Aung San Suu Kyi e la lunga strada della democrazia in Birmania ![]() Una nazione dominata per decenni da un regime militare, ma avviata da alcuni anni sulla strada della democrazia, al punto da essere definita dall’Economist il “paese dell’anno” 2015, in quanto “ha reso il nostro mondo un posto migliore”. A pensarci, gli ultimi eventi accaduti in Birmania hanno un che di stupefacente. Riepiloghiamoli. La Birmania (o Myanmar, nome preferito dalla giunta militare) è un paese del sud-est asiatico stretto tra India (a ovest), Cina (a nord) e Thailandia (ad est). Nonostante l’estensione doppia rispetto all’Italia (676 577 km²), ha una popolazione simile: qualcosa più di 50 milioni di abitanti. Alla fine dell’Ottocento, a seguito di tre sanguinose guerre, la Gran Bretagna fece del Siam - la vecchia denominazione - un possedimento coloniale. I birmani subirono la dominazione britannica fino al 1948, quando ottennero l’indipendenza senza aderire al Commonwealth. ![]() A partire dal 1962, il paese è controllato da una feroce dittatura militare, che ha bandito tutti i partiti d’opposizione. Nel 1988, una serie di rivolte studentesche costrinsero il generale Ne Win, leader della giunta militare dai tempi del golpe, alle dimissioni. Alle elezioni del 1990, le prime elezioni libere in trent’anni videro la Lega Nazionale per la Democrazia (NLD), guidata da Aung San Suu Kyi, ottenere l’80% dei seggi. La leader dell’NLD era figlia di un importante politico birmano della fase precedente all’indipendenza, ma il suo successo non poteva essere accettato dallo Stato maggiore dell’esercito, che la arrestò, annullando de facto le elezioni. Aung San Suu Kyi, premiata l’anno successivo con il Nobel per la pace, rimase agli arresti fino al 1995, per tornarvi in modo praticamente ininterrotto tra il 2000 e il 2010, senza poter esercitare il ruolo che gli elettori birmani le avevano attribuito. ![]() Nel 2008, un referendum vide la giunta modificare la legge elettorale del paese, stabilendo un 25% di seggi riservati alle forze armate e l’impossibilità, per chi abbia parenti stretti non birmani, di divenire primo ministro (ricordatevelo). Le elezioni parlamentari del 2010 furono boicottate dalle forze democratiche, e videro l’affermarsi dei militari con oltre l’80% dei voti. Nonostante ciò, Aung San Suu Kyi fu definitivamente liberata, tanto da poter partecipare alle elezioni suppletive del 2012, in cui nonostante l’esiguità della posta in palio (46 deputati su 440) l’NLD conquistò larga parte dei consensi (43 seggi). Alle nuove elezioni generali del 2015, la vittoria di Aung San Suu Kyi, di nuovo libera di guidare il proprio partito, è stata schiacciante, con il 60% dei seggi ottenuti in entrambi i rami del Parlamento. Il 25% dei militari, a questo punto, non sarebbe stato sufficiente ad ostacolarne l’elezione a presidente, ma la clausola dei parenti stranieri cui accennavamo prima ha avuto la meglio. Aung San Suu Kyi è stata sposata con il professore inglese Michael Aris, da cui ha avuto due figli, entrambi cittadini britannici. ![]() Di conseguenza, il 15 marzo scorso il Parlamento birmano ha eletto alla presidenza Htin Kyaw, economista e stretto collaboratore di Aung San Suu Kyi. La Presidentessa mancata ha comunque assicurato che gestirà le politiche dell’NLD (in modo simile a quanto accaduto col Partito del Congresso di Sonia Gandhi in India). In totale, Hitn Kyaw ha ottenuto 360 voti su 652, mentre il candidato dei militari Myint Swe ne ha ricevuti 213, garantendosi la vicepresidenza (che comunque dovrà spartire con un altro membro della Lega Nazionale per la Democrazia, Henry Van Thio). Fonti: economist.com
Immagini tratte da: Cartina della Birmania, da Wikipedia, Pubblico dominio, Proteste del 1988, da Wikipedia Inglese, di Burmese American Democratic Alliance, voce "Myanmar" Aung San Suu Kyi, da Wikipedia, foto di Claude TRUONG-NGOC - lavoro personale, CC BY-SA 3.0, voce "Elezioni parlamentari in Birmania del 2015" Hitn Kyaw, da Wikipedia, di Channel News Asia, CC BY-SA 4.0
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Novembre 2020
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