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19/9/2016

Benaltrismo

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di Matteo Leoni

Si trova ovunque, non fa distinzione di ceto sociale o di livello culturale, ma soprattutto è terribilmente sintomatico dei tempi difficili dal punto di vista sociale ed economico che stiamo passando. Sto parlando del benaltrismo. In realtà “benaltrismo”, da ben altro per l’appunto, è un termine nato sul web e che sul web si è diffuso, senza presentare ancora una propria posizione ben definita all’interno della lingua italiana, ma che in ogni caso è assolutamente esplicativo di cosa vuole rappresentare.
Si intende infatti quella tendenza da parte delle persone a trattare ogni problema con la formula del “c’è ben altro a cui pensare…”, come ad indicare una problematica non meglio identificata ma sicuramente degna  di maggiore considerazione rispetto a quella presa  sotto attenzione. Il benaltrismo nella sua accezione più negativa è figlio di una concezione un po’ relativistica e superficiale della società, per non dire prettamente egoistica, che vede nei problemi a noi più vicini una impellenza necessariamente superiore a quelli altrui, al contrario non abbastanza rilevanti dal ricevere l’attenzione delle istutizioni o chi per loro.
Se siano nati prima i problemi, o chi dice che c’è altro a cui porre rimedio non si sa, è come chiedere se sia nato prima l’uovo o la gallina.
E’ così che in un crescendo infinito si va dal classico “perché vi arrabbiate per una partita di calcio quando c’è gente che non ha lavoro?”, classica affermazione incoerente e senza significato preciso volta ad attirare facili consensi, alle più irritanti affermazioni contro personaggi della cultura e della scienza, che dimostrano spesso una scarsa propensione all’informazione e alla conoscenza da parte di chi scrive e da espressione a questi pensieri, di cui il web fa solo da catalizzatore. “Perché spendere soldi per una missione nello spazio se c’è gente che muore di fame?”. Sì…ho letto e continuo a leggere e sentire numerosi commenti come questo ad ogni articolo relativo ad importanti ricerche o scoperte scientifiche, i cui autori probabilmente non sono a conoscenza dell’aiuto che la ricerca spaziale, tanto per fare un esempio, ci ha dato e ci sta dando nelle nostre vite di tutti i giorni in tutti i campi.

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Il problema rimane quello, anzi…il problema non esiste proprio in quanto è sempre altro, che sia la disoccupazione, la guerra o qualsivoglia imprecisata vicissitudine che riguarda il nostro pianeta.
Attirare sterile consenso, ignoranza, far scoppiare una polemica, attirare l’attenzione oppure semplicemente dar sfogo alla propria frustrazione. Le uniche spiegazioni per questo fenomeno così fastidioso e irritante non possono che essere queste. Non c’è motivo per cui una persona normale non possa pensare che un individuo oltre ad occuparsi di tifare per una squadra non possa preoccuparsi della disoccupazione giovanile, oppure  essere disgustato all’idea che nel mondo ci sia gente che muore a causa della guerra. Derivano da tutto questo facili e superficiali giudizi, magari espressi dalle stesse persone così preoccupate dei problemi che elencano da non andare a votare perché i politici sono tutti uguali.
E sono proprio gli stessi soggetti politici ed istituzionali le ultime vittime o protagonisti che dir si voglia di questo fenomeno. In particolare è vergognoso che soggetti eletti, come la Lega Nord, e talvolta il M5S, cavalchino ondate di pensiero così scontate e inutili, rilanciando in alcuni casi messaggi semplici da comprendere ma vuoti di significato. Ne è un esempio la retorica sviluppatasi durante la discussione della Cirinnà con affermazioni rilanciate più o meno frequentemente del tipo “il governo pensa alle unioni civili ma non ai disoccupati”, come se non fosse possibile pensare ad entrambe le tematiche contemporaneamente o come se tutti i disoccupati fossero completamente estranei alla tematica  delle unioni civili.
Insomma, c’è tanto da lavorare e da crescere, e, se vogliamo che l’Italia cresca, deve crescere anche il nostro spirito critico, ma se la classe politica non da il buon esempio, da dove possiamo partire?



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