Tratto dal comunicato stampa di Milla & Macchiavelli Avventure mozzafiato, grandi emozioni e film degli Oscar tra le uscite Home Video targate Eagle Pictures di maggio 2022. Si comincia il 5 maggio con il DVD e Blu-ray di "Il lupo e il leone" di Gilles de Maistre, il regista del film campione d’incassi "Mia e il leone bianco". Protagonista Alma, giovane ventenne e talentuosa pianista originaria del Canada che torna a vivere tra i boschi dell’isola in cui ha trascorso l’infanzia. Sulla sua strada incontra casualmente un cucciolo di lupo e un cucciolo di leone, ribattezzati Mozart e Dreamer. Tra i tre nasce un legame indissolubile che neanche il destino riuscirà a separare. Infatti quando gli animali vengono scoperti e divisi, cercheranno in tutti i modi di unirsi alla loro amata sorellina. De Maistre torna a dirigere una straordinaria avventura per tutta la famiglia: ancora una volta la produzione ha filmato la crescita dei cuccioli di lupo e di leone dai loro primi momenti fino alla giovinezza, per un arco di 15 mesi. Nel cast anche il candidato Oscar Graham Greene, famoso per il suo ruolo in "Balla coi Lupi" e "I Segreti di Wind River". Sempre dal 5 maggio in DVD, Blu-ray e 4K, esce "Come ti ammazzo il bodyguard 2 - La moglie del sicario" di Patrick Hughes, un nuovo ed esilarante capitolo sempre più ricco di azione. La guardia del corpo Michael Bryce (Ryan Reynolds) si era ripromesso di non far più ricorso alla violenza, ma i suoi buoni propositi vanno letteralmente a rotoli quando l’ex killer Darius Kincaid (Samuel L. Jackson) e la sua bella moglie Sonia (Salma Hayek) lo coinvolgono in una missione di supporto ad un agente dell’FBI (Frank Grillo) intento a prevenire un cyber attacco organizzato da un vendicativo e potente criminale (Antonio Banderas). Il 13 maggio in DVD e Blu-ray (in regalo un bloc-notes), Combo (con doppio disco DVD+Blu-ray + in regalo un portadocumenti e un segnalibro), 4K (contenente sia il formato Blu-ray che 4K) e una Steelbook da collezione sempre con all’interno il doppio disco Blu-ray + 4K + in regalo un bloc- notes e un segnalibro, esce "Uncharted" di Ruben Fleischer (regista di "Zombieland" e "Venom"), un avventuroso adattamento dell’omonima saga videoludica targata PlayStation Productions. Il ladro di strada Nathan Drake (Tom Holland) viene reclutato dall'esperto cacciatore di tesori Victor "Sully" Sullivan (Mark Wahlberg) per recuperare una fortuna persa da Ferdinando Magellano 500 anni fa. Quella che inizia come una rapina per il duo diventa una corsa all'impazzata per raggiungere la meta prima dello spietato Moncada (Antonio Banderas), che crede che lui e la sua famiglia ne siano gli eredi legittimi. Se Nate e Sully riusciranno a decifrare gli indizi e a risolvere uno dei misteri più antichi del mondo, potranno trovare un tesoro da 5 miliardi di dollari e forse anche il fratello di Nate, scomparso da tempo, ma solo se impareranno a lavorare insieme. Dal 25 maggio in una nuovissima riedizione nei formati DVD, Blu-ray e 4K (con doppio disco 4K + Blu-ray) e con all'interno un esclusivo booklet (il manuale della lingua dei segni) da 36 pagine, esce "Coda - I segni del cuore", commovente e pluripremiata storia di formazione ispirata al successo francese "La famiglia Bélier". Ruby Rossi (interpretata da Emilia Jones, star della serie Netflix "Lock & Key") non è una liceale qualunque: le sue giornate iniziano alle 3 del mattino, su una barca da pesca, a fianco di suo fratello maggiore Leo (Daniel Durant) che, come papà Frank (Troy Kotsur, che grazie a questo ruolo ha vinto il Premio Oscar 2022 come Miglior Attore non protagonista) e mamma Jackie (Marlee Matlin, Premio Oscar come miglior attrice protagonista nel film "Figli di un dio minore"), è sordo. Ogni giorno, prima di andare a scuola, Ruby viene sbeffeggiata dalle altre studentesse, ma a lei poco importa. La sua più grande passione è il canto e di talento ne ha da vendere, tanto da prepararsi per l’audizione in una prestigiosa scuola di musica. Presto si troverà di fronte a un’importante scelta: aiutare la sua famiglia oppure inseguire i propri sogni. Il film ha vinto tre Oscar (Miglior Film, Miglior Attore non protagonista e Miglior sceneggiatura non originale), ha ottenuto due nomination ai Golden Globes, quattro riconoscimenti al Sundance Film Festival 2021 e si è aggiudicato ben il 96% di recensioni positive della critica su Rotten Tomatoes Infine ancora dal 25 maggio, edito nei formati DVD e Blu-ray, esce "Cyrano" dell’acclamato regista Joe Wright (regista di "Orgoglio e pregiudizio", "Espiazione", “Anna Karenina" e "L’ora più buia"), un musical pieno di romanticismo a metà tra "Shakespeare in Love" e "Moulin Rouge", candidato al Premio Oscar per i Migliori Costumi. Cyrano de Bergerac (Peter Dinklage) incanta il pubblico sia con brillanti giochi di parole nelle sfide verbali che con la sua abilità con la spada nei duelli. Cyrano non ha avuto il coraggio di dichiarare i suoi sentimenti alla splendida Roxanne (Haley Bennett), convinto che il suo aspetto fisico non lo renda degno dell’amore della sua più cara amica. Lei, però, si è innamorata a prima vista di Christian (Kelvin Harrison).
Le foto sono state offerte gentilmente dall'ufficio stampa Milla & Macchiavelli
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Di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti d’America Anno: 2022 Genere: thriller, fantascienza Episodi: 9 Durata: 40-57 min Ideatore: Dan Erickson Regia: Ben Stiller, Aoife McArdle Sceneggiatura: Dan Erickson, Andrew Colville, Kari Drake, Anna Ouyang Moench, Amanda Overton, Helen Leigh, Chris Black Cast: Adam Scott, Zach Cherry, Britt Lower, Tramell Tillman, Jen Tullock, Dichen Lachman, Michael Chernus, John Turturro, Christopher Walken, Patricia Arquette, Yul Vazquez, Michael Cumpsty, Nikki M. James, Sydney Cole, Marc Geller, Michael Siberry, Joanna Kelly, Cassidy Layton, Nora Dale, Ethan Flower, Karen Aldridge In una stagione televisiva in cui molte serie TV di ritorno lasciano egualmente delusi fan e critici, Apple TV+ trova l’habitat ideale per continuare con la sua stravagante strategia per affermarsi come piattaforma in grado di fornire prodotti di intrattenimento di qualità quanto, molto spesso, di nicchia. Si è parlato a lungo nei mesi passati di quanto il colosso tech di Cupertino sia stato spesso in balia della concorrenza nella guerra allo streaming: campagne promozionali inesistenti e modalità di abbonamento poco competitive e inclusive hanno fatto in modo che buona parte dei contenuti distribuiti, seppur di qualità, rimanesse in ombra. Solo il vecchio ma infallibile metodo del passaparola, infatti, è riuscito a portare alla luce veri e propri fenomeni mediatici come The Morning Show e, più recentemente, il travolgente Ted Lasso. A mesi dal lancio, tuttavia, Apple TV+ non ha intenzione di tornare sui suoi passi ma, per una congiunzione astrale che sembra mettere in difficoltà i suoi principali competitors nel target di riferimento (HBO e Hulu), potrebbe aver trovato il suo momento d’oro con la produzione di show originali dalle premesse avvincenti. L’insolito Severance, in italiano distribuito anche come Scissione, è il must del momento del catalogo con le sue 9 puntate in grado di destreggiarsi splendidamente tra satira, thriller e horror psicologico. Il miglior modo per goderselo? Forse non sapere assolutamente nulla e tuffarsi nell’ignoto. I nomi coinvolti alla regia e sceneggiatura, Dan Erickson e Ben Stiller, dopotutto dovrebbero già incuriosire e fare da garanzia. Se però ancora resta qualche dubbio, si consiglia di continuare nella lettura di queste righe: questa breve recensione entusiasta riuscirà a convincervi? Una giovane donna senza nome (Britt Lower) si risveglia in una misteriosa stanza dominata da un enorme tavolo da riunione. È da sola e intorno a lei non trova nulla in grado di suggerire il perché della sua presenza. Il suo risveglio disorientato e traumatico viene bruscamente interrotto da una voce proveniente da un altoparlante che le indirizza una serie di domande, apparentemente banali. Inizia così il racconto televisivo alla scoperta della scissione – severance -, una controversa procedura neurochirurgica a cui alcune persone si sottopongono per dividere i loro ricordi di vita personale da quelli del mondo del lavoro presso l’enigmatica Lumon Industries. Cosa potrebbe accadere, tuttavia, se gli “io” lavorativi della Lumon iniziassero a ribellarsi e a provare sempre più curiosità nei confronti della vita dei loro “io” fuori dalle porte dell’azienda? Chi non ha mai immaginato di separare nettamente la propria vita sul lavoro da quella personale? Soprattutto negli ultimi anni in cui, complice anche la diffusione dello smartworking, il confine tra orario d’ufficio e tempo libero è sempre più sfumato e labile, il tema dell’equilibrio tra vita privata e lavoro emerge nettamente nelle conversazioni, introducendosi con originalità tra le tematiche della serialità del piccolo schermo. La creatura ideata da Erickson nasce quindi da questo spunto che, rielaborato, si trasforma in una riflessione decisamente autentica e ampia sull’individuo, sul suo senso di appartenenza a una comunità e l’influenza di quest’ultima nello sviluppo di idee, convinzioni e sogni. È interessante osservare, infatti, come, sviluppando una spessa coltre di angoscia e paranoia che richiama il cinema degli anni Settanta, la serie riesca a sfruttare al meglio piccoli dettagli all’apparenza insignificanti per riflettere su come lo sdoppiamento della persona provochi reazioni diametralmente opposte: è il caso di un libro che, nel mondo “fuori” è semplicemente l’ennesima pretenziosa pubblicazione motivazionale, mentre nel microsistema dell’ufficio diventa il manifesto di una ribellione contro un sistema dominato da voci e sguardi nascosti, entità sinistre quasi innaturali. Nei primi episodi, Severance fa brillantemente coincidere il punto di vista di una misteriosa donna con quello del disorientato spettatore che, in una sorta di graduale percorso di scoperta dell’architettura narrativa, viene trascinato irruentemente tra i lunghi e asettici corridoi della sede della Lumon al fianco di Mark, interpretato da un eccezionale Adam Scott che veste i panni di un inconsapevole Virgilio perfettamente a suo agio tra quegli ambienti così claustrofobici. Le surreali conversazioni tra colleghi – tra cui figurano anche i sempre ottimi Turturro e Walken – si alternano agli incontri-scontri di Mark con la responsabile Harmony, una gelida Patricia Arquette che non si è sottoposta alla scissione e si muove con abilità tra il mondo reale e l’ecosistema della Lumon, anche con intrusioni nella vita personale degli ignari impiegati.
Probabilmente in poche è impossibile riuscire a fare giustizia a una trama complessa e su più livelli come quella di Severance, forse proprio perché il suo perfetto meccanismo - poco oliato solo nella parte centrale che risulta a tratti ripetitiva – funziona anche grazie alla continua sorpresa… e un finale scoppiettante anticipa già una seconda stagione in cui la posta in gioco si alzerà ulteriormente! Immagini tratte da: www.movieplayer.it www.screenrant.com www.rollingstones.com di Matelda Giachi ![]()
Genere: Drammatico
Anno: 2021 Durata: 95 min Regia: Riccardo Antonaroli Cast: Brando Pacitto, Andrea Lattanzi, Ludovica Martino, Max Malatesta, Chabeli Sastre Gonzalez, Federico Tocci, Tullio Sorrentino, Cristian Di Sante, Aniello Arena, Grazia Schiavo, Claudio Bigagli, Marcello Fonte Sceneggiatura: Roberto Cimpanelli, Gabriele Scarfone Fotografia: Emanuele Zarlenga Montaggio: Esmeralda Calabria Musica: Michele Braga Produzione: Rodeo Drive e Life Cinema con Rai Cinema Distribuzione: Netflix Paese: Italia
Presentato in anteprima fuori concorso al Torino Film Festival, La Svolta è il primo film da regista di Riccardo Antonaroli, classe 1987, vincitore, tra i molti premi, del Nastro D'Argento nel 2018 con il cortometraggio Cani di Razza.
Siamo a Roma, quartiere Garbatella, conosciuto soprattutto per le vicende che animavano la gioviale fiction I Cesaroni. Antonaroli ce ne presenta tutto un altro volto, quello notturno in cui si muove una fetta della picccola criminalità romana, la stessa da cui sta scappando Jack, la sera in cui arriva a sconvolgere la vita di Ludovico, rifugiandosi di prepotenza in casa sua. I due giovani non potrebbero essere più diversi: Ludovico (Brando Pacitto) si nasconde alla vita, passa le giornate rintanato tra le mura della vecchia casa della nonna dove disegna fumetti, coltiva sogni che crede irrealizzabili e l'amore platonico per la vicina del piano di sopra (Ludovica Martino), che ha il coraggio di guardare solo in fotografia; Jack (Andrea Lattanzi) è duro, sfrontato, nella vita si arrangia, ci fa anche a cazzotti. Sono due volti di una generazione che spesso si sente inadeguata, educata per un mondo non più attuale e più complicato e incerto di quanto gli fosse stato prospettato.
Questo di Riccardo Antonaroli è un film che ancora cerca la sua strada mentre mischia generi in maniera più o meno riuscita. E' sicuramente, in primo luogo, un storia di formazione, perché la convivenza forzata tra i due ragazzi li porta a crescere e a conoscersi. Sono due solitudini che si scontrano e che si incontrano. C'è un chiaro omaggio al cinema italiano, di cui poster la casa di Ludovico è disseminata ed in particolare a "Il Sorpasso" di Dino Risi, di cui ricalca un po' anche le dinamiche. C'è del noir, qualcosa di Romanzo Criminale, forse persino di Lo Chiamavano Jeeg Robot. Il dramma del contesto si alterna con la leggerezza e la comicità della giovane età dei protagonisti e questo è un bene, perché porta la pellicola a non prendersi mai troppo sul serio. La voglia del regista di sperimentare più registri a volte produce una discontinuità nella narrazione ed è sempre molto didascalica nella sua esecuzione, quasi si seguisse alla lettera un manuale di genere. Molto bello è il rapporto che si sviluppa tra i due protagonisti: due diversità che non si limitano a scontrarsi, ma che imparano l'una dall'altra, dove il rispetto sii trasforma in affetto. Funziona anche il ritratto della piccola criminalità di quartiere, spietata ma anche frustrata, con manie di grandezza che non ha le capacità di soddisfare, a differenza di tutti i grandi cattivi a cui ci ha abituati il cinema.
La Svolta è come i suoi protagonisti: imperfetto, alla ricerca del proprio stile e del proprio posto nel mondo; una regia che ha anche lei bisogno di conoscersi a fondo, ma sicuramente con qualcosa da dire e da dare.
Voto: 6/7
di Matelda Giachi ![]()
Genere: Drammatico, Biografico
Anno: 2021 Durata: 117 min Regia: Pablo Larraín Cast: Kristen Stewart, Timothy Spall, Jack Farthing, Sean Harris, Sally Hawkins, Jack Nielen, Freddie Spry, Stella Gonet, Richard Collect, Elizabeth Berrington, Lore Stefanek, Amy Manson, James Harkness, Laura Benson, Wendy Patterson, Thomas Douglas, Olga Hellsing Sceneggiatura: Steven Knight Fotografia: Claire Mathon Montaggio: Sebastián Sepúlveda Musica: Jonny Greenwood Produzione: Fabula, Komplizen Film, Shoebox Films, Topic Studios Distribuzione: 01 Distribution, Leone Film Group Paese: USA
"A che nome?" "Spencer".
Dopo Jackie, Pablo Larraìn torna a raccontare un'altra grande donna del panorama internazionale, la Principessa Diana, morta nell'agosto del 1997 ma sempre viva nel cuore dei milioni di persone che l'hanno amata. Questo di Larraìn non è un biopic canonico, possiamo anzi dire che non è affatto un biopic. L'arco narrativo copre solo tre giorni, tra Natale e il boxing day (Santo Stefano). Tre giorni che la ricorrenza vorrebbe di festa, di serenità e condivisione familiare, ma che per Diana hanno invece forse rappresentato il processo di maturazione della decisione di divorziare dal futuro re di Inghilterra, rinunciare alla corona e uscire dalla famiglia reale. Regia e sceneggiatura si uniscono nell'immaginare la battaglia psicologica interiore che Diana deve aver vissuto, pressata tra una quotidiana morte interiore e slanci di vita disperati di un'anima ancora giovane.
Spencer è il titolo del film, non Diana, non Lady D. Spencer. La protagonista è una donna intrappolata in un mondo che non le lascia neanche la libertà della scelta di un abito, ogni cui movimento, quando non è sotto i riflettori di una stampa invadente, è ispezionato da occhi ancora più aggressivi: "Loro sanno". Il senso di oppressione che domina la pellicola, che grava lo spettatore con ogni fotogramma è lo stesso della protagonista. Il cappio che la tiene legata prigioniera, che la soffoca, è una preziosa collana di perle che il marito non si è accorto di aver regalato identica alla moglie e all'amante, tanto è l'interesse a nascondere la propria infedeltà. Di Diana si sono fatti tanti riratti, la si è raccontata in film, documentari; sappiamo tutto, almeno in superficie. Per questo Larraìn sceglie una strada diversa e cerca di immaginare qualcosa che non sappiamo e che certo non sapremo mai. Porta sullo schermo un percorso graduale verso casa, verso la riappropiazione di sé, della moglie, madre, donna, della Diana Spencer che la Principessa non le permette più di essere. Il regista riesce a farlo con un rispetto e una raffinatezza senza precedenti.
Kristen Stewart è forse il punto un po' più debole di un'opera dolce e straordinaria. Ha dei momenti in cui la presenza dell'attrice sotto il personaggio è ancora ingombrante e si fa notare. In particolare le sequenze con i figli soffrono di una empatia non trovata. Momenti che si alternano però con altri in cui la tristezza degli occhi, la schiena un po' ricurva a proteggere la propria timidezza e tutti quei dettagli che ha trovato per caratterizzare la sua Diana, funzionano molto bene e denotano un notevole impegno che ha portato, nonostante tutto, alla più convincente e riuscita prova dell'attrice; una performance delicata ed equilibrata. Spencer fa parte di una serie di pellicole incomprese e quasi dimenticate, che passano per un'edizione alquanto insipida degli Oscar semi inosservate e che invece avrebbero meritato riconosciuto il proprio valore. Da vedere, possibilmente al cinema, dove il grande schermo amplifica e consacra il linguaggio del film. Voto: 8 Di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti d’America Anno: 2022 Genere: biografico, drammatico Episodi: 8 Durata: 34-53 min Ideatore: Malcolm Spellman Regia: Craig Gillespie, Lake Bell, Gwyneth Horder-Payton, Hannah Fidell Sceneggiatura: Robert Siegel, D.V. DeVincentis, Matthew Bass, Theodore Bressman, Brooke Baker, Sarah Gubbins Cast: Lily James, Sebastian Stan, Nick Offerman, Seth Rogen, Taylor Schilling, Pepi Sonuga, Andrew Dice Clay, Spenser Granese, Mozhan Marnò, Fred Hechinger, Mike Seely, Medalion Rahimi Le ultime stagioni sul piccolo schermo hanno dimostrato che non c’è limite alla capacità di showrunner e sceneggiatori televisivi di riuscire a trasformare eventi più o meno noti in prodotti di intrattenimento in grado di catturare il pubblico. L’annuncio della realizzazione di una miniserie sullo scandalo del sex-tape che negli anni Novanta sconvolse la vita di Pamela Anderson e Tommy Lee poteva inizialmente sembrare una semplice naturale evoluzione di questa tendenza a tratti morbosa. Tuttavia, l’iniziale stupita curiosità ha lasciato spazio a problematici interrogativi sull’effettiva natura dell’operazione Pam & Tommy: sciacallaggio o riflessione su un’epoca in cui si sono sviluppate manie, ossessioni e bias che solo ora si iniziano a discernere lucidamente? Con questo dubbio che aleggiava nell’aria, la produzione Hulu è sbarcata – nello sbalordimento generale, considerato il target abituale della piattaforma – su Disney+ e ha saputo sorprendere tra comicità surreale e sviluppi inaspettati. Nel corso di 8 episodi, la miniserie segue la storia della relazione di Pamela Anderson (Lily James) e Tommy Lee (Sebastian Stan), dagli albori della loro folgorante vorticosa storia d'amore che iniziò con il loro matrimonio a sole 96 ore dal loro primo incontro nel 1995. Tra vacanze, progetti eccentrici e scandali sessuali, sarà possibile seguire tutti i passi del loro rapporto mentre, all’ombra del luccicante mondo dello show business, si instaurano dinamiche destinate a cambiare società, comunicazione e intrattenimento negli anni a seguire. Nel contesto delle discutibili premesse del progetto, i primi episodi della miniserie non hanno fatto altro che alimentare lo scetticismo. Le prime due puntate dirette da Craig Gillespie (Tonya, Cruella) e scritte da Robert Segel (The Wrestler, The Founder), infatti, si insinuano con goliardica eccentricità tra le pieghe dell’antefatto che portò alla diffusione del videotape erotico dei due protagonisti a opera del carpentiere Rand Gauthier, soffermandosi in particolare sull’assurdità delle richieste di Tommy per la ristrutturazione della propria camera da letto. Lo sguardo dello spettatore coincide con quello di Rand, ne veicola rabbia, ottusità e bieco desiderio di vendicarsi del trattamento subito per i suoi lavori. Attraverso questa lente compare per la prima volta il personaggio di Pamela nella sua versione di immagine surreale, spesso accompagnata da musiche che rimandano alla sua figura pubblica costruita artificiosamente con il successo di Baywatch. Le puntate successivi, tuttavia, giustificano questa iniziale scelta mostrando come esso sia essenziale per poter sviluppare nelle puntate successive un ritratto grottesco e spietato degli anni Novanta e di come questo periodo abbia creato i presupposti per tutti i contrasti dello show business degli anni successivi. Nel susseguirsi di narrazioni estranee, esterne, in cui nessuno sembra preoccuparsi di come la persona, le intenzioni e il corpo femminili vengano percepiti diversamente, si può individuare infatti un chiaro percorso di riflessione su una graduale presa di coscienza di se stessa a opera di Pamela. La miniserie gestisce al meglio e con delicatezza tutto questo grazie al coinvolgimento di una writer room variegata che, oltre al già citato Segel, vanta nomi del calibro di Sarah Gubbins, già apprezzata sceneggiatrice e produttrice di Shirley nonché di episodi di Better Things e I Love Dick. Un’irriconoscibile ma bravissima Lily James avanza così gradualmente nei panni di Pamela Anderson verso il centro del palcoscenico mentre in parallelo si delinea un’analisi estremamente lucida su come fama, immagine, rapporto con le celebrità e con l’intrattenimento si siano evoluti con l’avvento sulla scena del web. Il discorso, però, non si limita alla rivoluzione sul ruolo dei contenuti e sulle loro questioni etiche e morali legate a temi di privacy bensì a come lo sguardo morboso e inquisitorio di un’intera società sia stato plasmato e legittimato anche attraverso la comunicazione. Nonostante alcune ingenuità – forse volute? - nella prima parte, Pam & Tommy è assolutamente una miniserie da vedere in questo 2022, risultando più attuale che mai pur trattando fatti avvenuti negli anni Novanta. Impossibile, tuttavia, chiudere questo commento senza una nota amara legata al mancato coinvolgimento di Pamela Anderson nella produzione: perché realizzare con buone intenzioni un’operazione di questo tipo senza coinvolgere chi più di tutti è stata interessata dai fatti? Immagini tratte da: www.movieplayer.it www.screenrant.com www.bbc.com di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti d’America Anno: 2022 Genere: teen drama Episodi: 8 Durata: 48-65 min Ideatore: Sam Levinson Regia: Sam Levinson Cast: Zendaya, Maude Apatow, Angus Cloud, Eric Dane, Alexa Demie, Jacob Elordi, Barbie Ferreira, Nika King, Storm Reid, Hunter Schafer, Algee Smith, Sydney Sweeney, Colman Domingo, Javon “Wanna” Walton, Austin Abrams, Dominic Fike Negli ultimi anni, pochi show hanno saputo segnare le discussioni di costume e società come Euphoria. Lanciato con i suoi primi episodi nel cuore della stagione estiva di HBO del 2019, la serie ideata, diretta e scritta da Sam Levinson è stata un fulmine a ciel sereno che ha scosso un panorama televisivo e un genere, il teen drama, con il suo ritratto provocatorio ed eccentrico di una gioventù legata a doppio filo all’abuso di sostanze stupefacenti e alle relazioni tossiche. Il connubio di una messa in scena di altissimo livello e di temi estremamente delicati non hanno lasciato indifferente il pubblico e la critica, costringendo entrambi a schierarsi tra fervidi appassionati e determinati detrattori. La pioggia di premi del settore e il successo dei due speciali dedicati alle protagoniste Rue e Jules e realizzati nel cuore della prima ondata di COVID non hanno fatto altro che accrescere la curiosità per una seconda stagione che, rimandata per ritardi dovuti alla pandemia, ha debuttato sugli schermi di HBO e Sky a inizio gennaio, terminando la sua travolgente corsa nel mese di febbraio con 8 episodi in grado di superare le aspettative. Tra addii, tradimenti e riscoperte delle proprie ambizioni, i ragazzi conosciuti nel corso della prima stagione di Euphoria si avventura in un nuovo ciclo di racconti dal sapore corale, in cui ognuno di loro trova spazio aggiungendo un tassello narrativo prestigioso al suo percorso di crescita, nel bene e nel male. Attraverso l’intreccio di queste storie, Levinson si prefigge così di trovare ulteriori spunti per raccontare, attraverso la generazione Z, vizi e virtù di un’intera società. Sembra che raccontare gli Stati Uniti – e non solo! – attraverso gli abusi e gli eccessi che segnano diverse generazioni sia una delle specialità della famiglia Levinson. La seconda stagione di Euphoria, infatti, segue di poche settimane la conclusione della miniserie Dopesick diretta da Barry Levinson, padre di Sam, incentrata sulla lotta alla dipendenza da oppioidi negli Stati Uniti a partire dagli anni Novanta. Con questo titolo, lo show HBO condivide la capacità di raccontare piccole conquiste, ricadute e agognate riscoperte di persone oltre le dipendenze, attraverso quelli che sono gli intrecci delle relazioni personali. I nuovi episodi pongono proprio l’accento su questa costante interconnessione, sulla concezione di un ecosistema governato da dinamiche in cui ogni personaggio è strettamente interconnesso all’altro. Per questo motivo questa stagione che intreccia singole storie all’apparenza meno articolate degli episodi precedenti funziona così bene come racconto corale di inquietudini che esplode in un finale dai toni teatrali. Dopo una partenza che lasciava presagire una semplice replica amplificata dei toni della prima stagione, Euphoria riesce a superare allora i suoi stessi obiettivi ridefinendo una dimensione più intima per i suoi personaggi che finalmente si liberano da una concezione della storia Rue-centrica. Zendaya continua a splendere ma è una delle tante stelle della costellazione di giovani interpreti che illuminano questi nuovi episodi. Sydney Sweeney, Angus Cloud, Maude Apatow e non solo: ognuno di loro con il suo personaggio ha una necessità da raccontare, un percorso da tracciare per rispondere alla domanda ricorrente “sono o sarò una brava persona?”. Nello sfuggire ai ruoli che gli sono stati assegnati, tutti loro, però, troveranno nuove parti da recitare in un epilogo quasi tragico che nella sua componente meta regala due dei migliori episodi televisivi degli ultimi anni.
Dopo un finale di stagione che spezza ancora una volta il naturale corso degli eventi nonché i desideri degli appassionati, cosa potrà raccontare ancora Euphoria nella sua terza stagione già confermata? La risposta arriverà solo da Sam Levinson che dovrà confrontarsi con standard di qualità sempre più alti. Immagini tratte da: www.rbcasting.com www.hollywoodreporter.com www.movieplayer.it di Matelda Giachi ![]()
Genere: Drammatico, Musicale
Anno: 2021 Durata: 124 min Regia: Joe Wright Cast: Peter Dinklage, Haley Bennett, Kelvin Harrison Jr., Ben Mendelsohn, Bashir Salahuddin, Monica Dolan, Joshua James, Anjana Vasan, Ruth Sheen, Mark Benton, Richard McCabe, Peter Wight, Tim McMullan Sceneggiatura: Erika Schmidt Fotografia: Seamus McGarvey Montaggio: Valerio Bonelli Musica: Aaron Dessner, Bryce Dessner Produzione: MGM e Working Title Films Distribuzione: Eagle Pictures Paese: Gran Bretagna, Italia, Canada, USA
Cosa vedi quando guardi nello specchio? Ti piace quello che vedi? Quanti risponderebbero affermativamente a questa domanda? Chi, potendo, non prenderebbe in mano una gomma e una matita per correggere l’immagine riflessa? Nel testo originale di Edmond Rostand, Cyrano De Bergerac è un uomo capace nell’uso della penna quanto della spada ma con un lungo naso che lo fa sentire profondamente a disagio col proprio aspetto. Nel film di Joe Wright questa imperfezione fisica è sostituita da un difetto di altezza, rendendo il ruolo perfettamente calzante per l’attore protagonista Peter Dinklage e dando all’opera un respiro moderno e un linguaggio universale. Incapace di confessare a Roxanne quello che prova per paura di essere respinto a causa del suo aspetto fisico, quando questa si invaghisce di Christian, un giovane e bellissimo cadetto, Cyrano presta al giovane le proprie parole. Scrive lettere appassionate che infiammano il cuore e la mente della brillante Roxanne.
Il film è la trasposizione di uno spettacolo off Broadway di cui sia Peter Dinklage (Cyrano) che Haley Bennet (Roxanne) erano già protagonisti. Joe Wright ha un grande amore per il teatro, la cui struttura riporta un po’ in ogni sua opera (ricordiamo soprattutto Anna Karenina). Lo fa anche con Cyrano, in cui tempo e spazio sono solo approssimati e la vicenda sembra svolgersi in una dimensione favolistica in cui la parola si alterna al canto ma con molto equilibrio, senza prendere mai del tutto la strada del musical. Le canzoni (nessuna, va detto, indimenticabile) nascono nei momenti di poesia in modo quasi naturale, senza mai essere invadenti. La regia è un trionfo di estetica, pura gioia per gli occhi. Di tanta attenzione risente però il lato sentimentale. Sul fronte delle emozioni Wright si affida alla bravura dei suoi protagonisti e alla profondità dello sguardo di Dinklage, nella quale spesso si affonda con la macchina da presa, ma questo non sempre basta a compensare una dose troppo parca di passione nella scrittura.
“Io ho amato il mio orgoglio”, afferma a un certo punto il protagonista. Perché Cyrano è la storia di un grande amore ma anche di un uomo che non riesce a vedere oltre il proprio naso, o la propria altezza. Che, troppo concentrato sui propri difetti, non sfrutta i propri pregi e si preclude da solo il sogno di vivere l’amore. Un invito ad essere e ad abbracciare se stessi che è sempre attuale.
Voto: 7,5 di Matelda Giachi ![]() Genere: Drammatico, Biografico Anno: 2021 Durata: 107 min Regia: Kenneth Branagh Cast: Jamie Dornan, Jude Hill, Caitriona Balfe, Judi Dench, Ciarán Hinds, Lara McDonnell, Gerard Horan, Turlough Convery, Conor MacNeill, Bríd Brennan, Gerard McCarthy, Sid Sagar, Zak Holland, Barnaby Chambers, Olive Tennant, Josie Walker Sceneggiatura: Kenneth Branagh Fotografia: Haris Zambarloukos Montaggio: Úna Ní Dhonghaíle Musica: Van Morrison Produzione: TKBC Distribuzione: Universal Pictures Paese: Gran Bretagna “Abbiamo tutti una storia da raccontare; ma quello che ci rende uno diverso dall’altro non è come finisce questa storia, ma piuttosto da dove è cominciata,” Luogo: Branagh apre il film con una panoramica su Belfast; la sua Belfast. Tempo: la stessa Belfast passa, dopo pochi attimi, dal colore al bianco e nero. Siamo tornati negli anni ’60, c’è un bambino biondo con un gran sorriso, Buddy, che corre per le strade. Strade in cui si scambiano saluti gioviali ma anche in fermento, dove girano persone armate e si alzano palizzate.
Belfast non è un film totalmente autobiografico, ma di se stesso Branagh mette tanto, in primo luogo i sentimenti. C’è la dolcezza di una famiglia con due genitori spesso in disaccordo ma che sono profondamente innamorati, e due nonni che ridono insieme e si occupano di lui costantemente. E c’è un’aria esterna di tensione, causata dal montare della guerra tra cristiani e protestanti, di crisi economica. Restare o partire è l’interrogativo che divide i cuori irlandesi. Quello che invece non c’è, è pesantezza; non solo perché il film ha una durata giusta, di un’ora e mezzo. Ma anche e soprattutto perché è lo sguardo del sé bambino di nove anni che Kenneth Branagh mette dietro la macchina da presa. Ne risulta una pellicola carica di innocenza, di dolcezza e di amore.
Valori aggiunti sono la bravura degli attori scelti, e non parliamo solo di talenti rinomati come quello di Judy Dench, ma anche di un meraviglioso Jamie Dornan, ricordato sempre per il commerciale ruolo di Christian Grey ma, di fatto, grande attore. Accanto alla sua attenzione maniacale per lo stile, l’attore e regista irlandese si concede piccoli ammiccamenti a se stesso qua e là nella pellicola, tra cui spicca una già importante e quasi profetica presenza del cinema, luogo in cui si recava spesso la famiglia tutta insieme, sempre pronta a farsi incantare dalle immagini sullo schermo. E fumetti che, con tutta probabilità, non leggeva ma che, diciamo, si è trovato a leggere da grande.
Una storia di origini, di radici, di identità. Di un qualcosa che ti resta dentro, che rimane tuo per sempre. Belfast ha vinto il premio del pubblico a Toronto, in Italia è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma ed è candidato a sei premi Oscar, tra cui quello come miglior film. Interessante trovare Kenneth Branagh in sala contemporaneamente con una pellicola di stapore fortemente hollywoodiano come è impostato Assassinio sul Nilo, e con un’altra invece così intima.
Voto: 8
Immagini: www.imdb.com www.lesenfantsterribles.org www.sentieriselvaggi.it www.rollingstone.it 13/2/2022 Recensione dei primi 2 episodi della serie Tv "L'amica geniale - Storia di chi resta e di chi fugge"Read Nowdi Vanessa Varini ![]() Titolo: "L'amica geniale - Storia di chi fugge e di chi resta" Paese: Italia, Stati Uniti d'America Anno: 2021 Genere: drammatico, sentimentale, in costume Stagione: 3 Puntate: 4 (8 episodi) Narratore: Alba Rohrwacher Ideatore: Saverio Costanzo Regia: Daniele Luchetti Sceneggiatura: Elena Ferrante, Francesco Piccolo, Laura Paolucci, Saverio Costanzo Interpreti e personaggi: Margherita Mazzucco (Elena "Lenù" Greco), Gaia Girace (Raffaella "Lila" Cerullo), Alessio Gallo (Michele Solara), Anna Rita Vitolo (Immacolata), Luca Gallone (Vittorio), Antonio Buonanno (Fernando), Francesco Serpico (Nino Sarratore), Matteo Cecchi (Pietro Airota), Giovanni Busello (Enzo Scanno) Lenù (Margherita Mazzucco) e Lila (Gaia Girace) sono diventate grandi in questa terza stagione de "L'amica geniale" diretta da un nuovo regista, Daniele Luchetti, e tratta dal terzo volume della saga intitolato "Storia di chi fugge e di chi resta" scritto sempre dalla misteriosa Elena Ferrante. Le vite delle due ragazze hanno preso strade completamente diverse: Elena ha pubblicato il suo primo libro, ma a Napoli viene giudicato troppo spregiudicato ed è ancora fidanzata con Pietro (Matteo Cecchi), un giovane di buona famiglia. Lila, invece, vive con Enzo (Giovanni Buselli) e per mantenere il figlio è costretta a lavorare duramente nel salumificio di Bruno Soccavo, dove lei e gli altri lavoratori vengono sfruttati e molestati. Il passato però riaffora, nelle vesti di Nino Sarratore per Lenù, che non ha mai dimenticato il suo primo amore nonostante lui sia un manipolatore infedele che semina figli a destra e a sinistra, e nei panni di Michele Solara per Lila, che la manderà in crisi fino a farla ammalare. A far da scenario a queste storie c'è la rivoluzione degli anni 70 con la contestazione studentesca, le lotte femministe contro le usanze e tradizioni maschiliste e patriarcali, gli scontri tra fascisti e comunisti, le differenze tra il Nord più evoluto ed industrializzato e il Sud più arretrato. Nei nuovi episodi in onda domenica 13 febbraio Elena userà la propria posizione di scrittrice per denunciare le condizioni di lavoro della fabbrica in cui lavora Lila, scrivendo un articolo che sarà pubblicato su L’Unità. Lila, invece, si unirà nella lotta operaia. Le due ragazze poi si allontaneranno nuovamente quando Lenù si sposa. Nonostante il cambio di regia, "L'amica geniale" si conferma una delle migliori serie internazionali in circolazione grazie alle magistrali interpretazioni di Gaia Girace, Margherita Mazzucco e degli altri attori del cast, alla cura dei dettagli tra scenografie, costumi, fotografia e alla storia molto attinente alla realtà.
I PRIMI DUE EPISODI SI POSSONO GUARDARE SU RAIPLAY: https://www.raiplay.it/programmi/lamicageniale FOTO TRATTE DA: https://tvzap.it https://www.tvserial.it https://www.fanpage.it |
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Giugno 2023
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