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22/1/2017

Arrival – la recensione

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Uscito giovedì 19 nelle sale italiane il dramma sci-fi dell’ormai certezza Denis Villeneuve, che ci presenta una pellicola intima e innovativa che stravolge indubbiamente il concetto di fantascienza. 
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​di Salvatore Amoroso
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Paese di produzione: USA                  
Durata: 116 min
Regia: Denis Villeneuve
Anno: 2016
Genere: drammatico - fantascienza
Soggetto: Ted Chiang (romanzo)
Sceneggiatura: Eric Heisserer
Musiche: Jòhann Johannsson
Fotografia: Bradford Young
Montaggio: Joe Walker
Distribuzione: Warner Bros
Cast: Amy Adams (Louise Banks), Jeremy Renner (Ian Donnelly), Forest Whitaker (Colonnello Weber), Michael Stuhlbarg (agente CIA Halpern), Tzi Ma (generale Shang)
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Possiamo dirlo senza troppi timori: Denis Villeneuve è un’assoluta certezza dell’industria cinematografica. Il regista canadese, dopo il noir Sicario e il dark thriller Prisoners, non solo convince ma stupisce, ridefinendo il genere fantascientifico con la sua ultima opera: Arrival. Dodici navi aliene, dalla forma ovoidale, atterrano su dodici diversi punti del nostro pianeta. Le maggiori potenze mondiali cercano subito di stabilire un contatto con gli strani visitatori che sembrano semplicemente attendere qualcosa: non escono dalle loro navicelle, non lanciano nessun ultimatum ma soprattutto sembrano non avere intenzioni bellicose. Il colonello Weber (Forest Whitaker) chiede alla rinomata linguista Louise Banks (Amy Adams) di stabilire un canale di comunicazione immediato, insieme al fisico Ian Donnelly (Jeremy Renner). I due entreranno in contatto con i curiosi Eptapodi e cercheranno di definire un alfabeto per conoscersi, mentre l’umanità in preda al caos è sul piede di guerra. Riusciranno a capire il motivo dell’arrivo degli alieni? Cosa vogliono queste creature dalla razza umana?
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Arrival proietta sul grande schermo un racconto intelligente, drammatico e di un’attualità sconcertante, che genera nello spettatore più attento un intricato gioco di emozioni. Villneuve si avventura in un genere tutto nuovo ma lo fa con grande sicurezza e maestria. Il film è tratto dal romanzo di Ted Chiang, Stories of Your life. Il regista riesce nell’arduo compito di tradurre in immagini un sofisticato libro, senza strafare né copiare il collega Nolan, che qualche anno fa ci aveva proposto Interstellar, altro sci-fi con ambizioni molto alte, ma che non ha convinto fino in fondo. Con Arrival veniamo catapultati in una realtà che conosciamo fin troppo bene. Il regista gioca con le paure più profonde e le diverse barriere erette dagli stessi esseri umani. Oggi le difficoltà di comunicazione generano forti incomprensioni che molto spesso, purtroppo, sfociano in conflitti bellici o atroci genocidi. Il regista con classe e spiccata intelligenza affronta numerosi temi, che ci fanno riflettere non poco. Mette a confronto lo spettatore con le sue paure primordiali per poi portalo verso un percorso molto, ma molto elevato.
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Arrival non è affatto un’opera che va presa alla leggera, non vi aspettate quindi la classica fantascienza tutt’azione ed effetti speciali confezionata maldestramente in uno scontato Blockbuster! Il film di Villeneuve ambisce a toccare le nostre anime, riesce a risvegliare in noi sentimenti e sensazioni che oggi sembrano assopite. La sceneggiatura di Eric Heisserer non regge il confronto con l’ottima prova del regista che si esalta nel perfetto connubio con la fotografia di Bradford Young. Il film è un’alchimia di emozioni e immagini che incanta e turba contemporaneamente. Si riesce a percepire con forza quel senso d’incertezza in alcune parti, infatti nella prima ora in Arrival può accadere di tutto: la catastrofe o il miracolo.
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Tutto questo non è solo merito dell’occhio esperto del regista ma della straordinaria e toccante interpretazione di Amy Adams. Il suo personaggio è al centro di questa storia ed è capace di comunicare i suoi pensieri solo con il suo penetrante sguardo. In mezzo a un mondo isterico, già predisposto al caos, Louise combatte le sue insicurezze e riesce a trovare uno sconfinato coraggio. La Adams ci prende per mano e ci guida verso la bellezza dell’ignoto. La conoscenza della linguista non può che inchinarsi al cospetto dell’amore, la sua caparbietà le permetterà di sfidare la triste linearità della vita.
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Villeneuve si serve di quest’imperfetto essere umano per stravolgere i concetti di spazio e tempo e il risultato è assolutamente avvincente, entusiasmante ma soprattutto innovativo ed è questo principalmente, quello di cui ha bisogno il nostro cinema. Un’opera filosofica che affascinerà i sognatori e gli spettatori più esigenti, ma che non convincerà affatto chi si rifiuta di vedere il mondo con occhi diversi. L’arrivo di un qualcosa di impensabile potrebbe sconvolgere le nostre affannose e piatte vite e costringerci a ridefinire il nostro modo di vivere su questo mondo. Denis Villeneuve con Arrival lancia una vera e propria sfida e rimescola le carte in tavola offrendoci uno spettacolo a tratti geniale, che nel bene o nel male farà tanto parlare di sè. 

​Link Immagini:

Locandina: www.IfilmTVonDemand.it
Immagine 1: www.Tom’sHardware.com
Immagine 2: www.tor.com
Immagine 3: www.TheVerge.com
Immagine 4: www.BadTaste.it
Immagine 5: www.TheNewYorkTimes.com

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