Oggi alla Camera, il ddl sulla legalizzazione della cannabis
Quando il 13 marzo 2013 fu inaugurata la diciassettesima legislatura, c’erano grandi aspettative nell’aria. Nonostante la “non vittoria” del Partito Democratico di Pier Luigi Bersani, l’enorme risultato del Movimento 5 Stelle – lista più votata in Italia, alle prime elezioni politiche in cui si presentava – lasciava intendere che il nuovo Parlamento avrebbe messo all’ordine del giorno non solo le invocate riforme istituzionali, ma anche temi fin lì esclusi dalla dialettica politica perché troppo audaci, come le unioni civili e la legalizzazione delle droghe leggere.
Con lo scorrere dei mesi, quelle aspettative hanno lasciato spazio ad entusiasmi via via più contenuti, e molte delle proposte più innovative sono state progressivamente fagocitate da una palude parlamentare fatta di ostruzionismi e pelosi moti di coscienza. La legge sull’omofobia, per dirne una, è ferma in Senato dal 20 settembre 2013. Il reato di tortura, per dirne un’altra, si è arenato pochi giorni fa, quando il Senato ha sospeso su richiesta dei gruppi di centrodestra l’esame del disegno di legge che introduce nel nostro ordinamento il reato di tortura. In questo scenario non esattamente di cambiamento, l’approvazione della legge sulle unioni civili, per quanto fortemente ammorbidita rispetto alle proposte iniziali, ha rappresentato un traguardo impensabile fino a poco tempo prima. Potrebbe non essere l’unica sorpresa di questa diciassettesima legislatura, perché oggi (25 luglio, data a suo modo evocativa) inizia alla Camera dei Deputati la discussione generale sulla proposta di legge N. 3235: “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati”.
Per i coraggiosi, la presentazione della proposta di legge
Dalla A di Agostinelli alla Z di Zolezzi, sono 220 i parlamentari ad aver firmato questo ddl. Fanno parte dell’imponente intergruppo parlamentare che lo ha presentato deputati del PD, del M5S, di Forza Italia e di molte altre sigle. Li guida il sottosegretario agli Esteri Benedetto della Vedova, che ha voluto così affrontare il vuoto legislativo causato dalla bocciatura, da parte della Corte Costituzionale, della legge Fini-Giovanardi, avvenuta nel 2014. Da allora, è tornata a regolamentare il consumo di stupefacenti la Iervolino-Vassalli, risalente al 1990. Una vita fa, è il caso di dirlo. Ma la proposta di legge Della Vedova non vuole solamente adeguare ai tempi la legislazione: si tratta di un provvedimento antiproibizionista, in linea con il passato radicale del promotore.
Antiproibizionista significa che, dopo decenni di contrasto duro, ci si rende conto che proibire la vendita di un certo prodotto non impedisce che quello si diffonda effettivamente. Un po’ come avveniva nell’America anti-alcool degli anni Venti, il consumo di droga nell’Italia di oggi è costante e diffuso, e continuare a proibirlo ha come conseguenze l’arricchimento delle organizzazioni criminali e un notevole ingolfamento della macchina della giustizia: «per correre dietro a “ladri di merendine” impieghiamo soldi, uomini e mezzi che potrebbero invece essere utilizzati per perseguire reati ben più gravi e pericolosi», ha dichiarato Della Vedova. È stata la stessa Direzione Nazionale Antimafia, nel febbraio 2015, a richiedere un intervento da parte del Parlamento per superare questo stato di cose, così da potersi concentrare sulle droghe pesanti e sugli altri traffici criminali. Vediamo allora in cosa consiste il provvedimento.
Ogni cittadino può portare con sé fino a 5 grammi di cannabis per uso ricreativo (in casa possono esserne conservati fino a 15) e può fumarli senza alcuna autorizzazione nei luoghi privati. Restano vietati il consumo in pubblico, sul posto di lavoro e alla guida (per quest’ultima valgono le sanzioni del Codice stradale già esistenti). In casa possono essere coltivate fino a 5 piante, a condizione di comunicarlo alla Regione. La coltivazione – sempre con il limite delle 5 piantine – può essere fatta da associazioni senza fini di lucro, con un massimo di 50 iscritti. La vendita è possibile solo con l’autorizzazione da parte dell’Agenzia delle Dogane e in locali dedicati, sottoposti a norme piuttosto stringenti (in due parole: non verrà venduta nelle tabaccherie, ma ci vorranno veri e propri coffee shop). Il 5% dei proventi dalla vendita sarebbero destinati al Fondo nazionale di intervento per la lotta alla droga.
Il provvedimento interviene anche sulla questione della cannabis terapeutica, ossia quella impiegata per la terapia del dolore nei malati cronici o terminali. Attualmente possibile in undici regioni su venti, la cannabis terapeutica è comunque soggetta a restrizioni molto dure che verrebbero significativamente attenuate.
L’idea di depenalizzare il consumo di marijuana è frutto anche dell’osservazione di quanto accade all’estero. Oltre ai casi ben noti di Olanda e Svizzera, di recente Spagna, Portogallo e alcuni stati americani hanno legalizzato le droghe leggere, ottenendo risultati significativi, in termini di contrasto alla criminalità. L’Economist ha dedicato una copertina e un lungo articolo al tema, schierandosi dalla parte degli antiproibizionisti.
Secondo i dati offerti dall’integruppo, il mercato della cannabis vale da noi 12 miliardi di euro (tra 1,5 e 3 milioni di chilogrammi di prodotto), che al momento sono totalmente al nero; un articolo de Lavoce.info stima introiti fiscali per almeno 6 miliardi di euro, in caso di legalizzazione. Significativi vantaggi si avrebbero anche sul piano della giustizia, visto che un numero significativo di provvedimenti sono a carico di chi consuma o vende cannabinoidi: secondo il VII Libro Bianco sulla legge sulle droghe (2016), il 56,31% delle operazioni di polizia, il 48,20% delle segnalazioni all’autorità giudiziaria e il 78,99% delle segnalazioni alla prefettura in materia di stupefacenti hanno riguardato la marijuana. Se i dati economici e sulla criminalità sono piuttosto convincenti, maggiori sono i dubbi sul piano etico. Non si rischia di trasformare lo Stato in “spacciatore”, un po’ come accade per il tabacco e i video-poker? E ai giovani, che insegnamento viene dato? Della Vedova risponde così: «nessuno mette in dubbio la nocività di un uso intenso e continuativo della cannabis, specialmente durante l’adolescenza. Ma l’ipocrisia proibizionista è esattamente qui: oggi i minorenni acquistano illegalmente hashish da spacciatori che di certo non chiedono la carta d’identità ai loro clienti. Con la nostra proposta di legge, invece, prevediamo la vendita della sostanza in negozi dedicati (non in tabaccheria, quindi) dove l’ingresso ai minorenni è assolutamente vietato: questo contribuirà a ridurre drasticamente il consumo da parte dei minorenni. Inoltre, con la cannabis legale, ci sarà un controllo sulla qualità da parte delle istituzioni sanitarie. Cosa che, nell’odierno quadro di illegalità, di certo non avviene». Un po’ come è accaduto per le Unioni Civili, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e non è detto che il pur corposo integruppo favorevole al ddl sia in grado di ottenerne l’approvazione, perlomeno nei termini in cui è stato presentato. Il gruppo parlamentare di centrodestra Area Popolare, per dirne una, ha già depositato oltre 1300 emendamenti, che renderanno la discussione aspra e impegnativa. Ecco il botta e risposta via Twitter tra Roberto Saviano e il capogruppo di AP Maurizio Lupi: - Roberto Saviano - Maurizio Lupi Forse andrà a finire come con l’omofobia o il reato di tortura, ma già il fatto che una proposta di legge antiproibizionista venga effettivamente discussa in aula, è una grande novità.
Fonti e approfondimenti:
• Il ddl 3235; • Il riepilogo de La Stampa sui contenuti del provvedimento, qui quello di Wired; • La relazione della Direzione Nazionale Antimafia; • Un articolo di Luigi Manconi sulla fabbrica che produce la cannabis terapeutica; • [inglese] Il parere dell’Economist sulla legalizzazione delle droghe leggere; • Un’intervista sul tema a Benedetto Della Vedova; • Il VII Libro bianco sulla legge sulle droghe; • Il sito della campagna antiproibizionista Non me la spacci giusta; • L’articolo de Lavoce.info sui benefici fiscali della legalizzazione; • Il parere di Mattia Feltri de La Stampa. Immagini tratte da: • Una piantina di cannabis, foto di Nabokov – lavoro proprio, da Wikipedia inglese, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5369827; • L’infografica sul ddl è tratta da http://www.cannabislegale.org/
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