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8/10/2017

Blade Runner 2049: la recensione

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di Salvatore Amoroso
Il canadese Denis Villeneuve accetta la sfida riportando sul grande schermo l’opera definita pietra miliare dello sci-fi, diretta nell’82 da Ridley Scott, tratta dal romanzo di Philip K. Dick: “Do Androids Dream of Electric Sheep?”, Blade Runner.
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Titolo originale: Blade Runner 2049                
Paese di produzione: USA, Canada, UK
Anno: 2017
Durata: 163’
Genere: Noir, drammatico, sci-fi
Regia: Denis Villeneuve
Sceneggiatura: Hampton Fancher, Michael Green
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Joe Walker
Musiche: Hans Zimmer, Benjamin Wallfisch
Scenografie: Dennis Gassner
Cast: Ryan Gosling (Agente K), Harrison Ford (Rick Deckard), Ana de Armas (Joi), Sylvia Hoeks (Luv), Jared Leto (Neander Wallace), Robin Wright (Tenente Joshi), Mackenzie Davis (Mariette).


Nella Los Angeles del 2049 la Tyrell Corporation ha chiuso i battenti e gli ultimi replicanti prodotti vengono cacciati dal nuovo leader del settore Niander Wallace (Jared Leto). Il pianeta è sopravvissuto a vari disastri ambientali e un misterioso blackout ha azzerato la memoria delle macchine. In una città oscura dove le luci dei neon la fanno da padrone, l’agente K (Ryan Gosling) si troverà di fronte a una sensazionale scoperta, destinata a cambiare il destino dell’umanità e non solo. Blade Runner 2049 non è affatto un sequel o un’operazione nostalgia che richiama al “vecchio” film dell’82, ci troviamo di fronte al primo episodio di un progetto più ampio (il franchise è dietro l’angolo). 
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​Villeneuve si serve delle ambientazioni tetre e affascinanti del film di Scott ed esplora il magnifico universo dello scrittore Dick, regalandoci un’opera originale, dalla sceneggiatura solida che convince senza farci perdere la testa. Non ci troviamo di fronte a un capolavoro per interderci, ma davanti a un’ottima pellicola che tiene lo spettatore con il fiato sospeso e ci fa emozionare con degli effetti visivi mozzafiato. Ryan Gosling veste a meraviglia i panni del freddo e curioso detective K, un replicante alla disperata ricerca di umanità: “Stiamo tutti cercando qualcosa di reale”. Il cineasta canadese, con l’aiuto dei due abili sceneggiatori Hampton Fancher e Michael Green, cuce addosso a Gosling un abito perfetto. Non puoi fare a meno di innamorarti di questa macchina straordinaria che rivive ricordi “veri”, che cerca un proprio ruolo all’interno del gioco della creazione, uno dei tanti temi filosofici affrontati durante la pellicola. É evidente che il Blade Runner di Villeneuve non è il classico sci-fi per eccellenza: non ci parla del futuro ma esamina con occhio critico la nostra società contemporanea. Lo spettatore certamente non rimane sorpreso dagli ologrammi o dalle macchine che volano (roba vista e rivista). Il regista si distacca dai concetti classici della fantascienza e ci regala un’opera intima, dalle tinte noir che si mescolano alla perfezione con i colori del poliziesco.
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Il mondo del 2049 è molto simile al nostro: una polveriera pronta a esplodere, con dei protagonisti vuoti, confusi e folli come il villain non vedente Wallace, unica nota dolente dell’ottimo cast dovuta allo scarso approfondimento del personaggio e all’orrenda interpretazione di Leto (colpevolmente sopravvalutato). I sentimenti, le emozioni e persino i nostri ricordi possono essere distorti e manipolati nella Los Angeles di Denis e non è forse questo quello che sta accadendo a noi nel 2017? Nel nostro quotidiano, infatti, siamo sommersi da continue operazioni nostalgiche che giocano con i nostri sentimenti e come K, per gli amici “Joe”, siamo talmente disperati da cercare l’amore nelle macchine, come la sua Joi, la ragazza programmata per soddisfare “ogni tuo singolo desiderio”, interpretata dalla bellissima attrice cubana Ana de Armas. Con questo primo capitolo della saga l’esperto e meticoloso Villeneuve vuole farci riflettere, mostrandoci un’umanità che non riesce più a intravedere un futuro e sono proprio le fredde “skinner” (pellacce) macchine a bramare la nostra anima: “essere più umani degli umani”.
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​Il cast della pellicola, come già accennato in precedenza, è forte e pieno di talento: Dave Bautista, Robin Wright, la perfida Sylvia Hoeks (che interpreta Luv, la replicante malvagia) e Mackenzie Davis si trovano perfettamente a loro agio in questa distopica città e il ritorno di Rick Deckard viene celebrato alla grande dalla convincente prova dell’arzillo Harrison Ford. Proprio quest’ultimo è il protagonista di una delle più belle scene del film: una scazzottata “vecchio stile” tra lui e Gosling contornata dagli ologrammi di Marylin ed Elvis. La fotografia di Roger Deakins (uno dei papabili vincitori ai prossimi Oscar) è senza dubbio sublime, una delle più belle degli ultimi anni che tocca il suo apice nella scena del ménage à trois amoroso. 
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Blade Runner 2049 non può e non deve essere paragonato alla pietra miliare di Scott e va dato merito a Denis Villeneuve di non essere caduto nella banalità e averci regalato un’opera interessante, ricca di molteplici spunti e riflessioni. I punti deboli risiedono senza dubbio nell’eccessiva durata della pellicola e della scelta assai rivedibile di Leto, ma il regista canadese, dopo Arrival, si conferma un’assoluta certezza del nostro cinema contemporaneo e non possiamo non consigliarvi di andare al cinema ad ammirare la sua ultima fatica. Come sempre la redazione del IlTermopolio vi augura buon cinema.
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​Link immagini:
Locandina: Coming Soon
Immagine1: LaineyGossip.com
Immagine2: Collider
Immagine3: THR.com
Immagine4: Nerdlist.com

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