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23/10/2022

RAYMOND E RAY La Recensione

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di Matelda Giachi
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​Genere: Commedia, Drammatico        
Anno: 2022
Durata: 100 min
Regia: Rodrigo Garcia
Cast: Ewan McGregor, Ethan Hawke, Sophie Okonedo, Vondie Curtis-Hall, Maribel Verdú, Todd Louiso, Tom Bower, Gina Jun, Maxim Swinton, Chris Silcox, Chris Grabher, Laura Linda Bradley, Angie Campbell
Sceneggiatura: Rodrigo Garcia
Fotografia: Igor Jadue-Lillo
Montaggio: Michael Ruscio
Musica: Jeff Beal
Produzione: Apple Studios, Mockingbird Pictures
Distribuzione: Apple TV+
Paese: USA

​Prodotto da Alfonso Cuaròn per Apple tv e presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, Raymond e Ray è la storia di due fratellastri estremamente uniti nell’infanzia e allontanati poi dalla vita. A riportarli insieme la morte di quel padre terribile nella cui ombra sono cresciuti; un uomo alcolizzato e fisicamente quanto psicologicamente violento. Uno è razionale, pacato, decide di partecipare al funerale per il bisogno di chiudere i conti con il passato; l’altro, ribelle, più cinico, vorrebbe semplicemente ignorare la cosa, “non lo saprà mai, è morto”, ma alla fine si presta ad accompagnare il fratello.
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​Un road movie non tanto per il viaggio in macchina che Raymond e Ray affrontano insieme verso il luogo del funerale, ma più che altro un viaggio attraverso il proprio dolore e i traumi che dall’infanzia gli condizionano la vita. L’elaborazione di un lutto così particolare sfocia nel bilancio sul proprio percorso come uomini e diventa spunto di riflessione anche per il pubblico. Un’amara risata pervade tutta la pellicola: è nelle situazioni paradossali a cui si trovano a far fronte, come la volontà del padre che siano loro stessi a scavare la fossa al cimitero; nei personaggi stravaganti che incontrano e nelle rivelazioni sulla vita di un padre che non hanno mai conosciuto fino in fondo e che ha voluto vivere ogni tipo di esperienza a discapito di chiunque incrociasse il suo cammino.
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Raymond e Ray è un film che avrebbe meritato la sala per la sua ottima e brillante scrittura nonché per due protagonisti notoriamente bravi ma qui in stato di grazia. Una chicca e una vera sorpresa all’interno di un Festival dalla programmazione molto sottotono rispetto a come eravamo stati abituati negli ultimi anni e all’interno del quale è passato in sordina, senza neanche l’appoggio di una conferenza stampa o della minima pubblicità.
Datevi la possibilità di vedere un bel film.
Voto: 7,8
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Immagini tratte da:
www.imdb.com
www.spettacolo.eu
www.spotern.com
www.rogerebert.com​

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20/10/2022

Astolfo - La recensione

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di Matelda Giachi
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​Genere: Commedia, Sentimentale
Anno: 2022
Durata: 97 min
Regia: Gianni Di Gregorio
Cast: Gianni Di Gregorio, Stefania Sandrelli, Alfonso Santagata, Mauro Lamantia, Alberto Testone, Agnese Nano, Simone Colombari, Andrea Cosentino, Biagio Forestieri, Mariagrazia Pompei, Francesca Ventura, Gigio Morra
Sceneggiatura: Gianni Di Gregorio, Marco Pettenello
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Marco Spoletini
Musica: Ratchev & Carratello
Produzione: BiBi Film con Rai Cinema
Distribuzione: Lucky Red
Paese: Italia

​“Buonasera professore, come sta?” Sono venuto a dirle che mia figlia si sposa!”
Così Astolfo (Gianni Di Gregorio), un tranquillo pensionato romano, si trova da un giorno ad un altro sotto sfratto e decide di tornare al paesello di origine, dove possiede una porzione di un palazzo un tempo nobiliare e oggi cadente a causa di decenni di disuso. Qui incontrerà numerosi personaggi più o meno eccentrici e più o meno accoglienti e una quotidianità diversa da quella della caotica capitale. Ciò che è cominciato come uno sconvolgimento e un evento negativo, sarà invece l’inizio di una nuova vita più bella, arricchita dalla compagnia di nuove amicizie e perfino dalla riscoperta dell’amore con Stefania (Stefania Sandrelli), vedova e nonna a tempo pieno, anche lei forse rassegnata all’idea che ormai non vi sia altro che la aspetti.
​

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​Presentato alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public e distribuito da Lucky Red, il nuovo film di Gianni Di Gregorio (Pranzo Di Ferragosto, Gianni e Le Donne) è una delicata ode alla vita. Un film allegro, spensierato. Senza pretese ma equilibrato e misurato in ogni suo aspetto, dalla durata (ebbene si, esiste ancora qualcuno in grado di girare film da un’ora e quaranta!) alla recitazione. Una storia semplice e positiva, che afferma che l’amore non ha età ma che anche invita il suo pubblico a ricordare che la vita non è solo un cammino dritto e predeterminato in salita, ma un’avventura durante la quale si può cambiare, si può sempre ricominciare e rimettersi in gioco, e che anche pescare la carta degli imprevisti a monopoli può portare in realtà a qualcosa di bello. E’ pervaso da una comicità mai volgare, che è quasi un cogliere l’ironia delle dinamiche umane quando si riesce ad estraniarsene per un attimo e a guardarle dall’esterno.
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​Accolto da calorosi scrosci di applausi alla prima proiezione con il pubblico, Astolfo è il film da andare a vedere se si ha voglia di sorridere e di stare bene. Una commedia all’italiana che forse non scalerà le classifiche del cinema nostrano ma gradevole e fatta come Dio comanda.
Voto: 7
Foto
Immagini:
www.today.it
www.filmitalia.org
www.cinematografo.it



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16/10/2022

She-Hulk: Attorney at Law

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di Federica Gaspari
Picture
​Paese: Stati Uniti d’America
Anno: 2022
Genere: commedia, giudiziario, azione, fantascienza, supereroi
Episodi: 9
Durata: 30-38 min
Ideatore: Jessica Gao
Regia: Kat Coiro, Anu Valia
Sceneggiatura: Jessica Gao, Francesca Gailes, Jacqueline J. Gailes, Melissa Hunter, Dana Schwartz, Kara Brown, Zeb Wells, Cody Ziglar,
Cast: Tatiana Maslany, Jameela Jamil, Ginger Gonzaga, Mark Ruffalo, Josh Segarra, Mark Linn-Baker, Tess Malis Kincaid, Tim Roth, Benedict Wong, Renée Elise Goldsberry, Jon Bass, Rhys Coiro, Patti Harrison, Charlie Cox

​La travagliata Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe si avvia verso la sua conclusione tra piccolo e grande schermo. Mentre si attende di scoprire il destino di Wakanda in Black Panther: Wakanda Forever in uscita il prossimo 9 novembre al cinema, a Jennifer Walters viene affidato il compito di chiudere le fila di questo primo ciclo di serie TV firmate Disney Plus con She-Hulk: Attorney at Law. La nona produzione canonica dei Marvel Studios in nove episodi aggiunge alla sua sempre più affollata scuderia di supereroi un nuovo volto, quello di Walters, avvocatessa nella vita di tutti i giorni ed eroina suo malgrado a causa di un incidente che ha coinvolto anche il cugino Bruce Banner/Hulk. 
Picture
​La vita di tutti i giorni è davvero più semplice se affrontata con dei superpoteri che trasformano una giovane donna nel mezzo dei suoi trent’anni in una versione femminile di Hulk con la stessa forza? Jennifer Walters (Tatiana Maslany), avvocatessa determinata ma allergica alle luci della ribalta, avrebbe qualcosa in contrario: le sue giornate vengono letteralmente stravolte dall’ingombrante alter ego verde e nessun lato della sua vita, sia lavorativa che privata, rimane illeso. Alle complicazioni di un’esistenza ordinaria si aggiungono così le minacce senza nome di chi vede in questa nuova supereroina in cerca di identità un pericolo. Tra comparsate di illustri volti noti e ironiche disavventure dentro e fuori il tribunale, Jennifer dovrà riuscire a trovare un nuovo equilibrio.
Picture
​Dopo le sit-com, l’action paranoico e il thriller psicologico è il momento di esplorare il genere della legal comedy nell’universo Marvel. Pur essendo in potenza una scelta molto azzardata considerato l’alto rischio di cadere nella trappola della noia delle trame procedural verticali, la scommessa si rivela vincente e regala quella che può definirsi come la prima vera e propria serie tv concepita come tale nell’MCU. Molti dei predecessori, infatti, sono sembrati film a puntate anziché narrazioni coerenti nella lora episodicità. She-Hulk: Attorney at Law sfugge al canone e alza ulteriormente la posta in gioco mettendo davvero al centro della scena una protagonista donna con la sua tridimensionale complessità. Per nove episodi una regia e una writer room quasi completamente al femminile costruisce un racconto di identità per una donna alla ricerca di un suo nuovo ruolo nella società, confrontandosi con responsabilità e costrizioni della sua trasformazione ma anche con il rapporto con il proprio corpo e con le relazioni sentimentali. In particolare, è estremamente ironico notare come in numerose puntate si rifletta su come She-Hulk venga percepita e definita sempre da terzi e mai dalla stessa Jennifer, quasi sempre in balia delle sue incertezze e di etichette esterne - “La cugina di Hulk”, “La Hulk donna” e non solo – imposte da media e non. La showrunner Jessica Gao, facendo tesoro dell’esperienza da sceneggiatrice per Rick and Morty, attraverso questo punto di vista finalmente autentico sceglie quindi con grande lucidità che temi affrontare con freschezza, senza mai dimenticare un pizzico di humor, mai ingombrante, e, forse, dando a quel “She” nel nome del personaggio un significato che al momento dell’origine fumettistica non era stato nemmeno considerato.
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Wong, Abominio e Daredevil: è innegabile che con dei nomi così nel cast dei personaggi il rischio di soffocare il potenziale della protagonista era vertiginosamente alto. Una strepitosa Tatiana Maslany, già nota a pubblico e critica per Orphan Black, dimostra però di riuscire a reggere sulle sue spalle l’intera narrazione, affrontando temi complessi con un ottimo senso di comicità, soprattutto basata sulla fisicità, e riuscendo a donare credibilità anche agli aspetti più meta-seriali influenzati da serie come Fleabag e The OA. In quest’ottica, il finale che esce letteralmente dagli schemi della piattaforma streaming e gioca con consapevolezza con le dinamiche stesse del MCU. Con questo piano definito in sceneggiatura, i volti noti citati in precedenza diventano allora pedine da riadattare, reinventare e ridistribuire sul palcoscenico narrativo secondo regole che sfuggono forse allo spettatore tradizionale dei cinecomics Marvel. Era chiaro infatti che, nonostante la conferma di Charlie Cox nello stesso ruolo, il diavolo di Hell’s Kitchen non avrebbe avuto gli stessi tratti spietati e crudi della serie Netflix a lui dedicata. Nessuno, però, avrebbe potuto immaginarlo in una sua versione più spensierata quasi da protagonista di rom-com.
 
Riuscendo sempre a essere credibile e coerente, lo show funziona e vince la sua scommessa iniziale, scontentando forse una fetta di fedelissimi di questo universo ancora restii a vedere del vero cambiamento su piccolo schermo.
 
Immagini tratte da:
www.movieplayer.it
www.nerdist.com
www.universocinematograficomarvel.it

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