Che direzione sta prendendo il cinema di oggi? Un approfondimento per capire quali sono i pochi pro e gli svariati contro dell'industria cinematografica odierna.
Nel 1980 Bruce Woolley suonava “Video killed the radio star”, oggi qualcuno dovrebbe necessariamente scrivere una nuova ballata di denuncia su come il dio denaro stia velocemente affossando il cinema odierno. I dati a nostra disposizione sono allarmanti: non solo il pubblico pagante in sala è diminuito rispetto agli anni '80 e '90, ma le grosse case produttrici ci fanno anche notare come i “cinema di quartiere” (massimo due sale) stanno scomparendo da piccole e grandi città, lasciando un vuoto culturale incolmabile e favorendo lo sviluppo sempre più invadente dei multisala, che spuntano come funghi velenosi in zone periferiche.
Mi permetto di utilizzare il termine velenoso perché scientificamente il fungo nocivo appare grazioso, colorato e innocente, nascondendo però la propria nocività sapientemente, come appunto queste enormi strutture. I multisala danno allo spettatore la possibilità di vedere dalle quattro alle otto pellicole e contengono al loro interno non solo enormi schermi e moderne sale, ma anche negozi e snack bar. Tutto l'hype che circondava all'inizio i multisala sembrava ai più benefico e il progetto si presentava ricco di potenzialità e fascino. Purtroppo col passare del tempo si è rivelato un altro becero modo per fare soldi e per permettere a già facoltose aziende di arricchirsi maggiormente, a discapito della distribuzione cinematografica che si presenta sempre più confusa e raffazzonata. Inoltre l'effetto domino di degrado qualitativo si estende a macchia d'olio sino ad arrivare alla scelta dei film da inserire nelle varie sale. Un tempo i distributori si confrontavano con i vari produttori cinematografici, proponendo un cinema di qualità e riuscendo a coniugare guadagni e opere ben strutturate dal punto di vista artistico. Oggi la situazione si è negativamente capovolta favorendo la produzione massiccia di blockbuster spesso indirizzati verso un pubblico di teenager o fan (estremi) del genere. Le otto sale vengono utilizzate per favorire la pellicola ad alto budget e il piccolo film d'autore, dal grande contenuto qualitativo, viene rilegato ai margini della distribuzione. Regole di mercato feroci ma bisogna fare i conti con un problema sempre più grosso e crescente, quello dello scarso interesse del pubblico nei riguardi del cinema non solo d'autore ma di qualità.
Purtroppo lo spettatore medio si rifugia sempre più spesso nella mitica frase: “vado al cinema per rilassarmi” o “per evadere dagli affanni del quotidiano”, oppure si lascia abbindolare da trailer sfavillanti, confezionati a regola d'arte per attrarre e vendere il loro prodotto. Un esempio lampante è il film che dal 13 agosto possiamo vedere nelle nostre sale, il tanto discusso e atteso “Suicide squad”. Solito comic-movie accolto dai fan e dai piccini con enorme entusiasmo ma che mostra tutti i difetti e i limiti del cinema moderno. Non può bastare una produzione imponente, non bastano i quattro attori dal calibro pesante e nemmeno una colonna sonora molto commerciale per potere entrare nella nostra fantasia. Il film è senz'anima, confuso e il montaggio sembra essere stato effettuato da un neofita. Sfido chiunque a rivedere l'orripilante circo messo in piedi dalla Fox. Purtroppo la cosa grave e dolorosa è che questo tipo di prodotto non è il primo e per nostra sfortuna non sarà l'ultimo. La tendenza del cinema odierno è quella a cui stiamo assistendo inermi e sconcertati, ovvero: faccio un film, lo riempio di scintillanti robacce inutili e ridondanti e infine lo pubblicizzo senza pietà, ai limiti dello sfinimento mediatico. Risultato? Cerco di ricavarci il più possibile vendendo gadget e tutto il merchandising a disposizione.
Tutto questo va a discapito dell'arte, della cura dei dettagli e della ricerca certosina nel tentativo di dare un'anima, una vita propria all'opera. Ovviamente non tutte le pellicole uscite in questo ultimo anno fanno parte di questo filone negativo. Il cinema europeo ad esempio grazie ad un'accurata selezione e ricercato studio, fornitogli anche dal supporto dei festival, sta vivendo una nuova giovinezza. La nostra Italia quest'anno sembra aver trovato l'antico smalto e festival sapientemente gestiti come quello di Torino, stanno aiutando la nostra macchina del cinema a ripartire in maniera affascinante, creativa ed intelligente.
In America sembrano averlo capito in pochi, è inutile continuare a riempirci di remake, prequel o improbabili seguiti. I grandi maestri di un tempo ci hanno insegnato che chi cerca di ottenere il consenso degli altri scade nella banalità. L'originalità, il coraggio di rischiare e di urlare con vigore le proprie idee è la via da seguire e per fortuna giovani e intraprendenti registi puntano alla riscossa e con molto piacere possiamo notare che la stragrande maggioranza è tutta made in Italy.
Per oggi cari lettori ci fermiamo qui con l'augurio che questo approfondimento possa essere uno spunto su cui riflettere e un argomento di conversazione fra amici e appassionati, non solo cinefili e addetti ai lavori. Il cinema è arte, un bene prezioso da condividere insieme. Torneremo la prossima settimana con nuovi spunti e nuovi temi da trattare. A presto e buona lettura da tutta la redazione de IlTermopolio.
Immagini tratte da:
- immagine 1 www.nientepopcorn.it - immagine 2 www.Riccardi-Group.com - immagine 3 www.Huffingtonpost.it - immagine 4 www.laGazzettadelloSpettacolo.it - immagine 5 www.ilDiscorso.it - immagine Copertina www.classicmoviehub.com
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Giugno 2023
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