Di Federica Gaspari ![]() Genere: commedia, drammatico, guerra Anno: 2020 Regia: Spike Lee Cast: Delroy Lindo, Jonathan Majors, Clarke Peters, Norm Lewis, Isiah Whitlock Jr., Melanie Thierry, Paul Walter Hauser, Jasper Paakkonen Sceneggiatura: Danny Bilson, Paul De Meo, Kevin Willmott, Spike Lee Musiche: Terence Blanchard Produzione: Lloyd Levin/Beatriz Levin Productions, 40 Acres & a Mule Filmworks, Rahway Road Productions Distribuzione: Netflix Paese: Stati Uniti d’America Durata: 154 min A due anni dal successo dirompente di Blackkklansman, Spike Lee torna in scena con una storia animata dalle problematiche e dagli argomenti a lui più cari. Da 5 Bloods – Come fratelli, tuttavia, non è una semplice variazione sul tema bensì una nuova sfumatura della ricca e fervente filmografia di un regista che, più di altri colleghi, ha saputo interpretare le voci di un’intera comunità – quella afroamericana – dandole voce sul grande schermo. La pellicola questa volta, però, si ridimensiona nel formato di Netflix, piattaforma streaming dove lo scorso 12 giugno ha debuttato sull’onda di un grande interesse acceso anche dai recenti avvenimenti che hanno segnato un nuovo importante capitolo del movimento Black Lives Matter. In modo analogo a quanto avvenuto quasi cinque anni fa con il suo Chi-Raq, primo film originale della scuderia Amazon, Da 5 Bloods porta senza dubbio una ventata di aria fresca in un catalogo video assetato di novità ma, soprattutto, riflessioni in grado di andare oltre la superficie. Spike Lee con infuocata determinazione si avventura nell’impervia giungla del Vietnam, popolata da ricordi di tragici conflitti militari ma anche da luoghi comuni e stereotipi di un certo genere di cinema. Lo sguardo dello spettatore si affianca a quello di quattro afroamericani veterani tornati nel sud-est asiatico a più di quattro decenni dalla drammatica guerra durante cui perse la vita il loro commilitone “Stormin Norm” (Chadwick Boseman). Il vero obiettivo del loro viaggio non è il semplice ritrovamento del corpo dell’amico ucciso nel vivo dello scontro con i vietcong bensì il recupero di una cassa piena di lingotti d’oro, un vero tesoro che ai tempi della guerra i cinque compagni d’armi avevano nascosto. Questo bottino, accuratamente sotterrato in un luogo difficilmente raggiungibile, avrebbe rappresentato il riscatto per la scarsa considerazione riservata ai soldati afroamericani dal governo a stelle e strisce. Spike Lee, con grande lucidità e onestà, si avventura nella profondità della giungla come in una moderna e irriverente versione di Cuore di tenebra. Non stupiscono, quindi, i molteplici ma sempre efficaci riferimenti ai titoli cinematografici più rappresentativi della guerra a cui si collega la vicenda di questo film: dall’eco di Apocalypse Now, quasi esclusivo retaggio di cultura bianca profondamente radicato nell’immaginario comune, fino alla glorificazione del conflitto e della figura del veterano operata da saghe come quella di Rambo, silenziosamente citata sempre con grande ironia. Con l’introduzione di discorsi di Muhammad Ali e di Martin Luther King – da sempre capisaldi della filosofia cinematografica del regista di Fa’ la cosa giusta – Lee mantiene fede alle sue promesse, raccontando il ruolo giocato dagli afroamericani nell’esercito statunitense alternando finzione e realtà. Il ritmo serrato di dialoghi e confronti nella prima parte è quindi dettato da flashback e video storici che definiscono i contorni della narrazione raccontando anche il background di ogni personaggio con uno sguardo sempre ben attento all’attualità. Non mancano, infatti, argute e punzecchianti battute rivolte all’attuale presidente statunitense. Una prima parte ben costruita e strutturata, tuttavia, incespica in un radicale cambio di toni e atmosfere nel secondo atto. I contorni storici quasi dramedy, infatti, svaniscono lasciando spazio a un’esplosione di rappresentazioni fin troppo sotto alle righe che accompagnano una svolta decisa verso i territori decisamente pericolosi del survival movie. La sceneggiatura a più mani inizia quindi a scricchiolare cadendo non raramente in banalità e in scelte tipiche della commedia demenziale. Questo cambio di registro, intenzionale o non, affatica la narrazione caricandola di inutili vezzi che potrebbero allontanare lo spettatore meno fedele al cinema e alle intenzioni del cineasta.
Nonostante una scrittura troppo audace nella seconda parte, Da 5 Bloods si dimostra comunque un ottimo prodotto di intrattenimento oltre che una valida occasione per riflettere, con l’aiuto del piglio eccentrico di Spike Lee, sulla storia recente ma soprattutto sull’attualità. Immagini tratte da: www.netflix.com
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Marzo 2023
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