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4/9/2016

"Rush"

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​di Vanessa Varini
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ANNO: 2013
DURATA: 123 minuti
GENERE: biografico, drammatico, sportivo
REGIA: Ron Howard
CAST:
​Chris Hemsworth: James Hunt

Daniel Brühl: Niki Lauda
Olivia Wilde: Suzy Miller
Alexandra Maria Lara: Marlene Knaus
Pierfrancesco Favino: Clay Regazzoni
David Calder: Louis Stanley
Natalie Dormer: Gemma
Stephen Mangan: Alastair Caldwell
Christian McKay: Alexander Hesketh
Augusto Dallara: Enzo Ferrari
Ilario Calvo: Luca Cordero di Montezemolo
Julian Vian: Presidente della FIA
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Nel 1970 nasce la rivalità tra i due piloti più famosi di quell'epoca: l'austriaco Niki Lauda e l'inglese James Hunt si incontrano per la prima volta sui circuiti di Formula 3. Se Lauda è metodico, razionale, soprannominato "Il computer" perchè individua i piccoli problemi delle auto, duro e serioso; Hunt è un playboy, che si gode la vita tra alcool, fumo e droghe, spericolato, senza limiti e trasgressivo. Queste diversità causeranno parecchi contrasti, perché se Hunt vive con spensieratezza la sua carriera sportiva e viene elogiato da tutti, Lauda si trova di fronte ad un momento critico della propria vita, ha difficili rapporti con il padre che rifiuta di mantenerlo nella sua carriera sportiva, ritenendola inappropriata perché Lauda deve diventare un banchiere. La loro rivalità diverrà storica e segnerà una stagione incredibile della Formula 1, fatta di drammi (Lauda durante il gran premio di Germania, perde il controllo della vettura e si schianta, morendo quasi bruciato vivo, Hunt affronta il divorzio) e miracolose riprese, tenendosi sempre in contatto. "Rush" è un film del 2013 di Ron Howard, basato su una sceneggiatura di Peter Morgan che racconta la storia di due modi opposti di affrontare la carriera sportiva e la vita, ma accomunati dalla stessa passione per lo sport estremo delle corse in auto e dalla voglia di sfidare la morte, perchè solo così ci si sente vivi. "Rush" è un film accuratissimo, a partire dalla strabiliante somiglianza dei protagonisti, il biondo e bellissimo dio Thor, ovvero Chris Hemsworth e Daniel Brühl con i veri James Hunt e Niki Lauda (basta guardare questa foto).
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Inoltre vengono ricostruite le rivalità fra questi due personaggi fin dagli esordi, dove i due battagliavano senza esclusione di colpi, per poi ritrovarli in Formula 1 rivali diretti nella lotta per il titolo nel campionato 1976, quando Lauda ebbe un gravissimo incidente. Anche quello viene rappresentato nei minimi dettagli, mostrando la faccia devastata di Lauda, l'intervento chirurgico, dal quale si riprende in poco più di quaranta giorni, arrivando in vantaggio di un solo punto al Gran Premio del Giappone sotto il diluvio universale (creato magistralmente a computer). Ovviamente vengono prese anche delle licenze sempre funzionari alla storia, ma che non minano il ritmo della vicenda. Brillano anche Pierfrancesco Favino (Clay Regazzoni) e le protagoniste femminili come Marlene Knaus, la moglie di Lauda, dalla notevole espressività e Olivia Wilde, con i capelli biondi che interpreta la modella Suzy Miller, moglie di Hunt.
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Stupendi i costumi vintage, di Julian Day le ambientazioni e la fotografia anni 70 che dà un tocco di glamour al film e la sceneggiatura (battuta top "Ti trovo bene:", dice Hunt a Lauda, "Sei l'unico che ustionandosi il volto è migliorato".) Protagoniste da non sottovalutare, le corse con i bolidi di formula 1, che sembrano ricreate dal vivo, in ogni dettaglio, quando sfrecciano nei circuiti del Regno Unito e in quello tedesco, tanto da farci assistere veramente ad una gara automobilistica. "Rush" è un film adatto a tutti, non solo ai patiti della formula 1, se amate le storie biografiche, è il film che fa per voi!
IMMAGINI TRATTE DA:
- http://mr.comingsoon.it/
- http://www.vivacinema.it/
- http://quotesgram.com/
- http://www.supergacinema.it/

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4/9/2016

IlTermopolio Speciale Biennale di Venezia 2016

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Anche se non siete al Lido IlTermopolio vi offre un ampio reportage sui primi quattro giorni della mostra, alla scoperta dei film presentati in concorso e non solo. 
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​di Salvatore Amoroso
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La Biennale di Venezia è partita e quest'anno si preannuncia carica di film d'autore, dall'alto tasso tecnico ma sopratutto di contenuti. Il direttore del festival Alberto Barbera descrive la 73' mostra internazionale d'arte cinematografica come la più matura e riflessiva, un'edizione che cerca di rispondere alle esigenze di un pubblico che si pone molte domande riguardo alla confusa e turbolenta realtà che lo circonda. Il cinema come sempre è alla continua ricerca di valori guida che possono aiutare le persone a destreggiarsi in questo violento presente, ed è per questo che quest'anno sono stati selezionati titoli politicamente forti, molto legati all'attualità che faranno sicuramente discutere. Le pellicole in concorso sono venti, tutte molto differenti fra loro e alcune portano la firma di registi di indubbia caratura internazionale, talmente belle e interessanti da attirare l'attenzione di diversi produttori e noti critici cinematografici che hanno disertato il Toronto Film Festival, che pare essere quest'anno a detta di molti pretestuoso e troppo carico di film. Inizieremo il nostro mini viaggio all'interno della Laguna raccontandovi il primo giorno, aperto dalla pellicola del talentuoso regista statunitense Damien Chazelle.
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Il film La La Land è un musical tra sogno e realtà ambientato nella città californiana L.A., i protagonisti di questa struggente favola sono la coppia formata da Emma Stone e Ryan Gosling, rispettivamente Mia, una dolce aspirante attrice e Sebastian, un musicista Jazz. Vivremo la loro storia d'amore accompagnati da una strepitosa colonna sonora, a detta del regista stesso la pellicola sembra un incontro tra Gene Kelly e Thelonious Monk. Chazelle riprova a riconquistare l'Oscar dopo il bellissimo Whiplash e stavolta pare non si accontenterà di tre statuette. A detta dei critici che l'hanno visto il film è uno spettacolo per gli occhi e per l'anima, una perfetta apertura per la mostra. Il secondo giorno si divide tra melodramma e creature fantascientifiche, arrivano in laguna Light Between Oceans di Derek Cianfrance e Arrival di Denis Villeneuve. Entrambe le pellicole sono in concorso. La prima ha portato sul red carpet di Venezia la coppia più attesa di quest'edizione ovvero Michael Fassbender e Alicia Vikander, fresca vincitrice d'Oscar. Il film è tratto dal romanzo di M.L.Stedman e racconta di un uomo che torna in Australia dopo la prima guerra mondiale e per superare il trauma accetta di svolgere l'incarico di guardiano del faro su un'isola, dove porterà con sè la donna di cui si è innamorato. Grovigli di sentimenti, conflitti interiori e misteri sono i cardini che contraddistinguono il cinema di Cianfrance, ottimo sia come regista che come sceneggiatore. Mentre riguardo alla seconda pellicola basta già il nome del regista a suscitare grande attesa e giubilo per gli amanti del cinema d'autore. Villeneuve ormai è una garanzia e ha dimostrato al mondo che è capace di fare un ottimo cinema di alta qualità, utilizzando pochissimi elementi.
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Questa volta in laguna sbarca con l'attesissimo film fantascientifico Arrival, che vede l'arrivo di una navicella spaziale con cui gli alieni hanno deciso di manifestarsi. Nel cast troviamo la brava Amy Adams che veste i panni della linguista mandata dal governo per stabilire un primo contatto, affiancata da Jeremy Renner e Forest Whitaker. Da segnalare anche il ritorno di Gabriele Muccino a Venezia con il suo l'Estate Addosso nella 21' edizione del Cinema In Giardino, film che racconta le vicende di due ragazzi nell'estate della maturità che decidono di fare un viaggio per San Francisco. Muccino sceglie di raccontarci uno spaccato di vita giovane, spensierato e sincero. Un viaggio tra le emozioni e le fragilità di due ragazzi che si sono appena affacciati alla vita. E non ci saremmo potuti dimenticare del nostro Wim Wenders, che torna in concorso con Les Beaux Jours d'Aranjuex e ritrova ventinove anni dopo Il cielo sopra Berlino il suo più fidato compagno di viaggio, lo sceneggiatore austriaco Peter Handke. La pellicola che presenta è un dramma scritto da Handke, che scava tra la natura maschile e quella femminile attraverso il dialogo, vero protagonista dell'opera, dei due attori. La terza giornata è ricca di titoli e colpi di scena. Mentre i giornalisti non fanno altro che parlare della nuova Sala Giardino ribattezzata la ''Sala Rossa'', sbarca in laguna a sette anni dal suo primo film Tom Ford con il suo Nocturnal Animals, altra pellicola in concorso tratta da un romanzo ovvero ''Tony & Susan'' dello scrittore americano Austin Wright.
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Il regista venuto dal mondo della moda punta di nuovo a sorprenderci dopo il meraviglioso A Single Man, che nel 2009 valse la Coppa Volpi allo straordinario interprete Colin Firth, con un thriller letterario ricco di colpi di scena e dalle sfumature molto oscure, allestendo un cast portentoso con interpreti del calibro di: Jake Gyllenhaal, Amy Adams, Aaron Taylor Johnson, Armie Hammer, Isla Fisher e la nuova diva (da tenere d'occhio) Ellie Bamber. La trama ci narra le vicende di Susan Morrow interpretata dalla Adams, un'insegnante d'inglese di tutto rispetto che un giorno riceve un manoscritto dal suo ex marito Walker. Qui la vicenda s'infittisce perché tra le pagine del volume ''animali notturni'' Susan inizia a leggere e conoscere le vicende dell'apparentemente tranquilla famiglia Hastings, che si ritroverà coinvolta in una serie di violenti fatti. La lettura del manoscritto thriller porterà Susan a riflettere e a farsi delle domande sulla sua vita. All'inizio vi avevamo avvisato delle innumerevoli sorprese di questo terzo giorno, vi segnaliamo infatti caldamente due pellicole entrambe fuori concorso.
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La Prima è The Bleeder di Philippe Falardeau che racconta la storia del pugile che ispirò Rocky, con l'attore Liev Schreiber che indossa i guantoni del leggendario Chuck Wepner, il pugile venuto dal nulla che sfidò il 24 Marzo del '75 il campione dei pesi massimi Ali, resistendo per 15 riprese e mandandolo addirittura al tappeto alla nona, rendendolo famoso in tutto il globo.
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La seconda pellicola invece parla della storia vera del manuale di bombe fai-da-te più usato dai terroristi e dai sovversivi, stiamo parlando del romanzo di William Powell, ex giovane rivoluzionario che nel '70 scrisse uno dei libri più controversi mai pubblicati, ovvero The Anarchist CookBook. Il documentario American Anarchist è diretto da Charlie Siskel produttore da Oscar di Bowling for Columbine di Micheal Moore e racconta in maniera molto dettagliata il resoconto sentito del controverso autore, che passò dal predicare la violenza radicale nell'America di Nixon a una scelta di vita mistica. Ma non abbiamo ancora finito, perché il festival ha ancora tanto da offrirci durante questa giornata. Un pubblico veneziano molto fortunato allo scoccare della mezzanotte ha potuto assistere all'edizione rimasterizzata in 4K da Dario Argento (curatore per il mercato europeo) e Nicolas Winding Refn (supervisore del restauro in alta definizione)del Cult di George A. Romero, ovvero Zombie, capolavoro Horror mondiale.
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E non possiamo esimerci dal parlarvi del gioiello del regista Christopher Murray che si presenta alla laguna con il suo El Cristo Ciego(Il Cristo Cieco), pellicola in concorso di straordinario impatto visivo stando a quello che dicono i critici, che non fa altro che confermare la forza del cinema cileno. Il regista sud americano è al suo primo lungometraggio diretto e scritto e ci racconta un film mistico, capace addirittura a detta di molti di far ricredere diversi laici. Opera ben girata e solida che ci racconta una sorta di parabola cristologica sui temi della sofferenza, della fede e della ricerca di un contatto con il  trascendente. Siamo giunti alla conclusione di quest'ampia analisi dei primi quattro ma intensi giorni di festival. Oggi(Sabato) è stata la giornata delle serie Tv con il nostro Paolo Sorrentino che torna a dirigere a Roma, la città che lo ha reso vincitore di un Oscar con La grande Bellezza, l'ambiziosa serie targata HBO The Young Pope.
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A quindici anni di distanza dall'Uomo in Più Sorrentino ritorna a Venezia e presenta i primi due episodi della serie in 10 puntate che vedremo su Sky dal 21 Ottobre. La serie racconta le vicende del fantomatico papa Lenny Belardo interpretato dall'attore Jude Law, ovvero Pio XIII, primo pontefice americano della storia tormentato e contraddittorio. Oggi è stato diffuso pure il primo trailer esteso della serie e la critica ci racconta di un Sorrentino ambizioso e ormai ''navigato'', capace di regalare al pubblico un pontefice estremamente terreno, avvelenato dal potere e corrotto dalle paure dell'uomo. Oltre alla contaminazione col mondo dei serial in concorso nella giornata di oggi sono stati presentati il western Brimstone di Martin Koolhoven. La pellicola girata tra Paesi Bassi, Belgio e Francia vanta nel suo cast due talentuose interpreti come Dakota Fanning e Emily Jones, capaci a quanto pare di innalzare notevolmente il film che le vede scontrasi con il fanatico religioso interpretato dal volto rude e scavato di Guy Pearce. Attenzione perché questo non è che il primo di una serie di titoli che omaggiano il più classico dei generi. Tra pochi giorni sarà il turno appunto di The Bad Batch di Ana Lily Amirpour, horror feroce e cannibale ambientato in Texas con un cast decisamente ricco e dell'atteso remake/omaggio dei Magnifici Sette orchestrato dall'esperto dell'action-metropolitano Antoine Fuqua. Per finire vi segnaliamo in concorso la scommessa del regista francese Francois Ozon che si presenta alla sua terza volta al festival con Frantz, opera tratta da uno spettacolo teatrale di Maurice Rostand che rinuncia ai colori, si presenta in bianco e nero e gira in tedesco.
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Il film è ambientato nella Germania del'18 e vede una giovane donna in lutto che incrocia la propria esistenza con quella dell'amico del suo fidanzato deceduto che appare dal nulla. La pellicola cattura lo spettatore in una vortice di segreti che emergono e sentimenti che confondono. Da tenere d'occhio i due protagonisti, di cui la critica parla benissimo, i giovani e pronti ad esplodere Pierre Niney e la rivelazione del cinema tedesco Paula Beer.
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Per oggi il viaggio del IlTermopolio all'interno della 73' edizione del festival di Venezia finisce qui ma torneremo la prossima settimana ricordandovi che la Biennale durerà fino al 10 Settembre, pronta a stupirci e a regalarci quel fascino che solo Venezia sa offrire agli appassionati di tutto il mondo. A presto e buona lettura. 
Immagini tratte da:
-Immagine Copertina www.urbanpost.it
-Immagine 1 www.Indiewire.com
-Immagine 2 www-NotoriusMartaGabrieli.blogspot.com
-Immagine 3 www.suz.De
-Immagine 4 www.Ilposticipo.it
-Immagine 5 www.I-filmsonline.com
-Immagine 6 www.LashorasPerdidas.com
-Immagine 7 www.Repubblica.it
-Immagine 8 www.Panorama.It
-Immagine 9 www.VeneziaRadioTv.it

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4/9/2016

Klimt

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di Maria Luisa Terrizzi


GENERE: Drammatico
ANNO: 2006
REGIA: Raoul Ruiz
ATTORI: John Malkovich, Stephen Dillane, Veronica Ferres, Saffron Burrows, Paul Hilton, Sandra Ceccarelli, Karl Fischer, Irina Wanka, Antje Charlotte Sieglin, Nikolai Kinski, Joachim Bissmeier, Peter Appiano, Mark Zak, Gunther Gillian, Dennis Petkovic, Nicole Beutler, Alexandra Hilverth, Miriam Heard, Rose-Lise Bonin, Julie Bräuning, Ariella Hirshfeld, Georg Friedrich, Aglaia Szyszkowitz, Martin Brambach, Marion Mitterhammer, Annemarie Düringer, Alexander Strobele, Erwin Leder, Miguel Herz-Kestranek

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SCENEGGIATURA: Raoul Ruiz
FOTOGRAFIA: Ricardo Aronovich
MONTAGGIO: Valeria Sarmiento, Tony Lawson
MUSICHE: Jorge Arriagada
PRODUZIONE: EPO-FILM-PRODUKTIONSGES.M.B.H., FILM-LINE PRODUKTION, FILMSTIFTUNG NORDRHEIN-WESTFALEN, LUNAR FILMS, GÉMINI FILMS
PAESE: Austria, Francia, Germania, Gran Bretagna
DURATA: 129 Min


<<Detesto lo smorto cipresso, non cerco refrigerio nella sua silvestre primavera, ma mi addentro verso il mormorante fiume Mnemosine dove mi abbevero fino a dissetarmi e là, immergendo i palmi tra grovigli e cerchi d’acqua del suo intricato percorso, rivedo, come in quei sogni in cui sembra di affogare, le più strane immagini che abbia mai visto e misteriose visioni che nessun uomo ha visto mai>>.
 È il 6 febbraio 1918. Gustav Klimt è appena morto sul letto di una clinica dove ha passato agonizzante gli ultimi giorni di vita, malato di sifilide. Quelle virgolettate sono le parole con cui si accomiata per sempre da noi spettatori e dal mondo in una ipotetica quanto suggestiva ricostruzione del regista cileno Ruiz, che lo mostra bere serenamente mentre foglie, petali e neve, cadono lievi, come pioggia su di lui.
Klimt (2006) è un film biografico: le vicende che il pittore vive sono una ricostruzione di eventi in ordine non cronologico in cui la realtà si mescola incessantemente alla finzione. Un salto attraverso lo specchio della stanza dove Klimt giace ed eccoci catapultati nella Vienna di inizio Novecento.
Seduttore e uomo appassionato dallo spirito libertino nella vita come nell’arte, Klimt- di cui nel film abbracciamo il punto di vista- infrange audacemente le regole accademiche, inaugurando la stagione dell’Art Noveau e dando piena cittadinanza artistica ai disinibiti nudi di donna.

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Ad eccezione di qualche breve e marginale dibattito sull’estetica del tempo, sull’idea di bello, di brutto, di funzionale o sulla mancanza di liceità del nudo (da cui traspare la chiusura degli ambienti  accademici rispetto all’innovativa e sensuale pittura klimtiana), non ci sono riferimenti alla famosa Secessione viennese inaugurata in ambito pittorico dall’artista. Mancano, per così dire, le coordinate storico-artistiche, trascurate da una lettura più dell’uomo che dell’artista. Per questo la pellicola di Ruiz risulta essere biografica, seppure non in senso stretto. Se appaiono dimesse o in secondo piano le questioni strettamente artistiche, il catalizzatore delle energie e del genio sembra essere il corpo nudo di modelle ed amanti.
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 Tante sono le donne che ruotano attorno al pittore, una tra tutte Lea de Castro (Saffron Burrows), della quale non si riesce a comprendere la vera natura: è viva? È morta? Ha una sosia? E’una musa che ha ispirato il pittore? Quel che è certo è che è un mistero irresistibile, percorsa da una conturbante sensualità che confonde, in un gioco di doppi e ombre, lo stesso Klimt.
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In un fantasmagorico andirivieni di delirio e visioni, particolarmente criptico è il destrutturarsi dell’ identità klimtiana, scissa in tre entità distinte: egli fa a botte col suo doppio mentre lui stesso da bambino osserva da lontano la scena.
Una cura particolare  è stata prestata alla ricostruzione del mobilio, delle tele e dei materiali per dipingere, tra cui le lamine d’oro, un must del periodo aureo dell’artista.

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Rilettura più romanzata che storica di un personaggio audace e anticonvenzionale, ben supportata dalla bravura del fascinoso J. Malkovich, somigliante in modo impressionante al pittore e dal “contorno” intrigante di donne, tele, atmosfere a tratti ammalianti e a tratti volutamente confuse. Episodi vissuti, ossessioni, desideri, rielaborazioni visionarie ed oniriche si mescolano in un turbinio incessante, tanto che il film risulta essere a primo acchito di difficile comprensione, artificioso, una sorta di miscellanea di eventi confusi. Ma è forse per questo che affascina.


Immagini tratte da:

- Immagine 1 da mymovies.it
- Immagine 2 da en.unifrance.org
- Immagine 3 da ferdyonfilms.com
- Immagine 4 da cinentransit.com
- Immagine 5 da equilibriarte.net

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