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30/5/2016

Aux armes, citoyens

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La Francia in blocco contro il suo job act, a pochi giorni dagli Europei
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di Alessandro Ferri
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Tra poco meno di 10 giorni, lo stadio Saint-Denis di Parigi ospiterà Francia-Romania, partita inaugurale del quindicesimo Campionato europeo di calcio. In molti si chiedono se  l’attuale situazione politica transalpina – definirla incandescente è poco – condizionerà l’evento, facendo il paio con il Brasile destabilizzato dall’impeachment a Dilma Rousseff a pochi mesi dalle Olimpiadi di Rio.
Negli ultimi giorni è successo di tutto: le manifestazioni contro la riforma del lavoro hanno raccolto centinaia di migliaia di persone nelle piazze, con tanto di 77 arresti il solo 26 maggio, e almeno una pompa di benzina su cinque fuori servizio a cause del blocco delle raffinerie. Domani ci sarà lo sciopero delle ferrovie, giovedì quello della RATP (praticamente tutti i mezzi pubblici della capitale) e nel fine settimana quello del traffico aereo. Il primo ministro Manuel Valls, socialista, ha visto scendere la propria popolarità al 22%, superando solo il Presidente, François Hollande  (apprezzato da appena il 15% dei francesi). Perché la situazione ha preso questa piega?

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Myriam El Khomri, nata a Rabat nel 1978, a meno di quarant’anni è Ministra del lavoro, dell’impiego, della formazione professionale e del dialogo sociale
La legge di riforma del diritto del lavoro è nota anche come “disegno di legge El Khomri”, dal nome di Myriam El Khomri, ministra del lavoro nel gabinetto socialista di Valls. Un po’ come il nostro job act, nelle idee dei promotori dovrebbe favorire le assunzioni e le imprese, in modo da portare la Francia fuori da un momento di scarsa crescita economica, verificabile in questo grafico della Banca Mondiale.
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La crescita del pil francese e di quello italiano negli ultimi anni.
Questi, gli aspetti essenziali del provvedimento.
  • Rimane in vigore la settimana lavorativa di 35 ore settimanali (in vigore oltralpe dal 1998). In caso di straordinari, le maggiorazioni già esistenti (25% per le prime otto ore, 50% per le ulteriori) rimangono valide a meno che non vengano firmati appositi accordi sindacali, il  cui limite minimo è il 10%.
  • Un’azienda può adottare settimane lavorative di 60 ore, purché non si superi una media di 44 ore su dodici settimane (46 ore in caso di contrattazione collettiva).
  • Le 10 ore massime di lavoro giornaliero potranno essere ampliate a 12 in caso di accordo con i lavoratori.
  • Le condizioni che rendono legali i licenziamenti vengono ampliate: calo degli ordini o del giro d’affari in più trimestri, riduzione degli utili, cambiamenti tecnologici, riorganizzazione necessaria alla salvaguardia della competitività. Sono escluse le difficoltà economiche “create ad arte”.
  • Gli accordi collettivi che prevedono una rimodulazione degli orari e dei salari e che, fino ad oggi, erano riservati alle imprese in difficoltà sono ora aperti a tutte le aziende che intendano “sviluppare l’occupazione”. Una volta approvato, l’accordo prevale sui contratti di lavoro dei dipendenti, e chi non si adegua può essere licenziato.
  • Visto che la legge in vigore prevede che i sindacati maggiori possono opporre un veto agli accordi, si permette alle altre organizzazioni (purché raccolgano almeno il 30% dei dipendenti) di chiedere referendum ai quali i sindacati non potranno in alcun modo opporsi.
ImmagineGli industriali che spingono verso la flessibilità e gli operai che puntano alle tutele, in una vignetta di Deligne
I singoli punti della loi travail (i francesi sono orgogliosi della propria lingua e hanno evitato l’anglismo job act) sono stati fortemente discussi: di fatto la maggior parte delle scelte sono rimesse ai lavoratori, che secondo gli oppositori della legge (addirittura i tre quarti dei francesi, secondo un sondaggio) saranno costretti a scegliere tra il licenziamento o peggiori condizioni lavorative. Non è un caso che al momento dell’annuncio del disegno di legge, il 17 febbraio 2016, la promotrice si esprimesse così:
 
Avec le Premier ministre, nous voulons convaincre les parlementaires de l'ambition de ce projet de loi. Mais nous prendrons nos responsabilités. Le débat va être très nourri, car il y a un changement de philosophie important. Je le redis: nous voulons faire avancer le pays par le dialogue social, garantir davantage des droits réels et rendre les entreprises plus compétitives. C'est cela, le modèle social que je défends. Nous ne considérons pas les mini jobs allemands ou les contrats zéro heure anglais comme des modèles, bien au contraire. Nous ne vivons pas dans un monde clos et nous devons nous aussi évoluer.
 
«Assieme al Primo Ministro, vogliamo convincere i parlamentari dell’ambizione di questo disegno di legge. Ma ci prendiamo le nostre responsabilità. Il dibattito sarà molto più ampio, perché c’è un importante cambiamento di filosofia. Ripeto: vogliamo far progredire il paese attraverso il dialogo sociale, garantire più diritti reali e rendere le imprese più competitive. È questo il modello sociale che io difendo. Non ritengo i mini job tedeschi o i contratti a zero ore inglesi come dei modelli, tutt’altro. Non viviamo in un mondo chiuso e anche noi dobbiamo evolvere».

A cosa faceva riferimento El Khomri quando parlava di “convincere i parlamentari”? Al fatto che la Costituzione francese permette al governo, in casi particolari, di evitare il voto dell’Assemblea Nazionale (la Camera dei Deputati), sfruttando il comma 3 dell’articolo 49. Se dunque il governo non fosse riuscito a convincere i parlamentari, c’era il piano B, ossia usare il jolly del 49-3. L’Assemblea, se non è d’accordo, può votare una “mozione di censura”, ma solo se è firmata da almeno 58 deputati. 
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Cartello di protesta contro l’uso del 49-3 in una manifestazione del 10 maggio scorso
Dal 1958, anno d’inizio della Quinta Repubblica, il 49-3 è stato usato ottantasei volte: quando il governo in carica si sentiva alle strette.
Questa noiosa premessa ci permette di capire cos’è successo il 10 maggio scorso, quando Manuel Valls ha firmato la richiesta di utilizzo del 49-3. La mozione di censura immediatamente richiesta dalle opposizioni è stata bocciata due giorni dopo, non avendo raggiunto i 288 voti necessari.
In attesa del voto del Senato, il 14 giugno prossimo, appare chiaro che gli elettori francesi non hanno preso bene l’uso di questo procedimento – per quanto legale – per superare l’ostacolo di un durissimo dibattito parlamentare. Da qui alla piazza, il percorso è stato brevissimo.


Fonti e approfondimenti
  • I fatti del 26 maggio nel riepilogo del Post, http://www.ilpost.it/2016/05/26/sciopero-proteste-francia-riforma-lavoro/;
  • [francese] la popolarità di Valls e Hollande, http://www.lemonde.fr/politique/article/2016/05/22/la-cote-de-popularite-de-manuel-valls-au-plus-bas-depuis-mars-2014_4924001_823448.html,
  • [francese] la documentatissima pagina di Wikipedia francese sulla riforma: https://fr.wikipedia.org/wiki/Projet_de_loi_visant_%C3%A0_instituer_de_nouvelles_libert%C3%A9s_et_de_nouvelles_protections_pour_les_entreprises_et_les_actifs;
  • [francese] l’intervista in cui El Khomri spiega le proprie ragioni, http://www.lesechos.fr/17/02/2016/lesechos.fr/021705873505_myriam-el-khomri----il-n-y-a-aucun-recul-des-droits-des-salaries-.htm;
  • [francese] il disegno di legge per come è stato depositato il 24 marzo, http://www.assemblee-nationale.fr/14/projets/pl3600.asp;
  • [francese] la legge e le sue infografiche sul sito del governo francese, http://www.gouvernement.fr/loi-travail;
  • [francese] i tentativi di utilizzo del 49-3, dal sito dell’Assemblea Nazionale, http://www.assemblee-nationale.fr/connaissance/engagements-49-3.asp;
  • [francese] un sondaggio sulla (scarsa) approvazione della legge, http://www.bfmtv.com/politique/projet-de-loi-travail-un-francais-sur-deux-souhaite-le-retrait-du-texte-971710.html;
  • sui blocchi alle raffinerie, http://it.euronews.com/2016/05/27/francia-sciopero-a-oltranza-nelle-raffinerie-il-20-per-cento-dei-distributori-e/.


Immagini tratte da: 
  • Una manifestazione di protesta a Tolosa, foto di Pablo Tupin-Noriega — opera propria, CC BY-SA 4.0;
  • la ministra El Khomri, foto di Claude Truong-Ngoc / Wikimedia Commons - cc-by-sa-3.0, CC BY-SA 3.0;
  • la crescita del PIL italiano e francese negli ultimi anni secondo la Banca Mondiale è disponibile all’indirizzo http://data.worldbank.org/indicator/NY.GDP.MKTP.KD.ZG/countries/FR-IT?display=graph;
  • vignetta di Frédéric Deligne, già pubblicata sul sito del quotidiano La Croix, http://www.la-croix.com/Economie/France/La-travail-pour-quoi-faire-2016-03-24-1200748805.
  • manifesto contro l’uso del 49-3, foto di Pablo Tupin-Noriega — opera propria, CC BY-SA 4.0

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