La gaffe sull’immigrazione in cui è incappato il Partito Democratico negli ultimi giorni è solo l’ultimo episodio di una storia che non accenna ad arrestarsi. Il manifesto, prontamente rimosso dai responsabili della comunicazione, ha colpito l’immaginario collettivo non tanto per il suo significato intrinseco quanto per un’espressione ormai celeberrima: “aiutiamoli a casa loro”. Espressione attinta senza mediazioni dal lessico leghista (posto che la Lega Nord rappresenta attualmente la destra, estrema o no, in Italia), espressione che rimanda a un’idea comoda, razionale, finanche giusta, ma concretamente priva di senso. Tale passaggio merita profonda attenzione, al di là del dato politico al quale si può pervenire alla fine di un ragionamento puramente linguistico.
Perché la sinistra ha bisogno di usare le parole della destra? Probabilmente perché le parole della sinistra non hanno presa sull’elettorato in quanto complesse, ragionate, a volte contorte. La spiegazione è squallida ma piuttosto aderente alla realtà. Non è un caso che i partiti socialisti, socialdemocratici, socialqualcosa di mezza Europa siano al loro perielio storico rispetto ai partiti nazionalisti, sovranisti, fascisti o quant’altro: la “sinistra” tutta (sia consentito chiamarla così per semplicità) sta rincorrendo l’elettorato liquido senza proporre alcuna soluzione “di sinistra” ai problemi del terrorismo, dell’immigrazione, della disoccupazione. L’episodio da cui siamo partiti è l’emblema, la prova provata di questa corsa agli armamenti propagandistici. Ma il Partito Democratico, in realtà, ha iniziato la sua corsa molto tempo addietro. L’ultima legislatura in cui, tolti alcuni incidenti di percorso in Senato, il Pd ha ottenuto stabilmente la maggioranza in Parlamento, ha visto un’escalation di destrizzazione del centro-sinistra. Sia chiaro: non è di per sé un male, non è di per sé un bene. É un dato di fatto con cui dobbiamo fare i conti per leggere meglio la realtà che ci si presenta davanti e per scegliere con cognizione di causa i futuri onorevoli che tra pochi mesi saremo chiamati a eleggere. In principio era il Lavoro il motore trainante delle forze comuniste e socialiste: le leggi in ambito giuslavoristico promosse dal Partito Democratico sono un sostegno galoppante alle imprese, con una riduzione corposa degli ambiti di tutela dei dipendenti. Le politiche neoliberiste sono perfettamente integrate dal Jobs Act: i risultati in termini di disoccupazione sono ardui da leggere, oscillanti. A due anni e quattro mesi dal varo del ‘contratto a tutele crescenti’ possiamo concludere che una spinta occupazionale si è avuta in modo estemporaneo, a macchia di leopardo, influenzata enormemente dagli sgravi contributivi per le imprese, ma obiettivamente si è rimasti lontani dai miracoli preannunciati. Senza contare che occorre considerare, in quest’analisi, dei fattori legati all’andamento dei mercati occidentali per i quali hanno scarsa rilevanza le norme interne. Venne poi l’epoca della polemica con l’Europa: anche qui il lessico è stato oggetto di una rapina a volto scoperto dai serbatoi della destra. Su tutte, il famoso “battere i pugni sul tavolo” riguardo i vincoli economici comunitari. Non si sono mai visti questi pugni, forse perché ai tavoli europei non ci siamo quasi mai. Come non ricordare poi, nei tempi recenti, il “daspo urbano” del ministro Minniti: un provvedimento curioso, che surroga un procedimento penale e attribuisce ai Sindaci un potere sanzionatorio normalmente appannaggio dei giudici, consistente nell’allontanamento dal territorio del comune di chi commette atti vandalici o affini. Un pasticcio giuridico dal sapore mediatico: un vandalo a Milano non lo è a Napoli? Chi sfascia un’opera d’arte a Firenze non potrebbe farlo anche a Roma? Ennesimi tentativi di chiudere gli occhi sul problema giudiziario e scaricarne il peso su altre figure. Da ultimo, come accennato sopra, la questione migratoria, con questo sugello “aiutiamoli a casa loro” degno di Matteo, sì, ma di quello padano. Probabilmente, fiutando il pericolo di lasciare temi così caldi alla destra, il Partito Democratico continua nella sua opera di maquillage per stare sempre più al centro e raccogliere tutto e il contrario di tutto. Peccato notare, come sempre, che a parità di proposte un elettore sceglierà sempre l’originale: è una banale legge di marketing che il Pd prova a ignorare. Scontato dire che saranno gli elettori, nel segreto dell’urna, a ignorare i Renziboys che continuano, nel solco della peggior sinistra degli ultimi venti anni, a regalare il paese al peggior offerente.
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Novembre 2020
Categorie |