Dopo la metamorfosi sulle rive del Tevere di Enzo Ceccotti in Lo chiamavano Jeeg Robot il cinema di Gabriele Mainetti alza l’asticella delle proprie ambizioni e firma un fantasy bellico che condensa tutto il suo cinema e le sue aspirazioni. Freaks Out lo trovate in sala dal 28 ottobre e non potete perderlo.
di Salvatore Amoroso
Stavolta il regista Gabriele Mainetti e lo sceneggiatore Nicola Guaglianone danno vita a un’opera a metà tra Cari fottutissimi amici e l’armata Brancaleone. Una versione fantasiosa e postmoderna di un roadmovie nostrano che conferma il talento autoriale di Mainetti e ridà al cinema italiano nuova linfa e meraviglia. I superpoteri stavolta li hanno già i nostri quattro protagonisti di Freaks Out e a differenza del nostro amato Enzo Ceccotti non devono scegliere da che parte stare ma devono cercare di districarsi in mezzo a un mondo folle e privo di compassione. Fulvio, interpretato da Claudio Santamaria, è una possibile reincarnazione del protagonista del film precedente del regista. Ha il corpo ricoperto di peli e una forza fuori dal comune, ma il vero potere sta nella sua nobiltà d’animo. Matilde (Aurora Giovinazzo) ha l’elettricità come principale arma di difesa e gli occhi sognanti di una ragazzina alla disperata ricerca d’amore. Il nano Mario (Giancarlo Martini) è l’uomo-calamita, che grazie alla perfetta caratterizzazione del personaggio e alla professionalità di Martini sfugge a tutti i clichè, regalandoci un eroe a tutti gli effetti. Cencio (Pietro Castellitto) infine muove gli insetti e li illumina a suo piacimento e non lasciatevi ingannare dal suo cinismo e dalla sua lingua lunga. Tutti insieme sono i componenti del circo di Israel (Giorgio Tirabassi) e si stanno esibendo in uno spettacolo dove stanno tirando fuori il loro repertorio migliore. Ma la magia però finisce. Ci sono gli aerei e le esplosioni dei bombardamenti. Il gruppo sogna di fuggire in America ma Isreael sparisce. È scappato o è stato catturato? I quattro personaggi restano così soli a Roma che è occupata dai nazisti e dove si trova il ZirkusBerlin, un’attrazione diabolica gestita dalla follia del pianista Franz (Franz Rogowski) che non vede futuro per il Terzo Reich.
Quello di Matilde, Cencio, Mario e il nobile Fulvio è il più classico dei percorsi fatti di scoperta, sofferenza e rinascita. Il nostro team si dividerà e si ritroverà come nelle grandi epopee fantasy dominate dall’azione e dal coraggio, fino ad arrivare ai buoni sentimenti e a scontrarsi con la spietata crudeltà. Guaglianone si diverte a spargere manciate di cinema americano in tutto il film. Possiamo trovare riferimenti starwarsiani e sprazzi dei più moderni cinecomic. Tutto ovviamente in salsa italiana che non sconfina mai nel provincialismo e riesce a impastare tutti i riferimenti, i generi e le trovate estetiche del film per offrirci un universo narrativo fresco e pieno di personalità. Una Roma contemporaneamente sovrannaturale e realistica, fatata e ruvida, grazie alle scenografie di Massimiliano Sturiale (zeppe di omaggi a Fellini) e alla fotografia memorabile di Michele D’Attanasio (oggi, uno dei migliori in Italia). È un cinema sovraccarico, così appassionato da non avere il senso della misura.
Difatti lo spettatore più attento si accorgerà che tra primo, secondo e terzo atto i toni si fanno molto diversi tra loro e si tingono di follia, magia e persino violenza e spesso il tipo di approccio cinematografico mostratoci all’inizio del film non lega in maniera armonica. Forse il vero limite di Freaks Out risiede nella gestione dei tempi e talvolta non frena il cambiamento (o deformazione) dei suoi personaggi e finisce per perdere il controllo. Ma è anche un film pieno di illuminazioni, che trae la sua forza dall’entusiasmo dei suoi autori. La scrittura non sempre è definita e coinvolgente, alcuni momenti sono meno affascinanti ma alcune trovate come quella dello smartphone (unico simbolo della modernità) ci riconciliano col mondo visionario e ambizioso di Mainetti, capace con due soli film, di proiettare il nostro cinema in una dimensione mai esplorata.
La missione di questi due autori è appena iniziata: se con Jeeg si era tracciata una linea, con Freaks Out veniamo catapultati in uno spettacolo abbagliante di luci che spesso ci sorprende ma che a tratti ci lascia un senso laconico di mancanza. Purtroppo questo secondo lungometraggio di Mainetti accusa qualche problema a livello di ritmo e misure, e di tanto in tanto l’equilibrio del racconto ne risente nonostante l’eccellente prova di tutto il cast ma bisogna augurarsi più prodotti del genere, più opere ambiziose dirette da registi affamati dotati di una generosità totale e che sono pronti a dare tutto per amore del cinema. La passione che trasuda da ogni sequenza è la miglior risposta a qualsiasi polemica e che ci dovrebbe spingere a tenerci quanto più stretto possibile autori come Gabriele Mainetti e la crew. Correte a vederlo in sala e sostenete il cinema italiano, l’alba di un nuovo giorno ci attende e noi abbiamo già i posti in prima fila.
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Locandina: Movieplayer.it Immagine1: RedCapes Immagine2: TheHotCorn Immagine3: ElMundo Immagine4: RB Casting.com
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COMUNICATO STAMPA FiPiLi Horror Festival X edizione 29-30-31 ottobre Livorno 3 film in anteprima nazionale, 1 in esclusiva e tra gli ospiti Lillo Petrolo, Federico Frusciante, Rohan Johnson, Loretta Fanella, Vera Gheno e Fabio Cantelli. Il FIPILI Horror Festival di Livorno, festival della paura tra cinema e letteratura, giunge alla sua decima edizione dal 29 al 31 ottobre 2021. Unico nel suo genere, il festival è una manifestazione culturale che affronta la “Paura” in tutte le sue sfumature: attraverso proiezioni di film in anteprima, grandi classici e di cortometraggi in concorso di genere horror, thriller, fantastico e di fantascienza; nella letteratura con presentazioni e reading di libri e graphic novel, incontri e tavole rotonde; nell’arte con mostre e performance teatrali. Il festival comincia venerdì 29 ottobre dalle ore 14:30 fino alle ore 16:30 con le proiezioni dei cortometraggi in concorso nelle loro diverse categorie: Horror/Thriller - Fantascienza/Fantastico - Weird – Internazionali. Alle 17:00 con un focus dedicato a Dante nella nona arte con “L’Inferno disegnato”, un incontro che apre la mostra omonima delle tavole dei disegnatori e fumettisti Francesco Ripoli, Marcello Toninelli, autore per Shockdom di “Dante. La Divina Commedia a fumetti”, Astrid Lucchesi e Alessio D’Uva, sceneggiatore e direttore della casa editrice Kleiner Flug, autori di “Dante Alighieri. Amor mi mosse” una rilettura del mito della "donna ideale", vista da un punto di vista inedito, "dall'altra metà del cielo", umana e concreta, quello della stessa Beatrice. Alle ore 18:00 la proiezione del film “State a Casa”, introdotta dal regista Roan Johnson del suo autore di film come I primi della lista”, “Fino a qui tutto bene” e della fortunata serie SKY Cinema “I delitti del BarLume” tratta dai romanzi di Marco Malvaldi. Una dark comedy con Tommaso Ragno, ambientata a Roma in pieno lockdown che racconta la storia di quattro ragazzi bloccati in casa per proteggersi dalla pandemia, ma metaforicamente contagiati da un altro tipo di virus che li condurrà in una spirale folle, grottesca e tragica. Alle 18:30 ancora un incontro sul mondo del fumetto con la presentazione del libro di esordio di Simone Rastelli, in arte Juta: “Bambino Paura”. La storia di Giulio, un bambino scelto da una troupe cinematografica per girare un Horror all’interno di un castello infestato in un paesino di provincia, una storia che racconta una paura universale: quella di crescere. Alle 20:40 lo youtuber cinefilo Federico Frusciante, storico collaboratore del Festival, sarà protagonista di un incontro sui film ispirati dall’inferno Dantesco e a seguire la proiezione di uno dei primi ‘capolavori’ del cinema muto italiano, “L’Inferno”, di Bertolini, Liguoro, Padovan (ita 1911, 70’) con le sonorizzazioni dal vivo della musicista, performer, regista e dj Letizia Renzini. Primo film a ottenere l'iscrizione nel pubblico registro delle opere protette, quest’opera in costume aprì nuovi orizzonti ai cineasti di tutto il mondo essendo un'antologia degli effetti speciali e dei trucchi usciti da quello straordinario laboratorio che era stato lo studio di Georges Mèliès. Ispirandosi alle affascinanti atmosfere del film, restaurato nel 2016 dalla Cineteca di Bologna che ha dato nuova luce alle spettacolari trovate visive, Letizia Renzini ha scritto un'inedita e originale colonna sonora in musica elettronica, che cala lo spettatore in una suggestiva dimensione onirica e straniante. A chiudere la prima giornata alle ore 22:30, dopo esser stato presentato fuori concorso al festival del cinema di Venezia, arriva in anteprima nazionale, grazie alla collaborazione con Universal Pictures: Last night in Soho, l’ultimo lavoro del regista Edgar Wright. Il film, un thriller psicologico dalle tinte horror che si svolge a Londra ai giorni nostri e negli Anni Sessanta, vede come protagoniste le due giovani star Anya Taylor-Joy (La Regina degli Scacchi, The Witch) e Thomasin McKenzie (JoJo Rabbit, Old). Introdurrà il film Michele Innocenti e alla fine della proiezione un commento a caldo di Federico Frusciante. Sabato 30 ottobre si parte dalle ore 14:30 fino alle ore 16:30 con la proiezione dei cortometraggi in concorso. Mentre alle ore 16:00 nella attigua sala LEM del Palazzo del Portuale si terrà la Premiazione del concorso letterario La Paura fa 90 righe ed. 2021 alla presenza della giuria e con la conduzione di Michele Crestacci. Alle 17:00 l’incontro “SANPA. Dalla pagina al piccolo schermo” con lo scrittore Fabio Cantelli, autore di “La quiete sotto la pelle”, libro del 1996 ripubblicato nel marzo scorso da Giunti con il titolo “Sanpa, madre amorosa e crudele” e Paolo Bernardelli, lo sceneggiatore della docuserie Netflix “SANPA, Luci e tenebre di San Patrignano”. A seguire alle 18:30 un incontro interattivo tra il pubblico e la sociolinguista specializzata in comunicazione digitale Vera Gheno dal titolo “Parole contro la paura”. Docente all’Università di Firenze Vera Gheno ha collaborato con l’Accademia della Crusca dal 2012 curandone l’account Twitter, dopo l’uscita in digitale di “Parole contro la paura” su Longanesi clouds, il suo ultimo libro “Le ragioni del dubbio” è appena uscito per Einaudi. Alle 20:00 in anteprima nazionale il film “Cattivo sangue”: Sergio è un ex sicario Romano uscito dal giro, la routine delle sue giornate viene spezzata dalla visita di un vecchio amico, accompagnato dalla sorella; i due intendono assoldare Sergio per un ultimo incarico. Introduce il film Federico Frusciante con il regista Simone Hebara e gli attori Claudio Camilli e Francesco Braschi. A chiudere la giornata alle ore 22:15 per la rassegna “EAT PEOPLE NOT ANIMALS” i Racconti al buio” a cura di Mo-Wan Teatro con la performance teatrale di Alice Bachi e a seguire ancora una proiezione in anteprima nazionale con Lamb, regia di Valdimar Jóhannsson, in versione originale sottotitolata; attesissimo nuovo film di A24, già produttori di The Lighthouse, Hereditary e Midsommar, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2021 nella sezione Un Certain Regard. Nella gelida Islanda rurale una coppia senza figli decide di accudire una strana creatura nata nella loro fattoria, con conseguenze imprevedibili. Domenica 31 ottobre alle ore 11:00 apre la giornata ancora “EAT PEOPLE NOT ANIMALS” con un nuovo racconto al buio di Alice Bachi e a seguire Gli Uccelli di Alfred Hitchcock in versione restaurata. Dalle ore 14:30 fino alle ore 16:30 la proiezione dei cortometraggi in concorso. Alle 17:00 la presentazione dell’antologia dei racconti finalisti delle edizioni 2019-2020 del concorso letterario del festival La Paura fa 90 Righe - i demoni non muoiono mai (Erasmo Libri) Seconda avventura editoriale di carattere letterario del FiPiLi, In questo volume, anche stavolta curato dal giornalista e scrittore Paolo Morelli, troverete i migliori elaborati oltre a sei contenuti extraconcorso: in tutto, trentuno racconti. Alle 18:30 Dolcetto o scherzetto! Con la pluripremiata chef e pasticcera Loretta Fanella e il comico e attore Michele Crestacci, un live cooking show per realizzare e assaggiare un dolce in omaggio a Shining di Stanley Kubrick. Alle 20:00 si terrà la Premiazione del concorso per cortometraggi 2021 alla presenza della giuria e a seguire la proiezione dei cortometraggi vincitori. Alle ore 21:00 un appuntamento imperdibile: “De Paura-Incontro con LILLO” una conversazione con il noto e poliedrico attore, comico,presentatore, fumettista e cantante e a seguire la proiezione del film “Il Mostro della Cripta” Introdotto da Federico Frusciante con il regista Daniele Misischia e gli attori Lillo Petrolo, Amanda Campana e Tobia de Angelis. Un omaggio al cinema horror anni 80 tra ironia e tensione, sceneggiato dai Manetti Bros. (giurati storici del nostro concorso cortometraggi) insieme a Cristiano Ciccotti e allo stesso Daniele Misischia. Alle 00:30 chiuderà il festival un’ultima proiezione in anteprima nazionale: Sound of Violence di Alex Noyer in versione originale sottotitolata. La storia di Alexis, bambina non udente che recupera l'udito dopo aver assistito al brutale omicidio della sua famiglia, risvegliando in lei capacità sinestetiche e iniziando un viaggio alla scoperta di sé attraverso la musica curativa della violenza brutale. Durante la tre giorni nelle sale del palazzo del portuale si terranno alcune esposizioni: “Ogni Maledetto Martedì - Dieci anni di copertine di paura di FilmTV"; un percorso ideale di dieci anni sulla strada della paura, con l'esposizione in grande formato delle coloratissime copertine del settimanale in uscita ogni martedi FilmTV, scelte tra quelle che la rivista ha dedicato ai film ed agli autori del brivido. Inoltre Alfred Hitchcock’s “The birds”, dai materiali della Biblioteca Labronica un’accurata esposizione bibliografica interamente dedicata a “Gli uccelli” di Alfred Hitchcock, il più “horror” dei film del maestro della suspence insieme a “Psyco”, per raccontare il film del 1963 attraverso le testimonianze dirette, i commenti della critica, il backstage etc... L'esposizione è promossa dal Comune di Livorno e dalla Biblioteca Labronica “F.D.Guerrazzi” e realizzata da Coop. Itinera. Ancora School of Hitchcock con disegni, tele e installazioni artistiche completamente a cura degli studenti del Liceo F. Cecioni di Livorno, liceo artistico; dedicate all’intera filmografia del maestro del brivido. Il Festival è realizzato con la compartecipazione del Comune di Livorno, grazie al contributo della Fondazione Livorno, di Erboristerie Benetti Livorno e Ford Bluebay SPA e con la collaborazione di Cinema 4 Mori Livorno, Cinema Arsenale Pisa, Cinema La Compagnia Firenze, Film Tv, Nuovo Teatro Delle Commedie, Mo-Wan Teatro, Coop. Itinera, Folies di Giulia Barini, Erasmo Libri, Loretta Fanella Pastry Lab PROGRAMMA GENERALE
Venerdì 29 ottobre ore 14:30 fino alle ore 16:30 - Cinema 4Mori: PROIEZIONE CORTOMETRAGGI IN CONCORSO. Categorie: Horror/Thriller - Fantascienza/Fantastico - Weird - Internazionali. Ingresso biglietto unico 5 euro. ore 17:00 - Palazzo del Portuale: L’INFERNO DISEGNATO. Incontro con Astrid Lucchesi, Alessio D’Uva, Marcello Toninelli e Francesco Ripoli. Conversano con gli autori Virginia Tonfoni e Antonio Capellupo. ingresso gratuito con prenotazione. ore 18:00 - Cinema 4Mori: STATE A CASA regia Roan Johnson (ita 2021, 110’). Introduce il film il regista. Ingresso biglietto unico 5 euro. ore 18:30 - Palazzo del Portuale: BAMBINO PAURA di Juta (Rizzoli Lizard). Presentazione del volume alla presenza dell’autore Juta. Modera Virginia Tonfoni. ingresso gratuito con prenotazione. ore 20:40 - Cinema 4Mori: “IL CINEMA INFERNALE” Federico Frusciante vs Dante: i film ispirati all’inferno dantesco. a seguire: L’INFERNO regia di Bertolini,Liguoro,Padovan (ita 1911, 70’). Restauro Cineteca Bologna con sonorizzazioni dal vivo di Letizia Renzini. Ingresso biglietto unico 5 euro. ore 22:30 - Cinema 4Mori: LAST NIGHT IN SOHO regia di Edgar Wright (usa 2021, 116’) v.o. sottotitolata. Anteprima esclusiva in collaborazione con Universal. Introduce il film Michele Innocenti. Commento finale di Federico Frusciante. Ingresso biglietto unico 5 euro. Sabato 30 ottobre Dalle ore 14:30 fino alle 16:30 - Cinema 4Mori: PROIEZIONE CORTOMETRAGGI IN CONCORSO. Categorie: Horror/Thriller - Fantascienza/Fantastico - Weird - Internazionali. Ingresso biglietto unico 5 euro. ore 16:00 - Palazzo del Portuale: PREMIAZIONE CONCORSO LETTERARIO. La Paura fa 90 righe ed. 2021 alla presenza della giuria. Conduce Michele Crestacci. ingresso gratuito con prenotazione. ore 17:00 - Palazzo del Portuale: SANPA. DALLA CARTA AL PICCOLO SCHERMO. Conversazione con lo scrittore Fabio Cantelli e lo sceneggiatore Paolo Bernardelli. Ingresso biglietto unico 3 euro. ore 18:30 - Palazzo del Portuale: PAROLE CONTRO LA PAURA. Incontro con la sociolinguista Vera Gheno. Ingresso biglietto unico 3 euro. ore 20:00 - Cinema 4Mori: CATTIVO SANGUE regia di Simone Hebara (ita 2021, 87’). Anteprima nazionale. Introduce il film Federico Frusciante con il regista Simone Hebara e gli attori Claudio Camilli e Francesco Braschi. Ingresso biglietto unico 5 euro. ore 22:15 - Cinema 4Mori: “EAT PEOPLE NOT ANIMALS ” RACCONTI AL BUIO. Letture di Alice Bachi, a cura di Mo-Wan Teatro. a seguire: LAMB regia di Valdimar Jóhannsson (islanda 2021, 106’) v.o. sottotitolata Anteprima esclusiva in collaborazione con Wanted Cinema. Ingresso biglietto unico 5 euro. Domenica 31 ottobre ore 11:00 - Cinema 4Mori: “EAT PEOPLE NOT ANIMALS ”RACCONTI AL BUIO. Letture di Alice Bachi, a cura di Mo-Wan Teatro. a seguire: GLI UCCELLI regia di Alfred Hitchcock (usa 1963, 119’) Versione restaurata. Ingresso biglietto unico 5 euro. Dalle ore 14:30 fino alle 16:30 - Cinema 4Mori: PROIEZIONE CORTOMETRAGGI IN CONCORSO. Categorie: Horror/Thriller - Fantascienza/Fantastico - Weird - Internazionali. Ingresso biglietto unico 5 euro. ore 17:00 - Palazzo del Portuale FiPiLi Horror Festival presenta: LA PAURA FA 90 RIGHE - i demoni non muoiono mai (Erasmo Libri). Presentazione dell’antologia. A cura di Paolo Morelli. ingresso gratuito con prenotazione. ore 18:30 - Palazzo del Portuale: DOLCETTO E SCHERZETTO! con Loretta Fanella e Michele Crestacci. Live Cooking Show creando un dolce in omaggio a Shining. Ingresso biglietto unico 5 euro. ore 19:30 - Cinema 4Mori: PREMIAZIONE CONCORSO CORTOMETRAGGI FIPILI 2021. Alla presenza della giuria con replica dei cortometraggi vincitori. ingresso gratuito con prenotazione. ore 21:00 - Cinema 4Mori: DE PAURA. Incontro con Lillo. a seguire: IL MOSTRO DELLA CRIPTA regia di Daniele Misischia (ita 2021, 116’). Introduce il film Federico Frusciante con il regista Daniele Misischia e gli attori Lillo Petrolo, Amanda Campana e Tobia de Angelis. Ingresso biglietto unico 5 euro ore 00:30 - Cinema 4Mori: SOUND OF VIOLENCE regia di Alex Noyer (usa 2021, 94’) Anteprima nazionale v.o. sottotitolata Ingresso biglietto unico 5 euro Allestimenti e mostre Palazzo del Portuale. Orari: 29 ottobre 16:00 - 19:30 30/31 ottobre 10:00 - 19:30 OGNI MALEDETTO MARTEDI’ - dieci anni di copertine di paura. Un percorso ideale di dieci anni sulla strada della paura, con l'esposizione in grande formato delle coloratissime copertine del settimanale FilmTV, scelte tra quelle che la rivista ha dedicato ai film ed agli autori del brivido. Il settimanale di cinema in uscita ogni martedi più famoso d’Italia, che si incontra con il Festival più indipendente del territorio nazionale. L’INFERNO DISEGNATO. 700 anni dalla morte di Dante, celebrato con l’esposizione di tavole originali e stampe di illustratori toscani che hanno sviluppato le loro visioni infernali: Astrid Lucchesi e le tavole del suo “Amor Mi Mosse”, Marcello Toninelli con i disegni tratti da “Dante La divina commedia a fumetti” e Francesco Ripoli con bozzetti preparatori e studi per i manifesti. BAMBINO PAURA L’esposizione delle tavole originali del volume “Bambino Paura” di Juta. ALFRED HITCHCOCK'S “THE BIRDS”, dai materiali della Biblioteca Labronica. Un’accurata esposizione bibliografica interamente dedicata a “Gli uccelli” di Alfred Hitchcock, il più “horror” dei film del maestro della suspence insieme a “Psyco”, per raccontare il film del 1963 attraverso le testimonianze dirette, i commenti della critica, il backstage etc... L'esposizione è promossa dal Comune di Livorno e dalla Biblioteca Labronica “F.D.Guerrazzi” e realizzata da Coop. Itinera. SCHOOL OF HITCHCOCK. Disegni, tele e installazioni artistiche completamente a cura degli studenti del Liceo F. Cecioni di Livorno, liceo artistico; dedicate all’intera filmografia del maestro del brivido. Biglietti e Prenotazioni -www.fipilihorrorfestival.it -segreteria.fipili@gmail.com -tel. 3287372627 di Vanessa Varini Questo nuovo medical drama romantico, ambientato negli anni '60, racconta le vicende dei dottori del Reparto di cardiochirurgia dell'ospedale Molinette, tra casi medici, triangoli amorosi, pregiudizi/discriminazioni ancora purtroppo attuali ed emancipazione femminile. ![]() Titolo: "Cuori" Paese: Italia Anno: 2021 Genere: drammatico, in costume, medico, sentimentale Stagioni: 1 Episodi: 16 Durata: 50 min (episodio) Regia: Riccardo Donna Sceneggiatura: Mauro Casiraghi, Fabrizio Cestaro, Simona Coppini Interpreti e personaggi: Daniele Pecci (Cesare Corvara), Matteo Martari (Alberto Ferraris), Pilar Fogliati (Delia Brunello), Andrea Gherpelli (Enrico Mosca), Marco Bonini (Ferruccio Bonomo), Neva Leoni (Serenella Rinaldi), Bianca Panconi (Virginia Corvara), Carola Stagnaro (Suor Fiorenza), Carmine Buschini (Fausto Alfieri), Benedetta Cimatti (Luisa Ferraris) Domenica 17 ottobre è andata in onda la prima puntata di una nuova serie tv di genere medical drama "Cuori". Siamo alla fine degli anni Sessanta. Cesare Corvara (Daniele Pecci), primario del Reparto di cardiochirurgia dell'ospedale Le Molinette di Torino, mette insieme una squadra di ottimi medici per tentare un'impresa straordinaria: realizzare il primo trapianto di cuore della storia. I prescelti sono la dottoressa Delia Brunello (Pilar Fogliati), dotata di un orecchio assoluto con cui riesce ad inviduare i problemi di cuore senza utilizzare strumenti, che torna in Italia dopo un praticantato di sei anni a Houston in America e il medico Alberto Ferraris (Matteo Martari), richiamato da un Istituto di Stoccolma. Delia ora è sposata con Corvara, ma in passato ha avuto una relazione molto importante con Alberto, che non l'hai dimenticata e questo triangolo amoroso movimenterà tutte le puntate. Anche in questa fiction non c'è mai una gioia per i personaggi interpretati da Matteo Martari e Pilar Fogliati: se nella serie Tv "Un passo dal cielo" Pilar interpretava un'etologa che aveva un rapporto di amore/odio con l'ambiguo Maestro Albert Kroess (interpretato proprio da Martari) e tentava inutilmente di redimerlo, anche in questa nuova fiction il loro rapporto è messo a dura prova. Delia, inoltre, non ha solo problemi sentimentali, ma anche lavorativi. Essendo l'unico medico donna del reparto, gli altri dottori uomini non la vedono di buon occhio così come le suore che svolgono la professione di infermiere. I suoi colleghi non approvano il suo look "moderno" (minigonna, tacchi e camice slacciato), il suo carattere intraprendente e i suoi metodi "innovativi". Anche i pazienti preferiscono un dottore uomo perché si sentono più tranquilli, ma Delia combatterà per farsi accettare senza mai cambiare il suo modo di essere. Malgrado l'ambientazione negli anni '60, la serie quindi si conferma molto attuale perché ancora oggi le donne vengono ingiustamente discriminate sul posto di lavoro a causa di tanti pregiudizi. Altri punti di forza sono il cast molto affiatato e la ricostruzione storica, è tutto molto curato dalle scenografie ai costumi. "Cuori" merita la visione. La prossima puntata si può guardare domenica 24 ottobre sempre su Rai 1 alle 21:25.
LA SERIE SI PUÒ RECUPERARE SU RAIPLAY: https://www.raiplay.it/programmi/cuori FOTO TRATTE DA: https://style.corriere.it https://altadefinizione.desi https://maridacaterini.it Di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti d’America Anno: 2021 Genere: commedia Episodi: 10 Durata: 30 min Ideatori: John Hoffman, Steve Martin Regia: Jamie Babbit, Gillian Robespierre, Don Scardino, Cherien Dabis, Cast: Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez, Aaron Dominguez, Amy Ryan Chiunque negli ultimi cinque anni abbia avuto almeno un abbonamento a una piattaforma di streaming è stato anche inevitabilmente testimone dell’ondata di prodotti dell’universo true crime. Docu-serie e ricostruzioni più o meno faziose di misteri o omicidi un tempo relegate a emittenti tematiche di secondo livello negli anni hanno conquistato una fetta sempre più ampia di pubblico trasferendosi prima sui principali canali documentaristici e poi tra le scuderie dei colossi dello streaming o reti podcast. Solo quando Ryan Murphy ha davvero pensato e realizzato una serie antologica a storie criminali dal richiamo mediatico, il pubblico ha iniziato a realizzare davvero la portata di questo fenomeno su piccolo e grande schermo. Mentre le dinamiche sociali o psicologiche che hanno portato a questo restano ancora un mistero, qualcuno ha pensato di creare una serie in cui l’immaginario sipario tra scene del crimine e spettatori di true crime scompare, azzerando quella confortante distanza tra osservatore e fatti. Da questa intuizione di John Hoffman e Steve Martin – che si ritaglia anche un ruolo nella storia – nasce Only Murders in the Building, serie Hulu in dieci episodi che entra di diritto nel meglio di quanto è stato prodotto sul piccolo schermo nel 2021. Un terribile omicidio sconvolge le vite di un gruppo di coinquilini di un elegante palazzo dell’Upper West Side. Le vite di quelli che, fino a poco tempo prima, erano poco più che sconosciuti iniziano a intrecciarsi e a trovare legami inaspettati. È il caso di Charles (Steve Martin), Oliver (Martin Short) e Mabel (Selena Gomez), tre vicini di casa molto diversi ma accumunati da una passione: quella per i podcast true crime. Da questo punto di contatto nasce quindi l’idea di registrare un nuovo podcast a puntate con cui documentare la risoluzione del crimine che ha avuto luogo nel loro palazzo. Sono pochi, pochissimi, gli show in grado di riuscire a catturare lo sguardo e l’interesse dello spettatore sin dalla sigla della prima puntata. La quantità di serie tv che soddisfa il primo criterio diminuisce ancor più vertiginosamente se si è alla ricerca di una produzione capace di mantenere la promessa iniziale fino al suo finale (di serie o di stagione). Questa bizzarra creatura firmata Hulu riesce nell’impresa impossibile contro ogni aspettativa trovando un perfetto meccanismo a orologeria a metà tra mystery e commedia. Annunciata in sordina senza alcun clamore, Only Murders in the Building ha costruito il suo successo e la sua magia elemento dopo elemento, partendo dall’unica variabile cardine di ogni storia ben raccontata e sviluppata: un gruppo di protagonisti a tutto tondo, un cast di personalità e prospettive inedite e costantemente sorprendenti. Steve Martin, dopo anni poco fortunati a livello di carriera, ritrova un ruolo eccezionale, misurato quanto perfettamente sincronizzato nei suoi tempi comici. Il suo Charles, attore di telefilm dal glorioso ma anche sbeffeggiato passato in tv, è il perfetto esempio di un’architettura di personaggi attentamente progettata a suon di battute e dialoghi autentici che riescono a valorizzare non solo i protagonisti ma un intero palazzo di personalità che compaiono in scena anche solo per pochi minuti. Intrecci e sviste diventano allora l’occasione perfetta per riuscire a raccontare con autenticità e rispetto figure tridimensionali in cui è facile identificarsi anche senza essere residenti in un’elegante appartamento dell’Arconian. Con questa intuizione e necessità ben definita sin dal primo episodio, la serie riesce a proporre rappresentazioni – al femminile e non - inedite o poco esplorate sullo schermo, sfuggendo a stereotipi e a escamotage collaudati ma giocandoci con frizzante ironia. Un’estetica curatissima nei dettagli ma mai pretenziosa e una riflessione quasi meta-televisiva sulla narrazione stessa completano una visione imperdibile già rinnovata per una seconda stagione. La promessa di un racconto delizioso nella sua disarmante e contagiosa semplicità verrà mantenuta anche per i prossimi episodi?
Immagini tratte da: www.theguardian.com www.rottentomatoes.com
Presentato fuori concorso al Festival di Venezia 2021, il nuovo film del regista inglese è basato su eventi realmente accaduti, e racconta della genesi dell'ultimo duello della storia di Francia dal punto di vista dei tre protagonisti: due ex amici e una donna vittima di violenza.
di Salvatore Amoroso
La maestosa sequenza d’apertura, dedicata al montaggio parallelo della vestizione corazzata dei due contendenti a duello e alla preparazione della mise di Lady Marguerite che vi assisterà dagli spalti, potrebbe ingannare chi ha creduto di intuire in questo nuovo film di Ridley Scott un ritorno alle origini del suo mitologico esordio I duellanti. L'idea alla base di The Last Duel non pare così originale. Però questa volta i tre punti di vista servono per raccontare la validità di uno solo tra essi. Quello di una donna. La vicenda raccontata nel film è basata su eventi storici realmente accaduti, è quella che ha condotto all'ultimo Duello di Dio un duello autorizzato dalla legge, ovvero dal Re, e con valore legale nella storia della Francia: quello combattuto a Parigi il 29 dicembre 1386 da Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, due cavalieri e combattenti un tempo amici e successivamente diventati acerrimi rivali. Non fu però la loro rivalità, alla base del duello, quanto il fatto che Marguerite, moglie di Carrouges, accusò Le Gris di averla stuprata mentre il marito era assente.
La sceneggiatura di Matt Damon (Carrouges) e Ben Affleck (il principe Pierre), scritta insieme a Nicole Holofcener sul romanzo omonimo di Eric Jager, subisce con ogni evidenza il fascino delle operazioni televisive “complesse” di questa generazione, Holofcener è d’altronde soprattutto una scrittrice per la tv, dove il Medio Evo è ormai una dimensione precisamente canonizzata. La struttura che riavvolge per ben tre volte la vicenda narrata, alternando i punti di vista dei due scudieri e della donna, non è insomma un omaggio a Rashomon quanto a serie dalla narrazione particolare come la capostipite The Affair. Ridley Scott dimostra così di essere cineasta che non ha perso il polso sul presente, non solo dal punto di vista linguistico ma anche di attenzione ai temi. Nonostante il processo possa portare alla morte in duello per il marito Jean e la donna ad essere poi efferatamente giustiziata in pubblico in quanto millantatrice, la Marguerite della britannica Jodie Comer mostra infatti la volontà ferrea di chiedere giustizia per la violenza sessuale subita dal libertino Jacques Le Gris (Adam Driver), in un tempo in cui la sposa era “proprietà privata” dell’uomo. E’ chiara la metafora sul nostro presente in cui le riflessioni portate avanti dai movimenti “di genere” sostengono la necessità di “credere sulla parola” alle donne che rivelano il proprio essere state abusate, anche in assenza di prove.
Il racconto epico e cavalleresco, le grandiose scene di battaglia, l'azione cupa e convulsa, le ricostruzioni della vita di corte e di provincia della Francia dell'epoca, lo scenario della storia: tutto è messo in scena unicamente per supportare con la spettacolarità del cinema una vicenda che mette in mostra, e alla berlina, un maschile che a dispetto delle differenze evidenti tra i due protagonisti è comunque violento, rude, insensibile. E un femminile, non tanto incompreso quanto non considerato, che viene schiacciato e umiliato, ridotto a orpello, sfogo sessuale, oggetto di violenza.
Sia Damon che Driver dichiarano, ognuno a suo modo, il loro grande amore per la Comer. Entrambi, in modi diversi, non ne hanno alcun rispetto, alcuna reale considerazione. Perfino il duello, alla fine dei conti, è una questione di ego maschile, e non di un reato commesso su una donna. Per chi già storce il naso e pensa che sia l’ennesima operazione hollywoodiana che inneggia al politicamente corretto si sbaglia di grosso, di certo un po’ di movimento MeToo viene portato nel XIV secolo ma la mano esperta di Scott si concentra sui corpi e sull’espressioni cariche di passione e risentimento dei protagonisti. Un tipo di cinema già visto, che a tratti sfiora la ridondanza, ma che si lascia guardare volentieri e ci conquista per l’impeccabile realizzazione.
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-comingsoon -ilfattoquotidiano -youtube -mymovies Comunicato stampa “Copilot” si aggiudica anche i premi della giuria popolare e studentesca Cinema: “Copilot”, una storia d’amore nata all’ombra dell’11 settembre, vince il concorso del Lucca Film Festival e Europa Cinema 2021 Il film, diretto da Anne Zohra Berrached si basa sul legame sentimentale tra Aysel Sengün e Ziad Jarrah, il pilota dell'United 93 precipitato in Pennsylvania l'11 settembre 2001 La giuria per il premio “Marcello Petrozziello” è andato a “Luzzu” per la sezione lungometraggi e a “Monachopsis” per la sezione cortometraggi Lucca, 9 ottobre – È “Copilot”, il film diretto da Anne Zohra Berrached, una storia d’amore basata su una storia vera tra Aysel Sengün e Ziad Jarrah, il pilota dell'United 93 precipitato in Pennsylvania l'11 settembre 2001, il miglior film del concorso del Lucca Film Festival e Europa Cinema edizione 2021. Il premio (3.000 euro) è stato assegnato (durante la cerimonia di premiazione il 9 ottobre al cinema Astra) dalla giuria composta da alcuni componenti dell’Academy Award, tra cui Marco Cantini Parrini (costumista); Francesca Calvelli (montatrice) e Vittorio Sodano (truccatore). Il film racconta un’intima storia d’amore, iniziata in Germania negli anni ’90 tra la studentessa di scienze Asli e il carismatico Saeed. Il loro futuro sembra luminoso, ma all'alba del ventunesimo secolo, Saeed prende una decisione che non solo infrangerà i sogni di Asli, ma scuoterà il mondo intero, soprattutto quando lei scoprirà che suo marito era uno dei terroristi coinvolti nell'attentato dell’11 settembre 2001. “Abbiamo deciso di premiare questo film - si legge nelle motivazioni della giuria - per la delicatezza con cui la regista è riuscita ad affrontare un tema così difficile da umanizzare, per la magnifica caratterizzazione dei due protagonisti e per l'estrema cura riposta in ogni aspetto di quest'opera”. La giura, ha inoltre assegnato, la menzione speciale della sezione lungometraggi a “Magnetic Beats” di Vincent Maël Cardona. Ad aggiudicarsi, invece, il premio Miglior Cortometraggio (500 euro), dalla giuria composta da Francesco Lorusso (regista), Gabriele Licchelli (regista) e Andrea Settembrini (regista e sceneggiatore), il film di animazione Monachopsis di Liesbet Van Loon con la seguente motivazione: “La sintesi che questo cortometraggio riesce a raggiungere tra due parti fondamentali del discorso, che sono forma e contenuto, tra quello che si vuol dire e il modo in cui lo si vuol dire, appare estremamente naturale. Questa naturalezza è il segno di una buona riuscita di un’opera filmica non facilmente raggiungibile. L’animazione sul girato contribuisce alla creazione di quella sensazione di straniamento, di essere costantemente fuori luogo. La pellicola danneggiata, il rumore e la grana non sono soltanto segni di un feticismo per il vintage ma contribuiscono alla creazione di un contenuto e di un senso, in maniera creativa e coinvolgente”. La giuria per il premio “Marcello Petrozziello”, dedicato al noto giornalista lucchese, coordinatore dell’Ufficio Stampa e relazioni esterne di Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca recentemente scomparso, è andato a “Luzzu” di Alex Camilleri per la sezione lungometraggi e a “Monachopsis” di Liesbet Van Loon per la sezione cortometraggi. La Giuria Popolare ha assegnato i premi come miglior film del concorso lungometraggi a “Copilot” di Anne Zohra Berrached e a Smoky Mountain di Albert Oriol per i cortometraggi. “Copilot” di Anne Zohra Berrached e “Monachopsis” di Liesbet Van Loon, inoltre, si aggiudicano anche i premi per Miglior Lungometraggio e Miglior Cortometraggio assegnati dalla giuria studentesca. PALMARES
Premio Miglior Film del Concorso Internazionale Lungometraggi LFFEC (euro 3.000) Copilot (Die Welt wird eine andere sein) di Anne Zohra Berrached Germania, Francia 2021 Quando l'acuta studentessa di scienze Asli incontra il carismatico Saeed a metà degli anni '90, è amore a prima vista. Si sposano e Asli giura di essere fedele a Saeed e di non tradire mai i suoi segreti: il loro futuro sembra luminoso, ma all'alba del ventunesimo secolo, Saeed prende una decisione che non solo infrangerà i sogni di Asli, ma scuoterà il mondo intero fino al midollo. Premio Film Concorso Internazionale Cortometraggi LFFEC (euro 500) Monachopsis di Liesbet Van Loon Belgio, 2021 Una giovane donna lotta con la sensazione di essere scollegata dalle persone intorno a lei, finché non incontra Sofie, con la quale instaura un legame (fin troppo) forte. Menzione speciale Magnetic Beats (Les Magnétiques) di Vincent Maël Cardona Francia, Germania, 2021 Bretagna, anni '80. Un gruppo di amici desiderosi di eccitazione trasmettono una stazione radio gratuita dalla loro città natale nella campagna. Jerome lo conduce con un carisma unico mentre Philippe, il genio tecnico, vive nell’ombra di Jerome, suo fratello maggiore. Quando è chiamato per il servizio militare, Philippe non ha altra scelta che partire per Berlino Ovest. È determinato a continuare a trasmettere, ma si rende conto che ha appena vissuto gli ultimi momenti gloriosi di un mondo in via di estinzione. Premio della Giuria popolare lungometraggi Copilot (Die Welt wird eine andere sein) di Anne Zohra Berrached Germania, Francia 2021 Premio della Giuria popolare cortometraggi Smoky Mountain di Albert Oriol Francia, 2019 Phom Penh, Cambogia, presente. Sony, un bambino cambogiano di 10 anni, viene cacciato di casa dal padre. Lasciato da solo, viene accolto da un’associazione che gli permette di andare a scuola e conoscere un nuovo modo di vivere. Sony si abitua rapidamente, ma, il giorno della gita scolastica, fa una scoperta inattesa. Premio giuria stampa “Marcello Petrozziello” lungometraggi Luzzu di Alex Camilleri Malta, 2021 Jesmark, un pescatore maltese, lotta con una nuova perdita nella sua barca di legno LUZZU. A malapena riesce a tirare avanti, vede il suo sostentamento - e una tradizione familiare di generazioni prima di lui - minacciati dalla diminuzione dei raccolti, da una spietata industria della pesca e da un ecosistema stagnante. Nel disperato tentativo di provvedere alla moglie e al figlio appena nato, il cui impedimento alla crescita richiede un trattamento, Jesmark scivola gradualmente in un'operazione di pesca illegale al mercato nero. Premio giuria stampa “Marcello Petrozziello” cortometraggi Monachopsis di Liesbet Van Loon Belgio, 2021 Premio Miglior Lungometraggio per la giuria studentesca Copilot (Die Welt wird eine andere sein) di Anne Zohra Berrached Germania, Francia 2021 Premio Miglior Cortometraggio per la giuria studentesca Monachopsis di Liesbet Van Loon Belgio, 2021 di Salvatore Amoroso
Jonas Carpignano chiude così la “Trilogia di Gioia Tauro”, iniziata nel 2015 con Mediterraneo e proseguita nel 2017 con A Ciambra, presentato sempre a Cannes nella Quinzaine Des Réalisateurs e vincitore dei David di Donatello per la Miglior regia e il Miglior montaggio. ![]()
Genere: Drammatico
Anno: 2021 Durata: 121 min. Regia: Jonas Carpignano Sceneggiatura: Jonas Carpignano Fotografia: Tim Curtin Musiche: Benh Zeitlin, Dan Romer Distribuzione: MK2 films, Lucky Red, Neon. Paese: Italia, Francia, USA Cast: Swamy Rotolo (Chiara) Claudio Rotolo (Claudio) Grecia Rotolo (Giulia) Carmela Fumo (Carmela) Giorgia Rotolo (Giorgia) Antonio Rotolo (Antonio) Vincenzo Rotolo (Enzo)
Quattro anni dopo lo splendido A Ciambra, Jonas Carpignano torna alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes con A Chiara, titolo che si aggiudica il premio Europa Cinema Labels e ci catapulta nell’universo parallelo che si cela dietro gli occhi, profondi e puri, della protagonista Swamy Rotolo, giovane e magnetica neo attrice scoperta dal regista, che veste i panni di una ragazza che di punto in bianco scopre che il padre è un membro della ‘ndrangheta.
Nella prima parte del film, quella in cui si rappresenta la tenera unione della famiglia Guerrasio (in realtà a recitare è tutta la famiglia Rotolo), lo sguardo di Carpignano si posa sui rapporto intimo ed emotivo tra tutti i familiari. Quella partecipazione emotiva della messa in scena già presente nei film precedenti prorompe con forse ancora maggior forza in A Chiara, come dimostra in modo eclatante la lunghissima sequenza che ha come centro narrativo per appunto la festa per il diciottesimo compleanno di Giulia, la sorella maggiore della giovane: oltre venti minuti in cui apparentemente si sta solo fotografando un momento di intimità familiare, ma che al contrario rappresenta uno scandaglio di quell’umanità, dei rapporti personali, di quel senso di famiglia che è poi uno dei punti cruciali attorno ai quali ruota l’intera narrazione. Come ci si pone, da adolescenti, di fronte a una famiglia che scopri di conoscere solo in parte? Come si reagisce quando si viene a sapere che il proprio padre è in realtà un latitante, e ha addirittura dei terribili segreti che nasconde dentro casa?
Se la “famiglia” è un aspetto canonico all’interno delle storie dedicate alla criminalità organizzata, Carpignano cerca di evadere da qualsiasi rappresentazione statica e classica. I Guerrasio sono vivi, pulsanti, in conflitto in principio contro se stessi ed era così in parte anche per Pio, lo splendido protagonista di A Ciambra. Chiara sta cercando un proprio posto nel mondo, è ostile verso una delle sorelle di Pio solo perché rom, ed è dotata di una invidiabile intelligenza. Eppure non può conoscere in profondità la sua famiglia, non le viene concesso. È divorata da mille dubbi e solo la sua ostinazione le farà acquisire una precoce coscienza critica.
Rispetto al film precedente, interamente circoscritto in una zona di Gioia Taura, A Chiara è anche un racconto di spostamenti: Chiara cerca suo padre, si reca anche nella Ciambra, e poi sarà costretta a uno spostamento con fuga verso una nuova terra, che a tratti sembra lontana, quasi appartenesse a un altro continente. La sua necessità è quella di esistere, e quindi di conoscere la (o le) verità. Questo percorso iniziatico, che potrebbe avere le più differenti svolte, è racchiuso tra due compleanni, speculari a loro modo, eppure così profondamente diversi. Due compleanni che non si parlano né per senso, né per area geografica, e neppure per attitudine familiare. E che pure continuano a scrutarsi in uno specchio scuro, dov’è chiusa l’anima delle persone, il loro dolore più intimo, la loro verità più inconfessabile.
L’utilizzo sistematico della camera a mano, l’illuminazione naturale, sonoro in presa diretta, nessuna concessione al genere e soprattutto nessuna scena costruita che induce lo spettatore a provare forzate emozioni, rendono questo film un piccolo gioiello. Jonas Carpignano si riconferma uno dei talenti più cristallini del nostro ‘’nuovo cinema italiano’’, sceglie un approccio realistico ed estremamente personale, carico di umanità e significato. Per questo non possiamo che invitarvi il 7 Ottobre in sala a vedere A Chiara, a supportare un film diverso, diretto ma soprattutto vero.
Link Immagini:
Locadina: Coming Soon.it Immagine1: Sky Tg24 Immagine2: MyMovies Immagine3: Coming Soon.it
di Matelda Giachi
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Genere: Azione, Avventura, Thriller
Anno: 2020 - 2021 Durata: 163 min Regia: Cary Fukunaga Cast: Daniel Craig, Ralph Fiennes, Rami Malek, Léa Seydoux, Naomie Harris, Ben Whishaw, Rory Kinnear, Jeffrey Wright, Dali Benssalah, Ana de Armas, Billy Magnussen, David Dencik, Lashana Lynch Sceneggiatura: Neal Purvis, Robert Wade, Scott Z. Burns, Cary Fukunaga, Phoebe Waller-Bridge Fotografia: Linus Sandgren Montaggio: Tom Cross, Elliot Graham Musica: Hans Zimmer Produzione: Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), Eon Productions, Danjaq Distribuzione: Universal Pictures Paese: USA, Gran Bretagna
No Time To Die è il lungo commiato di Daniel Craig a James Bond. Dopo quindici anni e cinque film di onorato servizio, lo 007 più longevo della storia del cinema cede il testimone a un collega ancora ignoto. Ma una cosa è certa, “James Bond tornerà”, lo assicura la didascalia al termine dei titoli di coda. Di fatto Bond pensava già di essere nel pieno godimento della sua pensione, se non che, il passato irrisolto ti insegue sempre, ovunque tu possa andare nel mondo, e finisce per farti tornare ancora in servizio per un’ultima missione.
Un cerchio che si chiude: con quest’ultimo film si porta a compimento quel processo di cambiamento che Craig ha introdotto per la prima volta nel personaggio. Il suo è un agente 007 più umano, fallibile, che invecchia, ha sentimenti, si scontra col proprio dolore. Si innamora. Un’evoluzione comunque rispettosa, che non si permette di snaturare un personaggio iconico che, dal 1962, porta al cinema generazioni di appassionati. Umano ma sempre sfrontato, arrogante, spericolato, amante delle belle donne. Di innata eleganza e fedele al suo drink Martini più che a qualsiasi donna. Difficile dire di più su No Time To Die senza rischiare di svelare segreti che spetta rivelare solo alla sala, ma un Bond bello così forse neanche ce lo aspettavamo, quasi il migliore della sua era.
Come James Bond, Daniel Craig rimane secondo solo a Sean Connery, che comunque lo stacca di poco. A convincere è l’intero cast su cui però spicca l’ormai amica Ana De Armas; bella più che mai, buca lo schermo e rimane impressa anche per la sua capacità di passare da un’assoluta leggerezza all’essere tostissima nel giro di un secondo. La sua scena è una sola, peccato, avrebbe meritato l’intero film, ma lei se la prende tutta, si rende protagonista. E’ comunque la componente femminile in generale che acquista spazio, inteso non solo come tempo scenico ma come spessore di personaggi, rimanendo però immune al femminismo becero. Sono donne con la licenza di essere belle e in gamba allo stesso tempo; di essere femminili ma anche delle vere combattenti. La presenza di una donna si fa sentire anche alla regia, sicuramente più ricca di complessità e di un tocco di tenerezza, senza che però vengano meno scene d’azione per le quali non si può che rendere onore agli stunts. Bellissima la fotografia, con riprese eccezionali che traggono vantaggio anche dalla suggestività di location come la nostra Matera, la città dei Sassi. Alle musiche un nome da poco come quello di Hans Zimmer. Unica pecca forse un Rami Malek inquietante ma poco sfruttato. Rispetto al passato, il suo è un cattivo piuttosto debole.
È un finale di serie che si è fatto attendere, che ha sofferto rinvii inevitabili, perché la distribuzione online in piena pandemia non era opportuna, non solo per necessità assoluta di grande schermo, ma anche per motivi di trama. Un finale col botto, inaspettato, che mixa azione e introspezione con pennellate di horror e noir. Certamente un po’ tanto lungo, ma in modo perdonabile. Un’uscita di scena in grande stile che lascia un’eredità difficilissima da raccogliere. In barba ai detrattori di Craig.
È un finale di serie che si è fatto attendere, che ha sofferto rinvii inevitabili, perché la distribuzione online in piena pandemia non era opportuna, non solo per necessità assoluta di grande schermo, ma anche per motivi di trama. Un finale col botto, inaspettato, che mixa azione e introspezione con pennellate di horror e noir. Certamente un po’ tanto lungo, ma in modo perdonabile. Un’uscita di scena in grande stile che lascia un’eredità difficilissima da raccogliere. In barba ai detrattori di Craig. Voto: 8
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www.cinema.everyeye.it www.leganerd.com www.007.com www.madmass.it www.comingsoon.it di Federica Gaspari ![]() Genere: horror, fantascienza Anno: 2021 Regia: Julia Ducournau Attori: Vincent Lindon, Agathe Rousselle, Garance Marillier, Lais Salameh Sceneggiatura: Julia Ducournau Fotografia: Ruben Impens Montaggio: Jean-Christophe Bouzy Paese: Francia, Belgio Durata: 108 min L’edizione numero 74 del Festival di Cannes passerà sicuramente alla storia per una moltitudine di motivi non necessariamente legati al mondo del cinema. La kermesse francese del 2021 ha segnato infatti il ritorno in scena di una delle manifestazioni più scintillanti dell’industria del cinema in tutte le sue più affascinanti e talvolta fameliche sfumature. Non sono mancate numerose polemiche per un programma che a molti è sembrato sovraffollato e non hanno mancato l’appuntamento con Cannes nemmeno alcuni piccoli grandi scandali. Proprio in tali termini, infatti, è stato da molti definito il film vincitore del premio più ambito, la Palma d’oro, che è finito tra le mani di Julia Ducournau per Titane dopo un altrettanto memorabile gaffe del presidente di giuria Spike Lee. Il titolo che ha sconvolto La Croisette tra mostruosità e progresso, però, è davvero così sconvolgente e rivoluzionario? In seguito a un incidente stradale in cui è rimasta coinvolta in tenera età, Alexia (Agathe Rousselle) ha una piastra di titanio innestata nel lato destro del capo. Questa è solo la superficie di una cicatrice profonda, di un trauma indelebile causato da un padre sconsiderato il cui ruolo-ombra perseguiterà per sempre la ragazza. Dopo diversi anni, la giovane lavora come ballerina in un locale popolato da luccicanti macchine da corsa. Una sequenza di avvenimenti surreali e apparentemente slegati innescherà una nuova fuga di Alexia dalla sua realtà, giocando con ruoli, identità e legami anche attraverso l’incontro con Vincent (Vincent Lindon), vigile del fuoco che rivede in lei il figlio scomparso. L’esordio alla regia in lungometraggio di Julia Durcournau nel 2016 è stato tra i più folgoranti degli ultimi anni. Grave, il suo primo horror dalle tinte sofisticate e quasi eleganti nella loro inquietudine, è infatti un gioiellino perfettamente equilibrato in ogni suo dettaglio. Titane, il titolo che ha portato la regista e sceneggiatrice francese sotto le luci della ribalta internazionale, è invece qualcosa di molto diverso. Dal suo predecessore eredita una cura quasi maniacale per i dettagli e in particolare per la fotografia ma, nel suo sviluppo, abbraccia compiaciuto una svolta ben più drastica nella narrazione, nello stile e nell’approccio ai temi di identità e affermazione. Interpretazioni viscerali, capaci di frantumare lo schermo, come quelle di Rousselle e Lindon diventano allora solo pedine in una storia rivoluzionaria negli intenti ma spregiudicatamente canonica nel suo passaggio su celluloide con idee minate da sogghignanti derive autoriali quanto venate da una collezione di immagini di un cinema già ben esplorato nell’immaginario di Lynch, Cronenberg e Refn. La “mostruosità fluida” che ha fatto insistentemente capolino in molte dichiarazioni lontane dalla sala si dimostra in conclusione una macchinosa operazione, un insieme di ingranaggi ben progettati nei retroscena ma stridenti nella loro effettiva funzione. Titane scuote il pubblico costantemente, stordendolo e sfidandolo a distogliere lo sguardo da questa parabola della donna cyborg, lasciando tuttavia intravedere per tutta la sua durata le sue architetture. In poco meno di due ore, allora, la pellicola consuma tutto il suo carburante narrativo, giungendo a un finale che ormai non ha più nulla di aggiungere a una soffocante sfida all’eccesso che non riesce mai a trovare la scintilla giusta per esplodere.
Immagini tratte da: www.imdb.com www.iwonderpictures.com |
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Maggio 2023
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