di Matelda Giachi
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Genere: Commedia
Anno: 2023 Durata: 109 min Regia: Shekhar Kapur Cast: Lily James, Emma Thompson, Shazad Latif, Taj Atwal, Shabana Azmi, Oliver Chris, Nosheen Phoenix, Ben Ashenden, Asim Chaudhry, Nikkita Chadha, Sajal Ali, Yassine Anaddam Sceneggiatura: Jemima Khan Fotografia: Mandy Walker Montaggio: Guy Bensley, Nick Moore Musica: Nick Angel Produzione: Instinct Productions, StudioCanal, Working Title Films Distribuzione: Lucky Red Paese: Gran Bretagna
Se c’è una cosa apprezzabile della Festa del Cinema di Roma, è il suo lasciare spazio anche alla commedia. Spesso si pensa che un film, per essere valido, debba devastare l’anima; ma quanto è difficile trovare invece il lato ironico e dolce di questa matta, frenetica esistenza?
Londra. Zoe (Lily James) e Kazim (Shazad Latif), sono amici d’infanzia, cresciuti insieme alla distanza di un portone. Superata la soglia dei trent’anni, vengono entrambi travolti dalle aspettative delle rispettive famiglie in merito al matrimonio, ciascuno secondo gli schemi della propria cultura d’origine. E’ così che Zoe si trova a seguire l’amico fino in Pakistan, per girare un documentario sulle sue nozze combinate. Ed è proprio qui, nel venire a contatto con usi e costumi a lei sconosciuti, che comincia a interrogarsi su cosa davvero abbia a che fare con l’amore. Entrambi devono decidere se seguire il volere dei propri genitori o quello del proprio cuore.
Una commedia romantica, una storia colorata, prevedibile ma non scontata, che riesce ad arrivare al suo lieto fine percorrendo prima altre strade; capace di approfondire tematiche come l’amore e l’intimità con leggerezza ma anche cura, ponendo i protagonisti quanto lo spettatore di fronte a interrogativi che li portino a capire cosa significhi per ciascuno amare e cosa questo comporti. Un film che approfitta della propria sceneggiatura per esplorare un lato meno conosciuto del Pakistan, che riesce a raccontare la diversità culturale in maniera dolce e soprattutto intelligente, evidenziando i controsensi della cultura non occidentale quanto di quella occidentale stessa, senza però sbilanciarsi in giudizi. Perché se Kazim è costretto a scontrarsi con una realtà che lo vuole accompagnato da una perfetta estranea, Zoe deve invece difendersi dal dito puntato di una società che la giudica perché, da donna, non ha ancora trovato realizzazione nel mettere su famiglia e si ostina invece a difendere la propria indipendenza. Improvvisamente c’è tutto un mondo di distanza tra quei due numeri civici adiacenti, ma cosa ha a che fare, tutto quello che c’è nel mezzo, con l’amore?
“What’s Love?” è una perfetta fusione tra bollywood e il cinema british più classico. Una storia ben scritta, il sorriso luminoso di una Lily James acqua e sapone al massimo del suo splendore e soprattutto la partecipazione di Emma Thompson, qui esilarante fulcro comico della commedia, sono gli ingredienti segreti di una romcom rilassante, divertente e ben riuscita come se ne riescono a vedere troppo raramente; nella sua apparente semplicità, uno dei regali migliori dell’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma, nonostante il suo passaggio in punta di piedi senza conferenza stampa né accompagnatori.
Voto: 7/8
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di Matelda Giachi ![]() Genere: Drammatico Anno: 2022 Durata: 117 min Regia: Darren Aronofsky Cast: Brendan Fraser, Sadie Sink, Samantha Morton, Ty Simpkins, Hong Chau, Huck Milner, Sathya Sridharan Sceneggiatura: Samuel D. Hunter Fotografia: Matthew Libatique Montaggio: Andrew Weisblum Musica: Rob Simonsen Produzione: A24 e Protozoa Pictures Distribuzione: I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection Paese: USA
Brendan Fraser è Charlie, un professore di letteratura inglese gravemente obeso. Vive recluso tra le mura di casa propria, saturando il proprio corpo di pizza e snack ipercalorici; tiene lezioni di scrittura online, rigorosamente a webcam spenta, e il suo unico contatto umano è l’infermiera e amica che si occupa di lui e che lotta vanamente contro il suo lasciarsi morire, schiacciato dal peso di sensi di colpa che il fisico ha convertito in chilogrammi. Succede però che un giorno il mondo bussa alla porta: un missionario che tenta di convertirlo, l’ex moglie inferocita e poi la figlia (la Sadie Sink di Stranger Things), quella figlia che anni addietro ha abbandonato per inseguire l’amore e con cui cerca ostinatamente di riconciliarsi, per far sì che non si trovi anche lei prigioniera in una guerra con la vita.
Il film con cui Aronofsky torna alla regia dopo cinque anni è in tutto e per tutto un cammino di redenzione, a tratti forzato ma di base estremamente toccante e commovente, e questo soprattutto grazie ad un protagonista in stato di grazia, la cui performance attoriale vale da sola il biglietto del cinema, a prezzo intero. Brendan Fraser è straziante nel suo dolore ma anche travolgente nel suo disperato tentativo di riscatto. Charlie è obeso ma in lui è racchiusa ogni forma di emarginazione, compresa quella subita da Fraser a Hollywood, che adesso lo riaccoglie. Con Charlie torna alla luce anche il suo interprete e tramite loro poi il regista, reduce da diversi insuccessi. Sadie Sink è un’altra grande nota positiva; si prende una pausa dalla sua Max e tiene testa a Fraser senza mai essere indietro di mezzo passo. Un cast esiguo ma potente e all’altezza della storia che si è prestato a raccontare.
La regia di Aronofsky è statica, lenta, compressa, concentrata sui dettagli. The Whale è un film che arriva al cuore senza virtuosismi. Sono gli occhi di Brendan Fraser, il suo sguardo, l’unico vero effetto speciale. Presentato alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia, è uno dei migliori film transitati al Lido, nonché uno dei migliori che si apprestano ad occupare le sale cinematografiche, di quelli che coinvolgono lo spettatore e riescono a muovergli qualcosa dentro. Voto:8 1/12/2022 "Piccole Cose" è il nuovo cortometraggio di Elio Nubes De Filippo e Jessica SquillanteRead Nowdi Enrico Esposito Lo Studio Nubes non è un volto sconosciuto ai lettori del Termopolio. Nell'estate del 2020 vi avevamo portato all'interno della sede del progetto multimediale costituito da Elio De Filippo e Jessica Squillante e dedicato al videomaking, alla fotografia e a molto altro. Oggi, giovedì 1 dicembre, è un giorno importante per lo Studio perché da poche ore è disponibile su Youtube "Piccole Cose", nuovo cortometraggio firmato da Elio e Jessica. Presentata in anteprima domenica 27 novembre al Sarno Film Festival e insignito del premio di "Miglior Cortometraggio 2022", la pellicola si configura all'interno del genere Sci-fi e ha come protagonisti Protagonisti Andrea De Crescenzi, Cristiano De Crescenzi e Federica Mancuso, accompagnati dalla voce fuori campo di Elio Pagano. Girato a Luglio sulle sponde del Lago Laceno, suggestiva località dell'Irpinia, "Piccole Cose" racconta una "post-storia", dal momento è ambientato in un mondo di sopravvissuti. L'umanità ha infatti premuto a tal punto il piede sull'acceleratore da arrivare a distruggere i già sottili ingranaggi che determinano le relazioni tra i propri componenti. L'apocalisse, prospettiva plausibilissima al mondo d'oggi, è giunta non per volontà di una divinità ma dei suoi interpreti, esplosi al punto da vedere figli e genitori combattere l'uno contro l'altro.
"L'umanità è decimata. Gli ultimi sopravvissuti lottano per scoprire il segreto del potere. L'eredità
delle grandi civiltà del passato e la speranza di fondare un nuovo mondo sono in una valigetta, l'ultimo tesoro di un mondo dimenticato”
recita la sinossi del cortometraggio. Un mondo già finito, perduto è quello che infatti che si para davanti agli occhi fin dai primi fotogrammi. Devastazione, solitudine, lotta per la sopravvivenza. Una certezza cieca nelle menti dei tre "reduci" che diventano gli "ultimi". Due uomini, svenuti al termine di uno scontro, si risvegliano sul pavimento in una grande abitazione. La valigetta è lì, mentre il messaggio legato ad essa è già ben noto a entrambi. La battaglia tra i due è avvenuta per accaparrarsi l'ambito mistero. Uno si risveglia prima dell'altro e approfitta subito per darsi alla fuga tenendo stretto quel premio ma si rende conto ben presto che neanche lì fuori potrà stare al sicuro. Perché il destino gli mette sulla strada una donna non banale per lui che malgrado tutto dimostra di non aver dimenticato.
Nei quindici minuti che compongono "Piccole Cose" l'impiego sapiente delle musiche degli Ash Code, nota band dark wave napoletano, esprimono significati volutamente taciuti dalle parole, che hanno la caratteristica principale di essere quasi totalmente escluse dalla narrazione. Alla pari di qualsiasi appellativo, non soltanto per una motivazione riconducibile alla tipologia dell'opera. Una spiegazione ulteriore molto valida fa riferimento alla morale conclusiva della pellicola che risolverà domande rimaste in sospeso da tempo ma dalle soluzioni tutt'altro che apocalittiche. Un futuro è ancora possibile? E in che modo può realizzarsi? Quali cose saranno decisive?
"Piccole Cose" è in gara in oltre trenta competizioni cinematografiche italiane ed estere, tra cui Il Venice Film Week, Ciak Napoli Festival, Florence Cinefest, Vertigo Film Festival, Milano Indie Movie Awards. New York Indie Shorts Awards, Kalakari Film Fest. Oltre che al David di Donatello in cui "Piccole Cose" è in concorso insieme ad oltre duecento produzioni corte Italiane in attesa della selezione dei primi cinque candidati che potranno fregiarsi del prestigioso alloro.
Immagini gentilmente fornite da Studio Nubes di Matelda Giachi ![]() Genere: Thriller Anno: 2022 Durata: 94 min Regia: Russel Crowe Cast: Russell Crowe, RZA, Elsa Pataky, Liam Hemsworth, Aden Young, Brooke Satchwell, K Callan, Lynn Gilmartin, Daniel MacPherson, Benedict Hardie, Jacqueline McKenzie, Molly Grace, Paul Tassone, Steve Bastoni, Matt Nable Sceneggiatura: Stephen M. Coates, Russell Crowe Fotografia: Aaron McLisky Montaggio: Marco Spoletini Musica: Matteo Zingales, Anthony Partos Produzione: Arclight Films, Catchlight Studios Distribuzione: Vertice360 Paese: USA Un gruppo di ragazzini ha nel gioco del poker una delle maggiori fonti di svago nonché punto di unione. Passano gli anni e Jake (Russel Crowe), prossimo ai sessanta e diventato nel frattempo un magnate della tecnologia miliardario, decide di riunire la banda per un’ultima singolare partita. La posta in gioco? Più soldi di quanti se ne possano immaginare e i segreti di ciascun partecipante. Vedere o lasciare.
Presentato a Roma all’interno della manifestazione Alice nella Città, Poker Face è il secondo film alla regia per Russel Crowe (il primo era stato The Water Diviner, del 2014), che firma anche la sceneggiatura e ne è pure il principale interprete. Con questa pellicola l’attore e regista neozelandese, a seguito anche della recente scomparsa del padre che lo ha fortemente segnato, si cimenta nell’intento di unire intrattenimento e riflessione facendo di un thriller una metafora su ciò che davvero conta nella vita. Budget bassissimo, orfana di regista, la pellicola, per venire alla luce, ha sofferto diversi intoppi e forse a questo si deve un risultato finale imperfetto e discontinuo. Siamo in pieno lockdown quando a Crowe viene chiesto di riempire il vuoto lasciato alla regia e l’organizzazione della troupe è disperata e quasi clandestina; lo racconta lui stesso in conferenza stampa a Roma, dove ha presentato il film e tenuto un’appassionata masterclass con gli studenti di cinema. Quando finalmente le riprese sembrano avere ingranato, il covid si intromette attraverso l’uomo che prepara i caffè e tutto si ferma di nuovo.
Di buono Poker Face ha sicuramente l’interpretazione di Russel Crowe, intenso e magnetico al punto giusto e una storia intrigante che stimola la curiosità dello spettatore. Di contro la tensione non è costante e la trama secondaria, pensata per dare alla storia un risvolto inaspettato, è paradossalmente quella che funziona meno e che più smorza l’azione rischiando in qualche istante di sfiorare il ridicolo. Possiamo dire che, come regista Russel Crowe ha sicuramente ancora da esplorare e da perfezionarsi, ma che comunque il suo secondo lavoro dietro la macchina da presa è un film di assoluta godibilità.
Voto: 6/7 di Matelda Giachi ![]()
Data di uscita: 3 novembre 2022
Genere: Drammatico Anno: 2022 Durata: 120 min. Regia: Michele Placido Cast: Riccardo Scamarcio, Louis Garrel, Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Tedua, Vinicio Marchioni, Lolita Chammah, Alessandro Haber, Michele Placido, Moni Ovadia, Gianfranco Gallo, Brenno Placido, Lorenzo Lavia, Gianluca Gobbi, Maurizio Donadoni, Duccio Camerini, Carlo Giuseppe Gabardini, Lea Gavino, Tommaso De Bacco, Pietro Micci Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Michele Placido, Fidel Signorile Fotografia: Michele D'Attanasio Montaggio: Consuelo Catucci Musica: Umberto Iervolino, Federica Luna Vincenti Produzione: Goldenart Production con Rai Cinema Distribuzione: 01 Distribution Paese: Italia, Francia Michelangelo Merisi, in arte il Caravaggio, dal borgo milanese in cui è nato, è tra i più famosi pittori non solo della seconda metà del Cinquecento, ma di tutti i tempi. La sua rivoluzione è stata rifiutare qualsiasi forma di idealismo a favore di una resa pittorica in tutto e per tutto aderente al dato visibile, tanto da essere considerato il padre del realismo nella pittura moderna. Caratteristica principe della sua pittura il contrasto tra luce e ombre, in grado di dare alla narrazione una drammaticità senza eguali. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, il film di Michele Placido racconta gli ultimi anni della vita di Caravaggio, dal momento in cui su di lui pende una condanna a morte per aver commesso un omicidio ai danni dell’amico e rivale Rinuccio, durante una rissa. La sua è una vita clandestina, in perenne fuga dalla pena capitale e dai propri demoni interiori, fatta di eccessi, sregolatezze e genialità.
Ciò che colpisce positivamente di questa nuova opera biografica è l’attenzione all’estetica, che trova ottima espressione in fotografia, scenografie e costumi, come anche e soprattutto nell’uso della luce, che cerca di richiamare la stessa dell’artista. Meno brillante la regia di Michele Placido, attenta alla vita del pittore più che alla sua arte; lasciandosi ad andare ad una narrazione abbastanza didascalica, manca di far vedere e capire fino a che profondità questi due aspetti si influenzino e compenetrino l’un l’altro. La sensazione è di trovarsi di fronte ad uno sceneggiato rai, che, spalmandosi su più puntate avrebbe almeno lasciato spazio ad un maggiore approfondimento, piuttosto che ad un film per il grande schermo.
Il cast è internazionale tra Italia e Francia e vanta nomi come quello di Alessandro Haber, Vinicio Marchionni e Louis Garrel; lo stesso Placido si ritaglia un piccolo ruolo come cardinale. Micaela Ramazzotti ha il suo ormai affezionato ruolo da svampita, mentre l’interpretazione mediocre del protagonista Riccardo Scamarcio soffre della presenza sulla stessa scena di una ben più solida Isabelle Huppert. Voto: 5,5
Immagini: www.comingsoon.it wwww.fanpage.it www.fsnews.it
di Matelda Giachi
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Genere: Commedia, Drammatico
Anno: 2022 Durata: 100 min Regia: Rodrigo Garcia Cast: Ewan McGregor, Ethan Hawke, Sophie Okonedo, Vondie Curtis-Hall, Maribel Verdú, Todd Louiso, Tom Bower, Gina Jun, Maxim Swinton, Chris Silcox, Chris Grabher, Laura Linda Bradley, Angie Campbell Sceneggiatura: Rodrigo Garcia Fotografia: Igor Jadue-Lillo Montaggio: Michael Ruscio Musica: Jeff Beal Produzione: Apple Studios, Mockingbird Pictures Distribuzione: Apple TV+ Paese: USA
Prodotto da Alfonso Cuaròn per Apple tv e presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, Raymond e Ray è la storia di due fratellastri estremamente uniti nell’infanzia e allontanati poi dalla vita. A riportarli insieme la morte di quel padre terribile nella cui ombra sono cresciuti; un uomo alcolizzato e fisicamente quanto psicologicamente violento. Uno è razionale, pacato, decide di partecipare al funerale per il bisogno di chiudere i conti con il passato; l’altro, ribelle, più cinico, vorrebbe semplicemente ignorare la cosa, “non lo saprà mai, è morto”, ma alla fine si presta ad accompagnare il fratello.
Un road movie non tanto per il viaggio in macchina che Raymond e Ray affrontano insieme verso il luogo del funerale, ma più che altro un viaggio attraverso il proprio dolore e i traumi che dall’infanzia gli condizionano la vita. L’elaborazione di un lutto così particolare sfocia nel bilancio sul proprio percorso come uomini e diventa spunto di riflessione anche per il pubblico. Un’amara risata pervade tutta la pellicola: è nelle situazioni paradossali a cui si trovano a far fronte, come la volontà del padre che siano loro stessi a scavare la fossa al cimitero; nei personaggi stravaganti che incontrano e nelle rivelazioni sulla vita di un padre che non hanno mai conosciuto fino in fondo e che ha voluto vivere ogni tipo di esperienza a discapito di chiunque incrociasse il suo cammino.
Raymond e Ray è un film che avrebbe meritato la sala per la sua ottima e brillante scrittura nonché per due protagonisti notoriamente bravi ma qui in stato di grazia. Una chicca e una vera sorpresa all’interno di un Festival dalla programmazione molto sottotono rispetto a come eravamo stati abituati negli ultimi anni e all’interno del quale è passato in sordina, senza neanche l’appoggio di una conferenza stampa o della minima pubblicità.
Datevi la possibilità di vedere un bel film. Voto: 7,8 di Matelda Giachi ![]()
Genere: Commedia, Sentimentale
Anno: 2022 Durata: 97 min Regia: Gianni Di Gregorio Cast: Gianni Di Gregorio, Stefania Sandrelli, Alfonso Santagata, Mauro Lamantia, Alberto Testone, Agnese Nano, Simone Colombari, Andrea Cosentino, Biagio Forestieri, Mariagrazia Pompei, Francesca Ventura, Gigio Morra Sceneggiatura: Gianni Di Gregorio, Marco Pettenello Fotografia: Maurizio Calvesi Montaggio: Marco Spoletini Musica: Ratchev & Carratello Produzione: BiBi Film con Rai Cinema Distribuzione: Lucky Red Paese: Italia
“Buonasera professore, come sta?” Sono venuto a dirle che mia figlia si sposa!”
Così Astolfo (Gianni Di Gregorio), un tranquillo pensionato romano, si trova da un giorno ad un altro sotto sfratto e decide di tornare al paesello di origine, dove possiede una porzione di un palazzo un tempo nobiliare e oggi cadente a causa di decenni di disuso. Qui incontrerà numerosi personaggi più o meno eccentrici e più o meno accoglienti e una quotidianità diversa da quella della caotica capitale. Ciò che è cominciato come uno sconvolgimento e un evento negativo, sarà invece l’inizio di una nuova vita più bella, arricchita dalla compagnia di nuove amicizie e perfino dalla riscoperta dell’amore con Stefania (Stefania Sandrelli), vedova e nonna a tempo pieno, anche lei forse rassegnata all’idea che ormai non vi sia altro che la aspetti.
Presentato alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public e distribuito da Lucky Red, il nuovo film di Gianni Di Gregorio (Pranzo Di Ferragosto, Gianni e Le Donne) è una delicata ode alla vita. Un film allegro, spensierato. Senza pretese ma equilibrato e misurato in ogni suo aspetto, dalla durata (ebbene si, esiste ancora qualcuno in grado di girare film da un’ora e quaranta!) alla recitazione. Una storia semplice e positiva, che afferma che l’amore non ha età ma che anche invita il suo pubblico a ricordare che la vita non è solo un cammino dritto e predeterminato in salita, ma un’avventura durante la quale si può cambiare, si può sempre ricominciare e rimettersi in gioco, e che anche pescare la carta degli imprevisti a monopoli può portare in realtà a qualcosa di bello. E’ pervaso da una comicità mai volgare, che è quasi un cogliere l’ironia delle dinamiche umane quando si riesce ad estraniarsene per un attimo e a guardarle dall’esterno.
Accolto da calorosi scrosci di applausi alla prima proiezione con il pubblico, Astolfo è il film da andare a vedere se si ha voglia di sorridere e di stare bene. Una commedia all’italiana che forse non scalerà le classifiche del cinema nostrano ma gradevole e fatta come Dio comanda.
Voto: 7 di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti d’America Anno: 2022 Genere: commedia, giudiziario, azione, fantascienza, supereroi Episodi: 9 Durata: 30-38 min Ideatore: Jessica Gao Regia: Kat Coiro, Anu Valia Sceneggiatura: Jessica Gao, Francesca Gailes, Jacqueline J. Gailes, Melissa Hunter, Dana Schwartz, Kara Brown, Zeb Wells, Cody Ziglar, Cast: Tatiana Maslany, Jameela Jamil, Ginger Gonzaga, Mark Ruffalo, Josh Segarra, Mark Linn-Baker, Tess Malis Kincaid, Tim Roth, Benedict Wong, Renée Elise Goldsberry, Jon Bass, Rhys Coiro, Patti Harrison, Charlie Cox La travagliata Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe si avvia verso la sua conclusione tra piccolo e grande schermo. Mentre si attende di scoprire il destino di Wakanda in Black Panther: Wakanda Forever in uscita il prossimo 9 novembre al cinema, a Jennifer Walters viene affidato il compito di chiudere le fila di questo primo ciclo di serie TV firmate Disney Plus con She-Hulk: Attorney at Law. La nona produzione canonica dei Marvel Studios in nove episodi aggiunge alla sua sempre più affollata scuderia di supereroi un nuovo volto, quello di Walters, avvocatessa nella vita di tutti i giorni ed eroina suo malgrado a causa di un incidente che ha coinvolto anche il cugino Bruce Banner/Hulk. La vita di tutti i giorni è davvero più semplice se affrontata con dei superpoteri che trasformano una giovane donna nel mezzo dei suoi trent’anni in una versione femminile di Hulk con la stessa forza? Jennifer Walters (Tatiana Maslany), avvocatessa determinata ma allergica alle luci della ribalta, avrebbe qualcosa in contrario: le sue giornate vengono letteralmente stravolte dall’ingombrante alter ego verde e nessun lato della sua vita, sia lavorativa che privata, rimane illeso. Alle complicazioni di un’esistenza ordinaria si aggiungono così le minacce senza nome di chi vede in questa nuova supereroina in cerca di identità un pericolo. Tra comparsate di illustri volti noti e ironiche disavventure dentro e fuori il tribunale, Jennifer dovrà riuscire a trovare un nuovo equilibrio. Dopo le sit-com, l’action paranoico e il thriller psicologico è il momento di esplorare il genere della legal comedy nell’universo Marvel. Pur essendo in potenza una scelta molto azzardata considerato l’alto rischio di cadere nella trappola della noia delle trame procedural verticali, la scommessa si rivela vincente e regala quella che può definirsi come la prima vera e propria serie tv concepita come tale nell’MCU. Molti dei predecessori, infatti, sono sembrati film a puntate anziché narrazioni coerenti nella lora episodicità. She-Hulk: Attorney at Law sfugge al canone e alza ulteriormente la posta in gioco mettendo davvero al centro della scena una protagonista donna con la sua tridimensionale complessità. Per nove episodi una regia e una writer room quasi completamente al femminile costruisce un racconto di identità per una donna alla ricerca di un suo nuovo ruolo nella società, confrontandosi con responsabilità e costrizioni della sua trasformazione ma anche con il rapporto con il proprio corpo e con le relazioni sentimentali. In particolare, è estremamente ironico notare come in numerose puntate si rifletta su come She-Hulk venga percepita e definita sempre da terzi e mai dalla stessa Jennifer, quasi sempre in balia delle sue incertezze e di etichette esterne - “La cugina di Hulk”, “La Hulk donna” e non solo – imposte da media e non. La showrunner Jessica Gao, facendo tesoro dell’esperienza da sceneggiatrice per Rick and Morty, attraverso questo punto di vista finalmente autentico sceglie quindi con grande lucidità che temi affrontare con freschezza, senza mai dimenticare un pizzico di humor, mai ingombrante, e, forse, dando a quel “She” nel nome del personaggio un significato che al momento dell’origine fumettistica non era stato nemmeno considerato. Wong, Abominio e Daredevil: è innegabile che con dei nomi così nel cast dei personaggi il rischio di soffocare il potenziale della protagonista era vertiginosamente alto. Una strepitosa Tatiana Maslany, già nota a pubblico e critica per Orphan Black, dimostra però di riuscire a reggere sulle sue spalle l’intera narrazione, affrontando temi complessi con un ottimo senso di comicità, soprattutto basata sulla fisicità, e riuscendo a donare credibilità anche agli aspetti più meta-seriali influenzati da serie come Fleabag e The OA. In quest’ottica, il finale che esce letteralmente dagli schemi della piattaforma streaming e gioca con consapevolezza con le dinamiche stesse del MCU. Con questo piano definito in sceneggiatura, i volti noti citati in precedenza diventano allora pedine da riadattare, reinventare e ridistribuire sul palcoscenico narrativo secondo regole che sfuggono forse allo spettatore tradizionale dei cinecomics Marvel. Era chiaro infatti che, nonostante la conferma di Charlie Cox nello stesso ruolo, il diavolo di Hell’s Kitchen non avrebbe avuto gli stessi tratti spietati e crudi della serie Netflix a lui dedicata. Nessuno, però, avrebbe potuto immaginarlo in una sua versione più spensierata quasi da protagonista di rom-com.
Riuscendo sempre a essere credibile e coerente, lo show funziona e vince la sua scommessa iniziale, scontentando forse una fetta di fedelissimi di questo universo ancora restii a vedere del vero cambiamento su piccolo schermo. Immagini tratte da: www.movieplayer.it www.nerdist.com www.universocinematograficomarvel.it Comunicato stampa DOMENICA 7 AGOSTO ORE 21:00 “NOSFERATU” sonorizzato dal vivo da Davide Barbafiera e Tommaso Tanzini al Cinema 4 Mori Domenica 7 agosto 2022 alle ore 21:30 all’Arena Fabbricotti, in Viale della Libertà 30, si terrà un evento speciale organizzato dal Fipili Horror Festival in collaborazione con il Cinema Teatro 4Mori e Cinema Arsenale, la sonorizzazione dal vivo di “ Nosferatu”. È passato poco più di un secolo da quando il 4 marzo del 1922 fu proiettato per la prima volta un film tra i più grandi capolavori della storia del cinema: 𝘕𝘰𝘴𝘧𝘦𝘳𝘢𝘵𝘶 - 𝘦𝘪𝘯𝘦 𝘚𝘺𝘮𝘱𝘩𝘰𝘯𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘴 𝘎𝘳𝘢𝘶𝘦𝘯𝘴 diretto da 𝘍𝘳𝘪𝘦𝘥𝘳𝘪𝘤𝘩 𝘔𝘶𝘳𝘯𝘢𝘶; autentico caposaldo della storia del cinema e in particolare di quello horror e di quello espressionista, fonte di ispirazione che genera ancora oggi paura e inquietudine profonde. Restaurato da Luciano Berriatúa per Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung in collaborazione con La Cinémathèque française, il film sarà sonorizzato dal vivo in chiave elettronica dai musicisti Davide Barbafiera e Tommaso Tanzini. “Andando indietro nella storia del cinema fino al 1927 i film erano muti, o meglio accompagnati da un'orchestra. Fu solo con l'uscita del film The Jazz Singer di Alan Crosland che nacque quella che noi intendiamo per sonorizzazione. Abbiamo lavorato seguendo le immagini ma anche lasciandoci suggestionare dal panorama musicale tedesco provando a guardare al passato, agli anni Venti quando il film fu fatto, ma anche al futuro e all’evoluzione tecnologica che ha sempre contraddistinto la musica tedesca. Lo spettatore si troverà di fronte a una serie di variazioni che lo accompagneranno nella visione, dalle scene più distese e rarefatte, in cui l’atmosfera sarà più pulita e dominata quasi esclusivamente dalle chitarre elettriche ai momenti di maggiore tensione in cui gli elementi elettronici e le distorsioni diventeranno una sofisticata concatenazione narrativa ricca di suggestione". Ad arricchire la serata la Compagnia teatrale ADDA leggerà brevi estratti di Dracula di Bram Stoker, libro che è stato d’ispirazione, non senza controversie, per la sceneggiatura della pellicola. Ad accompagnare gli interventi della Compagnia sarà Lorenzo Carfì. Un'occasione dove letteratura, cinema e musica si incontrano per celebrare il centenario di un capolavoro della storia del cinema. Un film che si porta dietro, oltre un peso enorme a livello di influenza per il cinema, un numero esorbitante di aneddoti e leggende: la più famosa quella che racconta di come 𝘔𝘢𝘹 𝘚𝘤𝘩𝘳𝘦𝘤𝘬 (l’attore che interpreta il Conte Orlok) fosse veramente un vampiro. L’opera è arrivata a noi per puro miracolo, visto che 𝘍𝘭𝘰𝘳𝘦𝘯𝘤𝘦 𝘉𝘢𝘭𝘤𝘰𝘮𝘣𝘦, la vedova di Bram Stoker autore di 𝘋𝘳𝘢𝘤𝘶𝘭𝘢 del 1897, vinse la causa per plagio e ordinò che ogni copia del film venisse bruciata. Lunedì 8 agosto un altro importante appuntamento firmato FiPiLi Horror Festival dedicato agli amanti del brivido con una giornata per celebrare il maestro del brivido: Dario Argento! La giornata comincia alle 18.30 presso la Biblioteca di Villa Maria, con il secondo appuntamento della Rassegna sui mestieri del cinema "La Bella Estate" organizzata da Comune di Livorno e da coop Itinera arte e cultura. Protagonista dell'incontro è Roberto Lasagna, critico cinematografico e autore del libro "Dario Argento. Le tenebre del mondo". A seguire alle 21:30 all'Arena Fabbricotti, in collaborazione con il cinema teatro 4 Mori, si terrà la proiezione di “Occhiali Neri”, l’ultimo film del maestro del brivido Dario Argento. Immagini tratte dalla pagina facebook di Fipili Horror Festival
di Matelda Giachi
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Genere: Drammatico
Anno: 2021 Durata: 104 min Regia: Eva Husson Cast: Odessa Young, Josh O'Connor, Olivia Colman, Colin Firth, Glenda Jackson, Sope Dirisu, Caroline Harker, Alfredo Tavares, Deano Mitchison, Craig Crosbie, Forrest Bothwell, Nathan Chester Reeve, Sarita Gabony, Charlie Oscar Sceneggiatura: Graham Swift Fotografia: Jamie Ramsay Montaggio: Emilie Orsini Musica: Morgan Kibby Produzione: British Film Institute, Film4, Lipsync Productions, Number 9 Films Distribuzione: Lucky Red Paese: Gran Bretagna
Jane Fairchild (Odessa Young) nella vita fa la scrittrice. C’è un giorno, nel suo passato, che è stato determinante nel definirla come donna e come autrice: è il 1924 e molte famiglie cercano di superare il dolore di tante giovani perdite dovute alla guerra stringendosi assieme nelle occasioni di festa, come quel “Mothering Sunday”, la festa della mamma, in cui anche Jane, allora domestica presso i coniugi Niven (Colin Firth e Olivia Colman), è libera dai propri doveri. Essendo orfana, non ha una madre con cui festeggiare ma viene invitata a casa del giovane e benestante Paul (Josh O’Connor), del quale è amante da diversi anni, per godere di un po’ di tempo insieme. Un amore segreto, proibito, perché Paul è già promesso di una ragazza appartenente al suo stesso ceto.
L’amore che unisce i due protagonisti ha una forte componente erotica e passionale, è un legame profondo che, seppur non destinato all’eternità, è però motore fondamentale di crescita personale per Jane. Il tratto più interessante di questa storia d’amore è come la diversa origine influenza il modo di viverla da parte dei due giovani. Jane non conosce legami e, pur socialmente relegata nel ruolo marginale di domestica, ha la libertà di poter sentire e vibra dal desiderio di esprimersi. Paul ha perso i genitori e quindi i suoi di legami; gode di libertà apparente grazie alla propria nascita ma è di fatto intrappolato da quelle convenzioni che vogliono i sentimenti come qualcosa da dominare, di cui non parlare, da non poter scegliere. E’ quindi introverso, ripiegato su se stesso e molto, molto sofferente. Uniti trovano la gioia della condivisione, della parola ”insieme”. Un amore segreto, abbiamo detto, e come i segreti si sussurrano, anche la regia è caratterizzata da un approccio di grande delicatezza e intimità, con una macchina da presa che marca stretta i volti dei protagonisti, ne ricerca le espressioni più impercettibili. Cosa questa che non può prescindere dalla bravura degli attori. E se Odessa Young e Josh O’Connor si confermano splendidi interpreti, Colin Firth e Olivia Colman sono dei veri e propri fuoriclasse: in quel minutaggio ridotto che tocca loro, riescono a esprimere con forza e allo stesso tempo compostezza tutta la condizione di dolore e tentativo di ritorno alla vita che caratterizza gli anni dopo la guerra e che fa da sfondo alla storia. Sono fragili, vulnerabili, commoventi.
Secret Love è la trasposizione dell’acclamato romanzo di Graham Swift “Un Giorno di Festa” ed è stato presentato a Cannes nel 2021 e in seguito alla Festa del Cinema di Roma. E’ un film elegantemente british che celebra la letteratura, il romanzo, l’autodeterminazione e l’amore; quest’ultimo non solo come sentimento tra due persone ma anche e soprattutto come motore di crescita personale. E’ ambientato temporalmente in un momento di transizione, quello tra due guerre mondiali, in genere poco rappresentato ed esplorato ma di forte rilevanza emotiva per l’uomo. Drammatico senza essere tragico e di una certa sincerità.
Voto: 7 |
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Marzo 2023
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