di Vanessa Varini
Titolo: Security
Paese: Stati Uniti d'America Anno: 2017 Durata: 87 minuti Genere: azione, thriller Regia: Alain DesRochers Sceneggiatura: Tony Mosher, John Sullivan Fotografia: Anton Bakarski Interpreti e personaggi: Antonio Banderas (Eduardo "Eddie" Deacon); Gabriella Wright (Ruby); Ben Kingsley (Charlie); Liam McIntyre (Vance); Shari Watson (Welfare Officer); Katherine de la Rocha (Jamie); Chad Lindberg (Mason); Jiro Wang (Johnny); Cung Le (Dead Eyes) Eddie Deacon (Antonio Banderas), ex capitano delle Forze Speciali che in passato ha combattuto la guerra in Afghanistan, ha una moglie e una figlia che vivono in un altro Stato ma non ha soldi per andare a trovarle perché ora è disoccupato. Alla disperata ricerca di un lavoro trova impiego, anche se non molto retribuito, come guardia di sicurezza notturna in un centro commerciale fuori città. La prima notte di lavoro Eddie s'imbatte in una ragazzina spaventata che vuole entrare nel centro commerciale perchè inseguita da un uomo di nome Charlie (Ben Kingsley, ultimamente abbonato ai ruoli di antagonista), che intende ucciderla in quanto testimone di un processo chiave. Eddie intuisce subito la situazione e decide di barricarsi nel centro commerciale con la bambina e combattere insieme ai colleghi la squadra di mercenari disposta a tutto pur di entrare. Antonio Banderas, prima di tornare alla ribalta con il film "Dolor y gloria" di Pedro Almodóvar dove ha vinto il premio per la Miglior interpretazione maschile al Festival di Cannes ed è stato candidato per la prima volta agli Oscar come Miglior attore protagonista, nel 2016\2017 si è "tuffato" nel cinema action interpretando alcuni antieroi. Uno di questi è proprio Eduardo Deacon, il protagonista del film "Security", un uomo di mezza età dal carattere molto tosto, che spara con due pistole come l'archeologa Lara Croft del videogioco "Tomb Raider" e che ha il difetto di essere troppo serioso (nulla a che vedere insomma con l'umorismo folle del mercenario Galgo interpretato sempre da Banderas nel film "I Mercenari 3"). Per fortuna a "sfornare" battute ci sono il sfrontato ed arrogante capo delle guardie del supermercato, la guardia nerd che passa il tempo sul cellulare e che proprio grazie ad internet riesce a fabbricare delle bombe, una giovane guardia molto paurosa anche se armata fino ai denti e una donna vigilante che compare solo a metà film dopo il pisolino post ubriacatura. "Security", che dal 3 ottobre 2017 è diventato disponibile su Netflix e poi successivamente in home video, ha una trama ridotta all’essenziale ma comunque tra azione, esplosioni e sparatorie non ci si annoia di certo. Infatti Eddie e i suoi colleghi trasformano qualsiasi oggetto dei negozi del centro commerciale in un’arma da utilizzare contro i cattivi proprio come Kevin, il protagonista di "Mamma ho perso l'aereo". Se amate i film d'azione vecchio stile, "Security" è perfetto per passare una serata spensierata (di questi tempi ne abbiamo tutti bisogno). VOTO 6 +
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Mercoledì 19 Febbraio alle 20.30 il Cineclub Arsenale di Pisa ospita una speciale serata-evento alla presenza di uno dei più importanti autori del cinema italiano, Gianni Amelio. Il regista interverrà in sala per presentare “Hammamet”, il suo ultimo lavoro che mostra l'epilogo della vicenda umana e politica di Bettino Craxi.
Il film è ambientato ad Hammamet alla fine del secolo scorso. Il Presidente ha lasciato l'Italia, condannato per corruzione e finanziamento illecito con sentenza passata in giudicato. Accanto a lui ci sono moglie e figlia, mentre il secondogenito è in Italia a "combattere" per riabilitarne l'immagine e gestirne l'eredità politica. Nel suo "esilio volontario" lo raggiungono in pochi: Fausto, il figlio dell'ex compagno di partito Vincenzo suicida dopo essere stato inquisito dal Giudice, e un Ospite suo "avversario, mai nemico". Sono gli ultimi giorni di una parabola umana e politica che vedrà il Presidente dibattersi fra malattia, solitudine e rancore: e la sua ultima testimonianza è affidata alle riprese di Fausto che nello zaino, oltre alla telecamera, nasconde una pistola. di Vanessa Varini
Angela Graziani è un’assistente sociale che per superare la morte del figlio di nove anni, avvenuta in un incidente stradale, si trasferisce nella casa di famiglia all'Isola dell'Elba sperando di trovare un po’ di serenità in compagnia del suo cane Antò. Invece dopo aver conosciuto Elena, la sua vicina di casa e i suoi due bambini, Bruno e Valentina, la sua vita verrà sconvolta: si ritroverà accusata dell'omicidio di Elena e al centro di un complotto che la porterà a fuggire con i due bambini inseguita da alcuni misteriosi sicari. Da domenica 2 febbraio è in onda Come una madre, fiction Rai in tre puntate con Vanessa Incontrada, diretta e scritta da Andrea Porporati ("Il Capitano Maria"), che mescola dramma, thriller e avventura. Tra feroci killer che non esitano ad uccidere uomini vicini alla protagonista e il cane Antò per recuperare un archivio, un uomo misterioso che aiuta telefonicamente Angela (interpretato da Giuseppe Zeno che comparirà finalmente nell'ultima puntata!), un maggiore dell’Intelligence di nome Massimo Sforza (Sebastiano Somma) corrotto e ricattato come nelle serie Tv poliziesche americane, un clan di mafiosi e tanti colpi di scena, la fiction decolla e coinvolge, però la sceneggiatura è troppo irrealistica. Infatti nella serie sono presenti cellulari che non esauriscono mai le batterie (sarà nascosto lì dentro l'archivio?), parrucche e biciclette trovate per caso,
farfalle finte e realizzate a computer che escono da un albero, personaggi troppo prevedibili come Elisa, ex cantante lirica caduta in disgrazia a causa di un amore sbagliato, interpretata proprio dal soprano Katia Ricciarelli e personaggi inutili come Mario, un medico che offre un passaggio ad Angela e ai bambini e che successivamente decide di ospitarli a casa sua per curare Valentina che soffre d'asma e sta male, ma in realtà è un maniaco (in questa serie ci mancava solo una persona con problemi patologici!). Il pregio di questa fiction è soprattutto la protagonista interpretata da Vanessa Incontrada, perfetta nei panni di una madre coraggio che combatte come una leonessa per proteggere i bambini e che grazie a loro scoprirà di riuscire ad amare ancora nonostante la perdita del figlio. Nel cast compare anche Simone Montedoro che interpreta Lino, l'ex marito di Angela e i piccoli Crystal Deglaudi e Tancredi Testa nei panni di Valentina e Bruno. Ora non ci resta che guardare l'ultima puntata di "Come una madre'", in onda domenica 16 febbraio alle 21:25 su Rai 1 e tifare per un lieto fine. Immagini tratte da: https://www.movietele.it/ https://mr.comingsoon.it/ https://i0.wp.com/www.lanostratv.it/ https://www.tvserial.it/ Speciale candidati a miglior film 2020 di Matelda Giachi Come ogni anno, siamo arrivati a quel momento in cui solo poche ore ci separano dalla chiacchierata ma sempre magica notte degli Oscar. I pronostici sono stati fatti, gli altri premi ci hanno dato un’idea di come le cose potrebbero andare ma siamo sempre comunque in attesa di una sorpresa da parte degli Academy. Quello che è certo è che il 2019 è stato un anno davvero ricco di ottimi film. Abbiamo fatto per i nostri lettori una panoramica dei punti di forza delle nove pellicole che stanotte si contendono la statuetta più ambita. Che vinca… il migliore! PICCOLE DONNE Piccole Donne è quella nomination che sa un po’ di quote rosa. Un’appassionata celebrazione della femminilità; il film ha ritmo, carattere, è magistralmente interpretato e la regia di Greta Gerwigh è di un’accuratezza e di una maturità che forse è il valore che più meritava di essere riconosciuto. Manca forse di quel dettaglio unico che lo rende indimenticabile. Ed è un peccato che una nomination con una forte componente diplomatica rischi di gettare ombra su un film che, se pur non il migliore, è comunque un’eccellente opera di cinematografia. Forza Greta, ci piaci un sacco! Recensione completa: https://www.iltermopolio.com/cinema/piccole-donne-la-recensione LE MANS 66 – FORD VS FERRARI Di tutti i nominati, Le Mans’66 è quello che ha avuto la minore risonanza mediatica, ma ha tutto quello che si ricerca in un gran film: una storia interessante e sceneggiata in modo tale da riuscire a coinvolgere anche chi, di primo acchito, non si fa incuriosire dal tema trattato. Mangold è un narratore eccellente che ben calibra lo spazio da dare alla grande sfida e alla componente umana, affidata, questa, ad una scuderia d’attori di serie A. Matt Damon più posato e riflessivo ma capace di guizzi creativi eccezionali e un Christian Bale che sempre si diverte a esplorare la psiche di personaggi al limite; e si vede. Le Mans ’66 è puro, perfetto cinema, nella sua forma più classica e romantica. E americana. JOKER Per la fama del suo protagonista, Joker fa subito pensare ad un cinecomic, solo che Todd Phillips non l’ha sviluppato come tale. Joker è, prima di tutto, una storia di disagio, di follia, di solitudine. Di umana sofferenza e isolamento. Ha trovato nel mostruoso talento di Joaquin Phoenix il suo protagonista; come se il ruolo fosse suo da sempre e lo stesse aspettando da sempre. Nel mare delle produzioni della Marvel e anche della DC, Phillips ha ricevuto un primo significativo riconoscimento per il suo lavoro volutamente diverso, in un luogo forse inaspettato come la Mostra del Cinema di Venezia, dove ha conquistato il Leone d’Oro. E’ un premio che parla forte e chiaro. La nomination per l’Oscar, poteva solo seguire. Recensione completa: https://www.iltermopolio.com/cinema/joker-di-todd-phillips-la-recensione JO JO RABBIT Jo Jo Rabbit è l’anticonformista della lista. Taika Waititi sceglie di raccontare uno dei pezzi più bui della storia mondiale con ironia e irriverenza, sdrammatizzando e ridicolizzando la figura di Hitler che diventa l’amico immaginario del piccolo protagonista. Si diverte a mettere in luce le contraddizioni di un sistema. Dirige il suo film con spirito ribelle ma senza mai valicare la sottile linea di rispetto che comunque si deve alla storia e a chi l’ha subita. Roman Griffin Davis è eccezionale e Scarlett Johansson fa una delle prove attoriali migliori della sua carriera, con un ruolo tratteggiato similmente a come aveva fatto Benigni col suo ne “la Vita è Bella”. Avremmo solo voluto che il regista osasse fino in fondo, perché il film è una perla. Recensione completa: https://www.iltermopolio.com/cinema/jojo-rabbit THE IRISHMAN Di tutti i film in gara, The Irishman è sicuramente il più faticoso. Non solo per la sua lunghezza che spaventa, ma anche per la sua struttura. Per riuscire a capirlo e ad apprezzarlo bisogna amare molto il cinema, saper cogliere la meticolosità che ha accompagnato Scorsese nel suo lavoro. Il regista, ci ha messo tutto se stesso, tutta la sua arte. E’ una riunione tra amici, una celebrazione di un genere ma anche un congedo da esso, carico della consapevolezza che ora il pubblico vuole farsi raccontare altre storie. Tra i candidati, è IL capolavoro, ma anche un film di nicchia. Al Pacino e Joe Pesci, entrambi nominati per la categoria di Miglior Attore Non protagonista, esprimono al massimo il loro immenso talento. Recensione completa: https://www.iltermopolio.com/cinema/romaff14-the-irishman-la-recensione STORIA DI UN MATRIMONIO Un nuovo Kramer contro Kramer. E’ la storia di un amore che finisce. Sceneggiatura e regia ottime, il maggiore punto di forza di questo film sono però le interpretazioni dei due protagonisti, Adam Driver soprattutto, ma anche Scarlett Johansonn. Pochi avrebbero saputo rendere con altrettanta bravura e intensità il dolore di tanti uomini e donne che avevano pensato che sarebbero riusciti a camminare insieme tutta la vita. Il rimpianto di non aver saputo intervenire prima di oltrepassare un punto di non ritorno. Baumbach li marca stretti con la macchina da presa, soffocandoli con le loro stesse emozioni. Ci sono rimpianto, rabbia, ma anche una malinconica dolcezza. E, da qualche parte, ancora amore. La fine ha un’infinità di sfumature e sono tutte sul volto e nelle lacrime della Johansonn e di Driver. Recensione completa: https://www.iltermopolio.com/cinema/marriage-story-la-recensione C’ERA UNA VOLTA A… HOLLYWOOD Cinema che parla di cinema, lo celebra. Mette in luce la continua contraddizione tra sogni e disillusioni che governa Hollywood fin dal passato. Un Tarantino atipico, se vogliamo più pacato, apparentemente più lineare, che oscilla tra commedia e dramma con ironia e irriverenza, grazie anche al meraviglioso lavoro del trio di attori con cui ha lavorato. Sceglie di raccontare di eventi realmente accaduti, in particolare quello che è considerato il momento più drammatico della storia del cinema, ma senza che questo ponga freno alla sua creatività, dal momento che li fa passare attraverso il filtro della propria mente, in un climax crescente che culmina in un finale a sorpresa, che conferma il suo essere un folle genio visionario. Recensione completa: https://www.iltermopolio.com/cinema/locarno-72-cera-una-volta-a-hollywood PARASITE Tutti in piedi per Bong Joon – oh. E’ senza dubbio la rivelazione del 2019. Presentato a Cannes, dove ha vinto la palma d’Oro, Parasite è riuscito a ritagliarsi uno spazio nella distribuzione cinematografica mondiale e, scalino scalino, è arrivato fino agli Oscar. La storia più vecchia del mondo, quella del divario tra vincitori e vinti, raccontata con un’originalità che sorprende e conquista. Parte come dark comedy e diventa thriller. L’evoluzione è inaspettata ma non improvvisata; ogni dettaglio è studiato, calibrato. Il regista si districa con ironia e astuzia nel labirinto di personaggi complessi e perfettamente caratterizzati da lui stesso creati. Boon Jonn – oh ha fatto la storia del cinema coreano e si merita tutto. Recensione completa: https://www.iltermopolio.com/cinema/parasite-speciale-cannes-72 1917 E’ il favorito. Completamente girato in piano sequenza, è un’opera titanica per la complessità della realizzazione e per la bellezza della resa nelle immagini. E’ il favorito non solo perché ha già vinto tutti gli altri premi che precedono gli Oscar, ma perché ha veramente tutto quello che piace all’Academy: una storia drammatica, una forte componente morale, un velo di epicità che avvolge tutta la narrazione. 1917 è, oggettivamente, un gran film. Impossibile non subirne il fascino. Sam Mendes porta il pubblico in trincea con i protagonisti; se ti lasci guidare, potresti arrivare a credere di percepirne il respiro. Ma è anche un film furbo, che sa come muoversi, a chi vuole piacere. Compreso scegliere un protagonista semi sconosciuto (e di enorme talento) e circondarlo di cammei con nomi importanti che richiamano l’attenzione. Recensione completa: https://www.iltermopolio.com/cinema/1917-la-recensione
Immagini tratte da: www.iodonna.it www.movieplayer.it www.cinematographe.it www.comingsoon.it www.projectnerd.it www.ilpost.it www.nonsolocinema.com di Federica Gaspari Pochissime ore separano il grande pubblico della settima arte dalla notte più scintillante della stagione cinematografica. Chi conquisterà gli ambitissimi Oscar? Da anni non si assisteva a un’edizione degli Academy Awards più agguerrita e combattuta di questa. Il livello dei film in gara – anche solo con una semplice candidatura – è squisitamente alto. La cerimonia di premiazione degli Oscar è spesso considerata soprattutto come un momento di puro spettacolo in cui Hollywood celebra se stessa e i suoi protagonisti. Nella maggior parte dei casi questa opinione rispecchia la realtà con premi discutibili e riconoscimenti in grado di alimentare le conversazioni degli appassionati di cinema – Moonlight ha davvero vinto contro La La Land?. I grandi attori però sanno spesso regalare interpretazioni magistrali, portando sul grande schermo figure – reali o fittizie – che superano la loro semplice dimensione di puro intrattenimento. Gli attori candidati in questa edizione degli Oscar rispecchiano l’ammirevole qualità di tutti i titoli in gara, rappresentandone spesso il più grande punto di forza. Chi sono, però, i favoriti e le possibili sorprese della vigilia? Migliore attrice non protagonista I cinque nomi in gara per la statuetta di migliore attrice non protagonista rappresentano alla perfezione tutta le sfumature più interessanti del cinema contemporaneo. Kathy Bates, già premio Oscar per il cult Misery non deve morire, torna sotto le luci della ribalta per la sua interpretazione misurata ma essenziale della madre del protagonista di Richard Jewell, ultimo lavoro di Clint Eastwood. La veterana della settima arte è seguita a ruota dalla favorita assoluta, Laura Dern. Musa del cinema di Lynch, con il suo ruolo di una iconica avvocatessa divorzista in Marriage Story ha già conquistato Golden Globe e più recentemente BAFTA. Altri due nomi, però, potrebbero rendere difficile la corsa alla statuetta. Scarlett Johansson, infatti, con la sua figura materna di Jojo Rabbit con cui è impossibile non entrare in sintonia, è considerata la rivale numero uno. Non bisogna però sottovalutare una possibile sorpresa dell’attrice rivelazione del 2019 appena conclusosi: Florence Pugh, stella di Midsommar candidata con la sua irriverente Beth March di Piccole donne. Chiude la squadra di candidate Margot Robbie, astro australiano che, anche se senza grandi pretese di vittoria, conferma di non essere semplicemente la classica bellezza stereotipata bensì di rappresentare ormai una delle attrici più determinate sulla scena internazionale. Migliore attore non protagonista La corsa alla statuetta per il migliore attore non protagonista sembra avere un unico risultato secondo gli esperti che hanno seguito attentamente tutte le tappe precedenti agli Oscar in cui Brad Pitt con il suo stunt-man di C’era una volta a… Hollywood non ha mai perso un appuntamento con il riconoscimento. Non sono però da escludere sorprese dalla corazzata di The Irishman che centra la doppia candidatura in questa categoria con le ottime interpretazioni dei veterani Al Pacino e Joe Pesci, entrambi già detentori di un Oscar delle passate edizioni - Scent of a Woman il primo e Quei bravi ragazzi il secondo. Gli altri due nomi illustri in competizione, Anthony Hopkins, per l’occasione divenuto papa emerito in I due papi, e Tom Hanks nelle vesti di un personaggio cult della televisione statunitense in Un amico straordinario, sembrano doversi accontentare delle briciole. Niente, però, è da escludere con la magia della notte degli Oscar. Migliore attrice protagonista I più accurati pronostici della vigilia puntano tutto sul nome di Renée Zellweger per la vittoria nella categoria della migliore attrice protagonista. La sua interpretazione di un’icona di Hollywood in Judy coronerebbe, a quindici anni dal premio per Ritorno a Cold Mountain, una carriera segnata da vertiginosi alti e bassi. Questa prova attoriale solida in vecchio stile, tuttavia, dovrà fare i conti con quella di Scarlett Johansson e della sua doppia candidatura a questa edizione con Marriage Story. Sincera, emozionata e intima, la sua performance ha tutte le carte in regola per ribaltare i pronostici. Le possibilità per gli altri tre nomi in gara, invece, sembrano essere molto scarse. Questo tuttavia non compromette assolutamente la qualità eccezionale di una concorrenza capitanata da Saoirse Ronan, alla sua quarta candidatura per Piccole donne a solo 25 anni, Charlize Theron, che con Bombshell dimostra di essere nel vivo di un periodo splendido della sua carriera, e Cynthia Erivo, sorpresa (dal promettente futuro) tra le candidate con la sua interpretazione dell’attivista per l’abolizione della schiavitù Harriet. Migliore attore protagonista Lo scorso settembre, dopo i premi della Mostra del Cinema di Venezia, il destino di questa categoria sembrava già scritto a chiare lettere. L’esplosiva interpretazione di Joaquin Phoenix nei panni del più iconico villain di sempre in Joker aveva convinto pubblico e critica con una bravura impeccabile nella sua visceralità. L’attore statunitense, tuttavia, in tutti questi mesi, anche se apparentemente solo in parte, dovuto condividere la scena sempre con una grande icona del cinema europeo per cui potrebbe essere arrivato il momento dell’atteso definitivo riconoscimento. Antonio Banderas, con Dolor y Gloria, ha già dimostrato infatti il suo talento all’ultima edizione del Festival de Cannes. La grande rivelazione degli ultimi anni Adam Driver, però, complica ulteriormente la corsa all’Oscar con la sua sorprendente ed emozionante interpretazione in Marriage Story di Noah Baumbach. Leonardo DiCaprio, istrionico protagonista di C’era una volta a Hollywood, e Jonathan Price, papa Francesco ne I due papi, sembrano invece avere un minor potenziale nella combattutissima gara con le loro performance solide ma più tradizionali. Le statuette degli attori, quindi, quest’anno potrebbero finire con uguale probabilità tra le mani di veterani come tra quelle di giovani promesse. Proprio per questo la sfida si preannuncia gustosa. Ora, tra pop corn e qualche dose di caffè, non resta che scoprire l’identità degli interpreti che trionferanno in questa lunga notte di stelle.
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di Matelda Giachi
Salvo (Augusto Zazzarro), non vede il padre dal giorno del suo arresto. Era un bambino; sono passati sette anni. Vincenzo (Scamarcio), dopo un rientro in scena degno dei migliori programmi di Maria De Filippi, trascina il figlio, per il quale è ormai un inquietante sconosciuto, in un viaggio in macchina che attraversa l’Italia. Quando trasporti un carico pesante, “un bambino è meglio di una pistola” come lasciapassare. E, già che ci sei, chissà che non ti riesca di ricostituire una parvenza di rapporto padre – figlio.E, finché rimaniamo sul soggetto, ancora tutto bene. Peccato per una sceneggiatura oltremodo confusa. Un po’ dramma familiare, un po’ road movie, un po’ romanzo di formazione. Qualche sfumatura da thriller, un tocco di noir. A volte il film non sembra proprio sapersi collocare. La trama si dipana in modo sconclusionato, con risvolti che vorrebbero essere ad effetto ma sono solo banali e un romanticismo da romanzo rosa.
Bravo Augusto Zazzarro, attore involontario: il classico caso di quello che accompagna l’amico al provino e poi però folgora il casting director. Chissà se l’amico gli parlerà ancora. Scamarcio invece, non ce la può fare. Abbiamo visto Brad Pitt entrare nel mondo del cinema da biondissimo bellone di turno, che se si riguardano i suoi tentativi di scene drammatiche in Vento di Passione, accanto a Antony Hopkins, c’è da mettersi le mani nei capelli. Il ragazzo però si è applicato, ha continuato ad andare in palestra ma ha anche lavorato tanto sulla recitazione. Ad oggi, non solo ha arricchito la sua bellezza di un certo fascino ma, soprattutto, è in gara per il titolo di Miglior Attore non Protagonista all’edizione 2020 degli Oscar, per il suo ruolo in C’era Una Volta a Hollywood, e speriamo tutti che l’Academy riconosca il valore del suo eccellente lavoro. Scamarcio no. E’ ancora quello di Tre Metri Sopra il Cielo, solo con l’aria un po’ più vissuta. Il solito ruolo da maschio maledetto interpretato con una verve che provoca ripetuti attacchi di decadentismo che, almeno fossimo Bodelaire, sapremmo incanalare e rendere arte. La Festa del Cinema di Roma, in questa sua quattordicesima edizione, si è distinta per l’ottima selezione di film presentati. Doveva pur esserci un’eccezione. Eccola. Voto: 4 di Federica Gaspari Una sola settimana separa tutti gli appassionati del grande schermo dalla scintillante notte della cerimonia di premiazione degli Oscar. Ecco qualche curiosità per prepararsi al meglio. La 92esima edizione degli Academy Awards verrà sicuramente ricordata come una delle più interessanti di sempre. Il livello dei titoli in gara è letteralmente alle stelle. La sfida per la statuetta più ambita, quella per il miglior film dell’anno, quindi, è apertissima e, proprio per questo, l’assegnazione del premio sarà davvero a tutti gli effetti il momento culminante dell’evento. Dal momento in cui le nominations ufficiali sono state svelate, gli appassionati della settima arte si sono divertiti a comprendere le possibili dinamiche e strategie che potrebbero portare la statuetta tra le mani di una produzione piuttosto che tra quelle di un’altra. I pronostici per gli Oscar spesso si soffermano sulla necessità di mandare specifici segnali, messaggi chiari in ambito politico e sociale. In realtà, il meccanismo di votazione è decisamente più complesso e molto meno lineare. Le giurie dell’Academy Appassionati e, soprattutto, bookmakers statunitensi spesso si affidano ai premi che, nel corso della stagione dei riconoscimenti cinematografici, precedono gli Oscars. Golden Globes, BAFTA, SAG Award: questi premi prestigiosi, tuttavia, non sono – nella maggioranza dei casi – suggerimenti affidabili sul destino delle statuette. Ogni titolo, infatti, si affida a un preciso gruppo di votanti. Nel caso degli Oscars la parola spetta ai 6687 componenti dell’Academy of Motion Picture Arts and Science, composta per la sua maggioranza da professionisti del mondo del cinema che in passato hanno vinto un Oscar. I loro nomi sono rigorosamente segreti – tranne nei casi dei rappresentanti di ogni categoria – ma è noto che nei sottogruppi in cui sono suddivisi si ritroveranno sicuramente personalità acclamate di prestigio che già compongono altre giurie di alcuni specifici premi. Si ricorda infatti che ognuna delle 24 categorie degli Oscar viene votata dalla rispettiva branca dell’industria cinematografica: in questo modo attori sceglieranno i premi di recitazione, mentre registi quelli per la regia di un film. Facile quindi comprendere che premi come SAGA e simili assegnati dalle Guilds – i sindacati – dei diversi settori sono i più affini a quelli che si trasformeranno nelle statuette degli Academy Award. Come funzionano gli ingranaggi per il miglior film? La maggiore categoria dei premi Oscar, tuttavia, si distingue anche per le modalità di assegnazione della sua ambitissima statuetta. Si tratta, infatti, dell’unica in cui tutti i membri dell’Academy possono esprimere il loro parere. Non votano, infatti, solamente i produttori come erroneamente si potrebbe pensare. Questo aspetto, quindi, rende ancora più difficile identificare il titolo che chiuderà la serata più rappresentativa dell’industria di Hollywood poiché esclude dal tavolo dei pronostici ogni possibile riferimento ad altri premi “affini” della stagione. A complicare ulteriormente il meccanismo intervengono le modalità di votazione del titolo vincitore. A differenza di tutte le altre 23 categorie, infatti, questa si basa sul meccanismo preferenziale che negli altri casi si limita ad essere applicato nella fase di scelta dei titoli delle cinquine finali. Il meccanismo di votazione preferenziale per l’Oscar al miglior film è stato adottato nel 2009, quando è stato ufficialmente stabilito che la categoria più ambita potesse avere al suo interno più di cinque candidati, fino a dieci aspiranti al titolo. A questa decisione, motivata dalla necessità di riconoscere più sfumature della settima arte, è stato affiancato il nuovo metodo di votazione che ambisce a eleggere il film con il più ampio consenso e non necessariamente quello più apprezzato. Per comprendere meglio questo concetto è necessario ripercorrere tutte le fasi del processo di scrutinio e validazione dei voti della giuria. Ogni membro dell’Academy è invitato a stilare una lista in ordine di preferenza dei film candidati. Tutte le prime scelte dei votanti vengono valutate e inserite una lista che tiene conto in ordine decrescente. Per vincere il titolo, un film ha bisogno di avere più del 50% dei voti totali. Nel caso in cui il prerequisito non venga soddisfatto, la pellicola che conta il minor numero di posizionamenti in cima alla lista preferenziale dei votanti viene eliminata dal ballottaggio. In automatico tutti i film posizionati al secondo posto dietro al titolo rimosso assumono lo stesso valore di un primo posto. Con questa modifica, la classifica dei film in ordine di “prime posizioni” viene nuovamente stilata. Tale procedimento continua fino a quando il titolo con più primi posti – o posizionamenti divenuti tali per esclusione graduale di altre produzioni in gara – ottiene più del 50% dei voti. Questo meccanismo di stampo preferenziale che complica ulteriormente le carte in gioco spiega quindi in parte alcune strane scelte dell’Academy degli ultimi anni. Film vincitori delle passate edizioni come Green Book, Moonlight o Il caso Spotlight, hanno in parte avuto la meglio sull’agguerrita concorrenza composta da frontrunner quotatissimi grazie alla loro abilità di trovare un punto in comune tra tutti i votanti. Gli ingranaggi del sistema di votazione, infatti, sembra rendere più difficile il percorso a film divisivi che hanno polarizzato l’opinione del pubblico e del mondo professionale. Secondo quanto osservato, quindi, quale titolo potrebbe essere la sorpresa di questa combattutissima edizione? In quest’ottica, quasi paradossalmente, il candidato più probabile sembrerebbe essere Parasite, vero outsider della competizione. Il film, pur non esaltando particolarmente il pubblico statunitense, dopo l’euforia generata in Europa, ha raccolto un solido consenso a Hollywood nella sua moderatezza. Per lo stesso motivo anche Jojo Rabbit – che nel suo curriculum vanta solo premi di pubblico – potrebbe regalare sorprese all’ultimo minuto.
Tutto questo, ovviamente, troverà conferma o smentita nel corso della lunga notte degli Oscar del 9 febbraio… sperando che quest’anno venga aperta la busta giusta! Immagini tratte da: www.oscars.org www.latimes.com www.indiewire.com
di Vanessa Varini ![]()
Titolo: "L'Amica Geniale - Storia del nuovo cognome"
Paese: Italia, Stati Uniti d'America Anno: 2019 Genere: drammatico, in costume Stagione: 2 Episodi: 8 Durata: 50 (episodio) Regia: Saverio Costanzo e Alice Rohrwacher Fotografia: Fabio Cianchetti Musiche: Max Richter, Antonio Vivaldi Scenografia: Elio Maiello Costumi: Antonella Cannarozzi Casa di produzione: Rai Fiction, HBO, TIMvision, Wildside, Fandango Cast: Margherita Mazzucco (Elena\Lenù Greco), Gaia Girace (Raffaella\Lila Cerullo), Francesco Serpico (Nino Sarratore) Christian Giroso (Antonio), Giovanni Amura (Stefano Carracci), Elvis Esposito e Alessio Gallo (Marcello e Michele Solara), Ulrike Migliaresi (Ada), Gennaro De Stefano (Rino Cerullo), Dora Romano (maestra Oliviero)
Il 10 febbraio dopo lo straordinario successo della prima stagione, torna sugli schermi Rai e in anteprima mondiale il seguito della serie Tv "L'Amica Geniale", tratto dal secondo volume della saga intitolato "Storia del nuovo cognome", scritto sempre dalla misteriosa Elena Ferrante. Intanto nei cinema il 27, 28 e 29 gennaio sono stati trasmessi in anteprima i primi due episodi della serie (in totale sono otto suddivisi in quattro serate). In questo sequel assisteremo alla fine dell'adolescenza di Raffaella Cerullo (Gaia Girace) ed Elena Greco (Margherita Mazzucco) che fra dubbi, litigi, paure, emozioni, sentimenti, si trasformeranno in donne adulte.
Lila si è appena sposata ma capisce di non amare Stefano e di non riuscire a sottostare alle sue regole tradizionaliste. I due litigano già durante la prima notte di nozze, Stefano picchia e poi violenta Lila e in seguito, una volta tornata al rione, la ragazza resta incinta e comincia a lavorare nella salumeria di famiglia ma non perde il suo temperamento ribelle.
Elena, invece, è una studentessa brillante ma non riesce a trovare la sua strada, inoltre è fidanzata con Antonio ma è innamorata di Nino Sarratore. A metà stagione Lila si dovrà rimettere in forze e partirà con Elena per una vacanza ad Ischia e lì le due amiche incontreranno proprio Nino (Francesco Serpico), diventato ora uno studente universitario appassionato di letteratura e politica.
L’incontro apparentemente non programmato cambierà per sempre la loro amicizia, infatti Nino verrà conteso da entrambe. Questo fatto allontanerà Lila e Lenù: Elena, continuerà gli studi e partirà per frequentare l’università alla Normale di Pisa, mentre Lila diventerà una venditrice nel negozio di scarpe della potente famiglia Solara di Napoli.
Questa volta le vicende delle amiche\nemiche Elena Greco e Raffaella Cerullo sono ambientate nell'Italia degli anni 60, il periodo delle contestazioni studentesche, degli scioperi, della rivendicazione della libertà negata e della difficile accettazione dell'emancipazione femminile. E proprio le due protagoniste rispecchiano perfettamente i ruoli delle donne di quel periodo: quella più sottomessa come Lila, la cui emancipazione è contrastata dalla violenza domestica del marito e dall'indifferenza della sua famiglia e quella "in via di modernizzazione" come Elena, che si emancipa studiando anche se rimane in eterna competizione con Lila.
Se avete apprezzato la prima stagione della serie tv, non perdetevi "L'Amica Geniale 2".
Immagini tratte da:
http://cinenauta.it/ https://mr.comingsoon.it/ (foto 2 e 3) https://www.tvserial.it/ |
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Giugno 2023
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