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9/11/2020

La didattica a distanza: tra fatica e ansia

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​Psicologo Leandro Gentili


Il periodo di incertezza che stiamo attraversando porta molte persone a sperimentare vissuti di ansia e frustrazione per la perdita del controllo sulla vita quotidiana. Difficoltà a concentrarsi, senso di solitudine e depressione sono tra i sintomi psicologici più frequentementi.

Proprio nei momenti di incertezza si cerca conforto in ciò che è familiare, nelle abitudini e nei rituali che infondono sicurezza perché restituiscono la percezione di controllo sugli eventi.

Per molti studenti è stata proprio la didattica a distanza a riportare quella sensazione di normalità e abitudine di cui erano stati privati. Lo ha fatto in primavera, durante i mesi di chiusura, ed è tornata a farlo ora che si prospetta un nuovo lockdown. ​
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​Perché studiare online è faticoso?
Nell’insegnamento da remoto i fattori di stress sono molteplici e in gran parte legati all’uso intrinseco degli strumenti tecnologici, ma non solo: la qualità della comunicazione e lo stress da pandemia sono altri due elementi cruciali per comprendere la fatica percepita da docenti e studenti nella didattica online.

Quali sono i fattori decisivi nella didattica online?

1 La Sindrome da schermo elettronico
Alcuni ricercatori di Harvard hanno illustrato come l’esposizione alla luce blu degli schermi di pc, tablet e smartphone sia in grado di alterare il ritmo circadiano sonno-veglia.
Dopo appena due ore di lezione online ci si sentirebbe infatti stanchi, affaticati e distratti.
Altri sintomi fisici frequenti sono: fastidio agli occhi, problemi nella visione, insonnia, senso di spossatezza, tensione muscolare.
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2 La qualità della comunicazione
In una normale conversazione i segnali paraverbali e non verbali - come la mimica del volto, lo sguardo e l’uso della voce - forniscono feedback importanti per comprendere il senso del messaggio verbale. Questi segnali vengono registrati automaticamente dal cervello e ci forniscono feedback importanti sull’impressione che stiamo suscitando e quanto l’interlocutore sia coinvolto dal nostro parlato.

Nella didattica da remoto si è però privati della maggior parte di questi indizi comunicativi, la conseguenza è uno sforzo maggiore di decodifica - gli indizi comunicativi devono essere ricostruiti dalla nostra mente - e una più alta probabilità di incorrere in attribuzioni erronee; 
basterebbe infatti un semplice ritardo nella connessione per indurci a considerare il nostro interlocutore virtuale meno amichevole di quanto non lo sia in realtà (Schoenenberg, Raake e Koeppe, 2014).
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3 Il carico emotivo
Si è parlato recentemente di stanchezza da pandemia, altro non sarebbe che una sindrome da adattamento, come la definirebbe Selye - pioniere delle ricerche sullo stress - , che si realizza quando l’organismo non riesce più a rispondere con efficacia alle pressioni prolungate dell’ambiente esterno.
Il disagio si manifesta sul piano psicologico con demotivazione, irritabilità, umore depresso, apatia, scarsa motivazione in comportamenti protettivi, alienazione e disperazione.
Non c’è da sorprendersi dunque se il peso di queste emozioni possa influire sul rendimento e sulla concentrazione non solo degli studenti, ma anche degli insegnanti.

In questo delicata fase storica, la Scuola dovrebbe porsi come priorità quella di preservare il legame educativo tra studenti e docenti, offrendo uno spazio accogliente e aperto all’ascolto.
Tanto più la didattica a distanza riuscirà ad essere una metafora della didattica in presenza, tanto più sarà possibile normalizzare e contenere le ansie e le tensioni generate dall’isolamento.

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​Per approfondire
Schoenenberger, K., Raake, A., Koeppe, J. (2014). Why are you so slow? – Misattribution of transmission delay to attributes of the conversation partner at the far-end. International Journal of Human-Computer Studies, 72 (5), 477-487.

Stress, ansia, solitudine, depressione. I "guai" della didattica a distanza
La comunicazione al tempo del Covid-19: fin dove arriva la tecnologia?
Docenti e tecnostress: cos'è, sintomi e cosa fare.
"Blue light has a dark side", Harvard Health Letter
Articolo dell'OMS sulla pandemic fatigue.

Immagini tratte da:
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