di Matelda Giachi
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Genere: Drammatico
Anno: 2018 Durata: 112 min Regia: Felix van Groeningen Cast: Steve Carell, Timothée Chalamet, Amy Ryan, Maura Tierney, Kaitlyn Dever, Timothy Hutton, Stefanie Scott, Jack Dylan Grazer, Christian Convery, Oakley Bull Sceneggiatura: Luke Davies, Felix Van Groeningen Fotografia: Ruben Impens Produzione: Plan B Entertainment Distribuzione: 01 Distribution Paese: Stati Uniti
“Beautiful boy”. Era un ragazzo così bello, dolce, sorridente… Che fine ha fatto quel ragazzo? La domanda di ogni madre, di ogni padre, ogni persona che ama qualcuno e lo vede inghiottito come da un buco nero.
Già, perché è così bella l’innocenza. È luminosa. La droga invece ti storpia, ti divora.
Una storia semplice, quella di Nic, un sereno e dolcissimo ragazzo a cui una prima sbronza apre le porte dell’inferno, facendolo entrare in un vortice di droghe sempre più pesanti, e di David, un padre divorato dal senso di impotenza, mentre cerca con ogni mezzo e invano di riportare indietro il suo “Beautiful boy” e di renderlo di nuovo padrone della propria vita. Una storia di tanti ragazzi e di tanti padri e madri. Una storia vera: la sceneggiatura trae origine proprio dai libri scritti dai due stessi protagonisti e il regista Felix Van Groeningen l’ha sviluppata in un susseguirsi di salti temporali che mettono continuamente a raffronto il prima e il dopo.
La forza del film sono due protagonisti straordinari. Timothée Chamelet, con quell’aria a poeta dall’inferno che non sai se ti ispira più amore o una raffica di schiaffi, già di per se è perfetto per la parte. Consacrato da Luca Guadagnino con Chiamami con il tuo Nome, riesce nell’arduo compito di portare in scena la dipendenza in tutte le sue sfumature più tragiche e brutte. Steve Carrel, dal canto suo, già da un po’ ha deciso di dimostrare a Hollywood che non è solo “quello simpatico” e ora più che mai sfodera un invidiabile talento drammatico. I due attori non sono mai sopra le righe o sopra l’interpretazione dell’altro. Sono due uomini che si cercano senza riuscire a ritrovarsi, ciascuno immerso in un dramma collegato ma parallelo.
Realistico, diretto, Beautiful Boy non si lascia mai andare alla retorica spicciola ma, ogni tanto, nel continuo avanti e indietro nel tempo, si perde. Si perde perché le continue ricadute di Nic sembrano dare inizio ad una specie di loop che si ripete identico all’infinito. Se da una parte questo rende l’idea sulla difficoltà di uscire dal tunnel della dipendenza, da un certo punto in poi l’attenzione verso qualcosa di sempre identico non regge e il conseguente distacco empatico è un peccato, dato il lavoro magistrale dei suoi interpreti.
Voto: 6/7
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Marzo 2023
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