di trasporti pubblici londinesi fu duramente colpito, causando 52 vittime. E sono proprio le parole del sindaco Sadiq Kahn che mostrano nella loro completezza lo spirito combattivo dei londinesi: “Come Londra ha dimostrato più volte, non saremo mai intimiditi o sconfitti dal terrorismo”.
Il tragico risveglio di Livorno: 6 morti e 2 dispersi. Il Sindaco Nogarin chiede lo stato di calamità.
Nella notte del 10 settembre il forte maltempo ha colpito la città di Livorno, creando numerosi danni e portando al decesso di sei persone. Il Sindaco Nogarin ha chiesto lo Stato di Calamità, mentre il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi e l’assessore Funaro nel pomeriggio si sono recati nella città.
Alle ore 23:00 di sabato 9 settembre sono iniziate le piogge che hanno proseguito sino alle 4:00 di notte con grande intensità, sino al culmine che ha portato alla caduta di 20 centimetri di pioggia tra le 1:45 e le 2:00 di notte. Questo è quanto spiega la Protezione Civile che già ieri aveva emanato allerta arancione per maltempo per tutta la giornata di domenica. Nessuno però si aspettava una portata come quella che si è verificata.
La zona più colpita è quella a sud della città, a causa dell’esondazione dei rii Ardenza, Felciaio e Maggiore. Nei quartieri di Collinaia, Ardenza e Montenero il fango ha invaso le case, mentre nel quartiere di Salviano numerose sono le persone sfollate. È crollato anche il ponte alla foce del fiume Chioma, nella zona di Quercianella, che collega il paese a un residence. Le persone che si trovavano all’interno di questo residence- una cinquantina- sono state tratte in salvo grazie all’ausilio dei vigili del fuoco e dei volontari della pubblica assistenza, che hanno usato il ponte ferroviario soprastante. Già dalla notte è stata aperta la Sala Operativa Regionale delle Misericordie con il compito di coordinare l’azione dei vari nuclei di soccorso. Intanto, a Montenero, è accorso anche il presidente regionale delle Misericordie, Alberto Corsinovi, mentre i volontari sono in azione già dall’alba per spalare il fango e rendere più agibili i soccorsi. Per supportare i comandi provinciali interessati dagli eventi meteo, è stata attivata la sala operativa provinciale dove è intervenuta anche la Protezione Civile della Regione Toscana. Sempre nella stessa sede si è costituito un Cento Coordinamento della Prefettura alla presenza del sindaco. I vigili del fuoco hanno dichiarato che "la zona maggiormente colpita è quella del tratto del Rio Ardenza che va da via di Popogna alla zona della chiesa dell'Apparizione. Inoltre sono stati interessati gli appartamenti che si trovano sotto il piano stradale di via N. Sauro e viale Italia". Ed è proprio in queste zone che sono state trovate le sei vittime del nubifragio. Tra questi vi è una famiglia di quattro persone che abitava in un appartamento sotto il livello della strada in via Nazario Sauro. L’unica superstite è una bambina di tre anni tratta in salvo dal nonno che, dopo essere rientrato in casa nel tentativo di salvare il secondo nipotino, ha perso la vita. Un'altra persona è deceduta in via della Fontanella, nella zona tra Monterotondo- Montenero: si tratta di un uomo di 70 anni. La moglie e la figlia, invece, si sono salvate salendo sul tetto. La sesta vittima è stata ritrovata a Montenero, in via Sant'Alò: un uomo di 44 anni di Carrara. Vi sono ancora due dispersi e si teme che il numero delle vittime sia destinato a salire. Questa mattina, già alle ore 11:00, le richieste di soccorso erano superiori alle 170. La protezione civile della regione Toscana ha attivato la colonna mobile per le emergenze, composta da 300 volontari, di cui 100 appartenenti alla Protezione civile e 200 ai vigili del fuoco.
Nel primo pomeriggio, presso il centro della Protezione civile in via Terreni, sono giunti il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, accompagnato dall’assessore regionale all’ambiente e alla protezione civile Federica Fratoni.
Lo stesso assessore Fratoni, in un’intervista telefonica per Controradio Firenze, ha dichiarato che si tratta di “un evento di una drammaticità unica e di una violenza climatologica abbastanza imprevedibile. […] Soprattutto è un fenomeno che si è abbattuto sul tessuto urbano della città, quindi non ha colpito né il mare da un lato né le zone di campagna, dove poteva filtrare questa acqua che, invece, è stata tutta in deflusso e quindi ha provocato quello che abbiamo visto”. La provincia di Livorno aveva già cominciato il monitoraggio alcune ore prima della mezzanotte, vista l’allerta arancione già dichiarata, ma, proprio come ha confermato l’assessore: “è chiaro che eventi di questa natura e di questa concentrazione, nella potenza e nella circoscrizione territoriale, sono anche di difficile previsione nella loro totalità. […] Si tratta ora di analizzare bene cosa è successo e capire se e dove ci sono state delle carenze”. Sempre ai microfoni di Controradio Firenze, il sindaco di Livorno Filippo Nogarin ha dichiarato: “È una situazione incredibile. Ci sono questi eventi che accadono e purtroppo dalla gestione di semplici allagamenti ci si trova a dover gestire un’onda mortale che ha colpito la città”. Ha poi aggiunto: “Noi siamo qui che stiamo gestendo ma credetemi, la città è letteralmente in ginocchio. […] Livorno ha bisogno di volontari e della forza di rimettersi in piedi al più presto per ripristinare la quotidianità, che non sarà assolutamente così scontata”. Sempre il sindaco Nogarin si è raccomandato con la popolazione di non recarsi nelle zone della città maggiormente interessate dai fenomeni, onde consentire il più agevole e possibile svolgimento degli interventi di soccorso. Nel mentre, è stato chiesto lo stato di calamità, che verrà avanzato domani dalla regione Toscana al governo. Intanto, il Consiglio regionale della Toscana ha messo a disposizione 300mila euro, derivati dal taglio dei vitalizi, per aiutare le persone che hanno riportato danni per il maltempo a Livorno. Questo è quanto espresso dal Presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani, che ha espresso vicinanza ai livornesi. La proposta verrà formulata ufficialmente all’assemblea regionale di martedì prossimo, "quando ricorderemo le vittime di questa tragedia. Il dramma di Livorno è il dramma di tutta la Toscana". Giani oggi sarà a Livorno.
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