Il 23 Settembre di 31 anni fa a Napoli, durante un agguato all'interno della sua Mehari verde due sicari ammazzarono a colpi di pistola il ventiseienne giornalista napoletano Giancarlo Siani, primo cronista morto nel nome della giustizia, della libertà d'informazione e della denuncia della delinquenza e della corruzione. Io voglio ricordarlo così, attraverso una fantasiosa immedesimazione nei suoi panni pochi istanti prima di morire. Ciao Giancà.
Io sono Giancarlo Siani, ho 26 anni e tra poco sto per morire. Ho detto a Daniela che ora la andavo a prendere per portarla al concerto di Vasco, ma lei probabilmente sa già non sarà così. Daniela amore e testimone mio. Testimone della vita a Torre come me. Torre, Torre che Goethe avrebbe voluto mantenere nello spirito, che in Inghilterra chiamano la Liverpool del Sud. Torre dove ci sono quelle vie che io conosco meglio di casa mia. Quelle strade che piangono ancora perchè vedono i buchi dei proiettili nei muri che tremarono il giorno della strage. Come uno squadrone della morte i Nuvoletta e i compagni loro arrivarono nel paese deserto. Tutti erano nel bar a vedere la partita del Napoli E mentre Maradona la buttava dentro con la coscia fabbricata da Dio, scoppiavano i cuori dei Gionta e della banda loro con i "muschilli" in prima persona. Nella mia giornata di osservatore acuto della città, Io vado raccontando la guerra. La guerra che fa scorrere il sangue intorno all'imperatore, che dal tonno e i capitoni si crede di essere salito in cima alla luna. "Si è alzato troppo di culo", e ha sbagliato con Lorenzo e Angelo Nuvoletta, e il Bardellino, il Corleonese. Sono loro che mi stanno venendo ad uccidere. Da tre mesi lo vogliono fare, da quando ho denunciato le loro trame con la polizia. Io sono di famiglia benestante, ma a me piace la strada. Anche se ho cominciato l'università, la mia testa è sempre stata da un'altra parte. "L'osservatorio sulla camorra" del mio maestro, Amato Lamberti,, è la Bibbia mia, mentre i vicoli sporchi, le sirene spiegate e i malvagi sono la vita mia. Io mi procuro notizie col questore, il sindaco e il maresciallo. Ma pure con loro i "muschilli", creature che devono ancora nascere, ma portano la cocaina nei calzini. Fermo un attimo la macchina e guardo la luna La luna cantata così bella da Giacomo Leopardi. Uno che a Napoli ha trovato la morte, ma pure tanta vita e lì sul terreno terribilmente fertile del Vesuvio ci ha piazzato la nascita della ginestra. E ancora risuona: Or tutto intorno una ruina involve, ove tu siedi, o fior gentile, e quasi i danni altrui commiserando, al cielo di dolcissimo odor mandi un profumo, che il deserto consola. A queste piagge venga colui che d’esaltar con lode il nostro stato ha in uso, e vegga quanto è il gener nostro in cura all’amante natura.(La ginestra – vv. 32 - 41) Di rovina parlava lui, una rovina che conosciamo pure noi. Una rovina che ancora molto c'è da sopportare, perchè grandi sono le pieghe del male, gli imbrogli, le mazzette e la falsità. A partire dal capo del comune, il sindaco, cogli amici consiglieri e lo spazzino, ad arrivare a Roma, Madama e Montecitorio innamorato della Sicilia e delle torri d'avorio. Io vengo dalla guerra, una guerra grossa Io sapevo già che poteva far male. Ma io non potevo dire di no, io dovevo scoprire, essere un cittadino. Ora stanno arrivando attorno alla Mehari i killer. Li vedo, sono due. . Per me non c'è speranza, sto per andarmene. Giancarlo Siani, amante della pallavolo e di Vasco Rossi. Il ragazzo di Daniela e il giornalista nuovo del Mattino. La mosca fastidiosa e l'impiccione con le corna. Consegno a voi, giovani di oggi, penna e taccuino
Immagini tratte da:
Immagini 1-2 da www.giancarlosiani.it Immagine 3 da www.ilpost.it Immagine 4 da www.vesuviolive.it
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Novembre 2020
Categorie |