La recensione di Figli, l'ultima eredità di Mattia Torre, una commedia spregiudicata e umana con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi.
di Salvatore Amoroso
Figli è l’eredità di Mattia Torre, di un geniale sceneggiatore che dopo averci permesso di apprezzare l’universo di Boris, del quale è stato co-autore sia per le tre stagioni della serie che per il film conclusivo, ha dovuto arrendersi a qualcosa di più grande di tutti quanti noi. La commedia, che arriva al cinema postuma, mette subito in chiaro che il film è suo, è firmato da quell’autore che ha una firma facile da distinguere, che ai suoi film dà un’identità ben precisa. Con una coppia come Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, poi, non ci si poteva aspettare un risultato inferiore alle aspettative che si hanno quando si approccia un film realizzato da chi ha prodotto la miglior serie italiana di sempre.
Figli racconta la vita di Nicola e Sara, una coppia innamorata, felice, che non vede l’ora di poter crescere un secondo figlio, che sta per nascere di lì a poco. La coppia ha già una figlia, di sei anni, e la vita scorre senza problematiche: lui si occupa di una salmoneria, lei si occupa di simulare le visite dei NAS agli esercizi alimentari di Roma. A rompere la consuetudine è proprio l’arrivo di Pietro, il secondogenito, sgradito alla figlia maggiore e pronto a rendere impossibile la vita dei genitori, non più pronti a gestire due eredi e il resto della loro vita. Nicola e Sara affrontano così i primi squilibri della loro vita coniugale, tra i disagi di coppia e le difficoltà di condividere i momenti privati fuori dalle mura casalinghe, oltre alle velate critiche che avanzano alle generazioni passate, che hanno lasciato quelle attuali in balìa del disastro e dello squallore economico. Figli sarebbe dovuto essere il terzo film da regista di Mattia Torre, oltre che la prima pellicola realizzata separatamente da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, con i quali aveva firmato Boris e aveva anche condiviso la macchina da presa in Ogni maledetto Natale, pungente e ironica commedia natalizia. Torre aveva scelto Valerio Mastandrea per il suo protagonista, un attore che tra l’altro aveva creato un rapporto particolare con lo sceneggiatore: la malattia che ha portato alla morte Mattia Torre, d’altronde, era stata raccontata da Mastandrea nella fiction "La linea verticale", ispirata all’omonimo romanzo dell’autore cinematografico.
Mastandrea sembra incollato perfettamente al personaggio di Nicola e dopo tante pellicole dal tono drammatico, nelle quali l’attore romano ha sempre saputo dare il meglio di sé risultando vero mattatore della tragedia italiana. A supportare l’efficacia della coppia c’è anche la forte intesa con Paola Cortellesi, attrice con la quale Mastandrea ha avuto, oltre dieci anni fa, una relazione: l’affinità di coppia esiste, si percepisce, così come si sente la realtà dei litigi, degli affronti, complice tanto la sceneggiatura di Mattia Torre, quanto la capacità dei due attori, padroni della scena e supportati da comprimari mai ingombranti e anzi di grande supporto, da Stefano Fresi fino alle sporadiche apparizioni di Valerio Aprea. Accanto a un cast indovinato per ogni ruolo, anche delle intuizioni davvero uniche che rendono la pellicola memorabile.
Figli offre anche una finestra sul surreale, replicando quanto già avvenuto con La linea verticale: Torre indica uno sfondo bianco, un non-luogo all’interno del quale raccontare ciò che succede per le coppie che hanno un figlio e si ritrovano costrette ad approcciare in maniera diversa la nascita degli eredi. E infine è affascinante anche la soluzione che si indica durante la commedia alla risoluzione di tutti i conflitti: il lanciarsi dalla finestra. Nessuno spiega cosa succede dopo averlo fatto, ma è la via di fuga perfetta a ogni male, a ogni problematica, soprattutto quelle dialettiche. Scappiamo tutti, fino a quando non decidiamo di affrontare le nostre problematiche e le nostre difficoltà, che corredano il percorso della nostra vita. Sta a noi estirparle come delle erbacce che ci insegneranno in che modo coltivare meglio il nostro.
Figli piace perché è reale, perché racconta il dramma della famiglia in maniera ironica, senza mai scadere nel dramma più profondo, ma riuscendo a far ridere di quelle problematiche che qualsiasi giovane coppia deve affrontare. Il tocco di Mattia Torre è percepibile, ma allo stesso tempo si deve fare un plauso a Giuseppe Bonito per averne raccolto in maniera precisa l’eredità, complice l’aver condiviso il set in diverse occasioni. L’alchimia tra Mastandrea e la Cortellesi finisce per costruire un prodotto vincente, una commedia intelligente e piacevole, che non annoia in nessun momento e che gioca con tutte le tecniche di comicità per far ridere, raccontare la realtà dei fatti e lasciarci quella vena di tristezza ripensando a quanto avremmo voluto continuare ad avere idee, sceneggiature, dialoghi di Mattia Torre.
Immagini tratte da:
Locandina: ComingSoon.it Immagine1: Taxidrivers Immagine2: Sentieri Selvaggi Immagine3: LaSTAMPA
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Maggio 2023
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