IL TERMOPOLIO
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1/12/2022

"Piccole Cose" è il nuovo cortometraggio di Elio Nubes De Filippo e Jessica Squillante

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di Enrico Esposito

Lo Studio Nubes non è un volto sconosciuto ai lettori del Termopolio. Nell'estate del 2020 vi avevamo portato all'interno della sede del progetto multimediale costituito da Elio De Filippo e Jessica Squillante e dedicato al videomaking, alla fotografia e a molto altro. Oggi, giovedì 1 dicembre, è un giorno importante per lo Studio perché da poche ore è disponibile su Youtube "Piccole Cose", nuovo cortometraggio firmato da Elio e Jessica. 
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​Presentata in anteprima domenica 27 novembre al Sarno Film Festival e insignito del premio di "Miglior Cortometraggio 2022", la pellicola si configura all'interno del genere Sci-fi e ha come protagonisti Protagonisti Andrea De Crescenzi, Cristiano De Crescenzi e Federica Mancuso, accompagnati dalla voce fuori campo di Elio Pagano. Girato a Luglio sulle sponde del Lago Laceno, suggestiva località dell'Irpinia, "Piccole Cose" racconta una "post-storia", dal momento è ambientato in un mondo di sopravvissuti. L'umanità ha infatti premuto a tal punto il piede sull'acceleratore da arrivare a distruggere i già sottili ingranaggi che determinano le relazioni tra i propri componenti. L'apocalisse, prospettiva plausibilissima al mondo d'oggi, è giunta non per volontà di una divinità ma dei suoi interpreti, esplosi al punto da vedere figli e genitori combattere l'uno contro l'altro.
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"L'umanità è decimata. Gli ultimi sopravvissuti lottano per scoprire il segreto del potere. L'eredità
delle grandi civiltà del passato e la speranza di fondare un nuovo mondo sono in una valigetta,
l'ultimo tesoro di un mondo dimenticato
”
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 recita la sinossi del cortometraggio. Un mondo già finito, perduto è quello che infatti che si para davanti agli occhi fin dai primi fotogrammi. Devastazione, solitudine, lotta per la sopravvivenza. Una certezza cieca nelle menti dei tre "reduci" che diventano gli "ultimi". Due uomini, svenuti al termine di uno scontro, si risvegliano sul pavimento in una grande abitazione. La valigetta è lì, mentre il messaggio legato ad essa è già ben noto a entrambi. La battaglia tra i due è avvenuta per accaparrarsi l'ambito mistero. Uno si risveglia prima dell'altro e approfitta subito per darsi alla fuga tenendo stretto quel premio ma si rende conto ben presto che neanche lì fuori potrà stare al sicuro.  Perché il destino gli mette sulla strada una donna non banale per lui che malgrado tutto dimostra di non aver dimenticato. 

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​Nei quindici minuti che compongono "Piccole Cose"  l'impiego sapiente delle musiche degli Ash Code, nota band dark wave napoletano, esprimono significati volutamente taciuti dalle parole, che hanno la caratteristica principale di essere quasi totalmente escluse dalla narrazione. Alla pari di qualsiasi appellativo, non soltanto per una motivazione riconducibile alla tipologia dell'opera. Una spiegazione ulteriore molto valida fa riferimento alla morale conclusiva della pellicola che risolverà domande rimaste in sospeso da tempo ma dalle soluzioni tutt'altro che apocalittiche. Un futuro è ancora possibile? E in che modo può realizzarsi? Quali cose saranno decisive?
"Piccole Cose" è in gara in oltre trenta competizioni cinematografiche italiane ed estere, tra cui Il Venice Film Week, Ciak Napoli Festival, Florence Cinefest, Vertigo Film Festival, Milano Indie Movie Awards. New York Indie Shorts Awards, Kalakari Film Fest. Oltre che al David di Donatello in cui "Piccole Cose" è in concorso insieme ad oltre duecento produzioni corte Italiane in attesa della selezione dei primi cinque candidati che potranno fregiarsi del prestigioso alloro.  

Immagini gentilmente fornite da Studio Nubes

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24/11/2022

Poker Face - La Recensione

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di Matelda Giachi
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​​Genere: Thriller
Anno: 2022
Durata: 94 min
Regia: Russel Crowe
Cast: Russell Crowe, RZA, Elsa Pataky, Liam Hemsworth, Aden Young, Brooke Satchwell, K Callan, Lynn Gilmartin, Daniel MacPherson, Benedict Hardie, Jacqueline McKenzie, Molly Grace, Paul Tassone, Steve Bastoni, Matt Nable
Sceneggiatura: Stephen M. Coates, Russell Crowe
Fotografia: Aaron McLisky
Montaggio: Marco Spoletini
Musica: Matteo Zingales, Anthony Partos
Produzione: Arclight Films, Catchlight Studios
Distribuzione: Vertice360
Paese: USA


​Un gruppo di ragazzini ha nel gioco del poker una delle maggiori fonti di svago nonché punto di unione. Passano gli anni e Jake (Russel Crowe), prossimo ai sessanta e diventato nel frattempo un magnate della tecnologia miliardario, decide di riunire la banda per un’ultima singolare partita. La posta in gioco? Più soldi di quanti se ne possano immaginare e i segreti di ciascun partecipante. Vedere o lasciare.

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Presentato a Roma all’interno della manifestazione Alice nella Città, Poker Face è il secondo film alla regia per Russel Crowe (il primo era stato The Water Diviner, del 2014), che firma anche la sceneggiatura e ne è pure il principale interprete. Con questa pellicola l’attore e regista neozelandese, a seguito anche della recente scomparsa del padre che lo ha fortemente segnato, si cimenta nell’intento di unire intrattenimento e riflessione facendo di un thriller una metafora su ciò che davvero conta nella vita. Budget bassissimo, orfana di regista, la pellicola, per venire alla luce, ha sofferto diversi intoppi e forse a questo si deve un risultato finale imperfetto e discontinuo. Siamo in pieno lockdown quando a Crowe viene chiesto di riempire il vuoto lasciato alla regia e l’organizzazione della troupe è disperata e quasi clandestina; lo racconta lui stesso in conferenza stampa a Roma, dove ha presentato il film e tenuto un’appassionata masterclass con gli studenti di cinema. Quando finalmente le riprese sembrano avere ingranato, il covid si intromette attraverso l’uomo che prepara i caffè e tutto si ferma di nuovo.
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Di buono Poker Face ha sicuramente l’interpretazione di Russel Crowe, intenso e magnetico al punto giusto e una storia intrigante che stimola la curiosità dello spettatore. Di contro la tensione non è costante e la trama secondaria, pensata per dare alla storia un risvolto inaspettato, è paradossalmente quella che funziona meno e che più smorza l’azione rischiando in qualche istante di sfiorare il ridicolo. Possiamo dire che, come regista Russel Crowe ha sicuramente ancora da esplorare e da perfezionarsi, ma che comunque il suo secondo lavoro dietro la macchina da presa è un film di assoluta godibilità.
​Voto: 6/7

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Immagini tratte da:
www.ilcineocchio.it
www.mymovies.it
www.today.it




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4/11/2022

L'ombra di Caravaggio - La recensione

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di Matelda Giachi
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​Data di uscita: 3 novembre 2022 
Genere: Drammatico
Anno: 2022
Durata: 120 min.
Regia: Michele Placido
Cast: Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Tedua, Vinicio Marchioni, Lolita Chammah, Alessandro Haber, Michele Placido, Moni Ovadia, Gianfranco Gallo, Brenno Placido, Lorenzo Lavia, Gianluca Gobbi, Maurizio Donadoni, Duccio Camerini, Carlo Giuseppe Gabardini, Lea Gavino, Tommaso De Bacco, Pietro Micci
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Michele Placido, Fidel Signorile
Fotografia: Michele D'Attanasio
Montaggio: Consuelo Catucci
Musica: Umberto Iervolino, Federica Luna Vincenti
Produzione: Goldenart Production con Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Paese: Italia, Francia


​​Michelangelo Merisi, in arte il Caravaggio, dal borgo milanese in cui è nato, è tra i più famosi pittori non solo della seconda metà del Cinquecento, ma di tutti i tempi. La sua rivoluzione è stata rifiutare qualsiasi forma di idealismo a favore di una resa pittorica in tutto e per tutto aderente al dato visibile, tanto da essere considerato il padre del realismo nella pittura moderna. Caratteristica principe della sua pittura il contrasto tra luce e ombre, in grado di dare alla narrazione una drammaticità senza eguali.
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​​Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, il film di Michele Placido racconta gli ultimi anni della vita di Caravaggio, dal momento in cui su di lui pende una condanna a morte per aver commesso un omicidio ai danni dell’amico e rivale Rinuccio, durante una rissa. La sua è una vita clandestina, in perenne fuga dalla pena capitale e dai propri demoni interiori, fatta di eccessi, sregolatezze e genialità.
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​Ciò che colpisce positivamente di questa nuova opera biografica è l’attenzione all’estetica, che trova ottima espressione in fotografia, scenografie e costumi, come anche e soprattutto nell’uso della luce, che cerca di richiamare la stessa dell’artista. Meno brillante la regia di Michele Placido, attenta alla vita del pittore più che alla sua arte; lasciandosi ad andare ad una narrazione abbastanza didascalica, manca di far vedere e capire fino a che profondità questi due aspetti si influenzino e compenetrino l’un l’altro. La sensazione è di trovarsi di fronte ad uno sceneggiato rai, che, spalmandosi su più puntate avrebbe almeno lasciato spazio ad un maggiore approfondimento, piuttosto che ad un film per il grande schermo.
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Il cast è internazionale tra Italia e Francia e vanta nomi come quello di Alessandro Haber, Vinicio Marchionni e Louis Garrel; lo stesso Placido si ritaglia un piccolo ruolo come cardinale. Micaela Ramazzotti ha il suo ormai affezionato ruolo da svampita, mentre l’interpretazione mediocre del protagonista Riccardo Scamarcio soffre della presenza sulla stessa scena di una ben più solida Isabelle Huppert.
Voto: 5,5
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Immagini:
www.comingsoon.it
wwww.fanpage.it
www.fsnews.it

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23/10/2022

RAYMOND E RAY La Recensione

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di Matelda Giachi
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​Genere: Commedia, Drammatico        
Anno: 2022
Durata: 100 min
Regia: Rodrigo Garcia
Cast: Ewan McGregor, Ethan Hawke, Sophie Okonedo, Vondie Curtis-Hall, Maribel Verdú, Todd Louiso, Tom Bower, Gina Jun, Maxim Swinton, Chris Silcox, Chris Grabher, Laura Linda Bradley, Angie Campbell
Sceneggiatura: Rodrigo Garcia
Fotografia: Igor Jadue-Lillo
Montaggio: Michael Ruscio
Musica: Jeff Beal
Produzione: Apple Studios, Mockingbird Pictures
Distribuzione: Apple TV+
Paese: USA

​Prodotto da Alfonso Cuaròn per Apple tv e presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, Raymond e Ray è la storia di due fratellastri estremamente uniti nell’infanzia e allontanati poi dalla vita. A riportarli insieme la morte di quel padre terribile nella cui ombra sono cresciuti; un uomo alcolizzato e fisicamente quanto psicologicamente violento. Uno è razionale, pacato, decide di partecipare al funerale per il bisogno di chiudere i conti con il passato; l’altro, ribelle, più cinico, vorrebbe semplicemente ignorare la cosa, “non lo saprà mai, è morto”, ma alla fine si presta ad accompagnare il fratello.
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​Un road movie non tanto per il viaggio in macchina che Raymond e Ray affrontano insieme verso il luogo del funerale, ma più che altro un viaggio attraverso il proprio dolore e i traumi che dall’infanzia gli condizionano la vita. L’elaborazione di un lutto così particolare sfocia nel bilancio sul proprio percorso come uomini e diventa spunto di riflessione anche per il pubblico. Un’amara risata pervade tutta la pellicola: è nelle situazioni paradossali a cui si trovano a far fronte, come la volontà del padre che siano loro stessi a scavare la fossa al cimitero; nei personaggi stravaganti che incontrano e nelle rivelazioni sulla vita di un padre che non hanno mai conosciuto fino in fondo e che ha voluto vivere ogni tipo di esperienza a discapito di chiunque incrociasse il suo cammino.
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Raymond e Ray è un film che avrebbe meritato la sala per la sua ottima e brillante scrittura nonché per due protagonisti notoriamente bravi ma qui in stato di grazia. Una chicca e una vera sorpresa all’interno di un Festival dalla programmazione molto sottotono rispetto a come eravamo stati abituati negli ultimi anni e all’interno del quale è passato in sordina, senza neanche l’appoggio di una conferenza stampa o della minima pubblicità.
Datevi la possibilità di vedere un bel film.
Voto: 7,8
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Immagini tratte da:
www.imdb.com
www.spettacolo.eu
www.spotern.com
www.rogerebert.com​

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20/10/2022

Astolfo - La recensione

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di Matelda Giachi
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​Genere: Commedia, Sentimentale
Anno: 2022
Durata: 97 min
Regia: Gianni Di Gregorio
Cast: Gianni Di Gregorio, Stefania Sandrelli, Alfonso Santagata, Mauro Lamantia, Alberto Testone, Agnese Nano, Simone Colombari, Andrea Cosentino, Biagio Forestieri, Mariagrazia Pompei, Francesca Ventura, Gigio Morra
Sceneggiatura: Gianni Di Gregorio, Marco Pettenello
Fotografia: Maurizio Calvesi
Montaggio: Marco Spoletini
Musica: Ratchev & Carratello
Produzione: BiBi Film con Rai Cinema
Distribuzione: Lucky Red
Paese: Italia

​“Buonasera professore, come sta?” Sono venuto a dirle che mia figlia si sposa!”
Così Astolfo (Gianni Di Gregorio), un tranquillo pensionato romano, si trova da un giorno ad un altro sotto sfratto e decide di tornare al paesello di origine, dove possiede una porzione di un palazzo un tempo nobiliare e oggi cadente a causa di decenni di disuso. Qui incontrerà numerosi personaggi più o meno eccentrici e più o meno accoglienti e una quotidianità diversa da quella della caotica capitale. Ciò che è cominciato come uno sconvolgimento e un evento negativo, sarà invece l’inizio di una nuova vita più bella, arricchita dalla compagnia di nuove amicizie e perfino dalla riscoperta dell’amore con Stefania (Stefania Sandrelli), vedova e nonna a tempo pieno, anche lei forse rassegnata all’idea che ormai non vi sia altro che la aspetti.
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​Presentato alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public e distribuito da Lucky Red, il nuovo film di Gianni Di Gregorio (Pranzo Di Ferragosto, Gianni e Le Donne) è una delicata ode alla vita. Un film allegro, spensierato. Senza pretese ma equilibrato e misurato in ogni suo aspetto, dalla durata (ebbene si, esiste ancora qualcuno in grado di girare film da un’ora e quaranta!) alla recitazione. Una storia semplice e positiva, che afferma che l’amore non ha età ma che anche invita il suo pubblico a ricordare che la vita non è solo un cammino dritto e predeterminato in salita, ma un’avventura durante la quale si può cambiare, si può sempre ricominciare e rimettersi in gioco, e che anche pescare la carta degli imprevisti a monopoli può portare in realtà a qualcosa di bello. E’ pervaso da una comicità mai volgare, che è quasi un cogliere l’ironia delle dinamiche umane quando si riesce ad estraniarsene per un attimo e a guardarle dall’esterno.
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​Accolto da calorosi scrosci di applausi alla prima proiezione con il pubblico, Astolfo è il film da andare a vedere se si ha voglia di sorridere e di stare bene. Una commedia all’italiana che forse non scalerà le classifiche del cinema nostrano ma gradevole e fatta come Dio comanda.
Voto: 7
Foto
Immagini:
www.today.it
www.filmitalia.org
www.cinematografo.it



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16/10/2022

She-Hulk: Attorney at Law

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di Federica Gaspari
Picture
​Paese: Stati Uniti d’America
Anno: 2022
Genere: commedia, giudiziario, azione, fantascienza, supereroi
Episodi: 9
Durata: 30-38 min
Ideatore: Jessica Gao
Regia: Kat Coiro, Anu Valia
Sceneggiatura: Jessica Gao, Francesca Gailes, Jacqueline J. Gailes, Melissa Hunter, Dana Schwartz, Kara Brown, Zeb Wells, Cody Ziglar,
Cast: Tatiana Maslany, Jameela Jamil, Ginger Gonzaga, Mark Ruffalo, Josh Segarra, Mark Linn-Baker, Tess Malis Kincaid, Tim Roth, Benedict Wong, Renée Elise Goldsberry, Jon Bass, Rhys Coiro, Patti Harrison, Charlie Cox

​La travagliata Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe si avvia verso la sua conclusione tra piccolo e grande schermo. Mentre si attende di scoprire il destino di Wakanda in Black Panther: Wakanda Forever in uscita il prossimo 9 novembre al cinema, a Jennifer Walters viene affidato il compito di chiudere le fila di questo primo ciclo di serie TV firmate Disney Plus con She-Hulk: Attorney at Law. La nona produzione canonica dei Marvel Studios in nove episodi aggiunge alla sua sempre più affollata scuderia di supereroi un nuovo volto, quello di Walters, avvocatessa nella vita di tutti i giorni ed eroina suo malgrado a causa di un incidente che ha coinvolto anche il cugino Bruce Banner/Hulk. 
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​La vita di tutti i giorni è davvero più semplice se affrontata con dei superpoteri che trasformano una giovane donna nel mezzo dei suoi trent’anni in una versione femminile di Hulk con la stessa forza? Jennifer Walters (Tatiana Maslany), avvocatessa determinata ma allergica alle luci della ribalta, avrebbe qualcosa in contrario: le sue giornate vengono letteralmente stravolte dall’ingombrante alter ego verde e nessun lato della sua vita, sia lavorativa che privata, rimane illeso. Alle complicazioni di un’esistenza ordinaria si aggiungono così le minacce senza nome di chi vede in questa nuova supereroina in cerca di identità un pericolo. Tra comparsate di illustri volti noti e ironiche disavventure dentro e fuori il tribunale, Jennifer dovrà riuscire a trovare un nuovo equilibrio.
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​Dopo le sit-com, l’action paranoico e il thriller psicologico è il momento di esplorare il genere della legal comedy nell’universo Marvel. Pur essendo in potenza una scelta molto azzardata considerato l’alto rischio di cadere nella trappola della noia delle trame procedural verticali, la scommessa si rivela vincente e regala quella che può definirsi come la prima vera e propria serie tv concepita come tale nell’MCU. Molti dei predecessori, infatti, sono sembrati film a puntate anziché narrazioni coerenti nella lora episodicità. She-Hulk: Attorney at Law sfugge al canone e alza ulteriormente la posta in gioco mettendo davvero al centro della scena una protagonista donna con la sua tridimensionale complessità. Per nove episodi una regia e una writer room quasi completamente al femminile costruisce un racconto di identità per una donna alla ricerca di un suo nuovo ruolo nella società, confrontandosi con responsabilità e costrizioni della sua trasformazione ma anche con il rapporto con il proprio corpo e con le relazioni sentimentali. In particolare, è estremamente ironico notare come in numerose puntate si rifletta su come She-Hulk venga percepita e definita sempre da terzi e mai dalla stessa Jennifer, quasi sempre in balia delle sue incertezze e di etichette esterne - “La cugina di Hulk”, “La Hulk donna” e non solo – imposte da media e non. La showrunner Jessica Gao, facendo tesoro dell’esperienza da sceneggiatrice per Rick and Morty, attraverso questo punto di vista finalmente autentico sceglie quindi con grande lucidità che temi affrontare con freschezza, senza mai dimenticare un pizzico di humor, mai ingombrante, e, forse, dando a quel “She” nel nome del personaggio un significato che al momento dell’origine fumettistica non era stato nemmeno considerato.
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Wong, Abominio e Daredevil: è innegabile che con dei nomi così nel cast dei personaggi il rischio di soffocare il potenziale della protagonista era vertiginosamente alto. Una strepitosa Tatiana Maslany, già nota a pubblico e critica per Orphan Black, dimostra però di riuscire a reggere sulle sue spalle l’intera narrazione, affrontando temi complessi con un ottimo senso di comicità, soprattutto basata sulla fisicità, e riuscendo a donare credibilità anche agli aspetti più meta-seriali influenzati da serie come Fleabag e The OA. In quest’ottica, il finale che esce letteralmente dagli schemi della piattaforma streaming e gioca con consapevolezza con le dinamiche stesse del MCU. Con questo piano definito in sceneggiatura, i volti noti citati in precedenza diventano allora pedine da riadattare, reinventare e ridistribuire sul palcoscenico narrativo secondo regole che sfuggono forse allo spettatore tradizionale dei cinecomics Marvel. Era chiaro infatti che, nonostante la conferma di Charlie Cox nello stesso ruolo, il diavolo di Hell’s Kitchen non avrebbe avuto gli stessi tratti spietati e crudi della serie Netflix a lui dedicata. Nessuno, però, avrebbe potuto immaginarlo in una sua versione più spensierata quasi da protagonista di rom-com.
 
Riuscendo sempre a essere credibile e coerente, lo show funziona e vince la sua scommessa iniziale, scontentando forse una fetta di fedelissimi di questo universo ancora restii a vedere del vero cambiamento su piccolo schermo.
 
Immagini tratte da:
www.movieplayer.it
www.nerdist.com
www.universocinematograficomarvel.it

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7/8/2022

Fipili Horror Festival presenta "Nosferatu" sonorizzato dal vivo

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​Comunicato stampa 

DOMENICA 7 AGOSTO ORE 21:00 “NOSFERATU”
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sonorizzato dal vivo da Davide Barbafiera e Tommaso Tanzini al Cinema 4 Mori
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Domenica 7 agosto 2022 alle ore 21:30 all’Arena Fabbricotti, in Viale della Libertà 30, si terrà un evento speciale organizzato dal Fipili Horror Festival in collaborazione con il Cinema Teatro 4Mori e Cinema Arsenale, la sonorizzazione dal vivo di “ Nosferatu”.

È passato poco più di un secolo da quando il 4 marzo del 1922 fu proiettato per la prima volta un film tra i più grandi capolavori della storia del cinema: 𝘕𝘰𝘴𝘧𝘦𝘳𝘢𝘵𝘶 - 𝘦𝘪𝘯𝘦 𝘚𝘺𝘮𝘱𝘩𝘰𝘯𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘴 𝘎𝘳𝘢𝘶𝘦𝘯𝘴 diretto da 𝘍𝘳𝘪𝘦𝘥𝘳𝘪𝘤𝘩 𝘔𝘶𝘳𝘯𝘢𝘶; autentico caposaldo della storia del cinema e in particolare di quello horror e di quello espressionista, fonte di ispirazione che genera ancora oggi paura e inquietudine profonde.
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Restaurato da Luciano Berriatúa per Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung in collaborazione con La Cinémathèque française, il film sarà sonorizzato dal vivo in chiave elettronica dai musicisti Davide Barbafiera e Tommaso Tanzini. “Andando indietro nella storia del cinema fino al 1927 i film erano muti, o meglio accompagnati da un'orchestra. Fu solo con l'uscita del film The Jazz Singer di Alan Crosland che nacque quella che noi intendiamo per sonorizzazione. Abbiamo lavorato seguendo le immagini ma anche lasciandoci suggestionare dal panorama musicale tedesco provando a guardare al passato, agli anni Venti quando il film fu fatto, ma anche al futuro e all’evoluzione tecnologica che ha sempre contraddistinto la musica tedesca. Lo spettatore si troverà di fronte a una serie di variazioni che lo accompagneranno nella visione, dalle scene più distese e rarefatte, in cui l’atmosfera sarà più pulita e dominata quasi esclusivamente dalle chitarre elettriche ai momenti di maggiore tensione in cui gli elementi elettronici e le distorsioni diventeranno una sofisticata concatenazione narrativa ricca di suggestione".

Ad arricchire la serata la Compagnia teatrale ADDA leggerà brevi estratti di Dracula di Bram Stoker, libro che è stato d’ispirazione, non senza controversie, per la sceneggiatura della pellicola. Ad accompagnare gli interventi della Compagnia sarà Lorenzo Carfì. Un'occasione dove letteratura, cinema e musica si incontrano per celebrare il centenario di un capolavoro della storia del cinema.

Un film che si porta dietro, oltre un peso enorme a livello di influenza per il cinema, un numero esorbitante di aneddoti e leggende: la più famosa quella che racconta di come 𝘔𝘢𝘹 𝘚𝘤𝘩𝘳𝘦𝘤𝘬 (l’attore che interpreta il Conte Orlok) fosse veramente un vampiro.
L’opera è arrivata a noi per puro miracolo, visto che 𝘍𝘭𝘰𝘳𝘦𝘯𝘤𝘦 𝘉𝘢𝘭𝘤𝘰𝘮𝘣𝘦, la vedova di Bram Stoker autore di 𝘋𝘳𝘢𝘤𝘶𝘭𝘢 del 1897, vinse la causa per plagio e ordinò che ogni copia del film venisse bruciata.

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Lunedì 8 agosto un altro importante appuntamento firmato FiPiLi Horror Festival dedicato agli amanti del brivido con una giornata per celebrare il maestro del brivido: Dario Argento!

La giornata comincia alle 18.30 presso la Biblioteca di Villa Maria, con il secondo appuntamento della Rassegna sui mestieri del cinema "La Bella Estate" organizzata da Comune di Livorno e da coop Itinera arte e cultura. Protagonista dell'incontro è Roberto Lasagna, critico cinematografico e autore del libro "Dario Argento. Le tenebre del mondo".
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A seguire alle 21:30 all'Arena Fabbricotti, in collaborazione con il cinema teatro 4 Mori, si terrà la proiezione di “Occhiali Neri”, l’ultimo film del maestro del brivido Dario Argento.

Immagini tratte dalla pagina facebook di Fipili Horror Festival

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20/7/2022

SECRET LOVE - La Recensione

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di Matelda Giachi
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Genere: Drammatico        
Anno: 2021
Durata: 104 min
Regia: Eva Husson
Cast: Odessa Young, Josh O'Connor, Olivia Colman, Colin Firth, Glenda Jackson, Sope Dirisu, Caroline Harker, Alfredo Tavares, Deano Mitchison, Craig Crosbie, Forrest Bothwell, Nathan Chester Reeve, Sarita Gabony, Charlie Oscar
Sceneggiatura: Graham Swift
Fotografia: Jamie Ramsay
Montaggio: Emilie Orsini
Musica: Morgan Kibby
Produzione: British Film Institute, Film4, Lipsync Productions, Number 9 Films
Distribuzione: Lucky Red
Paese: Gran Bretagna

Jane Fairchild (Odessa Young) nella vita fa la scrittrice. C’è un giorno, nel suo passato, che è stato determinante nel definirla come donna e come autrice: è il 1924 e molte famiglie cercano di superare il dolore di tante giovani perdite dovute alla guerra stringendosi assieme nelle occasioni di festa, come quel “Mothering Sunday”, la festa della mamma, in cui anche Jane, allora domestica presso i coniugi Niven (Colin Firth e Olivia Colman), è libera dai propri doveri. Essendo orfana, non ha una madre con cui festeggiare ma viene invitata a casa del giovane e benestante Paul (Josh O’Connor), del quale è amante da diversi anni, per godere di un po’ di tempo insieme. Un amore segreto, proibito, perché Paul è già promesso di una ragazza appartenente al suo stesso ceto. 
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L’amore che unisce i due protagonisti ha una forte componente erotica e passionale, è un legame profondo che, seppur non destinato all’eternità, è però motore fondamentale di crescita personale per Jane. Il tratto più interessante di questa storia d’amore è come la diversa origine influenza il modo di viverla da parte dei due giovani. Jane non conosce legami e, pur socialmente relegata nel ruolo marginale di domestica, ha la libertà di poter sentire e vibra dal desiderio di esprimersi. Paul ha perso i genitori e quindi i suoi di legami; gode di libertà apparente grazie alla propria nascita ma è di fatto intrappolato da quelle convenzioni che vogliono i sentimenti come qualcosa da dominare, di cui non parlare, da non poter scegliere. E’ quindi introverso, ripiegato su se stesso e molto, molto sofferente. Uniti trovano la gioia della condivisione, della parola ”insieme”.  Un amore segreto, abbiamo detto, e come i segreti si sussurrano, anche la regia è caratterizzata da un approccio di grande delicatezza e intimità, con una macchina da presa che marca stretta i volti dei protagonisti, ne ricerca le espressioni più impercettibili. Cosa questa che non può prescindere dalla bravura degli attori. E se Odessa Young e Josh O’Connor si confermano splendidi interpreti, Colin Firth e Olivia Colman sono dei veri e propri fuoriclasse: in quel minutaggio ridotto che tocca loro, riescono a esprimere con forza e allo stesso tempo compostezza tutta la condizione di dolore e tentativo di ritorno alla vita che caratterizza gli anni dopo la guerra e che fa da sfondo alla  storia. Sono fragili, vulnerabili, commoventi.
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Secret Love è la trasposizione dell’acclamato romanzo di Graham Swift “Un Giorno di Festa” ed è stato presentato a Cannes nel 2021 e in seguito alla Festa del Cinema di Roma. E’ un film elegantemente british che celebra la letteratura, il romanzo, l’autodeterminazione e l’amore; quest’ultimo non solo come sentimento tra due persone ma anche e soprattutto come motore di crescita personale. E’ ambientato temporalmente in un momento di transizione, quello tra due guerre mondiali, in genere poco rappresentato ed esplorato ma di forte rilevanza emotiva per l’uomo. Drammatico senza essere tragico e di una certa sincerità.
Voto: 7
Immagini:
www.thespacecinema.it
www.pressview.it
www.lisorecitynews.com.au
www.iodonna.it

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4/7/2022

ANTEPRIMA DELLE FICTION RAI 2022/2023

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di Vanessa Varini
Il 28 giugno si è svolta la presentazione dei palinsesti Rai 2022-23. Se amate le fiction tratte da storie vere, non perdete "Il nostro Generale", che racconta la vita del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa (interpretato da Sergio Castellitto), ucciso dalla mafia nella strage di via Carini nel 1982, la docu-fiction "Arnoldo Mondadori - I libri per cambiare il mondo", basata sulla biografia del celebre editore italiano (interpretato da Michele Pacido) e fondatore della casa editrice Mondadori, e la miniserie "Circeo", incentrata sul processo legato alla tragica e sconvolgente vicenda del 1975.
Se preferite le serie tv mistery, andranno in onda "Sopravvissuti", sei puntate con protagonisti alcuni superstiti di una nave scomparsa dai radar da oltre un anno, e la terza stagione di "La porta rossa", entrambe con Lino Guanciale.
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Se adorate, invece, le fiction tratte dai romanzi di Maurizio De Giovanni, non perdete la seconda stagione di "Mina Settembre" con Serena Rossi e di "Il commissario Ricciardi" sempre con Lino Guanciale. Seconda stagione anche per "Le indagini di Lolita Lobosco" con Luisa Ranieri e tratta dai libri di Gabriella Genisi, mentre "Che Dio ci aiuti" e "Un passo dal cielo" raggiungono il traguardo della settima stagione, portando una ventata di novità (la protagonista non sarà più Suor Angela, interpretata da Elena Sofia Ricci, ma Azzurra, cioè Francesca Chillemi, mentre in Un passo dal cielo uscirà di scena Daniele Liotti, verrà confermata Giusy Buscemi e arriverà Giorgio Marchesi).
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A proposito di Elena Sofia Ricci: l'attrice sarà la protagonista di "Fiori sopra l’inferno", thriller tratto dal best seller di Ilaria Tuti. Tra le novità anche "Il maresciallo Fenoglio" (interpretato da Alessio Boni), poliziesco ispirato ai romanzi di Gianrico Carofiglio.
Quinta stagione per "Rocco Schiavone" con Marco Giallini e in autunno verranno trasmessi anche i nuovi episodi di "Imma Tataranni – Sostituto Procuratore".
Per quanto riguarda le produzioni europee, dopo vari slittamenti verrà trasmessa "Il giro del mondo in 80 giorni" con David Tennant, tratta dal classico di Jules Verne e la seconda stagione di "Morgane – Detective Geniale", che ha avuto un buon successo con la prima stagione andata in onda nell’autunno 2021. Quale fiction vi incuriosisce di più?
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Immagini tratte da:
https://www.instanews.it/
https://www.optimagazine.com/
https://tg24.sky.it

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26/6/2022

Elvis - La Recensione

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di Matelda Giachi
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Genere: Biografico, Musicale 
Anno: 2022
Durata: 159 min
Regia: Baz Luhrmann
Cast: Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge, Luke Bracey, David Wenham, Kelvin Harrison Jr., Xavier Samuel, Kodi Smit-McPhee, Dacre Montgomery, Leon Ford, Kate Mulvany, Jay Chaydon, Charles Grounds, Josh McConville
Sceneggiatura: Sam Bromell, Baz Luhrmann, Craig Pearce, Jeremy DonerSteven Levenson (dal musical di by Steven Levenson, Benj Pasek, Justin Paul)
Fotografia: Mandy Walker
Montaggio: Matt Villa, Jonathan Redmond
Musica: Elliott Wheeler
Costumi: Catherine Martin
Produzione: Bazmark Films, Roadshow Entertainment, The Jackal Group, Warner Bros., Whalerock Industries
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Paese: USA, Australia

Sono passati quasi dieci anni da Il Grande Gatsby. E’ il 2022 e Baz Luhrmann torna al cinema con una nuova storia; il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico australiano trasforma Austin Butler nella più grande leggenda del rock, Elvis Presley.
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La voce narrante che apre il racconto e che interverrà ripetutamente nel corso della pellicola (un po’ in stile Moulin Rouge) è quella del “Colonnello” Parker, ex imbonitore di parchi divertimenti che, adocchiato per caso un giovanissimo Elvis, ne comprende il talento e lo scrittura reinventandosi manager. “Ci sono persone che vorrebbero farmi passare per il cattivo di questa storia”. Il rapporto tra i due appare molto controverso e, a tratti, ricattatorio e senza dubbio opportunistico, almeno per come lo rappresenta Luhrmann, ma rimarranno legati per tutta la carriera del musicista. Del resto Elvis è illuminato; ha un dono talmente immenso da esserne schiacciato e rimanere “piccolo”, senza mai riuscire veramente a crescere e a prendere le redini dei propri sogni e della propria carriera, finendo spesso ad essere una marionetta nelle mani del suo scopritore. Un’anima in trappola che trovava libertà solo nella sua musica e nel movimento. “Se non mi muovo non so cantare”.
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A concorrere per il ruolo di protagonista c’era stato fino alla fine l’ex One Direction Harry Styles, ma Baz Luhrmann ha preferito scegliere un attore che fosse meno noto al grande pubblico. Austin Butler, apparso in numerosissime serie tv, è al suo primo grande ruolo da protagonista in un film e lo affronta come solo ai grandi livelli di Hollywood sanno fare: con devozione, rispetto e impegno maniacale e perfino una giusta dose di paura reverenziale. L’attore non si limita a muoversi come Elvis, respira come Elvis; ma più di ogni altra cosa, ne coglie il carisma e lo riesce a trasmettere. Per qualche istante, la leggenda del rock torna in vita sullo schermo. Per ciò che concerne la parte canora, Butler esegue personalmente i primi pezzi della carriera del cantante, nei pezzi più maturi la sua voce viene invece mixata con l’originale. Ad affiancarlo c’è Tom Hanks, che interpreta la figura oscura del manager Parker, un ruolo tutt’altro che secondario come del resto non lo era stato quello dell’uomo nella vita dell’artista.
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Elvis non è il classico biopic; non avrebbe mai potuto esserlo nelle mani di un regista fuori dagli schemi come Baz Luhrmann. Passato e presente si mescolano nel montaggio, l’esistenza di Elvis sopra e fuori dal palco si presenta allo spettatore senza indugiare troppo su aspetti specifici, ma con frenesia, quasi al ritmo del suo ancheggiare. Scopriamo che la vita di Elvis è una giostra che sale e che scende, tra infanzia difficile, rapida ascesa delle classifiche, la moglie Priscilla, suo unico grande amore, a cui però non riesce ad essere fedele, la parentesi Hollywoodiana e di nuovo il ritorno alla musica, fino alla dipendenza da farmaci. Una storia che si sposa meravigliosamente con lo stile di Luhrmann. Elvis è un film esagerato, barocco, vorticoso; un’esplosione di colore, musica, costumi pazzeschi (sono quelli di Catherine Martin, moglie del regista e premio Oscar sia per Moulin Rouge che per il Grande Gatsby). Grandioso, spettacolare, Elvis vuole il grande schermo, vuole la sala. Va visto al cinema.
Voto: 8
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Immagini tratte da:
www.warnerbros.it
www.youtube.com
www.military.com
www.bbc.com

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