di Fabrizio Matarese
Star è una ragazza adolescente,sveglia e gentile, vittima di una famiglia disfunzionale, con un padre violento, fratellini piccoli a cui badare e una totale assenza di prospettive. La sua vita si accende improvvisamente un giorno qualsiasi quando, in un supermercato, incontra Jack, un ragazzo che vive vagando insieme a un gruppo di giovani venditori di riviste porta a porta. Quando Star chiede a Jack che cosa combinano esattamente girando con quel furgone lui gli risponde sorridente:“andiamo in giro a esplorare l’America, facciamo festa”. Il giorno dopo il loro primo incontro Star lascia la miseria della sua vita in Oklahomae si “imbarca” col resto della ciurma, dopo aver sostenuto un secco colloquio con Krystal, la giovane titolare dell’attività, a cui tutti i membri portano i loro guadagni a fine giornata. Quest’ultima che gestisce gli affari in costume da bagno, è l’ambigua amante di Jack e illustra con una certa severità le regole del lavoro a Star. Così la nostra protagonista inizia a conoscere i suoi numerosi colleghi e compagni, finiti a esercitare un lavoro ai limiti della legalità, adattandosi con ingegno e perseveranza alle avversità della vita sulla strada. Ma questo viaggio è un percorso di scoperta per Star e sebbene rimanga ignota la destinazione di queste traiettorie esistenziali, il gruppo di giovani vaga per le cittadine americane sopra un van pieno di alcool, fumo e risate, interrompendo la festa solo nei momenti di lavoro, quando il team, divisoper coppie, bussa porta per porta cercando di ottenere, tramite una buona parlantina e una sequela di storie assurde, un pagamento per qualche rivista che forse non arriverà mai. Star è in coppia con Jack il venditore più esperto del gruppo che ha il compito di insegnarle i trucchi del mestiere ma questo rapporto professionale si trasforma ben presto in una relazione affettiva. E tra contrasti, gelosie e giochi di potere l’amore arriva a rompere l’uniformità delle giornate tutte uguali: Star inizia ad averne abbastanza della routine fatta di piccole menzogne, della musica sparata a tutto volume sul furgoncino per caricare la truppa al lavoro, dell’infantilismo che dilaga tra i colleghi e della perfidia di Krystal che avendo scoperto la relazione che essa intrattiene con Jack si vendica nei modi più perfidi. Ancora una volta sarà l’amore, un amore violento e contrastato, lampeggiante e irrequieto a fare da molla per un ulteriore evoluzione di Star che imparerà a essere libera e indipendente per brillare come una stella nella buia notte americana. American Honey è il quarto film della regista inglese Andrea Arnold, premiato al festival di Cannes nel 2016 col premio della giuria. È un esuberante road movie e un racconto di formazione sulla vita di una giovane ragazza sognatrice intrappolata nei falsi miti della società moderna, dove l’imperativo è fare soldi, non importa come. In questa esplorazione degli ambienti americani la regista ha un occhio di riguardo non per le grandi città e i posti turistici ma per gli angoli negletti, abitati dalle persone emarginate ed escluse dal sogno americano. Così vediamo Star e gli altri vagabondare per piccoli centri commerciali e quartieri residenziali della middle class, sondare le periferie della nazione entrando in zone agricole, in campi petroliferi e immensi parcheggi per camion. Se avventurarsi sulla strada era un tempo sinonimo di libertà, nell’anti-utopiadella Arnold questa scelta implica un movimento circolare e ossessivo che ripete sempre i medesimi riti vacui e osceni. Non c’è redenzione nel viaggio di Star ma soltanto illusioni che rimandano continuamente il momento della libertà. Almeno fino alla fine del film, dove il delicato lirismo della fotografia ci mostra la protagonista quasi rinata nelle acque di uno degli infiniti fiumi d’America, nella sera che avanza, come una stella intermittente in bilico tra la luce e l’oscurità.
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Marzo 2023
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