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4/7/2022

ANTEPRIMA DELLE FICTION RAI 2022/2023

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di Vanessa Varini
Il 28 giugno si è svolta la presentazione dei palinsesti Rai 2022-23. Se amate le fiction tratte da storie vere, non perdete "Il nostro Generale", che racconta la vita del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa (interpretato da Sergio Castellitto), ucciso dalla mafia nella strage di via Carini nel 1982, la docu-fiction "Arnoldo Mondadori - I libri per cambiare il mondo", basata sulla biografia del celebre editore italiano (interpretato da Michele Pacido) e fondatore della casa editrice Mondadori, e la miniserie "Circeo", incentrata sul processo legato alla tragica e sconvolgente vicenda del 1975.
Se preferite le serie tv mistery, andranno in onda "Sopravvissuti", sei puntate con protagonisti alcuni superstiti di una nave scomparsa dai radar da oltre un anno, e la terza stagione di "La porta rossa", entrambe con Lino Guanciale.
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Se adorate, invece, le fiction tratte dai romanzi di Maurizio De Giovanni, non perdete la seconda stagione di "Mina Settembre" con Serena Rossi e di "Il commissario Ricciardi" sempre con Lino Guanciale. Seconda stagione anche per "Le indagini di Lolita Lobosco" con Luisa Ranieri e tratta dai libri di Gabriella Genisi, mentre "Che Dio ci aiuti" e "Un passo dal cielo" raggiungono il traguardo della settima stagione, portando una ventata di novità (la protagonista non sarà più Suor Angela, interpretata da Elena Sofia Ricci, ma Azzurra, cioè Francesca Chillemi, mentre in Un passo dal cielo uscirà di scena Daniele Liotti, verrà confermata Giusy Buscemi e arriverà Giorgio Marchesi).
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A proposito di Elena Sofia Ricci: l'attrice sarà la protagonista di "Fiori sopra l’inferno", thriller tratto dal best seller di Ilaria Tuti. Tra le novità anche "Il maresciallo Fenoglio" (interpretato da Alessio Boni), poliziesco ispirato ai romanzi di Gianrico Carofiglio.
Quinta stagione per "Rocco Schiavone" con Marco Giallini e in autunno verranno trasmessi anche i nuovi episodi di "Imma Tataranni – Sostituto Procuratore".
Per quanto riguarda le produzioni europee, dopo vari slittamenti verrà trasmessa "Il giro del mondo in 80 giorni" con David Tennant, tratta dal classico di Jules Verne e la seconda stagione di "Morgane – Detective Geniale", che ha avuto un buon successo con la prima stagione andata in onda nell’autunno 2021. Quale fiction vi incuriosisce di più?
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Immagini tratte da:
https://www.instanews.it/
https://www.optimagazine.com/
https://tg24.sky.it

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26/6/2022

Elvis - La Recensione

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di Matelda Giachi
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Genere: Biografico, Musicale 
Anno: 2022
Durata: 159 min
Regia: Baz Luhrmann
Cast: Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh, Olivia DeJonge, Luke Bracey, David Wenham, Kelvin Harrison Jr., Xavier Samuel, Kodi Smit-McPhee, Dacre Montgomery, Leon Ford, Kate Mulvany, Jay Chaydon, Charles Grounds, Josh McConville
Sceneggiatura: Sam Bromell, Baz Luhrmann, Craig Pearce, Jeremy DonerSteven Levenson (dal musical di by Steven Levenson, Benj Pasek, Justin Paul)
Fotografia: Mandy Walker
Montaggio: Matt Villa, Jonathan Redmond
Musica: Elliott Wheeler
Costumi: Catherine Martin
Produzione: Bazmark Films, Roadshow Entertainment, The Jackal Group, Warner Bros., Whalerock Industries
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
Paese: USA, Australia

Sono passati quasi dieci anni da Il Grande Gatsby. E’ il 2022 e Baz Luhrmann torna al cinema con una nuova storia; il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico australiano trasforma Austin Butler nella più grande leggenda del rock, Elvis Presley.
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La voce narrante che apre il racconto e che interverrà ripetutamente nel corso della pellicola (un po’ in stile Moulin Rouge) è quella del “Colonnello” Parker, ex imbonitore di parchi divertimenti che, adocchiato per caso un giovanissimo Elvis, ne comprende il talento e lo scrittura reinventandosi manager. “Ci sono persone che vorrebbero farmi passare per il cattivo di questa storia”. Il rapporto tra i due appare molto controverso e, a tratti, ricattatorio e senza dubbio opportunistico, almeno per come lo rappresenta Luhrmann, ma rimarranno legati per tutta la carriera del musicista. Del resto Elvis è illuminato; ha un dono talmente immenso da esserne schiacciato e rimanere “piccolo”, senza mai riuscire veramente a crescere e a prendere le redini dei propri sogni e della propria carriera, finendo spesso ad essere una marionetta nelle mani del suo scopritore. Un’anima in trappola che trovava libertà solo nella sua musica e nel movimento. “Se non mi muovo non so cantare”.
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A concorrere per il ruolo di protagonista c’era stato fino alla fine l’ex One Direction Harry Styles, ma Baz Luhrmann ha preferito scegliere un attore che fosse meno noto al grande pubblico. Austin Butler, apparso in numerosissime serie tv, è al suo primo grande ruolo da protagonista in un film e lo affronta come solo ai grandi livelli di Hollywood sanno fare: con devozione, rispetto e impegno maniacale e perfino una giusta dose di paura reverenziale. L’attore non si limita a muoversi come Elvis, respira come Elvis; ma più di ogni altra cosa, ne coglie il carisma e lo riesce a trasmettere. Per qualche istante, la leggenda del rock torna in vita sullo schermo. Per ciò che concerne la parte canora, Butler esegue personalmente i primi pezzi della carriera del cantante, nei pezzi più maturi la sua voce viene invece mixata con l’originale. Ad affiancarlo c’è Tom Hanks, che interpreta la figura oscura del manager Parker, un ruolo tutt’altro che secondario come del resto non lo era stato quello dell’uomo nella vita dell’artista.
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Elvis non è il classico biopic; non avrebbe mai potuto esserlo nelle mani di un regista fuori dagli schemi come Baz Luhrmann. Passato e presente si mescolano nel montaggio, l’esistenza di Elvis sopra e fuori dal palco si presenta allo spettatore senza indugiare troppo su aspetti specifici, ma con frenesia, quasi al ritmo del suo ancheggiare. Scopriamo che la vita di Elvis è una giostra che sale e che scende, tra infanzia difficile, rapida ascesa delle classifiche, la moglie Priscilla, suo unico grande amore, a cui però non riesce ad essere fedele, la parentesi Hollywoodiana e di nuovo il ritorno alla musica, fino alla dipendenza da farmaci. Una storia che si sposa meravigliosamente con lo stile di Luhrmann. Elvis è un film esagerato, barocco, vorticoso; un’esplosione di colore, musica, costumi pazzeschi (sono quelli di Catherine Martin, moglie del regista e premio Oscar sia per Moulin Rouge che per il Grande Gatsby). Grandioso, spettacolare, Elvis vuole il grande schermo, vuole la sala. Va visto al cinema.
Voto: 8
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Immagini tratte da:
www.warnerbros.it
www.youtube.com
www.military.com
www.bbc.com

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25/6/2022

OBI - WAN KENOBI Serie Tv La Recensione

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di Matelda Giachi
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Genere: Miniserie
Anno: 2022
Episodi: 6
Durata: 50 min circa
Cast: Ewan McGregor, Hayden Christensen, Joel Edgerton, Bonnie Piesse, Grant Feely, Rupert Friend, Moses Ingram, Sung Kang, Kumail Nanjiani, Vivien Lyra Blair, Jimmy Smits, Simone Kessel
Produzione: Lucasfilm
Distribuzione: Disney Plus (Italia)
Paese: USA
Ideatore: Joby Harold

Obi – Wan Kenobi è stata propriamente definita come “la serie giusta nelle mani sbagliate”. In che modo è la serie giusta? Principalmente perché quello di Obi – Wan è uno dei personaggi più carismatici e interessanti delle due trilogie di Star Wars ma, in profondità, di lui sapevamo davvero poco e, soprattutto, quel lasso temporale che porta il personaggio ad evolversi dal sé giovane della trilogia prequel all’anziano saggio della trilogia originale, era totalmente inesplorato. Ed è proprio qui che la serie Disney ha scelto di collocarsi. E’ un tempo in cui il clima di terrore comincia a diventare intollerabile a molti, portando agli albori della famosa Ribellione. Ewan McGregor ha l’età giusta per vestire di nuovo i panni del Maestro Jedi in quella fase della sua vita. Il potenziale è quindi enorme. ​
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Cos’è quindi che non funziona? Certo non il protagonista, un eroe sconfitto e sofferente, ripiegato su se stesso, che deve cercare una nuova spinta vitale, ritrovarsi e connettersi nuovamente con la forza, eccellentemente ritratto dal suo interprete. Funzionano, in generale, la maggior parte dei personaggi, in primis una giovane Leia (un’adorabile Vivian Lyra Blair) già piena di carattere, cocciuta e ribelle proprio così come la abbiamo conosciuta nella sua versione adulta; ma anche figure minori come quella di Tala, interpretata da Indira Varma (Il Trono di Spade), membro di un movimento clandestino che aiuta a portare in salvo i Jedi superstiti infiltrandosi tra le schiere dell’Impero. Trovano, oseremmo dire finalmente, un meritato, dolce spazio anche le figure genitoriali adottive dei due piccoli Skywalker. Chi invece è vittima di una scrittura infelice è il villain della situazione (quello principe rimane Darth Vader, la cui presenza aleggia in un finto secondo piano), la Terza Sorella, interpretata dall’attrice Moses Ingram, ingiustamente finita nel mirino dei leoni da tastiera per via di un personaggio inconsistente che, più che cattivo, appare come un ossessivo compulsivo in preda ad un esaurimento nervoso, un problema di evidente (a quanto pare non per tutti) origine non recitativa.
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Ma il difetto principe di una serie che non riesce a decollare fino al quinto su sei episodi e che vede anzi in un episodio centrale come quarto, il suo punto più basso, è la superficialità. Questa si palesa nel montaggio largamente impreciso sia sul piano spaziale che temporale, con risultati ai limiti del ridicolo, quanto nei tattici ma incoerenti richiami nostalgici ai film, evidenti anche per i fan meno pignoli. Manca spesso la tensione che dovrebbe caratterizzare un clima di repressione e paura e i duelli e gli scontri armati a cui gli amanti di Star Wars sono affezionati sono solo un pallido ricordo. Questo almeno vale fino al quinto episodio, con il quale qualcosa sembra risvegliarsi, e non solo lo spirito combattivo di Obi – Wan Kenobi, per poi culminare in un ottimo sesto episodio che entusiasma e allo stesso tempo genera amarezza perché palesa il fatto che, si, una grande serie era possibile. Avendo a che fare con una prima parte gravemente insufficiente e con una finale molto buona, e quindi con un bel divario qualitativo, è anche difficile dare un giudizio complessivo. E’ certo poi che ci siamo tutti approcciati alla serie con aspettative enormi, con inevitabili conseguenze sull’obiettività. Resta il fatto che Obi – Wan Kenobi poteva e doveva essere di più e che la serie è stata messa in mani incapaci di gestirla. Peccato.
Voto: 5/6
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Immagini:
www.gingergeneration.it
www.tvserial.it
www.recenserie.com

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20/6/2022

Al via il Pisa Chinese Film Festival 2022

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PISA CHINESE FILM FESTIVAL 2022

日濡月染

Come il Sole immerso nella Luna calante

20, 21, 22, 23 giugno 2022

Giardino di via la Nunziatina, 11

In collaborazione con Udine Far East Film Festival e con Cinema Arsenale di Pisa


***
Organizzato dall’Istituto Confucio di Pisa, l'edizione 2022 del Pisa Chinese Film Festival vede il consolidamento di alcuni aspetti peculiari della sua formula, pur presentandosi al pubblico in una veste rinnovata. Le proiezioni, infatti, continuano a tenersi all'aperto, nel Giardino di via la Nunziatina, a Pisa, ancora una volta nel cuore del giugno pisano. Confermate e ancora più solide le collaborazioni: quella con l’Udine Far East Film Festival, vera e propria istituzione del cinema asiatico in Italia, e quella con il Cinema Arsenale di Pisa, già partner del progetto negli anni trascorsi, ma che per l’edizione 2022 ha contribuito in maniera determinante ad arricchire l'offerta in cartellone.


La novità - L'edizione 2022 inaugura un filone di ricerca riassunto nei caratteri che accompagnano la testata del 2022, a metà tra auspicio e descrizione: “Come il Sole immerso nella Luna calante”. I titoli proposti dal Pisa Chinese Film Festival 2022, infatti, hanno come elemento in comune la sottile mutazione in atto nel cinema contemporaneo cinese. Una metamorfosi accesa, da una parte, dalle contaminazioni di stili, generi, codici culturali, e dall'altra favorita da una commistione sempre più viva e consapevole tra estetica cinese e tradizione occidentale. Agli albori delle ‘ombre elettriche’, nella Shanghai delle delegazioni internazionali, il cinema cinese mostrava ancora caratteristiche occidentali, ma un percorso vivo fatto di rivoluzioni e, appunto, di radicali mutazioni, gli ha donato un’identità propria, irriducibile, che oggi torna a noi per osservarci di nuovo da vicino, per interrogarci.


Tutti i titoli presenti in cartellone saranno a ingresso gratuito e in lingua originale, con sottotitoli in italiano. L'ingresso degli spettatori è garantito fino a esaurimento dei posti a disposizione.


La composizione del cartellone 2022 si è avvalsa della preziosa collaborazione dell’Udine Far East Film Festival. Un approccio rinnovato che ha individuato sul campo alcuni dei titoli che hanno incontrato il gusto del pubblico più grande del mondo, con una particolare attenzione alle mode, ai personaggi, ma anche alle ‘firme’ che arricchiscono il panorama dell’industria cinematografica cinese contemporanea. La Cina rappresenta un osservatorio privilegiato su quelli che sono oggi i gusti, le avanguardie, addirittura le storie che talvolta rimbalzano anche nel contesto europeo.
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Apertura lunedì 20 giugno alle ore 20 con la Opening Cerimony PCFF 2022 nella cornice del Giardino di via la Nunziatina 11, a Pisa. A fare gli onori di casa ci saranno la professoressa Huang Yunlin (Direttrice Istituto Confucio di Pisa), Giada Alì e Fabiana De Carlo (Istituto Confucio di Pisa). Ospiti al taglio del nastro il professor Nicola Bellini (Scuola Superiore Sant’Anna), Antonio Capellupo (Cinema Arsenale), e Thomas Bertacche (Far East Film Festival). Alle 20.30 è previsto un brindisi di benvenuto per dare l’avvio alla stagione 2022. Alle 21.30 il festival sarà quindi inaugurato da Return to Dust (隐入尘烟), del regista Li Ruijun, in concorso alla Berlinale 2022, in cartellone al Far East Festival di Udine 2022, e non ancora programmato nelle sale cinematografiche italiane. Al centro una storia d'amore improbabile e romantica girata nel Gansu tra dune maestose simbolo di una Cina rurale all'estremo, dove la sopravvivenza materiale è precaria ma i momenti di poesia abbondano. Un capolavoro annunciato, profondamente cinese ma che fonda la sua ragion d’essere in un linguaggio universale.


Martedì 21 giugno la giornata prenderà le mosse a partire dalle 18 con l’esperienza condivisa "Bashu": birra, hotpot e divertimento" una degustazione a cura di ChinEAT & Postwave Brewing. La Cultura Bashu ha una storia di oltre 3000 anni, ed è ampiamente considerata come una delle culle della moderna civiltà cinese. Marco Bonaglia (dottorando presso l’Università di Chongqing) e Fabiana De Carlo (Program Manager dell’Istituto Confucio di Pisa) intervisteranno Silvio Festari e il suo gruppo di Post Wave Brewing, e così Laura Rizzo e Michele Dilella per ChinEAT, per presentare le loro storie di successo aziendale e cooperazione tra Cina e Italia nell’ambito del commercio, ma anche le loro esperienze personali, culturali e linguistiche, con la Cina. Particolare rilievo sarà dato al tema della mediazione culturale e dell’interculturalità nel mondo dell’imprenditoria sino italiana. Nella seconda parte, i partecipanti avranno la possibilità di degustare i prodotti, con una vincente accoppiata di birra e hotpot. Alle 21 è quindi previsto l’intervento della regista Zuxin Hou, della quale alle 21.30 verrà proiettato The Italian Recipe (遇见你之后), film d'apertura al Far East Festival di Udine 2022 dove è stato proposto in anteprima mondiale. Già considerato un Vacanze romane aggiornato e in salsa cinese, il film racconta l'incontro a Roma tra Peng, un giovane e famoso cantante pop arrivato in Italia per partecipare a un reality show, e Mandy, giovane coetanea (Huang Yao) che aiuta gli zii nella lavanderia di famiglia e sogna di diventare chef. I due che inizialmente non si sopportano, iniziano realmente a conoscersi, quando sono costretti a trascorrere insieme una notte piena di sorprese proprio nella capitale italiana. Un esempio evidente di come la contaminazione di generi e linguaggi riesca a sortire oggi opere di complessa catalogazione, nonostante la superficie solo all’apparenza riconoscibile.


Mercoledì 22 giugno si riparte alle 18.30 con un Laboratorio di Calligrafia a cura di docenti e volontarie dell’Istituto Confucio di Pisa (l’accesso è libero e non prevede iscrizione). Alle 21.30 sarà la volta di South Wind, un docufilm del regista Zhang Zhiqiang, in cui si racconta dal vivo la lotta quotidiana di una coppia di pensionati bloccata nel sud della Cina a causa del COVID-19. Xu Zhihui e Sun Yanping hanno entrambi problemi di salute. Nel tentativo di stare meglio decidono di fare un viaggio attraverso il loro enorme paese. Giunti a Fangpo, nel sud della Cina, restano bloccati a causa della pandemia di COVID-19. Decidono dunque di stabilirsi temporaneamente sulla spiaggia, trovandosi immersi in un ambiente del tutto nuovo ed estraneo. La loro nuova quotidianità è basata sulla sopravvivenza e soprattutto Xu deve trovare nuove tecniche per procurarsi il cibo. Una piccola perla che affronta il tema epocale della pandemia dalla prospettiva di due soggetti ai margini, in grado però di testimoniare verità senza tempo.


Giovedì 23 giugno alle ore 20 i lavori saranno inaugurati dalla presentazione dell’Associazione Sportiva “Wing Tsun” con una dimostrazione dal vivo di Wing Chun (永春拳). Alle 21,30, infine, il Pisa Chinese Film Festival celebra il ventennale di una pellicola che ha letteralmente rivoluzionato il cinema cinese (e mondiale) contemporaneo. Usciva infatti nel 2002 英雄 (Yīngxióng), ovvero Hero, del regista Zhang Yimou, che metteva in scena il tentativo di assassinio del mitico imperatore Qin Shi Huang, nel 227 avanti Cristo. Jet Li, Tony Leung e Maggie Cheung sotto l'ispirata direzione del maestro cinese incarnavano personaggi che sono ancora incisi nella memoria collettiva, nuove maschere di un genere 'originario' e mai passato veramente di moda come il wuxia, il cappa e spada di matrice cantonese. Zhang Yimou lo ricodifica incrociando opera classica, balletto e western. Un gioiello che non ha perso un grammo della sua freschezza, riproposto al pubblico del Pisa Chinese Film Festival in versione originale sottotitolata.


<<Il nuovo corso del Pisa Chinese Film Festival è il frutto di un confronto serrato con i nostri tempi – afferma la professoressa Yunlin Huang, direttrice cinese dell’Istituto Confucio di Pisa. Stiamo lentamente passando dal confronto, dalla reciproca osservazione tra due culture capitali, allo scambio, alla condivisione. Una fase epocale di cui l’arte, e in particolare il cinema, si fanno naturali testimoni. Il Pisa Chinese Film Festival era, resta e si candida ancora a essere un evento privilegiato durante il quale osservare da vicino una parte di questa mutazione in corso. Penso ai grandi passi compiuti dalla nostra manifestazione nel corso degli anni. Anche noi, nel nostro piccolo, stiamo incarnando il medesimo cambiamento. Rinnovarci è una sfida cui vogliamo partecipare.>>


<<Il Pisa Chinese Film Festival è ormai un luogo d’incontro, non solo per gli spettatori che lo animano con la loro presenza – racconta il prof. Alberto Di Minin, direttore italiano dell’Istituto Confucio di Pisa – ma per quelle realtà che partecipano alla sua organizzazione. Scambio, condivisione, confronto scandiscono questo nostro modello, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ne sono un chiaro esempio le nostre collaborazioni. Da una parte gli amici del Far East di Udine, anche quest’anno alleati fondamentali per conferire profondità e qualità al nostro Festival. Siamo solo al secondo anno di questa intesa, ma i frutti a me sembrano già importanti e destinati a durare nel tempo. Dall’altra, sulla stessa linea, gli amici del Cinema Arsenale di Pisa ormai colonna portante della nostra organizzazione. È a questo felice scambio che mi riferisco quando parlo di ‘modello’, di virtuosa interazione tra le parti. Ci vediamo quindi al Pisa Chinese Film Festival per godere di quella che sarà una vera e propria festa per la mente e per il cuore.>>

A partire dai prossimi giorni tutte le novità e gli aggiornamenti sulla pagina Facebook e Instagram dell'Istituto Confucio di Pisa:


https://www.facebook.com/IstitutoConfuciodiPisa
https://www.instagram.com/istituto_confucio_pisa/

Segui il festival sul canale Twitter: @ChinaSantAnna


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5/6/2022

Stranger Things 4 – Volume I

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Di Federica Gaspari
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​Paese:
Stati Uniti
Anno: 2022
Formato: serie TV
Genere: fantascienza, drammatico, horror
Puntate: 7
Regia: Matt e Ross Duffer, Shawn Levy, Nimrod Antal
Sceneggiatura: Matt e Ross Duffer, Caitlin Schneiderhan, Paul Dichter, Kate Trefry, Curtis Gwinn
Produzione: Camp Hero Production, 21 Laps Entertainment, Monkey Massacre
Cast: Winona Rider, David Harbour, Finn Wolfhard, Millie Bobby Brown, Gaten Matarazzo, Caleb McLaughlin, Noah Schnapp



Dopo tre lunghissimi anni, il Sottosopra riapre le sue porte con nuove avventure popolate da vecchie conoscenze. La lunga attesa è ormai finita e lo scorso 27 maggio la quarta stagione di Stranger Things ha finalmente fatto il suo debutto con le prime 7 puntate sulla piattaforma di Netflix. Diversamente dalle stagioni precedenti ma perfettamente in linea con la nuova politica del colosso dello streaming, il fortunato show dei Duffer Brothers torna in scena in due parti soprannominate Volumi per rimanere in pieno stile anni Ottanta, la cornice che sin dagli esordi arricchisce di fascino la serie. Oculata mossa per tenere sulle spine gli abbonati fino al 1° luglio, giorno dell’uscita del secondo volume? L’unica certezza del lungo addio a una delle serie più iconiche dell’ultima decade sul piccolo schermo è che inevitabilmente questo epilogo segnerà una nuova fase per Netflix e per tutto il suo pubblico.

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​Nove mesi dopo gli eventi del centro commerciale Starcourt narrati nella terza stagione, il gruppo di amici - ora separati - deve affrontare una nuova minaccia soprannaturale, nota come Vecna, che appare a Hawkins. Gli incredibili poteri di Undici (Millie Bobby Bhrown), che spesso hanno salvato il gruppo e la città in passato, sembrano però un lontano ricordo. Nel frattempo, Joyce Byers (Winona Ryder) e Murray Bauman (Brett Gelman) cercano di aiutare Jim Hopper (David Harbour) a fuggire da una prigione in Kamchatka, Russia.
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Lasciati alle spalle i tormenti dell’adolescenza che avevano segnato la stagione precedente tra alti e bassi, i nuovi episodi di Stranger Things abbracciano la loro origine squisitamente citazionista ma mai banale. Se è vero che il fenomeno di Hawkins ha segnato una nuova era per epigoni su piccolo e grande schermo dalle alterne fortune, è altrettanto innegabile che solo questo prodotto ha saputo essere sempre inconfondibile e autentico per tutto il suo percorso che ora si avvia a una conclusione. Dopo aver esplorato approfonditamente il cinema d’avventura anni Ottanta e l’immaginario adolescenziale plasmato da John Hughes, la serie si confronta con gli stilemi horror di film come Nightmare on Elm Street – citato esplicitamente anche con una guest star –, Il silenzio degli innocenti, Carrie e molti altri. Per la prima volta, Hawkins non è più solo un luogo in cui accadono cose strane, è l’habitat di un male viscerale, spietato e senza filtri. La crescita di un nutrito gruppo di personaggi – non più ingenui e innocui bambini come agli esordi – passa anche da questi toni e da questi traumi, elementi che sono fulcro di ogni episodio nonché parte integrante del modus operandi del nemico di stagione.
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La carta vincente della riuscita eccellente di un progetto già convincente sulla carta è tuttavia da ricercare nella scelta di rinnovare la scommessa di un insieme attoriale che, proprio in questa stagione, completa il suo percorso di crescita verso una narrazione corale. La struttura a tre linee narrative, infatti, evidenzia come ormai ogni personaggio sia parte di un immaginario più ampio e articolato, coniugato sia in termini di ricchezza di casting che di ambientazione. Infatti, come mai prima d’ora, il Sottosopra viene sviscerato nelle sue dinamiche ed esplorato in profondità, diventando terreno ideale per introdurre il nuovo villain Vecna e i nuovi toni decisamente dark della serie. Proprio quando questi elementi più estremi e radicali vengono affrontati apertamente, lo show riesce dunque a regalare il meglio di sé con sequenze destinate a entrare nell’immaginario comune per la loro capacità di unire emozioni, ottima scrittura e riferimenti pop.

Il settimo episodio – un vero e proprio mid-season finale d’altri tempi – conclude questa prima corsa senza tregua con un plot twist disarmante ma ben costruito episodio dopo episodio. Non lasciando nulla al caso, la serie si prepara al gran finale in due episodi di lunga durata. Le aspettative sono altissime… quando arriva luglio?

Immagini tratte da:
https://blog.screenweek.it
www.fanpage.it

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31/5/2022

Top Gun: Maverick - La Recensione

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di Matelda Giachi
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Genere: Azione
Anno: 2022
Durata: 131 min
Regia: Joseph Kosinski
Cast: Tom Cruise, Miles Teller, Jennifer Connelly, Val Kilmer, Jon Hamm, Glen Powell, Lewis Pullman, Ed Harris, Manny Jacinto, Jean Louisa Kelly, Jay Ellis, Bashir Salahuddin, Monica Barbaro, Peter Mark Kendall
Sceneggiatura: Justin Marks, Eric Singer
Fotografia: Claudio Miranda
Montaggio: Eddie Hamilton
Musica: Hans Zimmer, Harold Faltermeyer
Produzione: Jerry Bruckheimer Films, Paramount Pictures, Skydance Media
Distribuzione: Eagle Pictures / Paramount Pictures Italia
Paese: USA

Era il 1986, al cinema si raccontava la storia di un pilota eccezionale e sconsiderato, Pete "Maverick" Mitchell, con il suo look iconico composto da giubbotto di pelle e occhiale da sole Ray-Ban e la passione per il volo e le moto. Lo ritroviamo 34 anni dopo, interpretato nuovamente da un Tom Cruise in splendida forma, ancora intento a sfidare ogni limite che gli venga posto, sfuggendo a tutte quelle promozioni che lo porterebbero a smettere di volare. Ordini dall'alto lo richiamano alla Top Gun, la scuola che addestra i migliori piloti al mondo, e lo costringono contemporaneamente ad una nuova avventura e ad un tuffo nel passato in cui lo spettatore lo accompagna.
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Imbastire un sequel è, da una parte, una grande operazione di marketing, in quanto quasi nessuno è immune all'effetto nostalgia. E' anche però un grande azzardo, soprattutto quando ci si aggancia ad un film cult come è stato Top Gun. Joseph Kosinski e Tom Cruise hanno dimostrato di saper giocare, perché hanno prodotto un secondo capitolo superiore a ogni ottimistica aspettiva. Top Gun: Maverick ha tutto quello che avremmo potuto richiedere a questo film, a partire da una storia in perfetto equilibrio tra passato e presente. E' puro cinema americano nella sua veste migliore. Si richiama e si cita continuamente, ma senza arenarsi. C'è un filo di tensione costante che tiene lo spettatore incollato allo schermo per tutte le due ore abbondanti di durata, smorzata al momento giusto e solo quanto basta. Tom Cruise è ancora padrone di un ruolo che è sempre stato il suo cavallo di battaglia, mentre Miles Teller, che interpreta Rooster, il figlio cresciuto del grande amico e compagno di volo di Maverick, Goose, si conferma uno dei giovani talenti della nuova Hollywood. Ogni più piccolo interprete lascia la propria impronta. C'è tanto spazio per l'azione ma ce n'è altrettanto per i rapporti umani: veri, concreti, bellissimi. Esplorati con semplicità ma nel profondo. Una combinazione che rende forte e inevitabile il coinvolgimento emotivo. La fotografia è spettacolare ed esaltante, la colonna sonora ha un forte effetto immersivo.
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L'ingrediente segreto di Top Gun: Maverick è infine un grandissimo amore per il cinema. Quell'amore che lo stesso Tom Cruise ha gridato a Cannes quando ha portato il suo film sulla Croisette, che lo ha guidato nelle scelte di sottoporre il cast a mesi di durissimi allenamenti e di non ricorrere all'aiuto della computer grafica per la realizzazione delle scene di volo ma sempre e solo alle riprese. Un amore senza compromessi anche per quanto riguarda la fase finale dell'opera cinematografica, la visione. Top Gun poteva uscire solo al cinema ed è lì che va assolutamente visto. Tom Cruise sarà stato giudicato da molti estremo nelle proprie scelte, ma la resa gli ha dato ragione. Questo film è pura esaltazione e godimento cinematografico.
Voto: 9
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Immagini:
www.news.cinecittà.com
www.orgoglionerd.it
www.military.com
www.ciakclub.it

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22/5/2022

Recensione di "Downton Abbey II: A New Era"

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di Vanessa Varini
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Titolo: "Downton Abbey II: A New Era"
Paese di produzione: Regno Unito, Stati Uniti d'America
Anno: 2022
Durata: 125 minuti
Genere: drammatico, storico
Regia: Simon Curtis
Soggetto: serie televisiva creata da Julian Fellowes
Sceneggiatura: Julian Fellowes
Fotografia: Andrew Dunn
Costumi: Maja Meschede, Anna Robins
Interpreti e personaggi: Hugh Bonneville (Robert Crawley Conte di Grantham), Samantha Bond (Lady Rosamund Painswick), Laura Carmichael (Edith Pelham), Jim Carter (Charles Carson), Raquel Cassidy (Phyllis Baxter), Brendan Coyle (John Bates), Hugh Dancy (Jack Barber), Michelle Dockery (Lady Mary Talbot), Kevin Doyle (Joseph Molesley), Joanne Froggatt (Anna Bates), Laura Haddock (Myrna Dalgleish), Robert James-Collier (Thomas Barrow), Allen Leech (Tom Branson), Phyllis Logan (Elsie Hughes), Elizabeth McGovern (Cora Crawley, Contessa di Grantham), Sophie McShera (Daisy Mason), Lesley Nicol (Beryl Patmore), Maggie Smith (Violet Crawley), Dominic West (Guy Dexter)

È ancora nei cinema "Downton Abbey 2" diretto da Simon Curtis e sequel del film del 2019 "Downton Abbey", a sua volta seguito dell'omonima e celebre serie televisiva. In questa nuova avventura Lady Violet (interpretata dalla magistrale Maggie Smith) riceve a sorpresa in eredità una villa in Costa Azzurra da un suo amore di gioventù, che ha sempre tenuto segreto a tutti. La contessa decide di affidare la proprietà alla giovanissima nipote Sybil Branson. ​
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Così alcuni membri della famiglia Crawley lasciano Downton per recarsi in Francia insieme ad alcuni membri della servitù, tra cui il maggiordomo Carson. Lady Mary (Michelle Dockery), invece, accetta la proposta di un regista (Hugh Dancy) di girare un film dentro Downton scatenando la felicità, ma anche delle incomprensioni con i domestici.
Questo secondo capitolo da una parte approfondisce il passato di Lady Violet in Francia, tra segreti e malintesi, dall'altra omaggia la Hollywood dei tempi d’oro (fine anni '20) mostrando il passaggio dal cinema muto al sonoro. Questa novità manderà in crisi gli attori, tra cui la viziata diva del cinema Myrna Dalgleish (Laura Haddock), che ha una voce troppo acuta e sgradevole per doppiarsi.
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La star Guy Dexter (interpretato da un convincente Dominic West), invece, non ha problemi vocali e durante la permanenza a Downton diventa amico del maggiordomo Thomas Barrow. Ottimo come sempre il cast, superbe le scenografie, meravigliosi i costumi d'epoca. La sceneggiatura poi bilancia alla perfezione i momenti comici, come le battute dall'umorismo british di Lady Violet ("Ho l’aria di chi rifiuterebbe una villa nel sud della Francia?"), con quelli più commoventi (soprattutto il finale che non vi anticipo). Se siete fan della serie tv, vi farà molto piacere ritornare a Downton, rivedere i personaggi della serie e scoprire l'evolversi delle loro storie.
Nell'attesa di un terzo capitolo, su Amazon Prime potete recuperare tutte e cinque le stagioni della serie "Downton Abbey", ideata e scritta dall'attore e scrittore Julian Fellowes e ambientata fra il 1912 e il 1926. Il primo film del 2019, che racconta l'arrivo di re Giorgio V e della regina Mary a Downton durante un tour reale nello Yorkshire, si può guardare in streaming su Chili.
Immagini tratte da:
https://www.roadtvitalia.it/
https://www.20minutos.es/
https://www.mymovies.it/

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6/5/2022

Doctor Strange nel Multiverso della Follia: la recensione

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​Il film più visionario e creepy della Marvel
, sorprendente, imprevedibile. Raimi torna a dirigere un cinecomic senza dimenticare il suo stile. 
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di Salvatore Amoroso
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​Genere: Avventura, azione
Anno: 2022

Regia: Sam Raimi
Durata: 126 min.
Sceneggiatura: Michael Waldron
Fotografia: John Mathieson
Musica: Danny Elfman
Montaggio: Bob Murawski, Tia Nolan
Distribuzione: Walt Disney Studios
Paese: USA
Cast: Benedict Cumberbatch (Doctor Strange); Elizabeth Olsen (Wanda Maximoff); Benedict Wong (Wong); Xochitl Gomez (America Chavez); Rachel McAdams (Christine Palmer). 

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La rivoluzione narrativa e cinematografica della Marvel non accenna ad arrestarsi. Anzi, si eleva e sconfina verso territori inesplorati. Kevin Feige voleva Sam Raimi alla regia e il regista statunitense non vedeva l’ora di poter girare un film Marvel. Matrimonio che per molti sarebbe stato alquanto complicato e invece il connubio tra i due mondi è decisamente riuscito, evolvendosi in una nuova dimensione che, badate bene, non snatura minimamente le identità dei due freschi sposi. Che piaccia o meno, come dimostra Doctor Strange nel Multiverso della Follia, il viaggio è ancora lungo. Anzi, non si può nemmeno più parlare di viaggio, Feige e gli studios hanno dato vita a un’epopea mastodontica e ramificata che fa dei dettagli quell’arma vincente in grado, ancora una volta, di farci sobbalzare dalla poltrona del cinema. Perché sì, anche questo è cinema; cinema che si sofferma sull’impossibile, sull’estasi, sulla sorpresa.
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Film marvel numero ventotto, dove la follia regna sovrana e il tanto atteso Sam Raimi non delude le aspettative e addirittura sorprende tutti auto-citandosi e portando il suo mondo oscuro e comico all’interno dell’universo Marvel. Raimi cita La Casa, l’Armata delle tenebre, insomma tutto il franchise Horror che calza perfettamente con il personaggio del Dottor Strange, interpretato meravigliosamente da un Benedict Cumberbatch in stato di grazia e sempre più a suo agio nei panni dell’oscuro.
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Davanti alle prime scene del film la sensazione di avere totalmente a che fare con un opera di Raimi è molto chiara e Cumberbatch ci dimostra subito di aver fatto suo il ruolo e segue il flusso ‘’pazzerello’’ del regista, che è riuscito a far prevalere la propria impronta in un modo semplice e conciso, vincendo nettamente il confronto con i colleghi Taika Waititi e James Gunn. Le preziose trame tessute da Feige nei quasi quindici anni non vengono affatto stravolte, ma semmai rinvigorite e piegate alla visione di Raimi che adopera come perno la sceneggiatura composta da Michael Waldron per esprimere composizioni e atmosfere piene zeppe di fantasia. Sceneggiatura oltretutto parecchio solida (oro colato rispetto al debole Spider Man: No Way Home), qui il fan-service è dosato e le sorprese vengono svelate con i giusti toni. Forse un po’ caotico il collegamento con le serie Tv Marvel, frangente interessante che potrebbe causare un effetto boomerang: lo spettatore incauto potrebbe non capire determinati collegamenti ma soprattutto la caratterizzazione di Wanda Maximoff, (interpretata da Elizabeth Olsen) quindi non si può fare a meno di vedere la miniserie WandaVision. ​

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Il vero asso nella manica del film è l'uso "emotivo" del multiverso. Non solo un pretesto narrativo per allargare gli orizzonti e le possibilità del Marvel Cinematic Universe, ma un modo per mettere i due protagonisti Strange e Scarlet Witch (la vera e propria coprotagonista) davanti a uno specchio rotto. È solo grazie al riflesso distorto del multiverso che lo stregone e la strega vedono quello che sono attraverso, che sarebbero potuti essere o potrebbero diventare. Una consapevolezza dolorosa, che passa dal rimorso e da una serie di "se" e di "ma" che feriscono parecchio. I due eroi di Endgame cercano di trovarsi dentro le proprie varianti, è questa forse la vera grande missione: affrontare se stessi e le proprie debolezze. I portali che riesce ad aprire il nuovo volto del film ovvero America Chavez, non sono solo dei semplici passaggi ma il mezzo per poterci guardare dentro ed esplorare le proprie coscienze. La grande metafora che Raimi ci vuole donare è che la realtà è incontrollabile, siamo in balia del caos e dell’inaspettato. Sulla propria pelle, lo Stregone Strange comprende quanto sia dannoso voler controllare tutto, finendo per scendere in un incubo che farà a pezzi il suo Ego. Un ennesimo step per la Marvel, che riesce a parlare sia ai più piccoli che ai grandi, più che mai confusi in questi anni incerti e nebulosi. ​

Immagini tratte da:
Immagine 1 - Wired Italia
Immagine 2 - Team World
Immagine 3 - Gazzetta dello Sport
Locandina - LegaNerd  

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1/5/2022

LE NOVITÀ HOME VIDEO DI MAGGIO 2022

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Tratto dal comunicato stampa di Milla & Macchiavelli 
Avventure mozzafiato, grandi emozioni e film degli Oscar tra le uscite Home Video targate Eagle Pictures di maggio 2022.
Si comincia il 5 maggio con il DVD e Blu-ray di "Il lupo e il leone" di Gilles de Maistre, il regista del film campione d’incassi "Mia e il leone bianco". 
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Protagonista Alma, giovane ventenne e talentuosa pianista originaria del Canada che torna a vivere tra i boschi dell’isola in cui ha trascorso l’infanzia. Sulla sua strada incontra casualmente un cucciolo di lupo e un cucciolo di leone, ribattezzati Mozart e Dreamer. Tra i tre nasce un legame indissolubile che neanche il destino riuscirà a separare. Infatti quando gli animali vengono scoperti e divisi, cercheranno in tutti i modi di unirsi alla loro amata sorellina.
De Maistre torna a dirigere una straordinaria avventura per tutta la famiglia: ancora una volta la produzione ha filmato la crescita dei cuccioli di lupo e di leone dai loro primi momenti fino alla giovinezza, per un arco di 15 mesi.
Nel cast anche il candidato Oscar Graham Greene, famoso per il suo ruolo in "Balla coi Lupi" e "I Segreti di Wind River".
Sempre dal 5 maggio in DVD, Blu-ray e 4K, esce "Come ti ammazzo il bodyguard 2 - La moglie del sicario" di Patrick Hughes, un nuovo ed esilarante capitolo sempre più ricco di azione. 
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La guardia del corpo Michael Bryce (Ryan Reynolds) si era ripromesso di non far più ricorso alla violenza, ma i suoi buoni propositi vanno letteralmente a rotoli quando l’ex killer Darius Kincaid (Samuel L. Jackson) e la sua bella moglie Sonia (Salma Hayek) lo coinvolgono in una missione di supporto ad un agente dell’FBI (Frank Grillo) intento a prevenire un cyber attacco organizzato da un vendicativo e potente criminale (Antonio Banderas).
Il 13 maggio in DVD e Blu-ray (in regalo un bloc-notes), Combo (con doppio disco DVD+Blu-ray + in regalo un portadocumenti e un segnalibro), 4K (contenente sia il formato Blu-ray che 4K) e una Steelbook da collezione sempre con all’interno il doppio disco Blu-ray + 4K + in regalo un bloc- notes e un segnalibro, esce "Uncharted" di Ruben Fleischer (regista di "Zombieland" e "Venom"), un avventuroso adattamento dell’omonima saga videoludica targata PlayStation Productions. 
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Il ladro di strada Nathan Drake (Tom Holland) viene reclutato dall'esperto cacciatore di tesori Victor "Sully" Sullivan (Mark Wahlberg) per recuperare una fortuna persa da Ferdinando Magellano 500 anni fa. Quella che inizia come una rapina per il duo diventa una corsa all'impazzata per raggiungere la meta prima dello spietato Moncada (Antonio Banderas), che crede che lui e la sua famiglia ne siano gli eredi legittimi. Se Nate e Sully riusciranno a decifrare gli indizi e a risolvere uno dei misteri più antichi del mondo, potranno trovare un tesoro da 5 miliardi di dollari e forse anche il fratello di Nate, scomparso da tempo, ma solo se impareranno a lavorare insieme.
Dal 25 maggio in una nuovissima riedizione nei formati DVD, Blu-ray e 4K (con doppio disco 4K + Blu-ray) e con all'interno un esclusivo booklet (il manuale della lingua dei segni) da 36 pagine, esce "Coda - I segni del cuore", commovente e pluripremiata storia di formazione ispirata al successo francese "La famiglia Bélier". 
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Ruby Rossi (interpretata da Emilia Jones, star della serie Netflix "Lock & Key") non è una liceale qualunque: le sue giornate iniziano alle 3 del mattino, su una barca da pesca, a fianco di suo fratello maggiore Leo (Daniel Durant) che, come papà Frank (Troy Kotsur, che grazie a questo ruolo ha vinto il Premio Oscar 2022 come Miglior Attore non protagonista) e mamma Jackie (Marlee Matlin, Premio Oscar come miglior attrice protagonista nel film "Figli di un dio minore"), è sordo. Ogni giorno, prima di andare a scuola, Ruby viene sbeffeggiata dalle altre studentesse, ma a lei poco importa. La sua più grande passione è il canto e di talento ne ha da vendere, tanto da prepararsi per l’audizione in una prestigiosa scuola di musica. Presto si troverà di fronte a un’importante scelta: aiutare la sua famiglia oppure inseguire i propri sogni. Il film ha vinto tre Oscar (Miglior Film, Miglior Attore non protagonista e Miglior sceneggiatura non originale), ha ottenuto due nomination ai Golden Globes, quattro riconoscimenti al Sundance Film Festival 2021 e si è aggiudicato ben il 96% di recensioni positive della critica su Rotten Tomatoes
Infine ancora dal 25 maggio, edito nei formati DVD e Blu-ray, esce "Cyrano"  dell’acclamato regista Joe Wright (regista di "Orgoglio e pregiudizio", "Espiazione", “Anna Karenina" e "L’ora più buia"), un musical pieno di romanticismo a metà tra "Shakespeare in Love" e "Moulin Rouge", candidato al Premio Oscar per i Migliori Costumi.
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Cyrano de Bergerac (Peter Dinklage) incanta il pubblico sia con brillanti giochi di parole nelle sfide verbali che con la sua abilità con la spada nei duelli. Cyrano non ha avuto il coraggio di dichiarare i suoi sentimenti alla splendida Roxanne (Haley Bennett), convinto che il suo aspetto fisico non lo renda degno dell’amore della sua più cara amica. Lei, però, si è innamorata a prima vista di Christian (Kelvin Harrison).
Le foto sono state offerte gentilmente dall'ufficio stampa Milla & Macchiavelli

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1/5/2022

Severance

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Di Federica Gaspari
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Paese: Stati Uniti d’America
Anno: 2022
Genere: thriller, fantascienza
Episodi: 9
Durata: 40-57 min
Ideatore: Dan Erickson
Regia: Ben Stiller, Aoife McArdle
Sceneggiatura: Dan Erickson, Andrew Colville, Kari Drake, Anna Ouyang Moench, Amanda Overton, Helen Leigh, Chris Black
Cast: Adam Scott, Zach Cherry, Britt Lower, Tramell Tillman, Jen Tullock, Dichen Lachman, Michael Chernus, John Turturro, Christopher Walken, Patricia Arquette, Yul Vazquez, Michael Cumpsty, Nikki M. James, Sydney Cole, Marc Geller, Michael Siberry, Joanna Kelly, Cassidy Layton, Nora Dale, Ethan Flower, Karen Aldridge

In una stagione televisiva in cui molte serie TV di ritorno lasciano egualmente delusi fan e critici, Apple TV+ trova l’habitat ideale per continuare con la sua stravagante strategia per affermarsi come piattaforma in grado di fornire prodotti di intrattenimento di qualità quanto, molto spesso, di nicchia. Si è parlato a lungo nei mesi passati di quanto il colosso tech di Cupertino sia stato spesso in balia della concorrenza nella guerra allo streaming: campagne promozionali inesistenti e modalità di abbonamento poco competitive e inclusive hanno fatto in modo che buona parte dei contenuti distribuiti, seppur di qualità, rimanesse in ombra. Solo il vecchio ma infallibile metodo del passaparola, infatti, è riuscito a portare alla luce veri e propri fenomeni mediatici come The Morning Show e, più recentemente, il travolgente Ted Lasso.
 
A mesi dal lancio, tuttavia, Apple TV+ non ha intenzione di tornare sui suoi passi ma, per una congiunzione astrale che sembra mettere in difficoltà i suoi principali competitors nel target di riferimento (HBO e Hulu), potrebbe aver trovato il suo momento d’oro con la produzione di show originali dalle premesse avvincenti. L’insolito Severance, in italiano distribuito anche come Scissione, è il must del momento del catalogo con le sue 9 puntate in grado di destreggiarsi splendidamente tra satira, thriller e horror psicologico. Il miglior modo per goderselo? Forse non sapere assolutamente nulla e tuffarsi nell’ignoto. I nomi coinvolti alla regia e sceneggiatura, Dan Erickson e Ben Stiller, dopotutto dovrebbero già incuriosire e fare da garanzia. Se però ancora resta qualche dubbio, si consiglia di continuare nella lettura di queste righe: questa breve recensione entusiasta riuscirà a convincervi?
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Una giovane donna senza nome (Britt Lower) si risveglia in una misteriosa stanza dominata da un enorme tavolo da riunione. È da sola e intorno a lei non trova nulla in grado di suggerire il perché della sua presenza. Il suo risveglio disorientato e traumatico viene bruscamente interrotto da una voce proveniente da un altoparlante che le indirizza una serie di domande, apparentemente banali. Inizia così il racconto televisivo alla scoperta della scissione – severance -, una controversa procedura neurochirurgica a cui alcune persone si sottopongono per dividere i loro ricordi di vita personale da quelli del mondo del lavoro presso l’enigmatica Lumon Industries. Cosa potrebbe accadere, tuttavia, se gli “io” lavorativi della Lumon iniziassero a ribellarsi e a provare sempre più curiosità nei confronti della vita dei loro “io” fuori dalle porte dell’azienda?
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Chi non ha mai immaginato di separare nettamente la propria vita sul lavoro da quella personale? Soprattutto negli ultimi anni in cui, complice anche la diffusione dello smartworking, il confine tra orario d’ufficio e tempo libero è sempre più sfumato e labile, il tema dell’equilibrio tra vita privata e lavoro emerge nettamente nelle conversazioni, introducendosi con originalità tra le tematiche della serialità del piccolo schermo. La creatura ideata da Erickson nasce quindi da questo spunto che, rielaborato, si trasforma in una riflessione decisamente autentica e ampia sull’individuo, sul suo senso di appartenenza a una comunità e l’influenza di quest’ultima nello sviluppo di idee, convinzioni e sogni. È interessante osservare, infatti, come, sviluppando una spessa coltre di angoscia e paranoia che richiama il cinema degli anni Settanta, la serie riesca a sfruttare al meglio piccoli dettagli all’apparenza insignificanti per riflettere su come lo sdoppiamento della persona provochi reazioni diametralmente opposte: è il caso di un libro che, nel mondo “fuori” è semplicemente l’ennesima pretenziosa pubblicazione motivazionale, mentre nel microsistema dell’ufficio diventa il manifesto di una ribellione contro un sistema dominato da voci e sguardi nascosti, entità sinistre quasi innaturali.
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Nei primi episodi, Severance fa brillantemente coincidere il punto di vista di una misteriosa donna con quello del disorientato spettatore che, in una sorta di graduale percorso di scoperta dell’architettura narrativa, viene trascinato irruentemente tra i lunghi e asettici corridoi della sede della Lumon al fianco di Mark, interpretato da un eccezionale Adam Scott che veste i panni di un inconsapevole Virgilio perfettamente a suo agio tra quegli ambienti così claustrofobici. Le surreali conversazioni tra colleghi – tra cui figurano anche i sempre ottimi Turturro e Walken – si alternano agli incontri-scontri di Mark con la responsabile Harmony, una gelida Patricia Arquette che non si è sottoposta alla scissione e si muove con abilità tra il mondo reale e l’ecosistema della Lumon, anche con intrusioni nella vita personale degli ignari impiegati.
 
Probabilmente in poche è impossibile riuscire a fare giustizia a una trama complessa e su più livelli come quella di Severance, forse proprio perché il suo perfetto meccanismo - poco oliato solo nella parte centrale che risulta a tratti ripetitiva – funziona anche grazie alla continua sorpresa… e un finale scoppiettante anticipa già una seconda stagione in cui la posta in gioco si alzerà ulteriormente!
 
Immagini tratte da:
www.movieplayer.it
www.screenrant.com
www.rollingstones.com
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