Cold War: la recensione dell'elegante melodramma del premio Oscar Pawel Pawlikowski in concorso al Festival di Cannes 2018.
di Salvatore Amoroso ![]()
Titolo: Zimna wojna (Cold War)
Paese di produzione: Polonia, Francia, Regno Unito Anno: 2018 Durata: 84’ Genere: drammatico Regia: Pawel Pawlikowski Sceneggiatura: Pawel Pawlikowski, Janusz Glowacki, Piotr Borkowski Distribuzione: Lucky Red Fotografia: Łukasz Zal Montaggio: Jaroslaw Kaminski Cast: Joanna Kulig (Zula), Tomasz Kot (Wiktor Warski), Borys Szyc (Lech Kaczmarek), Agata Kulesza (Irena Bielecka).
Dopo l’Oscar per Ida, Pawel Pawlikowski firma un altro grande film in bianco e nero, ancora una volta adottando l’aspect ratio 1:1.37. Vincitore del premio come miglior regista a Cannes per questa storia d'amore travolgente e intima su una coppia, che deve farsi largo tra le macerie di una Polonia postbellica. È ispirato (e dedicato a) ai suoi genitori, che Pawlikowski ha descritto come "i personaggi drammatici più interessanti che abbia mai incontrato, sia forti che meravigliosi, ma come coppia un disastro senza fine". Questa storia d’amore inizia nella Polonia rurale, nel 1949, dove Wiktor (Tomasz Kot) e Irena (Agata Kulesza) stanno registrando canzoni folk, che parlano di storie dolorose d’amore, bevande e disagio. Sotto la bandiera del "Mazurek ensemble" (ispirato alla troupe di Mazowsze nella vita reale), fanno audizioni a musicisti e ballerini per mostrare i suoni autentici della Polonia, assicurandosi che “l’arte della gente non andrà più sprecata!”.
In mezzo a queste audizioni fa la sua comparsa la bellissima Zula (Joanna Kulig), una giovane donna enigmatica che esegue in modo magistrale non un motivo polacco di montagna, bensì una canzone appresa da un film russo. Wiktor viene subito folgorato dall’aurea di Zula e arrivati nella Berlino Est per un’esibizione, organizza la fuga dall’altra parte del blocco per vivere finalmente in libertà quella storia d’amore. Ma Zula, contro ogni previsione, non si presenta all’appuntamento concordato. È l’inizio di uno straordinario melodramma al di qua e al di là della cortina di ferro che il regista polacco costruisce per frammenti, balzando in avanti negli anni (fino ad arrivare a metà anni ’60), tra una dissolvenza in nero e un’altra, facendo perdere e incontrare i due protagonisti più volte.
Un ritorno al formato in bianco e nero vincente per il vincitore dell'Academy. Pawlikowski si serve delle straordinarie immagini del fotografo Łukasz Zal per dare vita a un’opera accuratamente studiata, che vagamente potrebbe ricordare il Frantz di Ozon, anche se qui l’asticella si alza in favore di una portata romantica maggiore. Movimenti della cinepresa più liberi che si abbinano ai cambiamenti musicali del racconto, per permettere al popolare e trascinante folk di Mazowsze Dwa serduszka (Two Hearts) di mutare nelle contaminazioni jazz parigine di fine anni ’50. Notevole lo sviluppo dei due personaggi (interpretati con una classe rara, e Joanna Kulig, già vista in Ida, farà parlare di sé) che descrive i cambiamenti emotivi in un’epoca storica ricca di mutamenti così repentini e cruciali. Pawlikowski negozia sottilmente una serie di cambiamenti chiave estetici, rispecchiando il flusso e riflusso di questa tumultuosa storia d'amore. C'è una tensione prolungata, un intreccio tra l'epico della narrativa e i temi gemelli del film di libertà e incarcerazione. Una delle scene più magiche del film è il momento in cui Zula balla “alticcia” sulle note di Rock Around the Clock di Bill Haley, in quel momento è visibile l’occhio del regista che cattura in modo vibrante quel senso oppressivo di liberazione e intrappolamento.
In Europa il film ha spopolato ed è ormai indiscutibile la maestria di Pawlikowski che si conferma come uno dei registi di riferimento del cinema europeo. In Cold War tutto è ben calibrato e si ha la sensazione di vedere un cinema d’autore d’altri tempi, quasi come i vecchi romanzi d’appendice o feuilleton, ti sembra di rivivere una storia d’amore tormentata ma al contempo tremendamente affascinante. Il consiglio è quello di farvi un bel regalo natalizio cinefilo, correte a vederlo e dimenticatevi per un po’ dello scorrere lento della vita. Cold War è quel cinema che fa sognare, è quel genere di film che se chiudi gli occhi potrai ancora rivedere nei tuoi sogni.
Immagini tratte da:ComingSoon NewStatesman.com Roger Ebert Variety.com cdnapi.kaltura.com
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Maggio 2023
Categorie |