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26/9/2019

Ad Astra: la recensione

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di Salvatore Amoroso
Esce oggi nelle sale italiane Ad Astra, ultima fatica di James Gray presentata in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2019.  Opera che racchiude in se fantascienza umanista, minimalista, rarefatta ma pronta a improvvisi slanci spettacolari, a violente deflagrazioni. 
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Paese: Usa, Brasile, Cina                                   
Genere: fantascienza
Durata: 124 min.
Anno: 2019
Regia: James Gray
Sceneggiatura: James Gray, Ethan Gross
Fotografia: Hoyte Van Hoytema
Musiche: Max Richter
Casa di Produzione: Plan B entertainment, Regency Enterprises 
Distribuzione: 20th Century Fox
Attori: Brad Pitt (Roy McBride), Tommy Lee Jones (Clifford McBride), Ruth Negga (Helen Lantos), Liv Tyler (Eve McBride), Donald Sutherland (colonnello Pruitt). ​
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La grande ‘’biglia blu’’ e lo spazio. Un padre da seguire e uno da inseguire. Ad Astra è un’avventura spaziale, è la fantascienza che non tarda a diventare scienza, è anche un profondo viaggio interiore, riflessivo, filosofico, inevitabilmente ambizioso. James Gray continua nel suo particolare tipo di cinema e stavolta si rifà ai toni di Kubrick con 2001: Odissea nello spazio, cita Arthur C. Clarke, cerca di scavare nei meandri dell’animo umano e al contempo si spinge oltre la Luna, oltre Marte, oltre Nettuno. Ad Astra esplora i medesimi territori umanisti di Interstellar e Arrival ma allo stesso tempo piega il proprio budget a una sua poetica personale. Gray non vuole a tutti i costi genuflettersi alla politica della fantascienza contemporanea, non vuole a tutti i costi ‘’inseguire’’ lo spettatore ma prenderlo per mano e portarlo con sè. Portarlo lontano, metterlo di fronte alle riflessioni di Clarke, allo spettro di una solitudine assoluta. Il cinema di Gray non ha timore di osare troppo, di essere fuori tempo massimo, di fallire la prova del grande pubblico. Si può dire lo stesso di Brad Pitt, attore e divo che produce Gray, Terrence Malick, Andrew Dominik, Steve McQueen, Bennett Miller, Adam McKay. Qui si regala un ruolo pressoché perfetto, giganteggia silenziosamente. Ad Astra esce oggi nelle sale italiane e state per ammirare un’altra maiuscola prova attoriale di Pitt. 
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Ad Astra è la seconda parte di una celebre frase latina ‘’per aspera ad astra’’ ovvero: "attraverso le asperità sino alle stelle’’. É proprio attraverso le difficoltà che Roy McBride si spingerà oltre i suoi limiti. Un viaggio che lo cambierà per sempre. Un viaggio che in effetti alimenta entrambe le direttrici narrative: la crescente autoanalisi del cosmonauta McBride è infatti inframezzata da mirabili sequenze spettacolari. Ne citiamo almeno tre: l’incidente iniziale, con il geometrico passaggio dal dettaglio allo stordente totale; l’inseguimento sulla Luna, che intreccia l’adrenalina action agli sconfinati spazi da western futuristico; la claustrofobica e orrorifica sequenza nella stazione norvegese. Gray conferma di sapersi muoversi tra i generi e di sapersi adattare agli spazi narrativi, dal cosmo alla giungla. 
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​Per le scene sulla Luna e in generale per i pianeti visitati dall'astronauta Pitt, i realizzatori di Ad Astra hanno scelto di non ricreare scenografie e paesaggi nei teatri di posa, ma di spingersi alla ricerca di location reali. Le Dune di Dumont nel Deserto del Mojave sono state un perfetto ambiente lunare mentre alcune sequenze sotterranee di Marte, per esempio, sono in realtà tunnel in disuso della città di Los Angeles. I film di riferimento per le sequenze nello spazio sono stati Gravity di Alfonso Cuaron e Interstellar di Christopher Nolan, non è un caso infatti che il direttore della fotografia del film di Nolan sia lo stesso di Ad Astra, l'olandese Hoyte van Hoytema. 

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​Esplorazione, ossessione, solitudine, fuga, disgregazione dei rapporti affettivi. Ad Astra non è l’arrivo, è il viaggio. E Nettuno è solo una tappa di una ricerca infinita come lo stesso cinema di Gray, che continua a cercare di colmare le distanze millimetriche o galattiche che dividono i suoi personaggi, padri e figli, coniugi e amanti, fratelli e sorelle. Distanze destinate a restare incolmabili. 
Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2019, Ad Astra è fantascienza umanista, minimalista, rarefatta ma pronta a improvvisi slanci spettacolari, a violente deflagrazioni. Cucito addosso al protagonista e produttore Brad Pitt, la pellicola sembra soffrire nella parte finale ma il risultato è notevole e Gray  riesce a sorprende per originalità grande mano registica. 

Immagini tratte da:

Locandina: MyMovies.it
Immagine1: Inverse.it
Immagine2: CinemaeDintorni.it
Immagine3: Entertainment.com
Immagine4: Movieplayer.it

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