di Federica Gaspari Dopo un’attesa più lunga del solito per permettere la candidatura di un numero maggiore di titoli sostanziosi, l’Award Season ha finalmente inizio. Nelle prossime settimane, nelle scintillanti notti delle premiazioni più ambite di Hollywood, esperti del settore e semplici appassionati della settima arte celebreranno i titoli che hanno segnato la scorsa stagione di intrattenimento, cercando anche sibillinamente segni per il futuro di questo universo in difficoltà. Nel corso della notte italiana e della serata californiana, Tina Fey e Amy Poehler condurranno per la quarta volta insieme a ospiti collegati da remoto la cerimonia di premiazione dei Golden Globes, i premi che tradizionalmente a livello mediatico rappresentano l’anticamera delle statuette più ambite della stagione dei riconoscimenti: gli Academy Awards, più comunemente noti come Oscars. Come ogni grande festa hollywoodiana, alla vigilia della cerimonia non mancano ferventi polemiche legate alla Hollywood Foreign Press Association, il discusso organo mediatico che assegna le statuette. Da anni, infatti, si discute con interesse sulla reale necessità o obiettività di una giuria composta da solamente 87 giornalisti non statunitensi – in confronto alle centinaia per gilda dell’Academy degli Oscars – che si occupano di cinema a Hollywood. Edizione dopo edizione, si è così consolidata la reputazione di pura festa mediatica frutto di meccanismi legati più al celebrity business e al marketing piuttosto che al reale prestigio di film o serie tv. Nel corso di febbraio 2021, tuttavia, alcune dichiarazioni riportate da siti e giornali del settore come IndieWire e LA Times hanno riacceso la polemica intorno a questa nuova edizione con accuse direttamente legate a problematiche di rappresentatività e trasparenza. Tra gli 87 votanti non figura nemmeno un giornalista nero. Inoltre, sono emerse numerose testimonianze legate a scambi di favori ai singoli membri dell’associazione. Queste accuse e richieste di maggiore chiarezza sono culminate lo scorso venerdì con l’entrata in scena del movimento Time’s Up che, sui canali social di riferimento, ha diffuso un’immagine che ha fatto presto il giro del mondo diventando il manifesto di questa discussa edizione. Queste polemiche, tuttavia, riusciranno davvero a compromettere una lunga tradizione di Hollywood? La fabbrica dei sogni, più di qualsiasi altro settore, ha spesso insegnato che lo show deve sempre continuare, anche nei momenti più complessi come quello rappresentato dall’ultima stagione duramente colpita dalla pandemia coronavirus. Hollywood e le celebrities amano i Golden Globes, divenuti ormai, nel bene e nel male, metri di valutazione del prestigio di una carriera nel cinema. Soprattutto quest’anno questa cerimonia rappresenta una luce, un punto di riferimento che, pur essendo tutt’altro che saldo o affidabile, offrirà spunti di riflessione interessanti soprattutto per il futuro di un settore che dovrà necessariamente ripensare le proprie aspettative e priorità. I nominati di questa edizione rispecchiano quindi 12 mesi trascorsi soprattutto sul piccolo schermo, testimoniando così l’ormai avvenuta affermazione completa di piattaforme streaming come Netflix o Prime Video. Film di produzione Netflix ma figli della tradizione come Mank e Il processo ai Chicago 7 detengono il record di candidature – rispettivamente 7 e 5 – nelle categorie dedicate ai film. Gli altri grandi titoli in gara, tuttavia, lasciano ancora speranze per un futuro completamente incerto nelle direzioni e nelle tematiche da affrontare. Nonostante le numerose polemiche, infatti, questa edizione sarà la prima che vedrà ben tre donne in gara nella classe dedicate alla regia con altrettanti film che hanno saputo affrontare tematiche attuali e urgenti che raramente trovano questo spazio sullo schermo: gli abusi e le violenze sessuali e psicologiche in Promising Young Woman di Emerald Fennell, la necessità di ritrovare un percorso di vita dopo una durissima crisi economica dell’American Dream in Nomadland di Chloé Zhao e le battaglie – con differenti punti di vista - per i diritti della comunità afroamericana in One Night in Miami di Regina King. In una lunga notte da gustare come semplice intrattenimento non necessariamente legato alle ben più complesse dinamiche degli Oscar, si cercheranno comunque indizi sul futuro di piccolo e grande schermo con dei premi che mai come prima hanno dato valore a storie al femminile. Oltre ai titoli citati in precedenza, infatti, è impossibile non citare altre grandi successi delle serie tv come The Queen’s Gambit con una strepitosa Anya Taylor-Joy e la quarta stagione di The Crown che senza dubbio faranno incetta di premi in questa notte di grandi stelle.
Preparate i pop-corn – e qualche tazza di caffè! – per un lungo viaggio notturno e cinefilo che in Italia verrà trasmesso su Sky Atlantic! Immagini tratte da: www.thewrap.com www.theguardian.com
0 Commenti
Lascia una Risposta. |
Details
Archivi
Giugno 2023
Categorie |