di Matelda Giachi
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Genere: Fantasy, Family, Animazione
Anno: 2019 Durata: 130 min Regia: Tim Burton Cast: Colin Farrell, Michael Keaton, Danny De Vito, Eva Green, Roshan Seth, Elisa, Nico Parker, Deobia Oparei, Alan Arkin, Joseph Gatt, Douglas Reith, Finley Hobbins, Sandy Martin, Lars Eidinger, Michael Buffer, Bern Collaço Sceneggiatura: Ehren Kruger Fotografia: Ben davis Colonna Sonora: Danny Elfman Produzione: Walt Disney Pictures, Tim Burton Productions. Infinite Detective Productions. Secret Machine Entertainment Distribuzione: Walt Disney Italia Paese: Stati Uniti
“Dumboooooo. Dumboooooooo.”
Sono ormai anni che la Disney, evidentemente povera di estro creativo (eccezion fatta per Coco, che è un gioiello), riporta al cinema i suoi cavalli di battaglia sostituendo attori veri ai disegni. Per dare vita a Dumbo ha scaltramente scelto di mettere Tim Burton alla regia. E, in effetti, un film su di uno “scherzo della natura”, un elefante con enormi orecchie in cui inciampa quando cammina, è già suo. Il film si plasma inizialmente sul cartone, alle cui scene iconiche rende tributo anche con estrema delicatezza ed eleganza, per poi prendere una linea narrativa diversa, più ampia e più umana. Un ampliamento della sceneggiatura era in fondo necessario, data la breve durata dell’originale animato.
A prendersi cura di Dumbo, sono i due piccoli Holt, Milly e Joe (Nico Parker e Finley Hobbs), rimasti anche loro senza la mamma e per questo in forte empatia con l’elefantino. Ma nel circo dei fratelli Medici, dove però il fratello, Max, interpretato da Danny DeVito, è figlio unico, sono tutti un po’ soli e in cerca di una famiglia. Un gruppo di diversi che trovano conforto e supporto gli uni negli altri, come accadeva anche nel circo di Hugh Jackman in The Greatest Showman.
Si può dire quindi che il film assuma, nella sua seconda parte, quasi un aspetto corale. Rimanendo sull’evoluzione del live action rispetto al cartone, la ricerca del successo diventa non più la chiave per l’accettazione ma per la libertà. La diversità non va sfruttata ma amata e valorizzata. Meno cupo del Dumbo originale e del solito Burton che, anzi, si lascia andare ad un’insolita dolcezza, che trova espressione soprattutto negli occhioni azzurri del protagonista. Riconoscibile però la mano del regista, soprattutto in determinate scene e dettagli.
La voglia di non limitarsi a copiare ma di aggiungere qualcosa alla storia è lodevole, anche se, purtroppo, rimane meno coraggioso di un cartone capace di aprirsi a visioni psichedeliche, nel 1941. Ma nel 2019, dobbiamo tutti essere politically correct e un elefante sbronzo non s’ha da vedere. Non manca neanche una sferzata di femminismo che si incarna nel personaggio dell’amica di Dumbo Milly. “Io non voglio fare l’acrobata, voglio fare ricerche scientifiche.” E si muove per tutto il film guidata tanto dal cuore quanto dalla logica.
Bella la fotografia, ma eccessivo e palese il ricorso alla tecnologia digitale, tanto da risultare, in alcuni frame, quasi tirato via. Tim Burton riunisce nel cast parte della sua famiglia cinematografica: ad affiancare Colin Farrel, Eva Green (Dark Shadows, Miss Peregrine), sempre di una bellezza folgorante, Alan Arkin (Edward mani di Forbice ha recitato anche per Vittorio De Sica) e soprattutto Danny DeVito e Michael Keaton, con ruoli speculari rispetto al passato e risorti dopo una lunga pausa dagli schermi; sono i migliori in campo per la loro interpretazione. Ah. Un aspetto è rimasto assolutamente invariato: si piange. Mamma mia se si piange. Voto: 7,5
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Giugno 2023
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