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29/8/2021

Falling - La recensione

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di Matelda Giachi
Genere: Drammatico 
Anno: 2020
Durata: 112 min
Regia: Viggo Mortensen
Cast: Viggo Mortensen, Hannah Gross, Laura Linney, Lance Henriksen, Terry Chen, David Cronenberg, Sverrir Gudnason
Sceneggiatura: Viggo Mortensen
Fotografia: Ronald Sanders
Montaggio: Carol Spier
Musica: Marcel Zyskind
Produzione: Perceval Pictures, Baral Waley Productions, Scythia Films, Zephyr Films
Distribuzione: BIM Distribuzione
Paese: Canada
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Esordio alla regia per il più volte candidato premio Oscar Viggo Mortensen, che sceglie di raccontare la storia del difficile rapporto tra un padre e un figlio. Il primo (Lance Henriksen), ormai anziano, conservatore, e affetto dalle prime manifestazioni di demenza senile, si vede costretto a lasciare la propria fattoria per trasferirsi in California, dove il figlio John (Viggo Mortensen) vive con il marito e la figlia. Due realtà, due mentalità opposte che si trovano costrette al confronto da una convivenza forzata. Il rapporto tra i due non è mai stato idilliaco e numerosi flashback ripercorrono i momenti salienti del loro rapporto, le radici dei litigi odierni. 
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​Viggo Mortensen, dopo anni di sceneggiature scritte e di finanziamenti non ottenuti, finalmente riesce a portare su grande schermo una delle sue storie. Falling non è un racconto autobiografico ma è comunque molto intimo, personale e, come Mortensen ha portato qualcosa di sé nella sua opera, forse anche ciascuno degli spettatori vi potrà trovare un pezzo della propria, di quelle incomprensioni inevitabili in un rapporto tra genitori e figli, nessuno dei quali corrisponde mai alla visione ideale dell’altro. Mentre i fatti raccontati vanno rapportati ad una vasta e complicata realtà americana, completamente lontana dal nostro immaginario incompleto del continente USA, che si adatta giusto a new York e a poche altre grandi città, ma che soprattutto è lontana dalla realtà europea, le dinamiche di incomunicabilità reciproca sono quasi universali.

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​E’ la seconda volta in breve tempo che il cinema porta sullo schermo la fragilità della vecchiaia e la conseguente inversione del ruolo padre – figlio. Soltanto pochi mesi fa, la sua straordinaria interpretazione in The Father ha valso un Oscar come miglior attore a Antony Hopkins. Dato il tema doloroso, ci si aspetterebbe un film di una certa pesantezza ma Mortensen riesce ad avere un approccio estremamente equilibrato, bilanciando il giusto contenuto di dolcezza e durezza; lo sguardo che si percepisce dietro la macchina da presa è quasi tenero ma soprattutto maturo. E’ un film estremamente curato nei dettagli, con un forte senso per l’estetica, impreziosito da una fotografia naturalistica che richiama Terrence Malick e, sopra di ogni altra cosa, amato da chi lo ha diretto e recitato. Falling conferma Viggo Mortensen come grande attore lo incorona come promessa della regia.
Voto: 7/8

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Immagini tratte da:
www.mymovies.it
www.vanyland.com
www.orgoglionerd.it

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26/8/2021

In uscita oggi in 36 sale italiane il film "Il gioco del destino e della fantasia"

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COMUNICATO STAMPA
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Da giovedì 26 agosto, in 36 cinema, il

film di Hamaguchi premiato a Berlino.
 
A PISA in esclusiva alla Multisala ODEON
  
IL GIOCO DEL DESTINO E
DELLA FANTASIA
 
(Wheel of Fortune and Fantasy)
  
Il 23 settembre la Tucker porterà in sala anche
Drive My Car, miglior sceneggiatura a Cannes.
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Tre storie che parlano d’amore, di desiderio, di coincidenze. Esce oggi giovedì 26 agosto in 36 sale, distribuito dalla Tucker Film, Il gioco del destino e della fantasia (Wheel of Fortune and Fantasy) di Hamaguchi Ryusuke, incoronato a Berlino con l’Orso d’Argento. Nome forte, fortissimo, del nuovo cinema giapponese, Hamaguchi ha vinto – a distanza ravvicinata – anche il premio per la miglior sceneggiatura a Cannes con Drive My Car.   
 
E sarà sempre la Tucker Film, reduce dal successo della monografia su Wong Kar Wai, a portare in sala Drive My Car: l’uscita è programmata per il 23 settembre. Due titoli di Hamaguchi in meno di un mese, dunque, a testimoniare la scommessa su un giovane autore che ha già lasciato un segno profondo nel cinema contemporaneo.   
 
Il gioco del destino e della fantasia indaga sulla rotta di collisione tra cuore e sorte. Un tema per cui Hamaguchi elabora tre variazioni narrative, dettando il ritmo attraverso i dialoghi (Hamaguchi firma anche lo script) e disegnando quattro intensi personaggi femminili alle prese con i propri sentimenti, con la propria immaginazione e con l’imprevedibile geometria delle coincidenze e delle casualità. Cosa succede quando il caso comincia a muovere le sue pedine? Quanto può influire sulla nostra vita un semplice imprevisto? Questo il filo rosso che mette in connessione i tre capitoli (Magia, Porta spalancata, Ancora una volta) e le anime delle quattro donne (Meiko, Nao, Natsuko, Nana), questo il motore di un grande film dove Tokyo, pur mantenendo la propria essenza giapponese, diventa teatro di emozioni universali…


TUTTE LE SALE DELLA PRIMA SETTIMANA
 
Bergamo - Multisala Conca Verde, dal 26/08
Bologna - Rialto, dal 26/08
Brescia - Wiz, dal 26/08
Cesena - Arena San Biagio, solo 29/08
Courmayeur - Courmayeur Cinema, dal 27/08
Firenze - Fiorella, dal 26/08
Gorizia - Kinemax, dal 26/08
Mantova - Arena Mignon, dal 26/08
Mestre - Dante, dal 26/08
Mezzago - Arena Palazzo Archinti, solo 31/08
Milano - Anteo Palazzo del Cinema, dal 26/08
Milano - Multisala Eliseo, dal 26/08
Monza - Capitol spazioCinema, dal 26/08
Napoli - America Hall, dal 26/08
Napoli - Multisala Filangieri, dal 26/08
Padova - Multiastra, dal 26/08
Pisa - Multisala Odeon, dal 26/08
Pordenone - Cinemazero, dal 26/08
Roma - Eurcine, dal 26/08
Roma - Giulio Cesare, dal 26/08
Roma - King, dal 26/08
Roma - Nuovo Olimpia, dal 26/08
Roma - Nuovo Sacher, dal 26/08
Roma - Quattro Fontane, dal 26/08
Roma - Tibur, dal 26/08
Torino - Eliseo, dal 26/08
Torino - Massimo, dal 26/08
Torino - Romano, dal 26/08
Trento - Multisala Astra, dal 26/08
Trevignano Romano - Arena Palma, solo 29/08
Treviso - Multisala Edera, dal 26/08
Trieste - Ariston, dal 26/08
Udine - Arena Loris Fortuna, solo 26/08
Udine - Visionario, dal 26/08
Verona - Pindemonte, dal 27/08

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23/8/2021

MODERN LOVE – Stagione 2

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di Matelda Giachi
La Recensione
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Genere: Miniserie Antologica, Romantico  
Anno: 2021
Episodi: 8
Durata: 30 min circa     
Cast: Gbenga Akinnagbe, Susan Blackwell, Lucy Boynton, Tom Burke, Zoe Chao,Maria Dizzia, Minnie Driver, Grace Edwards, Dominique Fishback, Kathryn Gallagher, Kit Harington, Garrett Hedlund, Telci Huynh, Nikki M. James, Aparna Nancherla, Larry Owens, Zane Pais, Anna Paquin, Isaac Powell, Ben Rappaport, Milan Ray, Jack Reynor, Miranda Richardson, Marquis Rodriguez, James Scully, Zuzanna Szadkowski, Lulu Wilson, Don Wycherley, Jeena Yi
Produzione: Amazon Studios, Storied Media Group, Likely Story, New York Times
Distribuzione: Amazon Prime Video
Paese: USA
Regia: John Carney con John Crowley, Marta Cunningham, Andrew Rannells, Jesse Peretz, Celine Held & Logan George

Estate 2021, su Amazon Prime Video si torna a parlare d'amore. Modern Love è prima di tutto una rubrica settimanale del New York Times che esiste ormai da 17 anni, dal 2004, e in cui sono state raccontate, da persone con esperienza di scrittura dal nulla al professionale, più di 700 storie. La loro peculiarità è che tutte parlano d'amore, ma non necessariamente dell'amore romantico, ma di tutte le sue più varie sfumature, anche quelle dolorose. C'è l'amore di un amico, quello che tradisce, quello che finisce, quello non corrisposto; c'è l'amore che non funziona, l'amore per se stessi, e c'è l'amore che risorge o che muove i primi passi, che impara. 
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Dopo essere anche diventata un podcast, alcune di queste storie, nel 2019, sono state selezionate per diventare i primi episodi di una serie che adesso torna con una seconda stagione. Ancora racconti autonomi, brevi, di una trentina di minuti ciascuno, asciutti, dove i protagonisti sono più i sentimenti che le persone. Quello che cambia, è una certa perdita di mordente; solo tre o quattro episodi possono dirsi realmente riusciti. Tra tutti il primo, “Su una Strada Tortuosa, con la Cappotta Abbassata”, un inizio di forte impatto emotivo che non trova quasi più pari in quelli seguenti, molti dei quali, senza poter essere assolutamente definiti brutti, non riescono però ad arrivare dritti al cuore come la precedente, straordinaria stagione aveva fatto. Anche l’ambientazione cambia e diventa itinerante: si sposta dalla sola New York, che invece aveva fatto da collante ai primi 8 episodi, dando un senso di unità alla serie nonostante l’esistenza a se stante di ogni storia. Ne deriva una perdita di fluidità che, per quanto non essenziale, di sicuro si accusa, così come anche la mancanza di un vero e proprio finale.
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Per concludere, Modern Love 2 non riesce a reggere il confronto con una prima stagione nettamente più alta ma, se si esula dal confronto, rimane uno dei prodotti più validi del catalogo Amazon. Uno specchio su una realtà caleidoscopica; un promemoria che invita a guardarsi intorno perché, come afferma la voce narrante del film classico Love Actually, l’amore è davvero ovunque.
Di seguito, la sinossi degli 8 episodi
2×01 Su una Strada Tortuosa, con la Cappotta Abbassata
Alle volte, ci sono oggetti che rappresentano un legame con una persona amata e attraverso i quali questo legame sopravvive alle tragedie della vita. È quello che accade alla protagonista, Minnie, che proprio non ne vuole sapere di separarsi dalla sua auto vintage.
2×02 La Ragazza Notturna Incontra il Ragazzo Diurno
Lei è affetta da una rara malattia che la porta a vivere di notte quando il mondo è addormentato. Lui vive di giorno, conduce un’esistenza più canonica. Cosa succede se i due si innamorano? Può davvero l’amore superare tutti gli ostacoli?
2×03 Estranei su un Treno (Per Dublino)
Sicuramente uno degli episodi più interessanti e qualitativamente alti della serie, ambientato a Dublino durante lo scoppio della pandemia. Due ragazzi si trovano seduti uno di fronte all’altra sul treno che li riporta a casa. Si innamorano e promettono di incontrarsi sul treno di ritorno due settimane dopo, senza scambiarsi i numeri. Ma non avevano previsto che il lockdown avrebbe scombinato tutti i piani. Si ritroveranno?
2×04 Un Progetto di Vita a Due, Seguito da uno Solo
Il confine tra amicizia e amore a volte è molto labile, soprattutto in giovane età e quando il legame è davvero stretto. Ma non sempre quel confine lo si attraversa in due
2×05 Sono…? Forse questo test me lo dirà
L’adolescenza è l’età delle domande, della ricerca della propria identità, delle prime cotte. Tutto vissuto in maniera estrema, spesso fa paura. Al giorno d’oggi ci si rifugia nella sicurezza del proprio telefono a cercare le risposte. Ma può davvero aiutare, la tecnologia, o confonde invece ancora più le idee?
2×06 Nella Sala d’Attesa dei Coniugi Separati
Una relazione clandestina distrugge due matrimoni. Può, dai pezzi di chi rimane, nascere qualcosa di nuovo e inaspettato?
2×07 Come Mi Ricordi?
Un altro degli episodi più coinvolgenti, una sceneggiatura che ha trovato la giusta chiave per raccontare una storia che è veramente di tutti. Un incontro fortuito tra le strade di New York: due ragazzi si vedono da lontano, si riconoscono, si erano frequentati tempo addietro. Perché, a volte, l’amore non funziona? Mentre continuano a camminare fino a incrociarsi, ciascuno rivive nella propria testa i ricordi di quella relazione mancata
2×08 Un Secondo Abbraccio, con Occhi e Cuore Aperti
Si parla spesso di quanto le minestre riscaldate non funzionino mai ma, se si permette al cuore di aprirsi, agli occhi di tornare a guardare, è possibile riscoprirsi e concedersi un secondo abbraccio? Il matrimonio dei due protagonisti è finito da tempo. O forse no.
Voto: 7,5
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Immagini:
www.gqitalia.it
www.wired.it
www.maridacaterini.it
www.gamelegends.it

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22/8/2021

Recensione della serie tv "Inés dell'anima mia"

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di Vanessa Varini
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Titolo: "Inés dell'anima mia"
Paese: Spagna, Cile
Anno: 2020
Genere: drammatico, storico, in costume, biografico
Stagioni: 1
Episodi: 8
Regista: Alejandro Bazzano, Nicolas Acuna
Soggetto: Inés dell'anima mia (romanzo) di Isabel Allende
Interpreti e personaggi: Elena Rivera (Inés Suárez), Eduardo Noriega (Pedro de Valdivia), Benjamín Vicuña (Rodrigo de Quiroga), Enrique Arce (Pedro Sánchez de la Hoz), Carlos Serrano (Juan de Málaga), Francesc Orella (Francisco Pizarro), Antonia Giesen (Cecilia), Gastón Salgado (Michimalonco)
Conoscete Inés de Suárez? È stata l'unica donna spagnola a partecipare alla spedizione per la conquista del Cile nel 1540, fondando una nazione, e prima ancora l'unica donna che sbarcò in America, attraversando diversi Paesi del Sud America, per cercare il marito, dato per disperso nel Nuovo Mondo durante una spedizione. Il suo personaggio venne però dimenticato nella storia, fino a quando la scrittrice cilena Isabel Allende, grande ammiratrice di Inés, nel 2006 decise di dedicargli un libro "Ines dell'anima mia", trasformato poi nel 2020 in una serie tv spagnola dal titolo omonimo composta da 8 episodi. Dal 30 luglio la serie è andata in onda su Canale 5 per quattro serate alle 21:25 e ora si può guardare su Mediaset Play o Prime Video.
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​La storia del film ricalca la storia vera, tratta dal romanzo. Ines è una giovane dal carattere ribelle e coraggioso il cui destino è occuparsi dell'anziano nonno. Quando però s'innamora del mercante Juan de Málaga, decide di cambiare vita: fugge dalla casa di famiglia (il nonno la vuole rinchiudere in convento) e si sposa. Inés si stabilisce con Juan a Siviglia, finchè l'uomo parte per l'irraggiungibile Eldorado nel Nuovo Mondo, lasciandola sola. Quando non si hanno più notizie dell'uomo, Inés non ha la pazienza di aspettarlo a casa, così fa le valigie per andarlo a cercare. Inés viaggia fino in Perù, dove l'attende una brutta sorpresa: Juan è morto. Come risarcimento ottiene un piccolo appezzamento di terra a Cuzco e qui incontra il conquistador Pedro de Valdivia, che sogna di colonizzare il Cile. I due s'innamorano, lui però è sposato ed Inés viene considerata agli occhi di tutti una concubina, ma la giovane non si abbatte.

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Insieme a Pedro attraverserà il deserto di Atacama, sfiderà gli Indios Mapuche e fonderà la città di Santiago.
Impossibile non rimanere conquistati da Inés, interpretata dalla brava Elena Rivera: è una donna forte, indipendente, battagliera, furba, che si salva da sola (durante l'assenza di Pedro, è lei a prendere il comando dell'esercito e ad uccidere i nemici quando la città di Santiago viene attaccata).
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Anche gli altri personaggi primari e secondari sono tutti ben sviluppati, come Pedro de Valdivia interpretato da Eduardo Noriega, il "cattivo" Pedro Sánchez de la Hoz (Enrique Arce), il braccio destro di Pedro Rodrigo de Quiroga (Benjamín Vicuña), che è innamorato di Inés, la principessa Inca Cecilia (Antonia Giesen) e gli stessi Mapuche, che si ritrovano sfruttati dai Conquistadores. Altri punti di forza della serie sono le suggestive location (Spagna, Perù e Cile) e le scene di guerra non troppo sanguinose. A parte qualche momento inverosimile (Inés che fugge dalla finestra in pieno giorno e la festa in maschera stile Romeo e Giulietta), "Inés dell'Anima Mia" è un ottimo kolossal che vi appassionerà.
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LA SERIE SI PUO GUARDARE SU MEDIASET PLAY:
https://www.mediasetplay.mediaset.it/fiction/inesdellanimamia_SE000000001516
FOTO TRATTE DA:
https://www.superguidatv.it
https://www.optimagazine.com
https://www.lanostratv.it

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15/8/2021

Locarno 74 – I vincitori di un’edizione fuori dagli schemi

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Di Federica Gaspari
Dopo 11 giorni di grandi anteprime e incontri con star di rilievo internazionale, la 74esima edizione del Locarno Film Festival è giunta alla sua conclusione. Con la nuova direzione artistica firmata Giona A. Nazzaro, la manifestazione cinematografica che dal 1946 anima i luoghi della cittadina lacustre svizzera in un anno cruciale come il 2021 ha proposto al suo pubblico, composto sia da esperti del settore che da appassionati, un’ampia scelta sia di produzioni internazionali popolari che di racconti indipendenti più sofisticate. Filo conduttore delle selezioni principali è stata la ricerca di riflessioni e narrazioni urgenti su temi attuali risultata in una proposta di film che rielaborano il concetto di identità, diversità ma anche di eredità e violenza. Allo stesso modo, anche i grandi titoli proiettati in Piazza Grande nel caratteristico cinema sotto le stelle hanno portato una ventata di aria fresca nella tradizione del film, rompendo anche schemi classici del panorama festivalieri spesso poco affine a produzioni con distribuzione su piattaforme streaming.
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Concorso internazionale
I 17 film presentati in questa categoria hanno portato sul grande schermo di Locarno alcune tra le opere più ispirate di registi e artisti provenienti da ogni parte del mondo. Le storie e le tradizione di ogni continente, infatti, hanno trovato spazio, riuscendo a raccontare a un pubblico prestigioso inediti punti di vista su tematiche urgenti. La giuria presieduta dalla cineasta Eliza Hittman e composta da Kevin Jerome Everson, Isabella Ferrari, Philippe Lacote e Leonor Silveira si è confrontata con una selezione così eterogenea e a tratti ardita che ha portato alla consegna del premio più prestigioso al regista indonesiano Edwin per il film Vengeance Is Mine, All Others Pay Cash. Con questo esempio di cinema di genere, il cineasta ha arricchito un curriculum già segnato da grandi successi in altri festival europei come Cannes, Rotterdam e Berlino.
Pardo d’oro (Gran Premio del Festival)
Seperti Dendam Rindu Harus Dibayar Tuntas (Vengeance Is Mine, All Others Pay Cash) – Edwin
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Premio speciale della giuria (Comuni di Ascona e di Locarno)
Jiao Ma Tang Hui (A New Old Play) – Qiu Jiongjiong
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Pardo per la miglior regia (Città e Regione di Locarno)
Zeros and Ones – Abel Ferrara
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Pardo per la migliore interpretazione femminile
Gerda – Anastasiya Krasovskaya
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Pardo per la migliore interpretazione maschile
Sis Dies Corrents (The Odd-Job Men) – Mohamed Mellali e Valero Escolar
Menzioni speciali
Soul Of A Beast – Lorenz Merz
Espìritu Sagrado – Chema Garcia Ibarra
 
Cineasti del presente
Nella sezione Cineasti del Presente, dedicata agli autori emergenti oppure alla loro seconda o terza opera, il cinema italiano ha trovato diverse soddisfazioni. Il premio più ambito del Pardo d’Oro è finito infatti tra le mani di Francesco Montagner per il documentario Brotherhood che regala uno spaccato di vita quotidiana di tre fratelli nella campagna bosniaca. Anche il riconoscimento per il miglior regista emergente è stato assegnato a Hleb Papou per Il Legionario, la sua opera prima ambientata a Roma e tratta dall’omonimo cortometraggio di diploma.
Pardo d’Oro – Cineasti del Presente
Brotherhood – Francesco Montagner
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Miglior regista emergente (Città e Regione di Locarno)
Il Legionario – Hleb Papou
Premio speciale della giuria Ciné+
L’été l’éternité – Emilie Aussel
Pardo per la migliore interpretazione femminile
Niemand ist bei den Kalbern – Saskia Rosendahl
Pardo per la migliore interpretazione maschile
Wet Sand – Gia Agumava 

Maggiori informazioni e dettagli sui premi assegnati sul sito ufficiale della manifestazione: www.locarnofestival.ch
 
Foto tratte da:
www.locarnofestival.ch
www.variety.com

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15/8/2021

Locarno74 – Yaya e Lennie – The Walking Liberty

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Di Federica Gaspari
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Genere: avventura, animazione
Anno: 2021
Regia: Alessandro Rak
Voci: Ciro Priello, Fabiola Balestriere, Lina Sastri, Francesco Pannofino, Massimiliano Gallo, Tommaso Ragno, Fabrizio Botta
Sceneggiatura: Alessandro Rak
Fotografia: Alessandro Rak
Produzione: Mad Entertainment
Paese: Italia
Durata: 90 min

In che scenario si posiziona l’animazione italiana? Da anni si assiste a numerose riflessioni sul ruolo che questo genere e le rispettive tecniche rivestono nel panorama tricolore ma ancora non si assiste a una crescita convinta e sentita di produzioni di questo tipo. A Napoli, tuttavia, questo infinito universo di possibilità narrative sembra aver trovato la sua culla ideale. Dal 2010, infatti, la studio partenopeo Mad Entertainment continua a rivoluzionare le prospettive sull’animazione con cortometraggi e film di qualità, ottenendo già nel 2013 un prestigioso riconoscimento agli European Film Awards. A undici anni dalla sua fondazione, lo studio torna in scena con un nuovo lungometraggio scritto e diretto da Alessandro Rak, Yaya e Lennie – The Walking Liberty. 
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Yaya e Lennie sono due ragazzini uniti da un’intesa unica in cui emozioni e pensieri si completano. Sfuggiti al sistema di reclutamento di una misteriosa organizzazione futuristica, i protagonisti si avventurano alla ricerca di una nuova casa in un futuro non troppo lontano in cui Napoli e il mondo intero sono completamente ricoperte da una foresta impervia in cui si nascondano solo lontani ricordi di una civiltà consumata da catastrofi ecologiche. Attraverso incontri inaspettati e separazioni forzate, Yaya e Lennie scopriranno nuovi lati di loro stessi e troveranno nuove prospettive sul significato di libertà.
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Il collettivo creativo napoletano Mad Entertainment dopo i grandi successi de L’arte della felicità e di Gatta Cenerentola torna in scena con un nuovo racconto capace di lasciare il segno nell’immaginario del cinema d’animazione italiano. Il duo protagonista composto da una ragazza determinata, coraggiosa e a tratti cocciuta e da un omone simpatico, tenero anche se un po’ ingenuo si rivolge a un pubblico ancora più ampio di quello dei precedenti film senza però perdere il tratto distintivo di casa Mad. Dopo una prima parte a tratti un po’ macchinosa nella costruzione del rapporto tra i due protagonisti, il regista Alessandro Rak insieme a tutta la squadra creativa compone un inno alla libertà di sognare, vivere e, sì, anche sbagliare grazie a una messa in scena ricca di dettagli e sequenze che sono vere e proprie chicche per tutti i cinefili. È impossibile, infatti, non citare, oltre alla scena con Il grande dittatore di Chaplin, quelle che vedono Yaya e Lennie danzanti in un cielo stellato che unisce incontenibile e gioiosa fantasia delle immagini a una cura tecnica e uno stile unico nel suo genere.
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Il viaggio di questi due ragazzini in fuga da una società che li vorrebbe intrappolati in rigidi schemi in cui la diversità e la creatività non trovano spazio diventa anche un’occasione per sperimentare nuovi scenari e palcoscenici. Le ambientazioni urbane dei precedenti film, infatti, lasciano spazio ai forti contrasti di una natura apocalittica minacciata dall’avanzata di un’urbanizzazione soffocante e tossica. Due ordini di caos e prospettive del mondo, costantemente ritratti con cura appassionata e appassionante nelle luci e nei colori, si trovano così faccia a faccia, suggerendo allo spettatore di ogni età e background riflessioni tutt’altro che banali. Infine, l’ultima nota di merito va al cast delle voci, ognuna eccezionale a modo suo, in cui si distinguono l’insuperabile Lina Sastri e l’istrionico Francesco Pannofino.
 
Con poesia e un lucido sguardo sull’attualità, Yaya e Lennie – The Walking Liberty è senza dubbio la scelta giusta per regalare a un pubblico di ogni età e background un racconto avvincente, coinvolgente e soprattutto genuino da vivere sul grande schermo.
 
 
Immagini tratte da:
Press Library Locarno Film Festival
https://www.locarnofestival.ch/it/LFF/home​

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12/8/2021

Locarno74 – Free Guy – Eroe per gioco

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di Federica Gaspari

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Genere: commedia, fantastico, avventura
Anno: 2021
Regia: Shawn Levy
Attori: Ryan Reynolds, Jodie Comer, Joe Keery, Lil Rel Howery, Utkarsh Ambdukar
Sceneggiatura: Matt Lieberman, Zak Penn
Fotografia: George Richmond
Produzione: 20th Century Studios, 21 Laps Entertainment, TSG Entertainment, Berlanti Productions, Lit Entertainment Group, Maximum Effort
Paese: Stati Uniti d’America
Durata: 115 min
Il programma di film e cortometraggi di questa 74esima edizione del Locarno Film Festival sin dalla presentazione proponeva una selezione di titoli per celebrare il cinema dopo mesi di grandi difficoltà per il settore. Con queste premesse, la presenza di uno tra i titoli più colpiti dai cambi di programmazione legati alla pandemia non ha stupito pur risultando quanto di più distante dal mondo del festival svizzero. Free Guy, tra i titoli della selezione di Piazza Grande, è però solo l’ennesima testimonianza di un’edizione che osa e scommette sull’inaspettato. La sera del 10 Agosto, tra stelle cadenti e grandi star ospiti di eventi, l’ultimo film di Shawn Levy – in attesa di una finestra di distribuzione da inizio 2020 – ha debuttato sul grande schermo del cinema all’aperto in piazza a Locarno con una piccola sorpresa. L’attore protagonista del film, Ryan Reynolds in persona, ha introdotto con un video la proiezione, unendosi alla celebrazione del ritorno del grande cinema. E i cinema, alla fine, vedranno davvero nelle loro sale questo film, distribuito in tutta Italia dall’11 Agosto.
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In una metropoli che, all’apparenza, sembra uguale a tante altre, Guy (Ryan Reynolds) ogni giorno segue la sua collaudata routine tra sguardi sognanti alle vetrine con delle sneakers che non può permettersi e le ore di lavoro in banca dove condivide sogni e pensieri con l’amico di sempre Buddy (Lil Rel Howery). Guy, tuttavia, non sa che dietro alla sua città Free City e al suo nome così comune si nasconde una verità ben più complessa: il suo mondo, infatti, è in realtà un videogioco e lui è solo un personaggio che lo popola, programmato per intrattenere giocatori di ogni parte del mondo. Quando la strada di Guy incontrerà quella del personaggio di Molotov Girl, però, il destino del gioco troverà prospettive inaspettate.
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Con un’estetica ammiccante e un world building letteralmente costruito su personalità frizzanti e fresche, Shawn Levy gioca le sue migliori carte, dimostrando che la formula collaudata di nostalgia e fantasia testata con Stranger Things funziona sempre alla perfezione. Ryan Reynolds si conferma senza troppi sforzi come un valido interprete di commedie leggere e con una comicità formato famiglie trova senza fatica un legame diretto con il pubblico. Le sorprese arrivano dal resto del cast. Joe Keery dona forma a un’interessante parabola per il suo personaggio che incarna il messaggio del film stesso – tutt’altro che inedito ma comunque ben sviluppato - con il suo percorso di crescita per arrivare finalmente a credere in se stesso. La co-protagonista femminile Jodie Comer, pur non riuscendo a trovare a livello di sceneggiatura un grande margine per lo sviluppo del suo personaggio, dimostra ottimi tempi comici nella sua prima grande prova al cinema dopo i successi sul piccolo schermo con Killing Eve. La buona intesa che lega questi personaggi riesce anche a mettere in secondo piano invece gli evidenti deliri di onnipotenza di Taika Waititi che, in veste di attore, continua a interpretare il suo solito personaggio costantemente sopra le righe, mai davvero credibile come villain della storia.
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L’etichetta della “nuova” 20th Century Fox e l’apparente lontananza da multiversi e mondi narrativi espansi non deve tuttavia ingannare: lo zampino di casa Disney c’è ed è più che mai, purtroppo, invadente nella parte conclusiva della storia. Fortunatamente la trama principale riesce a trovare energia in una serie di riflessioni interessanti legate alla natura dei personaggi coinvolti nel gioco. Ispirandosi ai loop di Westworld – mai citati apertamente ma senza dubbio tra le chiare influenze – e rielaborando alcune buone intuizioni di Columbus nel suo Pixels, il film sfiora anche un livello di complessità più alto, suggerendo ma mai davvero affrontando l’imprevedibilità dello sviluppo, nell’immaginario pop e non, delle sorti di un’icona.

Tra ulteriori spunti narrativi che non hanno preso il volo, Free Guy riesce a essere senza alcun rimpianto o evidente difetto il film perfetto per chi è alla ricerca di una visione estiva spensierata che mantiene le sue promesse senza grandi slanci.

Immagini tratte da:
Locandina da mymovies.it
Immagini 2-3-4 da Press Library Locarno Film Festival
https://www.locarnofestival.ch/it/LFF/home

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8/8/2021

Locarno74 - Beckett

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di Federica Gaspari
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Genere: thriller
Anno: 2021
Regia: Ferdinando Cito Filomarino
Attori: John David Washington, Boyd Holbrook, Vicky Krieps, Alicia Vikander
Sceneggiatura: Kevin A. Rice
Fotografia: Sayombhu Mukdeeprom
Produzione: Rai Cinema, Frenesy Film, MeMo, RT Features, Endeavor Content
Paese: Stati Uniti d’America, Italia, Grecia, Brasile
Durata: 108 min

La 74esima edizione del prestigioso Locarno Film Festival ha preso ufficialmente il via lo scorso Agosto con la proiezione del film di apertura che, in parte, si è dimostrato anche una dichiarazione di intenti da parte della direzione artistica. Il compito di inaugurare la lunga serie di 11 giorni di eventi e incontri è infatti stato affidato a Beckett, film che debutterà su Netflix il prossimo 13 Agosto. Lo stretto legame con la popolare piattaforma di streaming, nemmeno fino a troppo tempo fa e in alcuni ambienti ancora oggi, avrebbe fatto storcere il naso ai più sofisticati selezionatori festivalieri. La kermesse guidata da Giona A. Nazzaro, tuttavia, non teme nulla e scommette proprio sull’ultimo lavoro di Ferdinando Cito Filomarino, prodotto da Luca Guadagnino, una pellicola che celebra a 360 grandi il cinema come frutto di una passione, di una contaminazione di generi e ispirazioni di ogni cultura. Perché, dopotutto, parafrasando quanto detto dal regista in conferenza stampa, il cinema stesso è una nazione unica i cui confini non hanno limite di genere o provenienza
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© 2021 NETFLIX, INC.
Il film muove i suoi primi passi nella profonda e imperscrutabile campagna del nord della Grecia. In questi luoghi in cui natura incontaminata e storie dimenticate si intrecciano, si fa la conoscenza del protagonista (John David Washington) da cui prende il nome la pellicola e della sua fidanzata April (Alicia Vikander), una coppia di americani in vacanza durante la bassa stagione turistica. Quello che inizialmente sembra essere uno spensierato momento di serenità per staccare la spina dalla realtà per alcuni giorni si trasformerà presto in un incubo per Beckett che si troverà al centro di un intrigo oscuro e indecifrabile.
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L’inedito duo protagonista Washington-Vikander regge bene la prova sul grande schermo nonostante il ridotto minutaggio condiviso in scena. Dopo un evento tragico e imprevisto, infatti, Beckett diventerà suo malgrado il bersaglio di una caccia all’uomo senza tregua, tra incomprensioni, rimpianti e suggestioni politiche. Il riferimento all’eroe per caso del cinema paranoia anni Settanta è evidente sin dalle prime sequenze e non a caso Filomarino in conferenza stampa cita esplicitamente l’ispirazione de I tre giorni del Condor con Redford. Con questo evidente omaggio a una punta di diamante del genere si delinea un percorso ben preciso per il protagonista, fondato sugli schemi collaudati di incontri casuali e inseguimenti.
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L’ambientazione iniziale e il set finale per le riottose strade di Atene forniscono una buona fuga per la mente durante la visione pur non riuscendo mai davvero a oscurare i problemi del film. La prova di John David Washington, frutto di un lavoro davvero “fisico” sul corpo del protagonista, riesce nell’intento di mettere in scena il contrasto tra un eroe tragico suo malgrado e un sistema corrotto a livello capillare ma non compie mai il grande passo diventando davvero incisiva. È colpa forse di una trama che affonda troppo superficialmente le sue radici nel fragile contesto socio-politico della crisi greca, inserendo temi e ingredienti potenzialmente esplosivi ma mai davvero sfruttati appieno. Il più chiaro esempio di questa occasione mancata, oltre al sotto-coinvolgimento di Krieps, è l’incapacità di insinuarsi tra le crepe della figura degli USA all’estero nella tradizione del genere, limitandosi seppur con intuizione a sovvertire i suoi stereotipi senza mai tuttavia scardinarli appieno con efficacia.
 
In conclusione, il film si configura come un esperimento imperfetto ma senza dubbio consigliato per gli appassionati del genere e dell’action, anche solo per osservare il netto contrasto con l’eroe action di Tenet, entrambi preparati nel corso del 2019 da John David Washington.
 
 
Immagini tratte da:
Scatti dalla conferenza stampa
Press Library Locarno Film Festival
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8/8/2021

Locarno 74 – Prime impressioni da una nuova prospettiva

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Le prime giornate dell’ultima edizione del Locarno Film Festival hanno già saputo regalare piccole sorprese, celebrando il ritorno in sala tra misure sanitarie e grandi ospiti.
di Federica Gaspari
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Con una ricchissima offerta di 203 film in programma e 97 prime mondiali, il Locarno Film Festival torna in scena dal 4 al 14 Agosto 2021 per la sua 74esima edizione. Sin dalle sue premesse, la prestigiosa manifestazione cinematografica e culla del cinema d’autore porterà in scena racconti capaci di spaziare dalle grandi produzioni fino alle piccole sorprese del mondo indipendente. Nei primi giorni di eventi, infatti, si sono già affermati alcuni titoli da tenere d’occhio, vere narrazioni in grado di trovare doppi legami con l’attualità tra urgenza e voglia di riconquistare i propri spazi nel mondo.
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© Locarno Film Festival/Ti-Press
Per 11 giorni di festival, Locarno torna a vivere di grande cinema, di anteprime speciali e, soprattutto, di entusiasmo per un’arte – e un’intera industria - che più che mai vuole tornare a trasformare sogni in storie emozionanti per tutti gli appassionati. La 74esima edizione del Locarno Film Festival ha aperto i battenti lo scorso 4 Agosto con la promessa di celebrare la poesia della comunità cinefila riunita davanti allo schermo per vivere un’esperienza condivisa, quella di cui spesso i cinefili sono stati privati nel corso della pandemia. Al suo primo anno da direttore artistico del festival svizzero, Giona A. Nazzaro propone una selezione di film che “riescono a offrire allo sguardo curioso, entusiasta, disponibile ma anche semplicemente casuale, gli indizi di un mondo che si rianima”. 
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Il grande cambio di rotta per questo nuova visione artistica arriva con la scommessa legata alla scelta del film di apertura. In netto contrasto con le accese polemiche che da anni infiammano il palcoscenico europeo dei festival, Locarno punta tutto su un film Netflix per l’inaugurazione di un’edizione frutto e motore di un cambiamento. Beckett di Ferdinando Cito Filomarino è stato infatti il primo film della selezione di lungometraggi destinati alle serate di Piazza Grande, trasformata per l’occasione – con la collaborazione del meteo – in una sala en plein air da più di seimila posti. La pellicola, grande debitrice del cinema paranoia degli anni Settanta, pur non brillando regala una versione inedito dell’eroe d’azione suo malgrado con un buon John David Washington. Potrebbe rivelarsi una buona scelta per gli appassionati del genere che avranno la possibilità di gustare questo film su Netflix a partire dal 13 Agosto.
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Le prime visioni dei lungometraggi dal Concorso Internazionale, invece, regalano sensazioni contrastanti. Dalla Serbia arriva uno dei film più folli e deliranti visti negli ultimi mesi. Si tratta di Nebesa – titolo internazionale Heavens Above – commedia nera di Srđan Dragojević che rielabora racconti brevi di Marcel Aymé su tre episodi ambientati in differenti decenni dei Balcani in trasformazione dopo la guerra civile degli anni Novanta. La comparsa di un’aureola sopra il capo di un uomo diventa solo uno dei “miracoli” narrativi sfruttati dal regista e sceneggiatore per raccontare l’intreccio tra religione e politica in una società improvvisamente privata di riferimenti. Il risultato folle e spassoso intrattiene e lancia anche qualche soddisfacente frecciatina ad alcuni governi. Lo stesso entusiasmo, invece, non si può riversare sulle impressioni legate alla visione di Al Naher (The River) di Ghassan Salhab. Il regista libanese, vero habitué di Locarno con ben 3 partecipazioni alle spalle, racconta la storia di due amanti separati dai presagi di una guerra imminente e soffoca riflessioni geo-politiche interessanti con una pesante coltre di supponenza e autoreferenzialità.
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Piccole e grandi soddisfazioni per il cinema italiano arrivano dalle altre sezioni del festival, in primis dalla selezione Cineasti del presente con Il legionario. Il regista bielorusso – ma italiano d’adozione – Hleb Papou fa il suo esordio in lungo con ammirevole lucidità trattando temi di grande attualità attraverso la storia di un poliziotto di seconda generazione costretto a sgomberare la palazzina dove vive la sua famiglia. Con alcune sequenze finali che richiamano alla mente Les Miserables di Ladj Ly, il lavoro di questo giovane artista promette decisamente molto bene. Lo stesso si può dire anche dell’italianissima Matilda De Angelis che in Atlas, produzione svizzera presentata nella categoria Panorama Suisse, attraverso piccoli gesti e silenzi disarmanti dà prova ancora una volta della sua bravura nei panni di una giovane che affronta il trauma di un attentato terroristico.
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Questa edizione di rinascita, però, è soprattutto illuminata da grandi star, ospiti di prestigio che attraverso eventi dedicati e incontri con il pubblico svelano curiosità sulla loro carriera e sulle opere più recenti. È il caso dell’istrionico Phil Tippett, eccentrico premio Oscar del 1994 per gli effetti speciali di Jurassic Park, che a Locarno presenta Mad God, lungometraggio realizzato in stop-motion che ha richiesto 30 anni per vedere la luce del proiettore. Dopo la visione del suo inquietante quanto magnetico lavoro, l’artista ha potuto raccontare come la sua passione per i mondi fantastici è nata già in tenera età con la creazione di pupazzetti e dinosauri: segni premonitori di un grande successo? L’arrivo di Laetitia Casta, premiata con l’Excellence Award Davide Campari, ha invece accesso confronti e discussioni costruttive sull’evoluzione del ruolo della donna al cinema negli ultimi anche sull’ondata del #MeToo.
 Tra creatività e impegno, il Locarno Film Festival per i prossimi giorni promette altri grandi ospiti e altrettante anteprime prestigiose sul grande schermo. Vuoi restare aggiornato sull’avventura de IlTermopolio al festival svizzero e non perdere alcuna novità? Seguici sui nostri canali social e ascolta il nostro nuovissimo podcast “Il(Cine)Termopolio… in serie” in cui, giorno dopo giorno, potrai rivivere insieme a noi le visioni e gli incontri di Locarno!
Immagini tratte da:
Press Library Locarno Film Festival
https://www.locarnofestival.ch/it/LFF/home

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