Chi, almeno una volta nella vita, non ha sognato di volare? E magari di diventare astronauta? Samantha Cristoforetti è una donna prima ancora di essere un ingegnere e un pilota dell’aeronautica militare. Lei, a volare ci è riuscita, stabilendo peraltro il record femminile di permanenza nello spazio con ben 199 giorni consecutivi in orbita, oltre ad essere la prima cosmonauta donna italiana.
Presentato in anteprima al Festival del Cinema di Roma 2015, il film racconta i mesi antecedenti il decollo nello spazio del 23 novembre 2014 dal Cosmodromo russo di Bajkonour, e lo fa senza mai annoiare, attraverso la voce della stessa Samantha e le immagini delle varie attività che ha svolto nel corso dei mesi precedenti il lancio in orbita, fornendoci un ritratto a tuttotondo della donna e dell’astronauta. Le domande o le osservazioni che attengono il rapporto dell’uomo con lo spazio, il desiderio prometeico di volare e un accenno ad interrogativi filosofici e accattivanti, come pure taluna riflessione poetica, sono riservati alla voce acusmatica di Giancarlo Giannini che interviene a più riprese nell’arco degli 83 minuti mentre immagini celestiali della nostra Terra vista dall’alto incantano i nostri occhi. Come impiegano il loro tempo gli astronauti nello spazio? Come fronteggiano un’avaria o un’emergenza? Cosa portano nello spazio? O ancora, di cosa si nutrono? E per i bisogni fisiologici? Come reagisce il corpo all’assenza assoluta di gravità? Molte sono le curiosità che vengono svelate e molti i quesiti che possono trovare risposta attraverso il docufilm, per voce di Samantha e talvolta anche attraverso il volto dell’astronauta palermitano Luca Parmitano, che la macchina da presa ci mostra mentre fluttua in assenza di gravità. Intriganti le ambientazioni della pellicola: i cosmonauti hanno l’obbligo di addestrarsi per almeno 5-6 ore nei mesi precedenti le missioni e per questo la NASA ha riprodotto fedelmente presso Houston la stazione spaziale internazionale; inoltre, sfruttando le proprietà dell’acqua all’interno di enormi piscine, gli astronauti si allenano indossando tute pressurizzate, come se fossero già nello spazio, abituandosi progressivamente alla riduzione di mobilità. Accanto al volto di astronauta, quello di donna. Samantha guida sicura sulle grandi autostrade americane, si reca dalle amiche Mery e Stacey per fare aperitivo, si emoziona prima del lancio salutando i genitori e gli amici da dietro un vetro (prima del lancio è obbligatoria una quarantena di due settimane), ci parla della sua infanzia in un piccolo paesino di montagna e di quando, guardando le stelle, avesse provato il desiderio di volare e di esplorare l’universo. Il sogno di Samantha si è realizzato e adesso desidera condividerlo il più possibile, portandolo avanti anche per coloro i quali è e rimarrà tale. La vediamo, sul finire della pellicola, di ritorno dalla missione Futura mentre esce dal Soyouz, decisamente provata ma felice. Addestramenti lunghi e faticosi, adrenalina, coraggio, determinazione e forti emozioni le hanno permesso in quei lunghi giorni di trasformarsi in una creatura dello spazio, realizzando insieme al team un vero e proprio avamposto dell’umanità. Jurij Gagarin sosteneva che gli uomini possono addestrarsi a tutto ma si chiedeva, retoricamente, se fosse possibile prepararsi alla meraviglia. E osservando l’espressione di Samantha e le immagini che lei ha avuto la fortuna di vedere con i propri occhi, Jurij aveva sicuramente ragione, non saremo mai preparati a questa infinita bellezza.
Immagini tratte da:
- astrosamantha-ilfilm.it - CorriereUniv.it - iodonna.it - da vitatrentina.it - unadonna.it; Vanityfair.it
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Marzo 2023
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