A brevissima distanza da Neruda (2016), P. Larrain, cileno classe 1976, ci riprova. È la volta infatti del nuovo biopic Jackie, che ripercorre i giorni successivi la morte del Presidente J.F. Kennedy attraverso lo sguardo della moglie Jacqueline . Presentato in concorso al Festival di Venezia 2016, si è aggiudicato il premio per la Migliore Sceneggiatura.
Tre i livelli di lettura che si intrecciano nel corso dei 99 minuti: i sette giorni immediatamente successivi l’attentato, un documentario d’epoca (del 1961), in bianco e nero, in cui Jackie mostra al popolo americano gli interni della Casa Bianca e un’intervista in cui la ex First Lady ripercorre i tragici momenti dell’assassinio e l’organizzazione delle esequie nella concitazione delle ore successive.
È il 23 novembre 1963 e la vettura presidenziale sfila per le strade di Dallas. Lo sparo. E il cervello del Presidente schizzato via fuori dalla decappottabile. Al suo fianco, Jackie, nell’elegante abitino rosa Chanel macchiato di sangue. Una tragedia umanissima e una donna forte nella sofferenza. Un alternarsi di visioni, sentimenti, ricordi e stati d’animo contrastanti e la percezione del dolore di una moglie: regali e misurati i gesti di una donna passata alla storia come un’icona di eleganza e stile.
Un attimo. Perdere tutto. Il marito, la residenza presidenziale, il ruolo di moglie del Presidente. Un’occasione, quella luttuosa, per riflettere sulla propria esistenza, come emerge dagli innumerevoli interrogativi, anche di stampo religioso, che Jackie si pone. Ma soprattutto, momenti decisivi per esaltare la memoria del marito lasciandone un’eredità ai posteri e, inconsapevolmente, cominciando a tracciare quell’impronta di sé che ancora oggi permette di dedicare alla sua figura un film.
Un andamento piuttosto lento per una pellicola che indugia su pochi momenti, indagando a fondo la psicologia di Jackie. Primi e primissimi piani sul volto dell’algida Natalie Portman (Nomination Oscar 2017 come Migliore Attrice Protagonista) che nel film sfoggia degli abiti che riproducono fedelmente quelli indossati da Jacqueline . Grandi e lussuosi spazi si alternano a visioni meste di cimiteri pervasi da una fitta nebbia e ancora gli interni, quelli della Casa Bianca, in cui Jackie, altèra, si muove con eleganza, fino alla ben più modesta dimora in cui a un tavolo, rilascia, commossa ma decisa, la propria intervista. Un biopic ben riuscito e curatissimo esteticamente (ripropone addirittura le tonalità sature anni ’60) che non estingue, alimentantando, la curiosità su Jacqueline e sul suo post Kennedy, terreno ancora filmicamente inesplorato.
Immagini tratte da:
comingsoon.net thedenverpost.com abcnews.go.com telegraph.co.uk
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Marzo 2023
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