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14/1/2018

Black Mirror

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di Federica Gaspari
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PAESE: Regno Unito
ANNO: 2017
GENERE: fantascienza, drammatico, satira, distopico, thriller, antologico
STAGIONE: 4
EPISODI: 6
DURATA: 40-90 min
IDEATORE: Charlie Brooker
REGIA: Toby Haynes, Jodie Foster, John Hillcoat, Tim Van Patten, David Slade, Colm McCarthy
SCENEGGIATURA: Charlie Brooker, William Bridges,
CAST: Jesse Plemons, Cristin Milioti, Rosemarie DeWitt, Brenna Harding, Andrea Riseborough, Georgina Campbell, Joe Cole, Maxina Peake, Douglas Hodge, Letitia Wright
PRODUZIONE: Endemol

Dal 2011 lo schermo nero ha assunto un nuovo significato per i telespettatori di tutto il mondo. Non più un semplice televisore da gestire e controllare a proprio piacimento con un telecomando bensì uno specchio delle sfuggenti trasformazioni della società. È questo il Black Mirror nato da una brillante idea del britannico Charlie Brooker che, volgendo un sinistro sguardo al futuro, ha scritto i peggiori incubi e paranoie dello spettatore moderno, ossessionato da tecnologia e corrotto da dilagante egoismo a tal punto da dimenticare valori, ideali e rapporti. Per tre stagioni sono stati proprio questi ultimi i cardini su cui si sono imperniate le più discusse critiche della serie, che per tredici episodi hanno animato e coinvolto il pubblico di ogni genere. Qualcosa con le nuove puntate, però, è cambiato.
La quarta stagione, distribuita in esclusiva su Netflix il 29 dicembre 2017, è apparsa, sin dai primi trailer e dai minuti iniziali dell’episodio d’apertura, diversa, nel bene e nel male. Se in precedenza l’attenzione si concentrava su piccoli aspetti della quotidianità contaminati da contraddittorie tecnologie all’avanguardia, i sei nuovi episodi spingono l’acceleratore sulla fantascienza esaltandola oppure nascondendola abilmente con l’esplorazione dei più disparati generi.
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Si preme play e si vola in questa nuova costellazione di storie inquietanti a bordo della USS Callister, frutto di un videogioco dai risvolti piuttosto cupi che trasforma la realtà a proprio piacimento. La sguardo cinico di questa serie antologica si sposta poi, con Arkangel diretto da Jodie Foster, sul rapporto genitori e figli, sulle paure dei primi e sulle libertà dei secondi avvolte dalla tipica atmosfera dei drammi familiari. Le atmosfere ricercate, gli interni di disegn e i colori freddi di Crocodile portano lo spettatore in un vorticoso labirinto di memorie, crimini e segreti dalle tinte thriller. 
 È con il quarto episodio Hang the DJ, seguito dal più spento survival-movie Metalhead, che i cambiamenti della serie appaiono più evidenti. I meccanismi affiorano in superficie e, all’orizzonte, si intravede il miraggio di un happy ending per una storia d’amore a cui è inevitabile appassionarsi. Si sviluppa così l’episodio più riuscito della stagione che prepara con leggero anticipo la gran conclusione di Black Museum, un concentrato di tutte le angosce, paranoie e congetture che per sei anni hanno animato la serie di Brooker. 
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Dopo il successo della terza stagione e, in particolare, dell’episodio San Junipero, Black Mirror fissa obiettivi ancora più ambiziosi e ha tutti gli occhi, soprattutto quelli più scettici, puntati su di sé. Finali che lasciano aperti spiragli di speranza hanno deluso anche i migliori fan ma si è veramente considerata la stagione nel suo insieme? Certo, ogni episodio racconta una storia differente ma il filo conduttore, dopo una riflessione finale, è più chiaro e semplice che mai: le paure peggiori non risiedono nella tecnologia ma negli istinti più profondi di ogni essere umano e nelle dinamiche sociali. Egoismo e necessità di mantenere intatta la propria vita si contrappongono all’istinto di sopravvivenza allo stato più puro ma sfociano, talvolta, in vendetta e sopraffazione spietata. È questo il finale roseo che appare superficialmente? Oppure è semplicemente il risultato di un meccanismo subdolo in cui ognuno è costretto a svolgere un determinato ruolo, senza sfumature e senza possibilità di scegliere? La verità è che il ribaltamento dei ruoli e delle prospettive in questi ultimi episodi  rafforzano un’illusione che è ancora più difficile da infrangere e, forse, più cinica che in precedenza.
Black Mirror pone domande, instilla nella mente dello spettatore quesiti assillanti: basta questo per comprendere che l’obiettivo è stato raggiunto nonostante alti e bassi.

Immagini tratte da:
Immagine 1: www.blog.screenweek.it
Immagine 2: www.serializzati.com
Immagine 3: www.serialfreaks.it

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