La Recensione
di Matelda Giachi
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Genere: Drammatico, Thriller
Anno: 2020 Regia: Nick Hurran, Jan Maria Michelini Cast: Alessandro Borghi, Patrick Dempsey, Kasia Smutniak, Laia Costa, Harry Michell, Paul Chowdhry, Pia Mechler, Malachi Kirby, Lars Mikkelsen Produzione: Lux Vide Sceneggiatura: Alessandro Sermoneta, Mario Ruggeri, Elena Bucaccio, Guido Maria Brera, Christopher Lunt, Michael A. Walker Distribuzione: Sky Atlantic, Now Tv Paese: Italia, Regno Unito, Francia Ideatore: Guido Maria Brera
È stata la serie Sky più di successo; un progetto ambizioso, di respiro internazionale. Sky in genere si lancia in progetti intraprendenti, basti pensare a Chernobyl o a The New Pope. Dieci episodi in cui si parla di finanza, di complotti e di omicidi, con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey a capitanare una squadra di interpreti di livello uniti da un’evidente chimica lavorativa. Il cast è sicuramente il primo dei punti forti di questa serie, dai protagonisti all’ultimo dei comprimari. Dempsey merita che si smetta di parlare solo di Grey’s Anatomy, perché è andato ben oltre quel sorriso dolce e ammaliante che tanto ci piaceva in Derek Shepard e Borghi ha dimostrato di reggere egregiamente anche l’ostacolo della lingua, che non va a intaccare un’ottima performance, molto diversa da quelle a cui ci ha abituati. Possiamo dirlo, un orgoglio tutto italiano.
Ciò che rende Diavoli interessante e nuovo è anche l’ambientazione. Si è parlato di finanza ne “la Grande Scommessa” o nell’ancora più recente “Panama Papers”, ma raramente la si sceglie come mondo in cui far muovere i personaggi di una serie. Un azzardo, perché si tratta di uno scenario sconosciuto fondamentalmente a chiunque, tranne a chi ci lavora dentro, e pieno di tecnicismi. Punto di forza ma anche tallone d’Achille perché, nonostante il supporto di Guido Maria Brera, autore del romanzo a cui la serie si ispira ma prima di tutto finanziere, che cerca espedienti che spieghino al comune mortale i movimenti di tutti quegli incravattati, ci sono momenti in cui proprio ci si perde. Sapere che la decisione di un uomo dietro un computer può determinare il prezzo della tua insalata è disarmante ma anche una consapevolezza in più necessaria.
La componente thriller, completamente assente nel libro, costituisce l’espediente narrativo che ha il compito di tenere alta l’attenzione dello spettatore, messa alla prova dai meccanismi del trading, e a rendere la serie, passatemi il termine, un po’ più commerciale e fruibile.
Il panorama umano si gioca invece tutto sulla doppiezza. Nessun personaggio è totalmente positivo o totalmente negativo, eccezion fatta forse per la bravissima Laia Costa, che interpreta l’attivista Sofia Flores. Un’altalena tra bene e male che oscilla in ogni puntata, con velocità più o meno marcata e che trova forse il suo culmine nel finale di stagione (ebbene si, Alessandro Borghi ha già annunciato pubblicamente una seconda serie, ambientata ai tempi del covid). Quest’aspetto dei protagonisti è evidente non solo nel loro modus operandi ma anche nel continuo gioco di specchi e di riflessi che caratterizza le riprese nella loro interezza e che è un po’ anche il marchio estetico della serie.
Un potenziale enorme non sempre sfruttato al meglio. Il limite più grande di Diavoli, a volte, è di concentrarsi troppo sul colpo di scena, sulla rivelazione, invece di concedersi un attimo di lentezza analitica, una caratterizzazione in più dei suoi protagonisti; rimanere superficiale proprio là dove sarebbe invece interessante andare a scavare. Partono i titoli di coda dell’episodio finale e, della squadra di Massimo, che cosa sappiamo veramente? Di Paul, di Eleanor… O di Ed? Voto: 7
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Maggio 2023
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