La Recensione
di Matelda Giachi
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Genere: Miniserie crime-thriller
Anno: 2020 Episodi: 6 Durata: 55 min circa Cast: Nicole Kidman, Hugh Grant, Noah Jupe, Donald Sutherland, Matilda De Angelis, Ismael Cruz Cordova, Edgar Ramirez, Lily Rabe, Noma Dumezweni Produzione: Blossom Films, David E. Kelley Productions, Made Up Stories Distribuzione: Sky (Italia) Paese: USA Ideatore: David E. Kelley
The Undoing è l’ultima grande uscita nell’ambito dell’ormai diffusissimo format della mini serie tv e vede tornare David E. Kelley e Nicole Kidman a lavorare insieme dopo Big Little Lies. La sinossi è semplice e in gran voga negli sceneggiati americani; la si potrebbe riassumere come “anche i ricchi piangono”. Nicole Kidman è Grace Fraser, professionista affermata, di famiglia ricca; ha un marito devoto e un figlio affezionato che frequenta scuole upper class. Finché un sconvolgente evento delittuoso in cui si ritrova coinvolta non porta scompiglio nell’ambiente protetto di cui fa parte, mettendo a nudo la sua vita, e tutta la perfezione che aveva da sempre desiderato e inseguito non si rivela che un effimero castello di carte. Niente che non sia già stato esplorato ma sempre funzionale.
The Undoing è la classica serie che “ha potenziale ma non si applica abbastanza”. Assolutamente godibile, indiscutibilmente di qualità; fa il suo dovere, coinvolge e tiene incollati allo schermo. Allo stesso tempo, è scritta da sceneggiatori a cui piace vincere facile, che intessono una trama fatta di suspance e palese doppiezza e su quella si adagiano senza osare, senza giocare con la psiche dei personaggi che hanno a disposizione, che quindi finiscono così per rimanere prigionieri di ruoli predefiniti. La prima a risentirne è la nostra Matilda De Angelis, approdata al cinema a fianco di Stefano Accorsi in Veloce Come il Vento. L’attrice è magnetica ma chi è la sua Elena? Un’ingenua? Un’illusa? Un’approfittatrice? Una squilibrata? Alla fine dei giochi, purtroppo, solo un personaggio utile ai fini della trama.
Non ogni prodotto cinematografico può essere un capolavoro e va bene così ma, nel caso di The Undoing, dispiace particolarmente, perché il livello recitativo è altissimo, anche nei piccoli ruoli. Impossibile non apprezzare Nicole Kidman che, smontate le numerose impalcature facciali, è tornata ad avere espressività ed anche la bellezza eterea e ammaliatrice di Eyes Wide Shut. Hugh Grant entra ufficialmente nella fase “uomo de panza uomo de sostanza”. Dopo essersi auto dichiarato “troppo brutto e grasso per le commedie romantiche” (nella serie verrà anche apostrofato come “the fat man”), non lascia spazio a rimpianti e dimostra che non è tra i grandi di Hollywood solo per il suo bel viso da Don Giovanni ingenuo. Con una performance da urlo, Grant regala sicuramente uno dei ruoli migliori della sua carriera. Da tenere d’occhio il giovanissimo Noah Jupe. Lo avrete visto in Wonder o in A Quiet Place; ha già lavorato sotto la direzione di Clooney, Ethan Coen, Chbosky e Soderberg e la sua bravura promette un futuro cinematografico pieno di soddisfazioni per se stesso e per il pubblico. Un ruolo molto interessante lo ha rivestito in Honey Boy, film autobiografico sulla giovinezza di Shia LaBeuf, presentato alla Festa del Cinema di Roma e passato in sordina causa covid. E poi c’è Donald Sutherland, il cui carisma recitativo non passa in sordina neanche con un ruolo secondario.
Una serie che si svela troppo in fretta quando avrebbe potuto raccontare e intrigare ancora di più e che sceglie invece di rimanere ancorata a schemi già testati. Detto ciò, se tutte le opere imperfette avessero questa qualità, il cinema starebbe vivendo giorni da sogno. Voto: 6/7
1 Commento
di Federica Gaspari A un anno dallo scoppio della pandemia di coronavirus, il pubblico di appassionati di cinema ha davanti a sé un orizzonte non esattamente roseo per l’intrattenimento. Le discussioni interne all’industria della settima arte, le dinamiche sempre più confuse in merito alle future strategie di distribuzione e la “lotta” – se ancora così può essere definita – tra sale e streaming tratteggiano prospettive incerte che richiedono nuove forme e strumenti versatili anche per il settore dei festival cinematografici. Dopo aver assistito a formati a numero limitato, cancellazioni o kermesse in forma ridimensionata nel corso del 2020, l’International Film Festival di Rotterdam con la sua speciale 50esima edizione stupisce tutti proponendo non una ma ben due occasioni per festeggiare il cinema in tutte le sue forme. L’IFFR, infatti, avrà luogo in due parti in combinazioni tra mondo reale e virtuale: prima dall’1 al 7 febbraio e poi dal 2 al 6 giugno. Come ha voluto sottolineare la direttrice artistica del festival Vanja Kaludjercic, dopo un’annata senza precedenti storici ma anche immaginari senza precedenti, è importante creare le occasioni e i palcoscenici giusti per valorizzare il talento e la determinazione di cineasti e creativi che hanno saputo credere nei loro progetti e nelle loro idee. I film di questa edizione possono quindi essere raccontati e collegati attraverso questo filo conduttore forgiato dalla resilienza di una comunità artistica che a Rotterdam si manifesta in ogni sua sfumatura grazie a voci e storie provenienti da ogni continente. La selezione simbolo dell’IFFR, la Tiger Competition, per questo motivo si espande proponendo ben 16 titoli di cui 14 anteprime mondiali. Tra i nomi in gara ci sono volti familiari che hanno già intrecciato la loro storia con quella del festival di Rotterdam - è il caso di Itonje Søimer Guttormsen, Tim Leyendekker, Taiki Sakpisit e Nino Martínez Sosa – ma anche tanti giovani talenti emergenti per cui il mondo della critica internazionale nutre grande curiosità. Agate mousse, Selim Mourad, 2021 (Libano) Bebia, à mon seul désir, Juja Dobrachkous, 2021 (Georgia/UK) Bipolar, Queena Li, 2021 (Cina) Black Medusa, ismaël, Youssef Chebbi, 2021 (Tunisia) Destello bravío, Ainhoa Rodríguez, 2021 (Spagna) The Edge of Daybreak, Taiki Sakpisit, 2021 (Tailandia/Svizzera) Feast, Tim Leyendekker, 2021 (Paesi Bassi) Friends and Strangers, James Vaughan, 2021 (Australia) Gritt, Itonje Søimer Guttormsen, 2020 (Norvegia) I Comete − A Corsican Summer, Pascal Tagnati, 2021 (Francia) Landscapes of Resistance, Marta Popivoda, 2020 (Serbia/Germania/Francia) Liborio, Nino Martínez Sosa, 2021, (Repubblica Dominicana/Porto Rico/Qatar) Looking for Venera, Norika Sefa, 2021 (Kosovo/Macedonia) Madalena, Madiano Marcheti, 2021 (Brasile) Mayday, Karen Cinorre, 2021 (USA) Pebbles, Vinothraj P.S., 2021 (India) Anche la competizione Big Screen, pensata per e da appassionati di cinema in sala, si arricchisce con una proposta di 15 titoli in grado di colmare la distanza tra storie pop e racconti d’autore. In questa prima parte della 50esima edizione dell’IFFR non mancherà inoltre la sezione dedicata ai corti con Ammodo Tiger Short Competition che vedrà in scena 22 produzioni creative provenienti da ogni parte del mondo. La grande attesa però è riservata soprattutto a due titoli molto chiacchierati. Il primo è il film di apertura Riders of Justice, dark comedy sul tema della giustizia privata con la regia del danese Anders Thomas Jensen con protagonista Mads Mikkelsen. Nel vivo della prima parte del festival andrà invece in scena anche Mandibules, la commedia francese dell’assurdo che aveva già fatto capolino all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Grandi titoli e grandi nomi: per tutta la durata di questo primo round festivaliero, infatti, tutti i canali di comunicazione dell’International Film Festival di Rotterdam distribuiranno contributi esclusivi di interviste e Q&A con personalità di spicco del panorama cinematografico. Alcuni nomi? Kelly Reichardt, Lemohang Jeremiah Mosese, Benoît Jacquot e Charlotte Gainsbourg.
IlTermopolio per la prima volta avrà l’onore e il piacere di seguire in esclusiva questa prestigiosa manifestazione internazionale nonché saldo punto di riferimento per gli appassionati della settima arte. Seguiteci sui nostri canali social (Facebook, Instagram e Twitter) per non perdere alcun aggiornamento sulla nostra esperienza (virtuale) a Rotterdam! Immagini tratte da: https://press.iffr.com/ 24/1/2021 Le novità Home Video firmate Eagle Pictures di febbraio 2021 tra commedie, grandi cult e serie tvRead Now
di Vanessa Varini
Sono tantissime le novità Home Video targate Eagle Pictures nel mese di febbraio 2021. ![]()
Il 10 febbraio è disponibile in formato DVD e Blu-Ray l’emozionante commedia "Un sogno per te" di Martin Schreier.
È un film che fa sognare sul grande e piccolo schermo con una storia che ha inizio proprio lì, sul set, dove la magia del cinema prende forma. Infatti a Berlino, nell'estate del 1961, Emil lavora come comparsa nello Studio Babelsberg e s'innamora perdutamente della ballerina francese Milou. I due sono fatti l'uno per l'altra ma vengono separati dalla chiusura dei confini del 13 agosto 1961. Riunirsi sembra a prima vista impossibile, finché Emil non escogita un piano piuttosto audace. ![]()
Sempre dal 10 febbraio arriva in versione 4K, contenente il doppio disco 4k (con contenuti extra inediti per oltre 90 minuti), il Blu-ray e una card da collezione numerata, l'edizione speciale a tiratura limitata del grande cult "Atto di forza", pietra miliare del genere fantascienza/sci-fi, vincitore del premio Oscar per i Migliori Effetti Speciali, diretto da Paul Verhoeven e con protagonisti Arnold Schwarzenegger e Sharon Stone.
Siamo nel 2084 e per l’operaio Doug Quaid (Arnold Schwarzenegger) l’ossessione è una sola: andare su Marte. Oltre ai normali viaggi di linea esistono anche società come la Recall capaci di impiantare nella memoria dei loro clienti il ricordo di settimane di vacanza passate sul pianeta rosso. Doug si rivolge alla Recall e lì cominciano i guai perché i tecnici scoprono che qualcosa non va nella sua testa… ![]()
Dal 17 febbraio sarà disponibile in formato DVD e Blu-ray il film "Fukushima" di Setsurô Wakamatsu, con l’attore giapponese Ken Watanabe, candidato al premio Oscar come miglior attore non protagonista per "L'ultimo samurai".
L'11 marzo 2011 il Giappone è scosso da un terribile terremoto che causa danni immensi. Lo smottamento della terra, infatti, scatena un violentissimo tsunami che si abbatte sulle coste del paese lasciandosi dietro migliaia di morti. Nella centrale nucleare di Fukushima si consuma la tragedia più inquietante a causa dello scoppio di alcuni reattori. Sarà solo grazie al coraggio di 50 dipendenti che metteranno a rischio la loro stessa vita che il disastro non assumerà proporzioni inimmaginabili. ![]()
Il 24 febbraio sarà disponibile in formato DVD e Blu-ray "Il talento del calabrone" di Giacomo Cimini, un thriller metropolitano coinvolgente, con protagonisti Sergio Castellitto, Lorenzo Richelmy e Anna Foglietta.
Steph è un giovane dj radiofonico sulla cresta dell’onda e molto popolare sui social media, che ogni sera conduce il programma radiofonico "Beat Time!". Una sera, una telefonata, però, lo raggela: uno sconosciuto annuncia in diretta di volersi togliere la vita, facendosi esplodere nel centro della città se il dj non lo intratterrà in diretta. Come? Con una vertiginosa caccia al tesoro per tutta Milano e uno sfiancante duello mentale. Nel frattempo, una task-force dei Carabinieri guidata dalla risoluta Tenente Colonnello Rosa Amedei si mette sulle tracce del terrorista e scopre che il piano che ha messo in atto è molto più complesso di quanto lui stesso voglia mostrare. ![]()
Sempre dal 24 febbraio arriva in un imperdibile cofanetto edito in formato DVD (contenente 4 dischi) e Blu-ray (3 dischi) la seconda stagione completa di "Narcos: Messico", acclamata serie Netflix.
Nel cast Diego Luna (già protagonista del film "Rogue One: A Star Wars Story") che interpreta uno strepitoso quanto inquietante Miguel Ángel Félix Gallardo, potente signore della droga. Negli anni 80 dopo la tragica morte dell’agente della DEA Enrique «Kiki» Camarena, il leader del cartello di Guadalajara Miguel Ángel Félix Gallardo (Diego Luna) torna nuovamente al comando, ma dovrà ben presto fare i conti con le conseguenze delle sue azioni. Un gruppo di agenti americani, guidati da Walt Breslin (Scoot McNairy) è sulle sue tracce e i suoi vecchi alleati, tra cui il giovane Chapo Guzman, non sono più al suo fianco. Scoprirà così che nessuno è intoccabile, soprattutto nell’ambiente spietato del narcotraffico
Articolo tratto dal comunicato dell'ufficio stampa di Milla Macchiavelli.
Le locandine sono state gentilmente inviate sempre dall'ufficio stampa. di Federica Gaspari
Al tramonto dell’estate 2020, il mondo degli appassionati della settima arte si interrogava sulla reale possibilità di organizzare l’annuale edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Grazie a incredibili sforzi creativi e organizzativi senza precedenti, il festival ha avuto luogo proponendo anche una selezione che ha scommesso su titoli con un forte sguardo sull’attualità e su grandi debutti. Tra questi vi è stato l’esordio dietro la macchina da presa di Regina King, attrice pluripremiata che ha presentato fuori concorso il lungometraggio One Night In Miami…, adattamento cinematografico dell’omonimo spettacolo teatrale curato da Kemp Powers, qui anche in veste di sceneggiatore. Il momento d’oro dell’artista, ora anche regista, continua così con un titolo incisivo permeato di riflessioni sull’attualità costruite su una storia da non dimenticare. Nella notte del 1964 in cui Cassius Clay (Eli Goree) scrisse il suo nome nella leggenda dello sport come più giovane detentore del titolo mondiale dei pesi massimi, la Storia con la S maiuscola, raccontata attraverso grandi personalità e lotte sociali, si intreccia con una storia semplice, il racconto di alcune ore dei festeggiamenti di un gruppo di amici d’eccezione composto da Clay, Malcolm X (Kingsley Ben-Adir), Jim Brown (Aldis Hodge) e Sam Cooke (Leslie Odom Jr.). L’incontro tra queste figure così influenti dona vita a una narrazione incalzante e travolgente che accorcia le distanze cronologiche trovando un legame diretto con temi e problematiche attuali quanto urgenti. Nomi altisonanti, volti inconfondibili impressi nella memoria collettiva grazie ad azioni e immagini cruciali: cosa si nasconde, tuttavia, dietro a dei simboli – spesso considerati inattaccabili – di una intera comunità, capaci di ispirare diverse generazioni? L’opera prima di Regina King sfrutta un solido ma mai ingombrante impianto teatrale per ricostruire ed esplorare la profondità delle idee e dei valori racchiusi spesso bidimensionalmente in icone della cultura afroamericana e non solo. Immaginando ogni svolta delle possibili e probabili conversazioni di un incontro realmente avvenuto, King e Kemp non tentennano davanti all’eventualità di mettere anche in discussione duramente le convinzioni di alcuni dei protagonisti. Cercando con brillante astuzia riflessi di attualità e sulle lotte per i diritti delle minoranze, il film riesce a insinuarsi anche tra le pieghe più scomode, facendo luce sulle contraddizioni, sui conflitti interni ma ricordando la necessità di affermare se stessi come voci capaci di fare la differenza. Se la pellicola nella sua prima parte fatica a trovare la marcia giusta, nel corso del secondo atto il racconto si sintonizza su un ritmo coinvolgente con una regia efficace ed essenziale che punta i riflettori su un quartetto di protagonisti strepitosi in cui primeggiano Kingsley Ben-Adir e Leslie Odom Jr. (autore anche della splendida canzone originale Speak Now). In un racconto infervorato che, nel suo risultato finale, brilla più per sceneggiatura che per regia, è interessante però riflettere su come queste grandi personalità, questi personaggi maschili trovino spessore grazie a uno sguardo femminile sulla Storia. Regina King, quindi, non delude e con un esordio decisamente convincente incorona il suo eccezionale momento artistico. Immagini tratte da: www.primevideo.com di Vanessa Varini Titolo: "Made in Italy" Paese: Italia Anno: 2019 Genere: commedia, drammatica, storico Stagioni: 1 Episodi: 8 Durata: 50 min (episodio) Creatore: Camilla Nesbitt Regia: Luca Lucini, Ago Panini Sceneggiatura: Laura Cotta Ramosino, Luisa Cotta Ramosino, Paolo Marchesini, Mauro Spinelli, Mara Perbellini, Lea Tafuri Fotografia: Alessandro Bolzoni Musiche: Giuliano Taviani, Carmelo Travia Scenografia: Luca Merlini Costumi: Diamante Cavalli Interpreti e personaggi: Greta Ferro (Irene Mastrangelo); Margherita Buy (Rita Pasini); Fiammetta Cicogna (Monica Massimello); Sergio Albelli (Andrea Nava); Maurizio Lastrico (Filippo Cerasi); Marco Bocci (John Sassi); Andrea Bosca (Davide Frangi); Saul Nanni (Flavio); Gaetano Bruno (Walter Albini); Ninni Bruschetta (Pasquale) Dopo più di un anno d'attesa (era andata in onda su Prime Video nel settembre del 2019) il 13 gennaio su Canale 5 alle ore 21:40 è andata in onda la prima puntata (in totale sono quattro) della serie "Made in Italy", prodotta da Taodue e The Family, che racconta la nascita della moda prêt-à-porter italiana a Milano negli anni 70 celebrando i grandi stilisti italiani. Protagonista della serie è Irene Mastrangelo (interpretata da Greta Ferro), ventitreenne figlia di immigrati dal Sud, che frequenta la facoltà di Storia dell’arte all’Università, ma arrivata all’ultimo esame dopo una lite con il professore, rifiuta il voto che le avrebbe permesso la laurea e per mantenersi, questa volta senza l'aiuto dei genitori, risponde ad un annuncio di lavoro nella rivista di moda Appeal. La direttrice è la severa Rita Pasini, interpretata da Margherita Buy, un personaggio ispirato ad Adriana Mulassano, storica firma del Corriere della Sera, ma per quanto riguarda il taglio di capelli e il carattere ricorda soprattutto Miranda Priestley del film "Il Diavolo veste Prada". Nella rivista di moda lavorano anche il grafico omosessuale Filippo (Maurizio Lastrico), il fotografo playboy John Sassi (Marco Bocci) che si finge americano per conquistare le donne e la moderna Monica (Fiammetta Cicogna), che diventerà amica di Irene. Dopo alcuni lavori da tuttofare (riordinare un archivio polveroso e tagliare dei titoli dalle riviste), Irene s'innamorerà della moda e diventerà una brava giornalista capace di intervistare i più grandi nomi del Made in Italy, tra cui Giorgio Armani interpretato da Raoul Bova. Infatti ogni stilista viene introdotto con delle foto di repertorio e con una voce fuori campo che presenta le loro collezioni e il perché sono diventati famosi e nei primi due episodi Irene conoscerà Walter Albini, l'inventore del total look, degli abiti unisex e del pret-à-porter, Gianfranco Ferrè che per Albini ha disegnato accessori e gioielli e Krizia (Mariuccia Mandelli), una delle stilisti milanesi più celebri, creatrice della moda animalier nata per esorcizzare la paura degli animali. La trama della serie si dipana sullo sfondo degli anni 70 tra lotte studentesche ed emancipazione femminile che colpisce in prima persona Irene, la cui ambizione non è fare la moglie e la madre ma realizzarsi nel lavoro. La ricostruzione storica è accurata, i costumi d'epoca sono affascinanti e appartengono veramente alle maison Albini, Krizia, Missoni, Curiel, Fiorucci, Valentino. Bravi gli attori, su tutti l'emergente Greta Ferro, modella comparsa nel 2018 nel cortometraggio per Armani "Una giacca" e volto della linea beauty sempre della campagna di Emporio Armani. A parte qualche cliché, la serie è innovativa, una ventata di freschezza e leggerezza nel panorama televisivo italiano in cui "regnano" le fiction poliziesche. La prossima puntata andrà in onda mercoledì 20 gennaio sempre su Canale 5 e sarà incentrata sulla famiglia Missoni.
I PRIMI DUE EPISODI DELLA SERIE SI POSSONO GUARDARE SU MEDIASET PLAY https://www.mediasetplay.mediaset.it/fiction/madeinitaly_b100002792 LA SERIE SI PUÒ GUARDARE ANCHE SU AMAZON PRIME VIDEO https://www.primevideo.com/detail/Made-in-Italy/0HX61UYSWUQ5B3POUU8WMR9VCV IMMAGINI TRATTE DA: https://ilgiornale.it/ https://style.corriere.it/ https://tvserial.it/ di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti Anno: 2021 Genere: sitcom, sentimentale, drammatico, supereroi Durata: 27-34 min Ideatore: Jac Schaeffer Regia: Matt Shakman, Cast: Elizabeth Olsen, Paul Bettany, Debra Jo Rupp, Fred Melamed, Kathryn Hahn, Teyonah Parris Gli appassionati del Marvel Cinematic Universe nel 2020 sono rimasti orfani dei loro più ammirati personaggi sul piccolo e sul grande schermo. Nessun cinecomic della Casa delle Idee, infatti, ha visto la luce del proiettore – o di una qualsiasi piattaforma digitale – nei passati dodici mesi. Anche per questo motivo, l’attesa per l’uscita di un nuovo prodotto della scuderia guidata da Kevin Feige è diventata ancora più accesa in vista del 15 gennaio. In questa data WandaVision ha fatto finalmente il suo debutto nel catalogo di Disney+ inaugurando la Fase 4 del MCU nonché aprendo la stagione dell’esplorazione della produzione televisiva per i personaggi Marvel. A partire dal 2021, infatti, appassionati e non avranno la possibilità di avventurarsi in una costellazione di nuovi titoli a puntate legati a supereroi, familiari e meno noti. Facile, quindi, intuire il grande carico di responsabilità sulle spalle dagli eroi Scarlet Witch e Vision, interpretati rispettivamente da Elizabeth Olsen e Paul Bettany, chiamati a inaugurare un nuovo capitolo per un universo narrativo sempre più articolato. I personaggi di Wanda Maximoff e Visione tornano in scena dopo gli eventi epici di Avengers: Endgame ma in una veste inedita. I due, infatti, sono i protagonisti di una vita da perfetta coppia dell’elegante periferia americana uscita direttamente da una sitcom in bianco e nero degli anni Cinquanta. La quotidianità nella cittadina di Westview, tranquilla quanto assurda, lentamente inizierà però a essere segnata da una serie di strani avvenimenti che inizieranno a mettere in discussione la natura della realtà vissuta dai due personaggi. Bianco e nero, aspect ratio 4:3, risate in sottofondo e transizioni vintage: basta poco per catapultare il pubblico di appassionati e semplici curiosi in un mondo inedito per la narrativa firmata Marvel, uno scenario che rappresenta a tutti gli effetti un cambio di rotta netto rispetto a quanto visto finora. I primi due episodi, perfettamente in linea con le atmosfere svelate nei trailer che li hanno preceduti, sono infatti un vero e proprio azzardo che punta tutto su uno stile e un genere apparentemente inconciliabile con il pubblico usuale del MCU. Adottando la durata di mezz’ora a puntata, la serie si presenta a tutti gli effetti come una lettera d’amore al genere delle sitcom classiche – i produttori non hanno nascosto il coinvolgimento anche di Dick Van Dyke come consulente – con un pizzico di atmosfere à la Pleasantville condite da giochi metanarrativi inediti che mantengono un legame con il contesto più ampio degli eventi post-Endgame. I tempi e le dinamiche sitcom e una prima ora di narrazione che svela ben poco potrebbero inizialmente lasciare perplessi. Tuttavia, l’incredibile intesa tra Olsen e Bettany, nonché le incursioni della già iconica “noisy neighbour” Kathryn Hahn, riescono a intrattenere anche gli spettatori più scettici nell’attesa di riuscire a coniugare in modo ancora più efficace questo viaggio metanarrativo nell’evoluzione del genere sitcom nei vari decenni con il mistero della situazione in cui i due protagonisti sono catapultati. Non resta, quindi, che seguire settimanalmente le avventure di questi personaggi per scoprire di più sul loro destino. I nuovi episodi, infatti, usciranno sulla piattaforma di Disney+ ogni venerdì.
Immagini tratte da: www.disneyplus.com di Enrico Esposito Fino al 1978 San Patrignano dava il nome soltanto a una strada dislocata su una collina che sovrastava il paese riminese di Coriano. In via San Patrignano si trovava un podere in cui Vincenzo Muccioli iniziò ad allevare polli, cavalli e cani data la sua grande passione per gli animali. Aveva quarantaquattr'anni all'epoca e già da alcuni tempi insieme ad altre persone andava in aiuto degli emarginati sottoponendoli a tecniche legate allo spiritismo. L'esplosione senza freni del consumo di eroina in tutta la penisola portò rapidamente Muccioli a catalizzare la propria attenzione sui giovani tossicodipendenti, carnefici e vittime della situazione, decidendo di accoglierli all'interno di quella che sarebbe diventata la più grande comunità europea. Ancora oggi la Comunità di San Patrignano rappresenta un punto di riferimento importantissimo, ancora oggi non ha arrestato la sue evoluzione, ancora oggi si scontrano molteplici giudizi intorno alla sua storia e al suo fondatore. La docuserie "SanPa: luci e tenebre di San Patrignano" in circa cinque ore di testimonianze, filmati d'archivio e spunti punta a fare proprio questo: raccogliere i fatti e i punti di vista dei protagonisti di una vicenda mai completamente chiarita.
Scritta da Carlo Gabardini, Gianluca Neri e Paolo Bernardelli e diretta da Cosima Spender, la serie si sviluppa in cinque episodi che ripercorrono in ordine cronologico il processo di genesi e crescita della Comunità, affidandosi fin da subito da una parte al materiale di repertorio fornito dai mass media e agli atti della magistratura e dall'altra alle interviste ai veri depositari della storia di San Patrignano: gli ex-ospiti che dopo trent'anni di grande silenzio sull'argomento tornano a raccontare l'esperienza di recupero vissuta e tracciare un ritratto ampio di Muccioli, il fondatore, l'ideatore e il padre autentico delle decine e poi centinaia di ragazze e ragazzi che si recarono da lui nella speranza di riuscire a trovare la via di uscita ad una situazione disperata. Provenivano da tutte le parti d'Italia: Nord, Sud, Isole. La mafia aveva inondato di eroina l'intero stivale e lo Stato in quegli anni non era capace di fornire una forma di trattamento della tossicodipendenza che non fosse a base di metadone e altri farmaci. Vincenzo Muccioli dal suo canto seguiva un trattamento ben diverso: non metteva ormai più piede nella sua casa perché dedicava tutto il tempo agli ospiti, alla cura dei loro casi mettendo a loro disposizione non solo un vitto e un alloggio tra le mura dei container che si trasformarono presto in appartamenti e palazzi. Il fondatore di San Patrignano cercava infatti di restituire ai giovani fiducia in loro stessi e nelle possibilità dell'esistenza riattivandoli anche fisicamente attraverso il lavoro all'interno della comunità. Cominciò a essere considerato da molti un salvatore, un savior però umano ossia non esente dai peccati come recita il titolo inglese della miniserie.
Ecco il motivo del sottotitolo "luci e tenebre". Si parla di tenebre e non di ombre, per cogliere i termini di paragone perfettamente contrapposti della vicenda, e lasciar intendere che San Patrignano è stata caratterizzata da episodi discutibili, da pratiche oggetto di controversie che sono saltate agli onori della cronaca alla pari dei ragguardevoli traguardi raggiunti. Chi era Vincenzo Muccioli davvero e quali le dinamiche di convivenza e gestione delle attività susseguitesi in una realtà in costante crescita, passata dall'assomigliare ad un campo hippy a possedere un'organizzazione di servizi all'avanguardia? Quale rapporti esistevano realmente tra gli ospiti e Vincenzo Muccioli e tra un ospite e l'altro? In che modo la Comunità di San Patrignano ha traversato quarant'anni di storia italiana, e con quali prospettive l'opinione pubblica e privata volsero lo sguardo e la lingua nei confronti di tale fenomeno sociale? SanPa non prova a dare risposte precise al riguardo ma a ottemperare a un dovere maggiore: presentare alle nuove generazioni la memoria di una vicenda italiana significativa nel tempo, a fronte di una piaga tutt'altro che rimarginata.
Immagini tratte da netflix.com
di Matelda Giachi
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Genere: Drammatico
Anno: 2020 Durata: 116 min Regia: Kornél Mundruczó Sceneggiatura: Kata Weber Cast: Shia LaBeouf, Sarah Snook, Vanessa Kirby, Molly Parker, Iliza Shlesinger, Ellen Burstyn, Benny Safdie, Jimmie Fails, Vanessa Smythe, Sean Tucker, Noel Burton, Domenic Di Rosa, Tyrone Benskin, Dusan Dukic Fotografia: Benjamin Loeb Montaggio: Dávid Jancsó Produzione: BRON Studios, Creative Wealth Media Finance, Little Lamb Distribuzione: Netflix Paese: Canada, Ungheria
Il 7 gennaio è stato finalmente rilasciato su Netflix uno dei film più acclamati durante l’ultima e particolarissima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Pieces of A Woman è la storia di Martha, una giovane donna che vive forse il più terribile dei dolori, la perdita di un figlio. Una tragedia che la disintegra in tanti pezzi che dovrà trovare la forza di rimettere insieme. Un film forte, intenso ed emotivamente impegnativo. Una storia più comune di quanto si vorrebbe pensare ma raramente raccontata e che il regista cerca di esplorare in maniera molto intima, a partire già da un incipit di durata inusuale; per quasi trenta minuti segue le varie fasi del parto attraverso un lungo piano sequenza. Una scelta di regia che sicuramente è destinata a scoraggiare una parte di pubblico meno propensa a impegnarsi e che però è anche necessaria ad una maggiore comprensione di quello che viene dopo. Sono minuti che riassumono il carico fisico ed emotivo che una donna investe nel mettere al mondo un figlio.
Vanessa Kirby è il fulcro assoluto del film e la sua interpretazione, del tutto eccezionale, soprattutto in luce del fatto che ancora non ha mai vissuto l’esperienza della maternità, le è già valsa la Coppa Volpi a Venezia, e voci di corridoio già sussurrano la parola Oscar. Il regista ungherese è delicatissimo nel seguire il dolore di Martha, la sua anima che annega, come suggeriscono i continui richiami visivi all’acqua; la donna è sprofondata in uno stato di rabbia e depressione, in una personale alienazione fatta di lunghi silenzi che la regia rispetta con religiosità. La sceneggiatura pone il suo personaggio talmente al centro, da lasciare incomplete le figure di contorno, che però sono comunque parte integrante del suo dramma, ed in particolar modo il compagno, interpretato da un rigorosissimo Shia LaBeouf. Un uomo travolto dal dolore, incapace di farvi fronte e soprattutto incapace di rapportarsi con quello della compagna e che però rischia di essere inquadrato come un semplice bastardo. Se Pieces of A Woman ha un difetto, è proprio quello di una scrittura imperfetta, che apre più parentesi di quante non riesca a chiuderne.
Il primo vero ruolo da protagonista per l’attrice conosciuta per la sua interpretazione della Principessa Margareth in The Crown; un ruolo importante come donna, messa a nudo sulle ripercussioni che la maternità ha sul corpo, sui disagi ad essa connessi, ben lontani dall’immagine angelicata che se ne fa solitamente al cinema. Un ruolo importante come attrice, la cui carriera, sembra essere ufficialmente lanciata da questa performance. Un film sicuramente pesante, non tanto per l’esecuzione quanto per il carico di dolore raccontato, ma che tuttavia non si limita a ripiegarsi sulla tragedia e della donna mostra la caduta ma anche la rinascita.
Voto: 7,5 |
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Maggio 2023
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