Santiago, Italia: la recensione del documentario di Nanni Moretti presentato in chiusura dell’ultimo Torino Film Festival.
di Salvatore Amoroso
Nanni Moretti è sicuramente uno dei grandi autori del cinema nazionale. Prolifico tanto nei lungometraggi di finzione quanto in quelli documentaristici, il regista celebre per Ecce bombo e La stanza del figlio torna in sala con il reportage Santiago, Italia, presentato in anteprima al Torino Film Festival e sugli schermi di tutta Italia già a partire dal prossimo 6 dicembre.
Composto dall’assemblaggio accorto di materiali d’archivio e di interviste inedite realizzate per l’occasione, il film indaga un particolare momento della storia del Cile, ovvero gli accadimenti che hanno anticipato e succeduto il terribile colpo di stato che nel 1973 ha portato alla morte di Salvador Allende, presidente dichiaratamente marxista, per mano delle truppe armate. Non limitandosi a raccontare unicamente i fatti di mera cronaca, Moretti intreccia le vicende cilene con quelle italiane, intervistando figure che a seguito del Golpe si sono prima rifugiate, non senza difficoltà, tra le protette mura dell’ambasciata tricolore, per poi trasferirsi stabilmente in Italia dove in certi casi risiedono ancora ora. Documentario contemporaneamente intimista e collettivo, Santiago, Italia alterna diversi registri espressivi, riuscendo tuttavia a mantenere una coerenza di fondo. Lo sguardo lucido di Moretti è ugualmente scisso tra un passato rappresentato sul grande schermo e un presente evocato dai sotto-testi impliciti che, sebbene latenti in tutta la concatenazione concettuale, esplodono con forza nel finale. Non bisogna dunque credere che questo lungometraggio proponga un semplice racconto di un evento passato ormai lontano. Con uno sguardo critico più volte ribadito, Moretti riflette tanto sul retaggio italo-cileno, quanto sugli accadimenti dell’Italia contemporanea, filtrati implicitamente dalle testimonianze che raccordano le realtà personali con un più ampio discorso politico. Proprio in questo elemento risiede pertanto la forza innovativa dell’operazione: non prescindendo la più semplice (e inevitabile) storicizzazione del materiale d’archivio e delle interviste, il cineasta cerca di promuovere una riflessione atemporale che, nelle sue connotazioni umanizzanti e personali, diventa di conseguenza anche universale. Se la duplice natura del tema è quindi assolutamente vincente, più anonima è invece la messa in scena propriamente detta, che non colpisce in alcun modo. Accanto a partiture musicali affini ai precedenti lavori di Moretti, il montaggio non presenta alcun elemento di invettiva o sperimentalismo, allineandosi ad un’idea quasi televisiva e a tratti innegabilmente stantia del documentario in quanto prodotto commerciale. Allo stesso modo, anche se convince per chiarezza espositiva, l’intreccio tra testimonianze e documenti storici non può dirsi convergente all’estetica del nuovo cinema del reale che, nelle sue declinazioni meno mainstream, sta oggi battendo strade più votate a sperimentalismi, anche pacati, che forse Moretti avrebbe dovuto almeno parzialmente considerare. Immagini tratte da: Locandina: ComingSoon.it Immagine 1: Spettacolo.eu Immagine 2: Coming Soon.it Immagine 3: La Stampa
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di Vanessa Varini
Paese: Italia, Stati Uniti d'America
Anno: 2018 Genere: drammatico, in costume Stagioni: 1 Episodi: 8 Durata: 50’ (episodio) Narratore: Alba Rohrwacher Regia: Saverio Costanzo Soggetto: Elena Ferrante, Francesco Piccolo, Laura Paolucci Sceneggiatura: Saverio Costanzo, Elena Ferrante, Francesco Piccolo, Laura Paolucci Fotografia: Fabio Cianchetti Musiche: Max Richter, Antonio Vivaldi Scenografia: Elio Maiello Costumi: Antonella Cannarozzi Produttori: Lorenzo Mieli, Mario Gianani, Domenico Procacci Casa di produzione: Rai Fiction, HBO, TIMvision, Wildside, Fandango Cast: Margherita Mazzucco (Elena Greco adolescente); Elisa Del Genio (Elena Greco bambina); Gaia Girace (Raffaella Cerullo adolescente); Ludovica Nasti (Raffaella Cerullo bambina); Dora Romano (maestra).
Elena Greco, soprannominata Lenù (Elisa del Genio) e Raffaella Cerullo, soprannominata Lila (Ludovica Nasti), sono due bambine che si conoscono sui banchi di scuola della prima elementare e diventano subito grandi amiche. Il tempo passa e quando Lila scompare misteriosamente Elena inizia a scrivere a computer la loro storia. Infatti le due ragazze amano scrivere da sempre grazie al libro "Piccole Donne", ma mentre il padre di Elena, usciere comunale, è riuscito a permettere alla figlia, dopo l'esame di quinta elementare, di andare alle medie, Lila, di famiglia più povera, è costretta a smettere di studiare.
La vita delle due ragazzine però continuerà a intrecciarsi durante i più importanti avvenimenti della storia d'Italia.
Martedì 27 novembre sono andati in onda i primi due episodi della serie tv "L'amica geniale" diretta da Saverio Costanzo, ispirata al primo libro della quadrilogia di Elena Ferrante (un successo di 10 milioni di copie vendute in 40 paesi) e prodotta dal network americano Hbo. Io non ho letto il romanzo quindi la recensione si basa sulla serie senza fare paragoni con l'opera cartacea. "L'amica geniale" colpisce subito per l'attualità della vicenda nonostante l'ambientazione negli anni ‘50: si parla di emancipazione femminile: in un'epoca in cui il ruolo delle donne era quello di fare la madre e la moglie, Lila e Lenù lottano per il diritto all'istruzione, per raggiungere l'indipendenza (entrambe sono studiose, in particolare Lila è "geniale" in tutte le materie, soprattutto in matematica, e sa leggere e scrivere fin da quando aveva tre anni), viene affrontato il tema del riscatto sociale e soprattutto dell'amicizia. Lila è forte, sicura di sé, molto decisa mentre Lenù è dolce, gentile, timida. L' amicizia con Lila renderà più forte Lenù e il loro legame tra affetto, gelosie e incomprensioni continuerà fino all'adolescenza (qui entrano in scena Margherita Mazzucco nei panni di Lenù e Gaia Girace in quelli di Lila).
Poi in qualche modo (che non è ancora stato spiegato) il rapporto s'incrinerà. A chi non è mai capitato? Questa serie colpisce anche per l'accuratezza dei particolari: sembra di immergersi veramente nella Napoli del Dopoguerra tra dialoghi in dialetto napoletano (sottotitolati in italiano), vicoli polverosi dove i ragazzini giocano per strada e lavorano, terrazze con panni stesi ad asciugare, rioni popolari dove si consumano scenate di gelosia, sceneggiate napoletane con oggetti lanciati dal balcone, ribellioni al pizzo con conseguenti pestaggi, omicidi, liti tra padri violenti e figli ribelli. Immagini dai colori tenui in sintonia con i costumi di scena indossati dalle protagoniste. Proprio loro (tutte attrici esordienti) riescono a far emozionare lo spettatore con uno solo sguardo e a interpretare in maniera convincente due ruoli non semplici e amati da milioni di lettori in tutto il mondo.
Una serie proprio "Geniale" parafrasando il titolo, che ha conquistato più di 7 milioni di spettatori! Non ci resta che attendere con trepidazione i prossimi episodi, che ci mostreranno Lila e Lenù adolescenti e alle prese con i primi amori.
Immagini tratte da: https://letteratitudinenews.wordpress.com/ https://st.ilfattoquotidiano.it/ https://gogomagazine.it/ https://www.tuacitymag.com/ |
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Dicembre 2022
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