IL TERMOPOLIO
  • Home
  • Rubriche
  • Cookie
  • Chi siamo

23/12/2018

Cold War: la recensione

0 Commenti

Read Now
 
Cold War: la recensione dell'elegante melodramma del premio Oscar Pawel Pawlikowski in concorso al Festival di Cannes 2018. 

di Salvatore Amoroso
Foto
Titolo: Zimna wojna (Cold War)                           
Paese di produzione: Polonia, Francia, Regno Unito
Anno: 2018
Durata: 84’
Genere: drammatico
Regia: Pawel Pawlikowski
Sceneggiatura: Pawel Pawlikowski, Janusz Glowacki, Piotr Borkowski
Distribuzione: Lucky Red
Fotografia: Łukasz Zal
Montaggio: Jaroslaw Kaminski
Cast: Joanna Kulig (Zula), Tomasz Kot (Wiktor Warski), Borys Szyc (Lech Kaczmarek), Agata Kulesza (Irena Bielecka).

Foto
Dopo l’Oscar per Ida, Pawel Pawlikowski firma un altro grande film in bianco e nero, ancora una volta adottando l’aspect ratio 1:1.37. Vincitore del premio come miglior regista a Cannes per questa storia d'amore travolgente e intima su una coppia, che deve farsi largo tra le macerie di una Polonia postbellica. È ispirato (e dedicato a) ai suoi genitori, che Pawlikowski ha descritto come "i personaggi drammatici più interessanti che abbia mai incontrato, sia forti che meravigliosi, ma come coppia un disastro senza fine". Questa storia d’amore inizia nella Polonia rurale, nel 1949, dove Wiktor (Tomasz Kot) e Irena (Agata Kulesza) stanno registrando canzoni folk, che parlano di storie dolorose d’amore, bevande e disagio. Sotto la bandiera del "Mazurek ensemble" (ispirato alla troupe di Mazowsze nella vita reale), fanno audizioni a musicisti e ballerini per mostrare i suoni autentici della Polonia, assicurandosi che “l’arte della gente non andrà più sprecata!”.
Foto
In mezzo a queste audizioni fa la sua comparsa la bellissima Zula (Joanna Kulig), una giovane donna enigmatica che esegue in modo magistrale non un motivo polacco di montagna, bensì una canzone appresa da un film russo. Wiktor viene subito folgorato dall’aurea di Zula e arrivati nella  Berlino Est per un’esibizione, organizza la fuga dall’altra parte del blocco per vivere finalmente in libertà quella storia d’amore. Ma Zula, contro ogni previsione, non si presenta all’appuntamento concordato. È l’inizio di uno straordinario melodramma al di qua e al di là della cortina di ferro che il regista polacco costruisce per frammenti, balzando in avanti negli anni (fino ad arrivare a metà anni ’60), tra una dissolvenza in nero e un’altra, facendo perdere e incontrare i due protagonisti più volte.
Foto
Un ritorno al formato in bianco e nero vincente per il vincitore dell'Academy. Pawlikowski si serve delle straordinarie immagini del fotografo Łukasz Zal per dare vita a un’opera accuratamente studiata, che vagamente potrebbe ricordare il Frantz di Ozon, anche se qui l’asticella si alza in favore di una portata romantica maggiore. Movimenti della cinepresa più liberi che si abbinano ai cambiamenti musicali del racconto, per permettere al popolare e trascinante folk di Mazowsze Dwa serduszka (Two Hearts) di mutare nelle contaminazioni jazz parigine di fine anni ’50. Notevole lo sviluppo dei due personaggi (interpretati con una classe rara, e Joanna Kulig, già vista in Ida, farà parlare di sé) che descrive i cambiamenti emotivi in un’epoca storica ricca di mutamenti così repentini e cruciali. Pawlikowski negozia sottilmente una serie di cambiamenti chiave estetici, rispecchiando il flusso e riflusso di questa tumultuosa storia d'amore. C'è una tensione prolungata, un intreccio tra l'epico della narrativa e i temi gemelli del film di libertà e incarcerazione. Una delle scene più magiche del film è il momento in cui Zula balla “alticcia” sulle note di Rock Around the Clock di Bill Haley, in quel momento è visibile l’occhio del regista che cattura in modo vibrante quel senso oppressivo di liberazione e intrappolamento.
Foto
In Europa il film ha spopolato ed è ormai indiscutibile la maestria di Pawlikowski che si conferma come uno dei registi di riferimento del cinema europeo. In Cold War tutto è ben calibrato e si ha la sensazione di vedere un cinema d’autore d’altri tempi, quasi come i vecchi romanzi d’appendice o feuilleton, ti sembra di rivivere una storia d’amore tormentata ma al contempo tremendamente affascinante. Il consiglio è quello di farvi un bel regalo natalizio cinefilo, correte a vederlo e dimenticatevi per un po’ dello scorrere lento della vita. Cold War è quel cinema che fa sognare, è quel genere di film che se chiudi gli occhi potrai ancora rivedere nei tuoi sogni. 

Immagini tratte da:ComingSoon
NewStatesman.com
Roger Ebert
Variety.com
cdnapi.kaltura.com

Share

0 Commenti



Lascia una Risposta.

Details

    Archivi

    Dicembre 2022
    Novembre 2022
    Ottobre 2022
    Agosto 2022
    Luglio 2022
    Giugno 2022
    Maggio 2022
    Aprile 2022
    Marzo 2022
    Febbraio 2022
    Gennaio 2022
    Dicembre 2021
    Novembre 2021
    Ottobre 2021
    Settembre 2021
    Agosto 2021
    Luglio 2021
    Giugno 2021
    Maggio 2021
    Aprile 2021
    Marzo 2021
    Febbraio 2021
    Gennaio 2021
    Dicembre 2020
    Novembre 2020
    Ottobre 2020
    Settembre 2020
    Agosto 2020
    Luglio 2020
    Giugno 2020
    Maggio 2020
    Aprile 2020
    Marzo 2020
    Febbraio 2020
    Gennaio 2020
    Dicembre 2019
    Novembre 2019
    Ottobre 2019
    Settembre 2019
    Agosto 2019
    Luglio 2019
    Giugno 2019
    Maggio 2019
    Aprile 2019
    Marzo 2019
    Febbraio 2019
    Gennaio 2019
    Dicembre 2018
    Novembre 2018
    Ottobre 2018
    Settembre 2018
    Agosto 2018
    Luglio 2018
    Giugno 2018
    Maggio 2018
    Aprile 2018
    Marzo 2018
    Febbraio 2018
    Gennaio 2018
    Dicembre 2017
    Novembre 2017
    Ottobre 2017
    Settembre 2017
    Agosto 2017
    Luglio 2017
    Giugno 2017
    Maggio 2017
    Aprile 2017
    Marzo 2017
    Febbraio 2017
    Gennaio 2017
    Dicembre 2016
    Novembre 2016
    Ottobre 2016
    Settembre 2016
    Agosto 2016
    Luglio 2016
    Giugno 2016
    Maggio 2016
    Aprile 2016
    Marzo 2016

    Categorie

    Tutti

    Feed RSS

Contatti:
  • Home
  • Rubriche
  • Cookie
  • Chi siamo