di Matelda Giachi ![]()
Genere: Biografico, Musicale
Anno: 2022 Durata: 159 min Regia: Baz Luhrmann Cast: Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge, Luke Bracey, David Wenham, Kelvin Harrison Jr., Xavier Samuel, Kodi Smit-McPhee, Dacre Montgomery, Leon Ford, Kate Mulvany, Jay Chaydon, Charles Grounds, Josh McConville Sceneggiatura: Sam Bromell, Baz Luhrmann, Craig Pearce, Jeremy DonerSteven Levenson (dal musical di by Steven Levenson, Benj Pasek, Justin Paul) Fotografia: Mandy Walker Montaggio: Matt Villa, Jonathan Redmond Musica: Elliott Wheeler Costumi: Catherine Martin Produzione: Bazmark Films, Roadshow Entertainment, The Jackal Group, Warner Bros., Whalerock Industries Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia Paese: USA, Australia
Sono passati quasi dieci anni da Il Grande Gatsby. E’ il 2022 e Baz Luhrmann torna al cinema con una nuova storia; il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico australiano trasforma Austin Butler nella più grande leggenda del rock, Elvis Presley.
La voce narrante che apre il racconto e che interverrà ripetutamente nel corso della pellicola (un po’ in stile Moulin Rouge) è quella del “Colonnello” Parker, ex imbonitore di parchi divertimenti che, adocchiato per caso un giovanissimo Elvis, ne comprende il talento e lo scrittura reinventandosi manager. “Ci sono persone che vorrebbero farmi passare per il cattivo di questa storia”. Il rapporto tra i due appare molto controverso e, a tratti, ricattatorio e senza dubbio opportunistico, almeno per come lo rappresenta Luhrmann, ma rimarranno legati per tutta la carriera del musicista. Del resto Elvis è illuminato; ha un dono talmente immenso da esserne schiacciato e rimanere “piccolo”, senza mai riuscire veramente a crescere e a prendere le redini dei propri sogni e della propria carriera, finendo spesso ad essere una marionetta nelle mani del suo scopritore. Un’anima in trappola che trovava libertà solo nella sua musica e nel movimento. “Se non mi muovo non so cantare”.
A concorrere per il ruolo di protagonista c’era stato fino alla fine l’ex One Direction Harry Styles, ma Baz Luhrmann ha preferito scegliere un attore che fosse meno noto al grande pubblico. Austin Butler, apparso in numerosissime serie tv, è al suo primo grande ruolo da protagonista in un film e lo affronta come solo ai grandi livelli di Hollywood sanno fare: con devozione, rispetto e impegno maniacale e perfino una giusta dose di paura reverenziale. L’attore non si limita a muoversi come Elvis, respira come Elvis; ma più di ogni altra cosa, ne coglie il carisma e lo riesce a trasmettere. Per qualche istante, la leggenda del rock torna in vita sullo schermo. Per ciò che concerne la parte canora, Butler esegue personalmente i primi pezzi della carriera del cantante, nei pezzi più maturi la sua voce viene invece mixata con l’originale. Ad affiancarlo c’è Tom Hanks, che interpreta la figura oscura del manager Parker, un ruolo tutt’altro che secondario come del resto non lo era stato quello dell’uomo nella vita dell’artista.
Elvis non è il classico biopic; non avrebbe mai potuto esserlo nelle mani di un regista fuori dagli schemi come Baz Luhrmann. Passato e presente si mescolano nel montaggio, l’esistenza di Elvis sopra e fuori dal palco si presenta allo spettatore senza indugiare troppo su aspetti specifici, ma con frenesia, quasi al ritmo del suo ancheggiare. Scopriamo che la vita di Elvis è una giostra che sale e che scende, tra infanzia difficile, rapida ascesa delle classifiche, la moglie Priscilla, suo unico grande amore, a cui però non riesce ad essere fedele, la parentesi Hollywoodiana e di nuovo il ritorno alla musica, fino alla dipendenza da farmaci. Una storia che si sposa meravigliosamente con lo stile di Luhrmann. Elvis è un film esagerato, barocco, vorticoso; un’esplosione di colore, musica, costumi pazzeschi (sono quelli di Catherine Martin, moglie del regista e premio Oscar sia per Moulin Rouge che per il Grande Gatsby). Grandioso, spettacolare, Elvis vuole il grande schermo, vuole la sala. Va visto al cinema.
Voto: 8
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di Matelda Giachi ![]() Genere: Miniserie Anno: 2022 Episodi: 6 Durata: 50 min circa Cast: Ewan McGregor, Hayden Christensen, Joel Edgerton, Bonnie Piesse, Grant Feely, Rupert Friend, Moses Ingram, Sung Kang, Kumail Nanjiani, Vivien Lyra Blair, Jimmy Smits, Simone Kessel Produzione: Lucasfilm Distribuzione: Disney Plus (Italia) Paese: USA Ideatore: Joby Harold Obi – Wan Kenobi è stata propriamente definita come “la serie giusta nelle mani sbagliate”. In che modo è la serie giusta? Principalmente perché quello di Obi – Wan è uno dei personaggi più carismatici e interessanti delle due trilogie di Star Wars ma, in profondità, di lui sapevamo davvero poco e, soprattutto, quel lasso temporale che porta il personaggio ad evolversi dal sé giovane della trilogia prequel all’anziano saggio della trilogia originale, era totalmente inesplorato. Ed è proprio qui che la serie Disney ha scelto di collocarsi. E’ un tempo in cui il clima di terrore comincia a diventare intollerabile a molti, portando agli albori della famosa Ribellione. Ewan McGregor ha l’età giusta per vestire di nuovo i panni del Maestro Jedi in quella fase della sua vita. Il potenziale è quindi enorme. Cos’è quindi che non funziona? Certo non il protagonista, un eroe sconfitto e sofferente, ripiegato su se stesso, che deve cercare una nuova spinta vitale, ritrovarsi e connettersi nuovamente con la forza, eccellentemente ritratto dal suo interprete. Funzionano, in generale, la maggior parte dei personaggi, in primis una giovane Leia (un’adorabile Vivian Lyra Blair) già piena di carattere, cocciuta e ribelle proprio così come la abbiamo conosciuta nella sua versione adulta; ma anche figure minori come quella di Tala, interpretata da Indira Varma (Il Trono di Spade), membro di un movimento clandestino che aiuta a portare in salvo i Jedi superstiti infiltrandosi tra le schiere dell’Impero. Trovano, oseremmo dire finalmente, un meritato, dolce spazio anche le figure genitoriali adottive dei due piccoli Skywalker. Chi invece è vittima di una scrittura infelice è il villain della situazione (quello principe rimane Darth Vader, la cui presenza aleggia in un finto secondo piano), la Terza Sorella, interpretata dall’attrice Moses Ingram, ingiustamente finita nel mirino dei leoni da tastiera per via di un personaggio inconsistente che, più che cattivo, appare come un ossessivo compulsivo in preda ad un esaurimento nervoso, un problema di evidente (a quanto pare non per tutti) origine non recitativa. Ma il difetto principe di una serie che non riesce a decollare fino al quinto su sei episodi e che vede anzi in un episodio centrale come quarto, il suo punto più basso, è la superficialità. Questa si palesa nel montaggio largamente impreciso sia sul piano spaziale che temporale, con risultati ai limiti del ridicolo, quanto nei tattici ma incoerenti richiami nostalgici ai film, evidenti anche per i fan meno pignoli. Manca spesso la tensione che dovrebbe caratterizzare un clima di repressione e paura e i duelli e gli scontri armati a cui gli amanti di Star Wars sono affezionati sono solo un pallido ricordo. Questo almeno vale fino al quinto episodio, con il quale qualcosa sembra risvegliarsi, e non solo lo spirito combattivo di Obi – Wan Kenobi, per poi culminare in un ottimo sesto episodio che entusiasma e allo stesso tempo genera amarezza perché palesa il fatto che, si, una grande serie era possibile. Avendo a che fare con una prima parte gravemente insufficiente e con una finale molto buona, e quindi con un bel divario qualitativo, è anche difficile dare un giudizio complessivo. E’ certo poi che ci siamo tutti approcciati alla serie con aspettative enormi, con inevitabili conseguenze sull’obiettività. Resta il fatto che Obi – Wan Kenobi poteva e doveva essere di più e che la serie è stata messa in mani incapaci di gestirla. Peccato.
Voto: 5/6 PISA CHINESE FILM FESTIVAL 2022 日濡月染 Come il Sole immerso nella Luna calante 20, 21, 22, 23 giugno 2022 Giardino di via la Nunziatina, 11 In collaborazione con Udine Far East Film Festival e con Cinema Arsenale di Pisa *** Organizzato dall’Istituto Confucio di Pisa, l'edizione 2022 del Pisa Chinese Film Festival vede il consolidamento di alcuni aspetti peculiari della sua formula, pur presentandosi al pubblico in una veste rinnovata. Le proiezioni, infatti, continuano a tenersi all'aperto, nel Giardino di via la Nunziatina, a Pisa, ancora una volta nel cuore del giugno pisano. Confermate e ancora più solide le collaborazioni: quella con l’Udine Far East Film Festival, vera e propria istituzione del cinema asiatico in Italia, e quella con il Cinema Arsenale di Pisa, già partner del progetto negli anni trascorsi, ma che per l’edizione 2022 ha contribuito in maniera determinante ad arricchire l'offerta in cartellone. La novità - L'edizione 2022 inaugura un filone di ricerca riassunto nei caratteri che accompagnano la testata del 2022, a metà tra auspicio e descrizione: “Come il Sole immerso nella Luna calante”. I titoli proposti dal Pisa Chinese Film Festival 2022, infatti, hanno come elemento in comune la sottile mutazione in atto nel cinema contemporaneo cinese. Una metamorfosi accesa, da una parte, dalle contaminazioni di stili, generi, codici culturali, e dall'altra favorita da una commistione sempre più viva e consapevole tra estetica cinese e tradizione occidentale. Agli albori delle ‘ombre elettriche’, nella Shanghai delle delegazioni internazionali, il cinema cinese mostrava ancora caratteristiche occidentali, ma un percorso vivo fatto di rivoluzioni e, appunto, di radicali mutazioni, gli ha donato un’identità propria, irriducibile, che oggi torna a noi per osservarci di nuovo da vicino, per interrogarci. Tutti i titoli presenti in cartellone saranno a ingresso gratuito e in lingua originale, con sottotitoli in italiano. L'ingresso degli spettatori è garantito fino a esaurimento dei posti a disposizione. La composizione del cartellone 2022 si è avvalsa della preziosa collaborazione dell’Udine Far East Film Festival. Un approccio rinnovato che ha individuato sul campo alcuni dei titoli che hanno incontrato il gusto del pubblico più grande del mondo, con una particolare attenzione alle mode, ai personaggi, ma anche alle ‘firme’ che arricchiscono il panorama dell’industria cinematografica cinese contemporanea. La Cina rappresenta un osservatorio privilegiato su quelli che sono oggi i gusti, le avanguardie, addirittura le storie che talvolta rimbalzano anche nel contesto europeo. Apertura lunedì 20 giugno alle ore 20 con la Opening Cerimony PCFF 2022 nella cornice del Giardino di via la Nunziatina 11, a Pisa. A fare gli onori di casa ci saranno la professoressa Huang Yunlin (Direttrice Istituto Confucio di Pisa), Giada Alì e Fabiana De Carlo (Istituto Confucio di Pisa). Ospiti al taglio del nastro il professor Nicola Bellini (Scuola Superiore Sant’Anna), Antonio Capellupo (Cinema Arsenale), e Thomas Bertacche (Far East Film Festival). Alle 20.30 è previsto un brindisi di benvenuto per dare l’avvio alla stagione 2022. Alle 21.30 il festival sarà quindi inaugurato da Return to Dust (隐入尘烟), del regista Li Ruijun, in concorso alla Berlinale 2022, in cartellone al Far East Festival di Udine 2022, e non ancora programmato nelle sale cinematografiche italiane. Al centro una storia d'amore improbabile e romantica girata nel Gansu tra dune maestose simbolo di una Cina rurale all'estremo, dove la sopravvivenza materiale è precaria ma i momenti di poesia abbondano. Un capolavoro annunciato, profondamente cinese ma che fonda la sua ragion d’essere in un linguaggio universale. Martedì 21 giugno la giornata prenderà le mosse a partire dalle 18 con l’esperienza condivisa "Bashu": birra, hotpot e divertimento" una degustazione a cura di ChinEAT & Postwave Brewing. La Cultura Bashu ha una storia di oltre 3000 anni, ed è ampiamente considerata come una delle culle della moderna civiltà cinese. Marco Bonaglia (dottorando presso l’Università di Chongqing) e Fabiana De Carlo (Program Manager dell’Istituto Confucio di Pisa) intervisteranno Silvio Festari e il suo gruppo di Post Wave Brewing, e così Laura Rizzo e Michele Dilella per ChinEAT, per presentare le loro storie di successo aziendale e cooperazione tra Cina e Italia nell’ambito del commercio, ma anche le loro esperienze personali, culturali e linguistiche, con la Cina. Particolare rilievo sarà dato al tema della mediazione culturale e dell’interculturalità nel mondo dell’imprenditoria sino italiana. Nella seconda parte, i partecipanti avranno la possibilità di degustare i prodotti, con una vincente accoppiata di birra e hotpot. Alle 21 è quindi previsto l’intervento della regista Zuxin Hou, della quale alle 21.30 verrà proiettato The Italian Recipe (遇见你之后), film d'apertura al Far East Festival di Udine 2022 dove è stato proposto in anteprima mondiale. Già considerato un Vacanze romane aggiornato e in salsa cinese, il film racconta l'incontro a Roma tra Peng, un giovane e famoso cantante pop arrivato in Italia per partecipare a un reality show, e Mandy, giovane coetanea (Huang Yao) che aiuta gli zii nella lavanderia di famiglia e sogna di diventare chef. I due che inizialmente non si sopportano, iniziano realmente a conoscersi, quando sono costretti a trascorrere insieme una notte piena di sorprese proprio nella capitale italiana. Un esempio evidente di come la contaminazione di generi e linguaggi riesca a sortire oggi opere di complessa catalogazione, nonostante la superficie solo all’apparenza riconoscibile. Mercoledì 22 giugno si riparte alle 18.30 con un Laboratorio di Calligrafia a cura di docenti e volontarie dell’Istituto Confucio di Pisa (l’accesso è libero e non prevede iscrizione). Alle 21.30 sarà la volta di South Wind, un docufilm del regista Zhang Zhiqiang, in cui si racconta dal vivo la lotta quotidiana di una coppia di pensionati bloccata nel sud della Cina a causa del COVID-19. Xu Zhihui e Sun Yanping hanno entrambi problemi di salute. Nel tentativo di stare meglio decidono di fare un viaggio attraverso il loro enorme paese. Giunti a Fangpo, nel sud della Cina, restano bloccati a causa della pandemia di COVID-19. Decidono dunque di stabilirsi temporaneamente sulla spiaggia, trovandosi immersi in un ambiente del tutto nuovo ed estraneo. La loro nuova quotidianità è basata sulla sopravvivenza e soprattutto Xu deve trovare nuove tecniche per procurarsi il cibo. Una piccola perla che affronta il tema epocale della pandemia dalla prospettiva di due soggetti ai margini, in grado però di testimoniare verità senza tempo. Giovedì 23 giugno alle ore 20 i lavori saranno inaugurati dalla presentazione dell’Associazione Sportiva “Wing Tsun” con una dimostrazione dal vivo di Wing Chun (永春拳). Alle 21,30, infine, il Pisa Chinese Film Festival celebra il ventennale di una pellicola che ha letteralmente rivoluzionato il cinema cinese (e mondiale) contemporaneo. Usciva infatti nel 2002 英雄 (Yīngxióng), ovvero Hero, del regista Zhang Yimou, che metteva in scena il tentativo di assassinio del mitico imperatore Qin Shi Huang, nel 227 avanti Cristo. Jet Li, Tony Leung e Maggie Cheung sotto l'ispirata direzione del maestro cinese incarnavano personaggi che sono ancora incisi nella memoria collettiva, nuove maschere di un genere 'originario' e mai passato veramente di moda come il wuxia, il cappa e spada di matrice cantonese. Zhang Yimou lo ricodifica incrociando opera classica, balletto e western. Un gioiello che non ha perso un grammo della sua freschezza, riproposto al pubblico del Pisa Chinese Film Festival in versione originale sottotitolata. <<Il nuovo corso del Pisa Chinese Film Festival è il frutto di un confronto serrato con i nostri tempi – afferma la professoressa Yunlin Huang, direttrice cinese dell’Istituto Confucio di Pisa. Stiamo lentamente passando dal confronto, dalla reciproca osservazione tra due culture capitali, allo scambio, alla condivisione. Una fase epocale di cui l’arte, e in particolare il cinema, si fanno naturali testimoni. Il Pisa Chinese Film Festival era, resta e si candida ancora a essere un evento privilegiato durante il quale osservare da vicino una parte di questa mutazione in corso. Penso ai grandi passi compiuti dalla nostra manifestazione nel corso degli anni. Anche noi, nel nostro piccolo, stiamo incarnando il medesimo cambiamento. Rinnovarci è una sfida cui vogliamo partecipare.>> <<Il Pisa Chinese Film Festival è ormai un luogo d’incontro, non solo per gli spettatori che lo animano con la loro presenza – racconta il prof. Alberto Di Minin, direttore italiano dell’Istituto Confucio di Pisa – ma per quelle realtà che partecipano alla sua organizzazione. Scambio, condivisione, confronto scandiscono questo nostro modello, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ne sono un chiaro esempio le nostre collaborazioni. Da una parte gli amici del Far East di Udine, anche quest’anno alleati fondamentali per conferire profondità e qualità al nostro Festival. Siamo solo al secondo anno di questa intesa, ma i frutti a me sembrano già importanti e destinati a durare nel tempo. Dall’altra, sulla stessa linea, gli amici del Cinema Arsenale di Pisa ormai colonna portante della nostra organizzazione. È a questo felice scambio che mi riferisco quando parlo di ‘modello’, di virtuosa interazione tra le parti. Ci vediamo quindi al Pisa Chinese Film Festival per godere di quella che sarà una vera e propria festa per la mente e per il cuore.>> A partire dai prossimi giorni tutte le novità e gli aggiornamenti sulla pagina Facebook e Instagram dell'Istituto Confucio di Pisa: https://www.facebook.com/IstitutoConfuciodiPisa https://www.instagram.com/istituto_confucio_pisa/ Segui il festival sul canale Twitter: @ChinaSantAnna Di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti Anno: 2022 Formato: serie TV Genere: fantascienza, drammatico, horror Puntate: 7 Regia: Matt e Ross Duffer, Shawn Levy, Nimrod Antal Sceneggiatura: Matt e Ross Duffer, Caitlin Schneiderhan, Paul Dichter, Kate Trefry, Curtis Gwinn Produzione: Camp Hero Production, 21 Laps Entertainment, Monkey Massacre Cast: Winona Rider, David Harbour, Finn Wolfhard, Millie Bobby Brown, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Noah Schnapp Dopo tre lunghissimi anni, il Sottosopra riapre le sue porte con nuove avventure popolate da vecchie conoscenze. La lunga attesa è ormai finita e lo scorso 27 maggio la quarta stagione di Stranger Things ha finalmente fatto il suo debutto con le prime 7 puntate sulla piattaforma di Netflix. Diversamente dalle stagioni precedenti ma perfettamente in linea con la nuova politica del colosso dello streaming, il fortunato show dei Duffer Brothers torna in scena in due parti soprannominate Volumi per rimanere in pieno stile anni Ottanta, la cornice che sin dagli esordi arricchisce di fascino la serie. Oculata mossa per tenere sulle spine gli abbonati fino al 1° luglio, giorno dell’uscita del secondo volume? L’unica certezza del lungo addio a una delle serie più iconiche dell’ultima decade sul piccolo schermo è che inevitabilmente questo epilogo segnerà una nuova fase per Netflix e per tutto il suo pubblico. Nove mesi dopo gli eventi del centro commerciale Starcourt narrati nella terza stagione, il gruppo di amici - ora separati - deve affrontare una nuova minaccia soprannaturale, nota come Vecna, che appare a Hawkins. Gli incredibili poteri di Undici (Millie Bobby Bhrown), che spesso hanno salvato il gruppo e la città in passato, sembrano però un lontano ricordo. Nel frattempo, Joyce Byers (Winona Ryder) e Murray Bauman (Brett Gelman) cercano di aiutare Jim Hopper (David Harbour) a fuggire da una prigione in Kamchatka, Russia. Lasciati alle spalle i tormenti dell’adolescenza che avevano segnato la stagione precedente tra alti e bassi, i nuovi episodi di Stranger Things abbracciano la loro origine squisitamente citazionista ma mai banale. Se è vero che il fenomeno di Hawkins ha segnato una nuova era per epigoni su piccolo e grande schermo dalle alterne fortune, è altrettanto innegabile che solo questo prodotto ha saputo essere sempre inconfondibile e autentico per tutto il suo percorso che ora si avvia a una conclusione. Dopo aver esplorato approfonditamente il cinema d’avventura anni Ottanta e l’immaginario adolescenziale plasmato da John Hughes, la serie si confronta con gli stilemi horror di film come Nightmare on Elm Street – citato esplicitamente anche con una guest star –, Il silenzio degli innocenti, Carrie e molti altri. Per la prima volta, Hawkins non è più solo un luogo in cui accadono cose strane, è l’habitat di un male viscerale, spietato e senza filtri. La crescita di un nutrito gruppo di personaggi – non più ingenui e innocui bambini come agli esordi – passa anche da questi toni e da questi traumi, elementi che sono fulcro di ogni episodio nonché parte integrante del modus operandi del nemico di stagione. La carta vincente della riuscita eccellente di un progetto già convincente sulla carta è tuttavia da ricercare nella scelta di rinnovare la scommessa di un insieme attoriale che, proprio in questa stagione, completa il suo percorso di crescita verso una narrazione corale. La struttura a tre linee narrative, infatti, evidenzia come ormai ogni personaggio sia parte di un immaginario più ampio e articolato, coniugato sia in termini di ricchezza di casting che di ambientazione. Infatti, come mai prima d’ora, il Sottosopra viene sviscerato nelle sue dinamiche ed esplorato in profondità, diventando terreno ideale per introdurre il nuovo villain Vecna e i nuovi toni decisamente dark della serie. Proprio quando questi elementi più estremi e radicali vengono affrontati apertamente, lo show riesce dunque a regalare il meglio di sé con sequenze destinate a entrare nell’immaginario comune per la loro capacità di unire emozioni, ottima scrittura e riferimenti pop.
Il settimo episodio – un vero e proprio mid-season finale d’altri tempi – conclude questa prima corsa senza tregua con un plot twist disarmante ma ben costruito episodio dopo episodio. Non lasciando nulla al caso, la serie si prepara al gran finale in due episodi di lunga durata. Le aspettative sono altissime… quando arriva luglio? Immagini tratte da: https://blog.screenweek.it www.fanpage.it |
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Maggio 2023
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