Di Federica Gaspari ![]() Data di uscita: 31 luglio 2020 Genere: musicale Anno: 2020 Regia: Beyoncé Knowles-Carter, Kwasi Fordjour, Emmanuel Adjei, Blitz Bazawule, Ibra Ake, Jenn Nkiru, Jake Nava, Pierre Debusschere, Dikayl Rimmasch Attori principali: Beyoncé Knowles-Carter, Folajomi Akinmurele, Connie Chiume, Nyaniso Ntsikelelo Dzedze, Nandi Madida, Warren Masemola, Sibusiso Mbeje, Fumi Odeje, Stephen Ojo, Mary Twala Sceneggiatura: Beyoncé Knowles-Carter, Yrsa Daley-Ward, Clover Hope, Andrew Morrow Montaggio: Andrew Morrow, Maria-Celeste Garrahan, Haines Hall, Tom Watson Musiche: James William Blades, MeLo-X, Derek Dixie Produzione: Walt Disney Pictures, Parkwood Entertainment Distribuzione: Disney+ Paese: Stati Uniti d’America Durata: 85 min Le incursioni delle grandi star della musica nel mondo della settima arte hanno sempre avuto alterne fortune. Nel caso di Beyoncé si può difficilmente affermare che le esperienze cinematografiche sul grande schermo che l’hanno vista protagonista siano state convincenti o anche solo soddisfacenti. L’unica vera prova memorabile della sua filmografia degli anni Dieci è probabilmente Dreamgirls, celebrazione agrodolce del mito delle The Supremes e della Motown degna di nota soprattutto per un brano iconico come Listen, ingiustamente ignorato agli Oscar 2007. In più di due decenni di successi tra le note e le più prestigiose classifiche internazionali, tuttavia, Beyoncé ha saputo non solo trovare il suo posto nello scenario artistico attuale ma creare un suo ruolo autentico ed esclusivo. La rinascita segnata dalla pubblicazione dall’album Lemonade nel 2016 ha definitivamente consacrato la figura della cantautrice come un’artista a tutto tondo, in grado di aver pieno controllo – quasi maniacale - dei suoi progetti come pochi altri sulla scena internazionale. La fase più recente della sua carriera è allora segnata da scelte inaspettate ma mai azzardate con cui la cantante ha saputo mettersi in gioco anche sul piccolo schermo. L’uscita dello stesso visual album di Lemonade è stata accompagnata dall’omonimo mediometraggio su HBO con la collaborazione anche della regista Melina Matsoukas (Queen & Slim). Risale solo all’anno scorso, invece, il documentario musical Homecoming realizzato con la produzione di Netflix, in cui Beyoncé si mette totalmente a nudo, mostrando forse per la prima volta senza timori la sua natura più umana in netto contrasto con la figura quasi divinizzata affidatale dai fan. Nello stesso anno, inoltre, collabora alla colonna sonora e al doppiaggio del remake live-action de Il re leone. Da quest’ultima esperienza e dall’album The Lion King: The Gift nasce il progetto video-musicale di Black is King che il 31 luglio scorso ha fatto il suo debutto in esclusiva mondiale sulla piattaforma di Disney+ - solo negli stati africani il film è stato trasmesso gratuitamente su alcune reti locali. Il contesto e le motivazioni di questo ultimo lavoro sono inscindibili da quanto realizzato negli ultimi anni da Beyoncé, costantemente alla ricerca di un approccio quasi multisensoriale nei confronti delle sue ispirazioni. Considerare questo visual album come un vuoto e furbo manifesto di attivismo afro, come sostenuto da molti detrattori del progetto, significa non riuscire a vedere l’immaginario artistico e culturale in cui si inserisce questo esperimento su più livelli, soprattutto coronando la maturità di una carriera che continua a reinventarsi. Rielaborando la classica storia de Il re leone e cantando l’orgoglio – sì, afro – della riscoperta culturale delle proprie origini, Black Is King diventa una narrazione audace e provocatoria che va oltre classici schemi, incespicando talvolta in peculiari vezzi autoreferenziali ma procedendo su un percorso ben chiaro che celebra la cultura black in ogni sua sfaccettatura artistica – non a caso sono presenti camei di illustri personaggi di cinema, teatro e molti altri settori – con coreografie e effetti visivi spettacolari ma conduce a un nuovo inizio che è una lettera d’amore per le nuove generazioni. La voce narrante, quella della cantante e di tutti i suoi collaboratori in questo progetto, non si erge mai a verità assoluta né a esempio. Beyoncé non mette in scena un “razzismo inverso” bensì, a dispetto del titolo, parte da un concetto radicale, quasi senza sfumature, per raccontare la storia di una comunità ancora più estesa di quella afroamericana in cui i concetti di eredità e incontro tra diverse culture fungono da motore per scoprire, anche attraverso difficoltà ed errori, se stessi e il propri ruolo nel mondo. Difficile, quindi, da ammettere ma uno spettacolo di questo tipo – apprezzabile o no – poteva essere realizzato solo da poche persone.
Immagini tratte da: https://www.disneyplus.com/
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Marzo 2023
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