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18/11/2019

Il Termopolio speciale Torino Film Festival

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Di Federica Gaspari
​Il panorama dei festival cinematografici italiani non è un’esclusiva della laguna veneziana. Un’altra grande città, infatti, dal 1982 ospita per dieci giorni alcuni dei titoli più interessanti e ricercati della stagione, affiancando ai concorsi principali grandi esclusive e curiosi approfondimenti. Anche quest’anno il Torino Film Festival dal 22 al 30 novembre avrà luogo all’ombra della Mole Antonelliana, diventata ormai uno dei simboli della settima arte in Italia. Il capoluogo piemontese si animerà così con un ricco calendario di eventi e incontri per la trentasettesima edizione di una manifestazione in continua crescita.
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​Titoli prestigiosi
Dopo aver incoronato il debutto alla regia di Paul Dano Wildlife, il TFF si avventura nuovamente tra alcuni dei titoli più interessanti della stagione. La lunga serie di imperdibili appuntamenti, infatti, si apre con la proiezione di Jojo Rabbit, attesissimo film del regista neo-zelandese Taika Waititi. Questa commedia nera tagliente che ironizza in modo tagliente sul nazismo è sotto i riflettori dopo aver trionfato all’ultima edizione del Toronto Film Festival, manifestazione canadese che viene spesso considerata come un fortunatissimo trampolino di lancio per la scintillante stagione dei premi importanti, dai Golden Globe fino agli ambitissimi Oscar.

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​Cena con delitto – Knives Out, invece, avrà il compito di chiudere la kermesse torinese. Questo titolo – un altro grande successo di critica dal festival canadese settembrino – è l’ultimo intrigante giallo di Rian Johnson che vanta un cast ricco di nomi di primo livello: Daniel Craig, Chris Evans, Jamie Lee Curtis, Christopher Plummer e molti altri! Il film verrà presentato sabato 30 novembre per poi approdare nelle sale cinematografiche italiane il 5 dicembre.

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​Voci internazionali e tinte horror
Il volto emblematico di Barbara Steele non compare casualmente sulla locandina di questa trentasettesima edizione. L’attrice e icona britannica del genere horror riceverà il Gran Premio Torino, tingendo con sfumature dark un’edizione che omaggia il genere horror. Non mancheranno, infatti, eventi speciali dedicati al genere cult come la Notte Horror e la retrospettiva Si può fare! L’horror Classico 1919-1969. La selezione di Torino 37 propone ben 15 titoli inediti in Italia in grado di proporre voci provenienti da tutti i continenti. Anche in questa edizione i selezionatori hanno scelto di valorizzare il cinema dei giovani, in onore delle origini del festival, confermando la vocazione per la ricerca e la scoperta di talenti innovativi in un cinema “del futuro” in grado di rappresentare generi, linguaggi e tendenze.

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​Il concorso vede entrare in scena due produzioni italiane: Il grande passo di Antonio Padovan e Now is Everything di Riccardo Spinotti e Valentina De Amicis. Le grandi sorprese però potrebbero arrivare dalla tradizione cinematografica latina che porta a Torino drammi generazionali con Jorge Riquelme Serrano e riflessioni queer con Lucio Castro.
Seguiteci su Facebook e Instagram per non perdere nemmeno un attimo della nostra grande avventura al Torino Film Festival 2019!
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Immagini tratte da:
https://www.torinofilmfest.org
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17/11/2019

Recensione di "Enrico Piaggio - Un sogno italiano"

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di Vanessa Varini
Il creatore della vespa di "Vacanze Romane"
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​Titolo: "Enrico Piaggio - Un sogno italiano"
Paese: Italia
Anno: 2019
Genere: biografico
Durata: 102 min
Regia: Umberto Marino
Soggetto: Roberto Jannone, Francesco Massaro
Sceneggiatura: Franco Bernini, Roberto Jannone, Francesco Massaro
Fotografia: Lorenzo Adorisio
Musiche: Paolo Vivaldi, Alessandro Sartini
Scenografia: Enrico Serafini
Costumi: Valter Azzini
Interpreti e personaggi: Alessio Boni (Enrico Piaggio); Enrica Pintore (Paola Bechi Luserna); Beatrice Grannò (Susanna "Suso" Vannucci); Moisé Curia (Peter Panetta); Roberto Ciufoli (Corradino D'Ascanio); Elena Minichiello (Antonella Bechi Piaggio); Francesco Pannofino (Cosimo Rocchi-Battaglia); Violante Placido (Livia Rivelli)

​Italia, estate del 1945, dopo la Seconda Guerra Mondiale. La fabbrica di Enrico Piaggio (Alessio Boni) è distrutta e non si possono più produrre aerei militari così Piaggio, aiutato dall'ingegnere Corradino D’Ascanio (Roberto Ciufoli), decide di progettare uno scooter leggero ed economico che possa essere guidato anche dalle donne e dalle persone più umili che non  possono permettersi di comprare una moto. Un'impresa non semplice perchè Piaggio ha alcuni nemici che vogliono impedirgli di realizzare il suo sogno come il banchiere Rocchi-Battaglia (Francesco Pannofino), che vuole impossessarsi della fabbrica e Livia Rivelli (Violante Placido), una ex fidanzata molto gelosa.
Chi non ha mai sognato di scorrazzare al posto di Audrey Hepburn, alias la Principessa Anna, per le vie di Roma a bordo della Vespa del film "Vacanze Romane" abbracciata a Gregory Peck  nei panni del giornalista Joe Bradley? 
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​Ebbene la celebre Vespa doveva essere in origine una carrozza, proprio come quella di Cenerentola. Questo curioso fatto è raccontato nel film Tv "Enrico Piaggio - Un sogno italiano",  andato in onda martedì 12 novembre su Rai Uno, che racconta la biografia del "papà" della Vespa. Infatti è stato proprio Piaggio a convincere il regista William Wyler, arrivato in Italia per girare il film "Vacanze Romane", di scegliere la Vespa come mezzo di trasporto per i suoi protagonisti Audrey Hepburn e Gregory Peck. Un'impresa ardua ma che contribuirà a rendere la Vespa una vera e proprio icona.
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Il film è molto attinente alla realtà, infatti racconta anche la storia d'amore tra Piaggio e Paola Bechi Luserna, vedova del colonnello Alberto Bechi Luserna, morto in guerra, che diventerà sua moglie (interpretata da Enrica Pintore), ma introduce anche alcuni personaggi inventati come Suso, orfana in seguito a un bombardamento e in seguito assunta da Piaggio come segretaria, che andrà a Cinecittà  per tentare di convincere il regista di "Vacanze Romane" ad inserire lo scooter nel film, ma poi l'incontro non avverrà.
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Ottimo il cast, dal protagonista Alessio Boni, nei panni di un uomo "tosto" sul lavoro ma dolce in famiglia a Francesco Pannofino, in un ruolo inusuale per lui, quello di uomo senza scrupoli. Brave anche le interpreti femminili, l'attrice emergente Beatrice Grannò, che interpreta Suso, Violante Placido ed Enrica Pintore.
"Enrico Piaggio" è una storia sospesa tra fiaba, quella senza tempo "di un giornalista e una Principessa su una Vespa in giro per Roma" e realtà, con una narrazione in flash-back che racconta le cadute, il dolore ma anche la rinascita e la speranza di un'Italia che cerca di rialzarsi dopo la Guerra.
VOTO 7​
Immagini tratte da:
FOTO 1 E 3  https://www.panorama.it/
FOTO 2  https://media.06blog.it/
FOTO 4  https://www.artwave.it/

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17/11/2019

Zombieland 2 – Doppio colpo

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di Matelda Giachi
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​Genere: Avventura, Commedia, Horror, Azione       
Anno: 2019
Durata: 99 min
Regia: Ruben Fleischer
Cast: Emma Stone, Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, Abigail Breslin, Zoey Deutch, Rosario Dawson, Bill Murray, Avan Jogia, Dan Aykroyd, Thomas Middleditch, Luke Wilson
Sceneggiatura: Rhett Reese, Paul Wernick
Fotografia: Chung Chung-hoon
Montaggio: Dirk Westervelt
Musica: Black Strobe
Produzione: Columbia Pictures Corporation, Pariah
Distribuzione: Sony Pictures Italia / Warner Bros. Pictures Italia
Paese: USA

​È stato un azzardo. E poteva andare molto molto male. Non solo perché il cinema è saturo di sequel, prequel e reboot e bisognoso invece si idee nuove, ma anche perché riuscire a essere fantasiosi in tema di zombie non è cosa semplice. Benvenuti a Zombieland, del 2009, è stato il film a tema più visto di sempre ed è addirittura diventato un cult, pur non essendo mai entrato nelle sale cinematografiche italiane. Se ve lo foste perso, è il momento di sfruttare l’abbonamento Netlix per recuperarlo.
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​Ma Zombieland 2 – Doppio Colpo è davvero un film piacevole e che, soprattutto, fa ancora ridere di gusto. Raggiunge lo scopo con semplicità, ripartendo innanzi tutto da quello che c’era già: torna il regista, tornano gli sceneggiatori e tutti i membri del cast originale, la cui chimica e complicità è rimasta invariata e rappresenta il primo punto di forza della pellicola. Traspare dallo schermo il piacere di quattro amici che si ritrovano e tornano a giocare insieme.
Anche la struttura della storia è sempre la stessa. Sono passati per noi dieci anni, non si sa esattamente quanto per i protagonisti; non interessa il lasso temporale. Abbiamo sempre a che fare con quattro sconosciuti sopravvissuti all’apocalisse zombie che, privi di legami di sangue, formano un bizzarro nucleo familiare che combatte i mostri viventi. Su questa impalcatura vengono incastrati poi diversi e nuovi espedienti di varia natura, da crisi adolescenziali a zombie versione 2.0 più evoluti e affamati, passando per l’incontro con altri sopravvissuti non meno eccentrici di quelli che già conosciamo, che sconvolgono quella routine quotidiana che rende irrequieto Tallahassee (Woody Harrelson), preoccupa Columbus (Jesse Eisenberg), spaventa Wichita (Emma Stone) e annoia Little Rock (Abigail Breslin). Un perfetto equilibrio tra vecchio e nuovo che non esagera a voler tirare fuori troppi conigli dal cappello ma neanche si lascia andare a facili ripetizioni.
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​Un poker di interpreti cresciuti, ormai tutti candidati o vincitori di premi Oscar e nuovi acquisti degli di nota, tra cui spicca la caratterizzazione estrema di Zoey Deutch, anche se niente e nessuno eguaglia l’energia geniale di Woody Harrelson.
Scanzonato, ironico, irriverente in ogni sua parte, un film che prende in giro anche se stesso. Da vedere, perché fa bene ridere.
Voto: 7,5
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Immagini tratte da:
www.mymovies.it
www.video.repubblica.it
www.cinematographe.it

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10/11/2019

Volevo fare la rockstar - La recensione

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di Vanessa Varini
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​Titolo: "Volevo fare la rockstar"
Paese: Italia
Anno: 2019 
Genere: commedia
Stagioni: 1
Episodi: 12
Durata: 55 min (episodio)
Regia: Matteo Oleotto
Soggetto: Andrea Agnello, Daniela Gambaro, Matteo Oleotto, Valentina Santandrea, Matteo Visconti, Alessandro Sermoneta, Giacomo Bisanti
Sceneggiatura: Alessandro Sermoneta, Andrea Agnello, Daniela Gambaro, Matteo Visconti, Giacomo Bisanti
Interpreti e personaggi: Giuseppe Battiston (Francesco Colombo); Valentina Bellè (Olivia Mazzuccato); Angela Finocchiaro (Nice Zignoni); Emanuela Grimalda (Nadia Casarin); Riccardo Maria Manera (Eros Mazzuccato); Caterina Baccicchetto (Emma Mazzuccato); Viola Mastriner (Viola Mazzuccato); Sara Lazzaro (Daniela); Lorenzo Adorni (Cesare Conte)

​Siete stati addicted della serie tv Rai "Tutti pazzi per amore" andata in onda  dal 2008 al 2012 che raccontava, con uno stile surreale e una recitazione sopra le righe, le vicende di una famiglia allargata e disfunzionale? Allora vi consiglio di recuperare "Volevo fare la rockstar", ogni mercoledì sera alle 21:20 su Rai2, diretta da Matteo Oleotto, serie ambientata in Friuli Venezia Giulia, da cui poi è stato tratto un libro omonimo pubblicato da Rai Libri ed ispirata dall'omonimo blog di Valentina Santandrea.
La protagonista è Olivia (interpretata dalla talentuosa Valentina Bellè, a suo agio in ogni tipologia di fiction, dal fantasy di "Sirene", al dramma d'epoca di "Grand Hotel" fino a questa commedia), 27enne, con due gemelle Emma e Viola, eterozigote, avute a 16 anni, single, che si è trovata subito un lavoro per poter essere in grado di crescere le sue bambine e mantenere anche il fratello Eros, accantonando il sogno di fare la rockstar. Dopo aver quasi perso la vita in un incidente, Olivia si rende conto che sta rinunciando a troppe cose e decide di realizzare i suoi sogni, ma riuscirci non sarà affatto facile perché la sua vita famigliare è piuttosto complicata! 
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​Infatti suo fratello Eros (Riccardo Maria Manera) è un ragazzo dal carattere "difficile", è stato abbandonato dalla madre, fuma erba, ama un ragazzo ma non riesce a rivelarlo al mondo mentre la loro mamma, Nadia (Emanuela Grimalda, Ave Battiston di "Un medico in famiglia") è una fricchettona  disintossicata dall'alcol e molto spirituale. Come "terapia" Olivia inizia a scrivere un blog e a farla ricredere nell'amore arriva Francesco (Giuseppe Battiston, sì proprio il Dottor Freiss di "Tutti Pazzi per amore"), un eterno Peter Pan di 50 anni, con una figlia adolescente, vedovo, arrivato in paese per occuparsi di un supermercato.
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​"Volevo fare la rockstar" si conferma una novità nel palinsesto televisivo della Rai, una serie non convenzionale,  politicamente scorretta perchè nelle tragicomiche avventure di Olivia si affrontano temi delicati come la droga, il bullismo, l'omosessualità, la crisi economica, il tutto condito da parolacce, scene hot, situazioni assurde ed eccessive, abbattendo ogni sorta di tabù! È proprio questo il punto di forza della serie, mostrare senza filtri quello che le altre serie tv non fanno vedere. È una fiction adatta ad un pubblico giovane, moderno ed innovativa è anche la sua messa in onda: infatti oltre a vedere  la serie su Rai 2, tutti gli episodi di "Volevo fare la rockstar" sono già disponibili in streaming su RaiPlay, senza bisogno di aspettarli settimanalmente.
​Immagini tratte da:
https://mr.comingsoon.it/
http://chetvfa.altervista.org/
https://images2.corriereobjects.it/

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10/11/2019

Il Re - La Recensione

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di Matelda Giachi
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​Genere: Drammatico, Storico       
Anno: 2019
Durata: 133 min
Regia: David Michôd
Cast: Timothée Chalamet, Joel Edgerton, Ben Mendelsohn, Robert Pattinson, Sean Harris, Lily-Rose Depp, Dean-Charles Chapman, Thomasin McKenzie, Ivan Kaye, Andrew Havill, Edward Ashley, Tom Glynn-Carney
Sceneggiatura: Joel Edgerton, David Michôd
Fotografia: Adam Arkapaw
Musica: Nicholas Britell
Produzione: Blue-Tongue Films, Netflix, Plan B Entertainment, Porchlight Films
Distribuzione: Netflix
Paese: USA

​Il Re di David Michôd e Joel Edgerton è Enrico V, famoso per aver conquistato la Francia. Per raccontarlo ci si ispira a Shakespeare, reinterpretando due delle sue più riuscite tragedie, l’Enrico IV e, appunto, l’Enrico V.
Il futuro re d’Inghilterra rifiuta la condotta di governo del padre e lo stile di vita che il suo rango richiede e passa le giornate a fare bagordi con l’amico, e figura paterna alternativa, Falstaff. Quando però sopraggiunge la morte del padre, il peso della corona restituisce al ragazzo la sua integrità; abbraccia il suo ruolo e si adopera per essere un re migliore di quanto non considerasse il padre. Ne porta comunque avanti la guerra in Francia, dopo ripetute offese ricevute da parte del Delfino. E’ proprio con questo scontro che lo mette faccia a faccia con le battaglie vere e più dure. Portare un cambiamento in un sistema già consolidato e asserragliato in se stesso; capire chi ti è amico davvero quando rivesti un ruolo di potere.
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​All’opera originale si rimette ampiamente mano: si allunga la vita e si aggiungono dignità e gloria alla figura di Falstaff; il difficile rapporto tra padre e figlio diventa molto più centrale. E. fin qui, tutto bene.
Ma, nonostante le modifiche degli autori, l’opera stenta a decollare, è completamente priva di energia. L’inserimento di un inaspettato e moderno plot twist sul finale risveglia dal torpore delle quasi due ore precedenti ma non basta a salvare l’intero film. Un torpore che non è sonno o noia (il film scorre), quanto piuttosto la rilassatezza di aver di fronte qualcosa di già visto.  
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Ben recitato perché Chalamet su tutti è sicuramente un interprete capace. Robert Pattinson doveva incarnare una figura ridicola e patetica ai limiti del grottesco e, senza dubbio, la descrizione calza a pennello sul suo Delfino di Francia. Merito anche del parrucchiere (Cedric, che t’è successo, una volta avevi un tuo fascino!). Diamo a Cesare quel che è di Cesare, sempre per rimanere in tema di regnanti famosi. Apprezzabile il lavoro linguistico per rendere un francese che parla inglese. Se lo si guarda in lingua originale, ovviamente. Poco invece si può dire su Lily Rose, il cui ruolo è centrale ai fini narrativi e per la figura di Enrico V, nonché estremamente moderno, per essere una donna del 1400, ma troppo di breve durata per un giudizio obiettivo sulle capacità recitative di questa figlia d’arte. Anche se sfodera lo stesso muso lungo di più o meno il 90% delle apparizioni pubbliche, definirla la nuova Kirsten Stewart ci pare davvero prematuro e cattivo e ci auguriamo si tratti di una pura esigenza di copione.
Una storia ricca di materiale interessante ed anche attuale che però viene raccontato e non indagato. Benissimo per una serata Netflix e divano che richiede di non essere troppo impegnativa. Poteva essere molto di più.
Voto: 6
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Immagini tratte da:
www-imdb.com
www.denofgeek.com/
www.forbes.com
www.historyofroyalwomen.com

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6/11/2019

Romaff14 - LA BELLE ÉPOQUE

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di Matelda Giachi
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​Genere: Commedia, Drammatico       
Anno: 2019
Durata: 110 min
Regia: Nicolas Bedos
Cast: Daniel Auteuil, Guillaume Canet, Doria Tillier, Fanny Ardant, Pierre Arditi, Denis Podalydès, Michaël Cohen, Jeanne Arènes, Bertrand Poncet, Bruno Raffaelli
Sceneggiatura: Nicolas Bedos
Fotografia: Nicolas Boldus
Musica: Anne-Sophie Versnaeyen
Produzione: Les Films du Kiosque
Distribuzione: I Wonder Pictures
Paese: Francia

“Se potessi scegliere, quale epoca rivivresti?”
“La Preistoria. Andavo ancora a letto con mia moglie.”
Victore sta vivendo i suoi sessanta anni come un tempo di disillusione: è in crisi con la moglie, col proprio lavoro e col mondo che va avanti. Diffida di tutto ciò che è moderno, delle nuove tecnologie. In questo momento in cui tutto e tutti sembrano voltargli le spalle, un amico del figlio, Antoine, che si sente in debito con lui per averlo accolto in famiglia da ragazzo, gli offre una giornata di distrazione nella sua azienda. Qui, equipe altamente specializzate di attori, storici, scenografi, costumisti riportano indietro nel tempo i clienti per farli vivere qualche ora in un’epoca storica di loro preferenza. La scelta di Victore è singolare: decide di rivivere la sera in cui ha incontrato l’amore della sua vita. L’esperienza, inizialmente affrontata con scetticismo, finisce per coinvolgere il protagonista e il suo benefattore ben oltre le aspettative, portando entrambi ad affrontare diversi irrisolti delle rispettive esistenze.
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​La Belle Époque è stato presentato prima fuori concorso al Festival di Cannes e, successivamente, alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Per tramite di un cast eccezionale, tra cui una grandiosa Fanny Ardant, una delle ultime vere dive del cinema, sempre radiosa, bella e carismatica, e di un espediente vecchio come il mondo, che è quello del teatro nel teatro, Bedos dirige un film di grande attualità. Gli anni 2000 si stanno rivelando anni carichi di nostalgia, di ansia per il presente e un certo timore per il futuro, nel quale si fa fatica a vedere la possibilità di un miglioramento. Allora voltarsi indietro e rifugiarsi nel pensiero di qualcosa di certo è un attimo. Lo si fa spesso.
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Bedos offre una rilettura del passato, che diventa un posto in cui tornare per ritrovare se stessi e quella consapevolezza che serve a focalizzarsi sull’attimo presente.
La Belle Époque è quindi un’opera carica di nostalgia, ma una nostalgia buona, costruttiva. Un guardarsi indietro non per sfuggire alla propria esistenza ma per smettere di subirla ed essere invece attori, creatori. Dove penseremmo di trovare una patina di tristezza, troviamo invece una grande positività e numerose occasioni di risata.
E voi, se poteste passare una giornata in un’altra epoca, quale scegliereste?
Voto: 8
Foto
Immagini tratte da:
www.mymovies.it
www.nziff.com
www.cineuropa.com
www.cinematografo.it

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3/11/2019

Doctor Sleep

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di Federica Gaspari
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​Genere
: horror
Anno: 2019
Regia: Mike Flanagan
Attori: Ewan McGregor, Rebecca Ferguson, Kyliegh Curran, Carl Lumbly, Cliff Curtis, Jacob Tremblay
Sceneggiatura: Mike Flanagan
Fotografia: Michael Fimognari
Montaggio: Mike Flanagan
Produzione: Intrepid Pictures, Vertigo Entertainment
Paese: Stati Uniti
Durata: 153 min

Sono trascorsi quasi quarant’anni dall’uscita nelle sale di tutto il mondo di Shining, capolavoro di Stanley Kubrick che ha riscritto la grammatica del genere horror e ha segnato la storia del cinema. L’iconica interpretazione di Jack Nicholson è entrata nell’immaginario comune e alcune frasi del film sono entrate di diritto tra le citazioni cinematografiche cult. Affrontare e rielaborare un monumento come questo horror del 1980 rappresenta, quindi, una sfida decisamente ardua. Mike Flanagan, poliedrico regista, sceneggiatore e montatore statunitense, ha scelto di accettarla guidando il progetto di Doctor Sleep, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Stephen King e continuazione della storia del piccolo Danny Torrance, protagonista di The Shining.
 
Le immagini drammatiche della follia del padre ancora popolano la mente di Dan Torrance (Ewan McGregor) che, divenuto adulto, affoga nell’alcool le continue rievocazioni di un passato mai davvero affrontato. I fantasmi dell’Overlook Hotel, infatti, non sembrano aver mai davvero abbandonato la sua vita. Lo strano legame quasi telepatico con la giovane Abra (Kyliegh Curran) porterà Danny a riflettere definitivamente sul suo dono della “luccicanza”. La minaccia di un gruppo di cacciatori, assetati di tale potere, metterà, infatti, a rischio tutti coloro che sono dotati di questa abilità.
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​Acclamato dalla critica statunitense e approvato dallo stesso Stephen King, Doctor Sleep è finalmente approdato nelle sale italiane con l’introduzione di un trailer che alzava ulteriormente la posta in gioco con nemmeno troppi velati confronti con Shining, titolo considerato intoccabile da una moltitudine di cinefili. Il destino di questo film è a senso unico: dividere nettamente il pubblico in scettici e curiosi. Non esistono, infatti, compromessi in una produzione che vanta al timone uno dei talenti più brillanti del genere. Il tocco e lo stile di Flanagan è evidente sin dalle prime sequenze: una fotografia elegante e un montaggio intrigante introducono i diversi protagonisti della storia catturando l’attenzione. La curiosità, però, si consuma rapidamente nella prima parte del film lasciando spazio ad una confusione letale.
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L’errore più grande di Flanagan – o, forse, quello che per alcuni è stato l’inspiegabile pregio del film – risiede nell’incapacità di prendere una posizione chiara tra l’omaggio a Kubrick e un film autentico e originale. Il film risulta così incapace di andare oltre la superficie, intrappolato in una scelta che ha l’obiettivo di ridurre al minimo i rischi ma che impedisce al film di trovare la sua voce spiccando il volo. La buona interpretazione di Ewan McGregor rimane così oscurata da una struttura narrativa caotica e precaria che non sfrutta l’enorme potenziale. Doctor Sleep sembra così diventare l’ennesima vittima dell’ironico anatema King: ogni film approvato dall’autore del Maine, infatti, difficilmente trova l’unanime approvazione del grande pubblico, lasciando più dubbi che certezze. Questo film corrisponde perfettamente alla definizione e scivola mediocremente via dalla memoria già allo scorrere dei titoli di coda.
 
 
Immagini tratte da:
www.imdb.com
www.cinematographe.it
www.wired.com

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