"Il sorpasso" dura appena 108 minuti ma al fotogramma estremo in cui campeggia la scritta FINE, la magnificenza che coglie lo spettatore durante la pellicola non tarda a perdersi davanti alle pressioni del tempo. "Il sorpasso", capolavoro di Dino Risi, road movie italiano che ha fatto la storia e senza il quale Dennis Hopper per sua stessa ammissione non avrebbe potuto in seguito tirare fuori l'altra perla del genere dal titolo di "Easy Rider". Film affondato sull'asfalto di una Roma desertica di Ferragosto a 130 km orari su una Lancia Aurelia sfrecciante sotto le tinte di un documentario lungo la costa tirrenica che prosegue per Ladispoli, Civitavecchia, Marina di Grosseto, Castiglioncello ed una Viareggio mai raggiunta. Se "il sorpasso" fosse stato realizzato a colori non avrebbe sortito lo stesso effetto dirompente che viene creato dallo scontro tra la strada scura e il paesaggio rischiarato dal sole, tra le tenebre notturne e la limpidezza dell'automobile, tra i capelli scuri e il fisico da "Marcantonio" di Vittorio Gassman alias Bruno Cortona e la chioma virginale e la minutezza adolescenziale di Jean-Louis Trintignant alias Roberto Mariani.
Due uomini così contrapposti nell'apparenza del loro carattere. Istrionico, farfallone, arrogante il quarantenne Bruno Cortona, abbandonato come un cane a Ferragosto. Timidissimo, asociale, rimasto legato in modo viscerale all'infanzia lo studente ventenne Roberto Mariani. Entrambi solissimi, così uguali nella mancanza di coraggio e la comodita del celare la propria incapacità. L'uno dietro i codici della Giurisprudenza, l'altro dietro le saettate della Lancia che forse nemeno è sua. Entrambi finiti un 15 Agosto a rivivere dopo secoli un autentico rapporto umano con un'altra persona, fatto di litigi e contrasti, solidarietà e condivisione. Due compagni di viaggio che ad un certo punto arrivano a scambiarsi ruolo, col risultato che Roberto il timido prende in mano la situazione gettandosi alla ricerca della sua bella vicina di casa con cui ha parlato solo una volta. E mentre il suo "Romanzo di Formazione" si realizza, Bruno prosegue nella sua "Sindrome da Peter Pan" superficiale, in cui è costretto a trovar rifugio da moglie e figlia riviste in un mix di gioie e rimpianti dopo 3 anni e poi abbandonate di nuovo.
"Il sorpasso", commedia drammatica. Una prima oretta, che si conclude suppergiù con le scene "pasoliniane" ambientate al Porto di Civitavecchia, in cui si afferma senza rivali la grandezza di un Vittorio Gassman che non sembra affatto recitare, ma essere seguito lungo un giorno di ferie per l'appunto.
Gassman designato nella mente del produttore Mario Cecchi Gori al posto di Alberto Sordi e del progetto inziale "Il giretto". Gassman cui si devono la scelta dell'ambientazione nella Castiglioncello meta delle sue vacanze e il finale dopo una scommessa vinta con Dino Risi. Gassman guascone, gladiatore che all'incontro diretto con i suoi problemi economici e familiari si piega clamorosamente, disperato, svergognato e sorretto dall'estro nascente del giovane compagno di avventura. Trintignant, francese d'Italia per la prima volta nella sua carriera, neanche sentito nominare da Risi per i suoi successi Oltralpe. Anzi arrivato per fare la controfigura. Diventato, con il doppiaggio di un Roberto Ferrari altrettanto in erba, l'interprete gigantesco di una riservatezza traballante, "un tallone d'Achille" provocato dalla mancanza d'amore da parte della sua famiglia. Personaggio innovativo perchè seguito nei suoi monologhi interiori attraverso un artistico espediente che nel cinema dell'epoca latitava. Quindi Roberto Mariani, vero protagonista, pur nella sua veste passiva di spettatore delle malefatte e disfatte di Bruno, snervante soprattutto per le donne a causa della sua inadeguatezza ad ordinare persino un caffè che uno più furbo di lui gli ha soffiato da sotto il naso. Personaggio sfortunato nella tragicità di un Ferragosto. Ma "il sorpasso" non avrebbe assunto l'immortalità da me ammirata durante la proiezione al Cinema Arsenale di Pisa che mi ha concesso questa preziosa opportunità, dico non l'avrebbe mai assunta se non avesse compiuto una ragguardevole fotografia dell'Italia del boom economico degli anni '60 che ancor oggi ci restituisce come scattata di getto. L'Italia colorata dalla musica dei dialetti e cadenze, oltre a quella ballata dei Vianello, Di Capri, Modugno, rappresentata come solo il Neorealismo da noi ha saputo fare, se si eccettuano poche eccezioni successive vedi Francesco Rosi, Bellocchio, Avati, Tornatore, Sorrentino, Mainetti. In un film, "il sorpasso", in cui non esiste la paura di criticare un contemporaneissimo Antognoni e di esaltare contemporaneamente l'immensa lezione contenuta nella semplicità di "Vecchio frack" di Domenico Modugno. In cui non ci si pone il problema morale del gioco di parole "Occhio Fin" per definire un maggiordomo omosessuale, e così il luogo comune degli italiani playboy che corrono dietro alle turiste straniere. "Il sorpasso" che al giorno d'oggi avrebbero tagliato fino a fargli perdere l'anima.
Immagine tratta da:
- Il sorpasso, Wikipedia Italia, Pubblico dominio, Voce "Il sorpasso"
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Maggio 2023
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