di Federica Gaspari ![]() Paese: Stati Uniti Anno: 2018 Formato: miniserie Genere: horror Puntate: 10 Regia: Mike Flanagan Sceneggiatura: Mike Flanagan, Liz Phang, Scott Kosar, Meredith Averill, Jeff Howard, Charise Castro Smith Produzione: Amblin Television, Paramount Television, Intrepid Pictures Cast: Michiel Huisman, Carla Gugino, Elizabeth Reaser, Kate Siegel, Timothy Hutton, Oliver Jackson-Cohen, Victoria Pedretti Con il mese di ottobre si entra nel vivo della nuova stagione del piccolo schermo. I titoli e le figure in gioco quest’anno sono di grande rilievo: molti i grandi nomi al debutto in televisione ma altrettanti gli interpreti meno noti che muovono passi all’apparenza più incerti. Lo scorso 12 ottobre sulla piattaforma di Netflix, con un discreto alone di mistero, è comparsa una mini-serie in dieci punti che, alla produzione, vanta anche l’influenza di un certo Steven Spielberg che, con la sua Amblin Television, in passato ha regalato al pubblico prodotti di ottima qualità. Hill House – ultimo di una serie ma non per prestigio – era, tuttavia, una vera scommessa sin dal principio. Rimasto all’ombra di serie-evento come Maniac, il gioiellino di Mike Flanagan rischiava di passare inosservato. Tratta dall’omonimo romanzo di Shirley Jackson del 1959, questa miniserie nel suo cambio di formato richiedeva un’operazione in grado di sfruttare al meglio ogni sua sfaccettatura di genere. Se, infatti, sulla carta si trattava della più classica ghost story à la Henry James, nelle intenzioni ogni episodio doveva trovare un voce più moderna e multiforme. Si sono così aperte, con qualche ingannevole scricchiolio, le porte della dimora di Hill House, un luogo straordinario e incredibilmente pericoloso. La famiglia Crain durante i mesi estivi si trasferisce in un’antica ed elegante abitazione isolata tra le colline. I cinque fratelli e i genitori, tuttavia, non sanno che quelle mura nascondono segreti e misteri pluricentenari, sussurri e rumori che segneranno per sempre le loro vite. Diversi anni dopo quell’insolita estate, il passato riaffiora prepotentemente nella quotidianità dei fratelli Crain costretti così a fare i conti con la propria famiglia, le proprie perdite e, soprattutto, con se stessi. Nessuna etichetta può inquadrare e comprendere al meglio questa mini-serie che, allo scorrere dei titoli di coda dell’ultima puntata, si rivela a grande sorpresa come una delle migliori di quest’anno. Non è un horror, o meglio: non è un horror nella concezione classica ricca di jump-scare, sangue e dettagli macabri. Hill House ha un tono avvolgente e contemporaneamente ambiguo che cattura gradualmente esplorando le personalità dei cinque fratelli per poi trovare il suo apice di tensione e sottile angoscia nel sesto episodio, un capolavoro di tecnica sia dal punto di vista registico che sotto l’aspetto della sceneggiatura. I lunghi e affascinanti piani sequenza rappresentano il passaggio da un’elegante prima parte da dramma psicologico a una seconda thriller che non disdegna l’horror più tradizionale avventurandosi tra le stanze di una casa infestata.
La riuscita è senza dubbio da attribuire a un insieme di interpreti più e meno noti in grandissima forma. Le loro paure e i loro più nascosti segreti sono il motore di un racconto che sa andare in profondità riflettendo su temi come il lutto, la malattia mentale e la colpa attraverso la simbologia dei fantasmi. La possibilità di vivere insieme ai protagonisti un viaggio così introspettivo e di poterlo interpretare secondo molteplici chiavi di lettura, infine, è il colpo di genio finale. Una serie da non perdere che saprà sfidare ogni vostra possibile ritrosia legata al genere e, in breve tempo, vi terrà incollati allo schermo. Immagini tratte da: www.geektyrant.com www.netflix.com
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Marzo 2023
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