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18/9/2017

Dal Vangelo secondo Matteo

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di Lorenzo Alemanno
Si è tenuta ieri, domenica 17 settembre, la trentunesima edizione del Raduno di Pontida, che dal 1990 riunisce annualmente militanti ed esponenti della Lega Nord. L’edizione di quest’anno ha segnato un deciso taglio col passato: per la prima volta non ha preso la parola il fondatore e storico segretario Umberto Bossi. A deciderlo l’attuale segretario e candidato premier in pectore Matteo Salvini che, a detta dello stesso Bossi, gli ha risparmiato una sonora bordata di fischi. È notizia delle ultime ore, infatti, che la Procura di Genova abbia ordinato il sequestro conservativo dei conti correnti del partito padano, in virtù di un processo per ricorso abusivo al finanziamento pubblico, perpetrata dalla gestione Bossi – condannato per truffa a due anni e tre mesi di reclusione e sottoposto tuttora a svariati processi per gli anzidetti rimborsi elettorali.
La Lega Nord ha chiuso con il passato, o almeno così sembrerebbe. Stupisce la rapidità con cui sia diventato un partito nazionale: era solo il 2013 quando l’edizione del Raduno di Pontida aveva come slogan “Prima il Nord”, ma sembra passata davvero un’era. Stupisce anche che fino al 2012 Bossi fosse il segretario della Lega mentre oggi non viene nemmeno fatto parlare. Colpisce, però, la motivazione di Salvini: una mossa elettorale, ovvio, ma fallace sul piano logico. Salvini, in merito all’inchiesta genovese, ha infatti parlato di “attentato alla democrazia”, di strategia politica dei suoi avversari (verosimilmente del Partito Democratico) che “utilizza la magistratura per mettere fuori gioco la Lega”. Se si sposa la pur legittima tesi della magistratura deviata, tuttavia, che scopo ha l’esclusione di Bossi, che dovrebbe essere la vittima e non il colpevole nella ricostruzione salviniana? ​
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Al netto di questa evidente contraddizione dalla manifestazione leghista ci giungono alcuni spunti. Tra i tanti citiamo la proposta del leader di eleggere i magistrati, già espressa dalla Lega nel 2008: una proposta senza dubbio bizzarra e inapplicabile nel nostro sistema costituzionale. La supremazia della legge, criterio chiave per il giudice, è incompatibile con la rappresentatività della carica. Giocoforza occorrerebbe cambiare una parte considerevole della Carta Costituzionale per applicare questa proposta, ma allo stato attuale non sembra esserci alcuna maggioranza intenzionata ad andare in questa direzione, neanche se la Lega vincesse le elezioni. Veniamo poi all’autonomia, vecchio cavallo di battaglia della Lega Nord, nata come partito secessionista e approdato poi verso posizioni decisamente più moderate quali il federalismo. Salvini ha promesso referendum consultivi in materia di autonomia locale: di per sé non un male, certo, ma ha aggiunto “senza lasciarsi gestire dai vincoli europei e romani”. Il tema dei referendum per l’autonomia riveste un’importanza centrale, poiché è a essi intitolata questa edizione del Raduno. Senonché è impossibile prendere qualsivoglia decisione in barba ai vincoli finanziari europei, a meno di non avere un board comunitario completamente diverso nell’arco di pochi mesi che metta mano ai Trattati oppure di uscire dall’Unione. Se la prima opzione appare impossibile la seconda è tutt’altro che campata in aria ma anzi si affaccia sempre più verosimile in molti Paesi. D’altronde la Brexit ha aperto la strada alla dissoluzione dell’Unione e i partiti euroscettici sembrano in ascesa un po’ ovunque. A tal proposito, alla domanda di alcuni giornalisti sulle possibili alleanze Salvini ha chiaramente chiuso la porta ai partiti più centristi del centrodestra, identificati col solito Alfano, e ai 5s (in un passaggio apostrofa cripticamente Di Maio come ‘funghetto’). Permane invece l’incertezza sui rapporti con Berlusconi e Forza Italia: pur avendo dato spazio a Giovanni Toti, presidente della Liguria in quota Forza Italia, Salvini ha dichiarato di non aver sentito il Cavaliere, e quindi non ha sciolto la riserva sull’alleanza tra i due partiti. Tuttavia l’episodio di Toti è sintomatico: mai un politico che non figurasse tra le fila della Lega Nord aveva avuto parola a Pontida. Sembra essere un chiarissimo segnale pre-elettorale di un’alleanza in divenire. La vera questione, semmai, tacendo dell’incertezza sulla legge elettorale, è chi sarà il candidato premier della coalizione della destra: ma anche qui la risposta l’ha fornita, tra le righe, Salvini. “Nei momenti difficili” ha detto “parla uno solo”. E non fatichiamo a capire chi sia. 

Immagini tratte da:
LaStampa

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