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3/7/2016

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto.

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di Maria LuisaTerrizzi


GENERE: Commedia, Drammatico, Grottesco
ANNO: 1974
REGIA: Lina Wertmüller
ATTORI: Mariangela Melato, Giancarlo Giannini, Riccardo Salvino, Isa Danieli, Aldo Puglisi, Luis Suarez, Lucrezia De Domizio, Giuseppe Durini, Anna Melita, Eros Pagni
SCENEGGIATURA: Lina Wertmüller
FOTOGRAFIA: Giulio Battiferri
MONTAGGIO: Franco Fraticelli
MUSICHE: Piero Piccioni
PRODUZIONE: MEDUSA ROMANO CARDARELLI
DISTRIBUZIONE: MEDUSA - PENTAVIDEO, MEDUSA VIDEO (PEPITE)
PAESE: Italia
DURATA: 125 Min
FORMATO: TECHNICOLOR
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Un lussuosissimo yacht solca le acque azzurre e cristalline del Mediterraneo: a bordo, con il marito e un gruppo di amici, la ricchissima signora Raffaella Pavoni Lanzetti (M. Melato) movimenta l’atmosfera vacanziera e a tratti sonnolenta del gruppo, con insopportabili prese di posizione anticomuniste e con il rigore preteso dai marinai nell’essere servita e riverita. Gennarino Carunchio (G.Giannini) appartiene alla servitù, è un rozzo marinaio comunista che malvolentieri sopporta l’arroganza della signora, verso la quale borbotta nervosamente improperi ed insulti, rigorosamente in dialetto.
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Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto è un film del 1974, con regia, soggetto e sceneggiatura di Lina Wertmüller, che appartiene al genere drammatico, ma anche alla commedia e al grottesco. La pellicola è stata oggetto di un remake, Travolti dal destino (Swept Away), nel 2002, per la regia di Guy Ritchie, con protagonisti Madonna e il figlio di Giannini, Adriano, che non ha però avuto lo stesso successo dell’originale.

Sotto l’occhio attento della camera da presa, che regala scorci e paesaggi mozzafiato di una Sardegna soleggiata e incontaminata, sono a confronto
classi sociali antitetiche, con i loro pregiudizi e clichè: l’alta borghesia da un lato, rappresentata dall’industriale e milanese Lanzetti, che taccia di approssimazione i marinai meridionali e, dall’altro lato, la classe subalterna della servitù, rappresentata da Carunchio, maschilista, retrograda e siciliano, che dissente dal modus vivendi dei ricchi, trovandone disonorevoli le abitudini.
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La netta separazione sociale che ritroviamo sull’imbarcazione si interrompe e, di fatto, si capovolge in occasione dell’ennesimo capriccio della signora, che decide di uscire alle sette di sera: il gommone guidato da Gennarino subisce un’avaria e i due sono costretti a fermarsi su di un isolotto deserto.
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Sullo sfondo di uno scenario naturale aspro e selvaggio, Gennarino decide di vendicarsi delle vessazioni subite dalla signora e di riversare su di lei colpe e frustrazioni politiche e sessuali, riducendola in poco tempo, tra botte e spintoni, nella sua schiava. Sono diventate famosissime le scene degli inseguimenti tra le dune, dove il crudele e più che mai “ncazzusu” Gennarino, picchia selvaggiamente la “bottana industriale”. Carunchio nell’orizzonte isolano, in virtù del vantaggio fisico, riesce a realizzare concretamente una sorta di “dittatura del proletario”, capovolgendo l’opposizione servo-signore tipica della società capitalista e instaurando una nuova relazione di potere, dalle forti tinte erotiche e sadomasochiste.
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L’isola assume i contorni di una dimensione irreale, grottesca e assoluta, in quanto scevra da sovrastrutture: è per questo che è possibile realizzare il sovvertimento degli abituali rapporti di potere. Non ci sono più un marinaio e una industriale, ma un uomo e una donna, bisognosi l’uno dell’altra: la violenza ed il sopruso si trasformano presto in passione e tra i due sboccia un sensualissimo amore, sulle note delle musiche di Piero Piccioni, vincitore del David di Donatello 1975.
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Gennarino è feroce, maschio, è un moderno Crusoe che si occupa della caccia e della pesca; la Lanzetti, dolce e illanguidita, ha abbandonato l’arroganza e le convinzioni politiche socialdemocratiche, diventando l’amante che il signor Carunchio - come da lei si fa chiamare- si è costruito su misura. Gli è devota, è dedita alle faccende che lui ritiene consone ad una “femmina”, è dolce, tenera e passionale e soprattutto è felice, tanto da non desiderare che di rimanere accanto a lui.

Tornare alla realtà o vivere ancora nell’incanto dell’isola? Gennarino vuole la prova del nove, desidera sapere se la relazione è frutto esclusivamente delle circostanze fortuite o se Raffaella desidera rimanere con lui anche al di fuori di quel contesto. Nonostante le resistenze di quest’ultima, i due abbandonano l’isola.
E’ facilmente intuibile quale sarà l’epilogo della vicenda: la realtà ristabilisce le differenze che l’isoletta sperduta nel mare aveva livellato e la Lanzetti, pur nutrendo amore, non se la sente di cambiare vita, di rinunciare al benestare e agli agi. E’ amaro l’urlo di dolore che Gennarino lancia, disperato, alla Lanzetti sull’elicottero del marito: <<Traditrice, lo sapevo che non dovevo fidarmi di una ricca!>>.
Il quadro che Wertmüller traccia è pessimistico. A Gennarino, abbandonate le illusioni dell’amore con la ricca signora, non resta che tornare da moglie e figli. La breve parentesi lo ha fatto sognare e ha fatto conoscere la vera passione alla Lanzetti, ma la realtà è più forte di un breve soggiorno felice.
Da un punto di vista linguistico, è interessante notare come il linguaggio sia carico di espressività e sia stato strategicamente usato come tratto caratterizzante: Gennarino, incolto, si esprime quasi sempre in dialetto, al contrario, la Lanzetti è istruita e parla un ottimo italiano con cadenza milanese e una molto snob R ovulare. I personaggi non sono però delle parodistiche tipizzazioni del proletario e della borghese, nonostante ne esemplifichino molti luoghi comuni, ma hanno dignità e spessore, grazie alle sapienti interpretazioni degli affiatatissimi G. Giannini e M. Melato.

Immagini tratte da:

Immagine 0: locandina, sceglilfilm.it
Immagine 1: chroniqueducinephilestakhanoviste.blogspot.com
Immagine 2: p-pcc.blogspot.com
Immagine 3: cineclubedetomar.wordpress.com
Immagine 4: cinematek.be
Immagine5: ladridivhs.blogspot.com
Immagine 6: bestmoviesbyfarr.com

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